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Minori stranieri in Europa: senza scampo

02/02/2016

Inghiottiti dalle reti della criminalità quando non dalle onde del mare. E’ un’immagine brutale, ma purtroppo rispecchia la tragica realtà di migliaia di bambini che fuggono da zone di povertà, discriminazioni e conflitti, provando a raggiungere l’Europa. A volte accompagnati da parenti, altre da soli, nel tentativo della famiglia di dare, almeno a loro, un futuro migliore. Se solo i paesi dell’Europa lavorassero in questa direzione: ma, al contrario, l’assenza di canali di ingresso sicuri e la carenza di misure di accoglienza pesano sulla tutela dei diritti, e sulla vita stessa, di questi minori, come denunciato nel report diffuso pochi giorni fa da Enoc. “Mentre i controlli alle frontiere e altre misure volte a limitare i flussi di migranti si trovano ai primi punti dell’agenda europea e delle politiche nazionali, non viene intrapresa alcuna azione per la protezione dei minori”, si segnala nel rapporto. Una grave mancanza, che rende questi bambini estremamente vulnerabili.

Secondo i dati diffusi da Europol, l’agenzia di intelligence europea, sono almeno diecimila i minori stranieri non accompagnati scomparsi nel nulla dopo essere arrivati in Europa, circa cinquemila solo in Italia (ma secondo il Ministero del lavoro e delle politiche sociali sarebbero 6.135). Una mancanza di intervento che spesso consegna i minori allo sfruttamento: dalle pagine del quotidiano inglese The Observer il capo dell’Europol Brian Donald ha lanciato l’allarme a proposito della presenza di una “rete criminale pan-europea” relativa al traffico di minori migranti. Un pericolo confermato dal Rapporto Italia 2016 di Eurispes, che denuncia come il preoccupante fenomeno dell’irreperibilità dei minori sia in crescita; in particolare in Sicilia – regione italiana dove cui sbarca il maggior numero di migranti-, quasi la metà dei minori stranieri non accompagnati non è rintracciabile. In aumento, in generale, il numero di minori stranieri non accompagnati che chiedono protezione: rispetto al 2014, si registra una crescita dell’8,6 per cento (dati aggiornati al 31 agosto 2015).

Stando al dato diffuso durante la conferenza congiunta dell’Alto Commissariato Onu per i rifugiati e dell’Organizzazione per la Cooperazione e lo sviluppo economica, tenutasi giovedì 28 gennaio a Parigi, sarebbero 86.000 minori non accompagnati entrati in Europa nel 2015 a bordo di barche, a piedi o nascosti nei camion. Una presenza triplicata rispetto al 2014, quando l’Europol riferiva dell’arrivo di 24.000 minorenni soli richiedenti asilo. E proprio l’Europol conferma la crescita del numero di minori entrati in Europa: costituirebbero il 27% del milione di migranti arrivati in Europa nel 2015, ossia circa 270mila bambini, “registrati o meno, accompagnati e non”. Minori che, quando arrivano in Europa, si trovano spesso privi di qualsiasi tutela e, in particolare se soli, a rischio di sfruttamento, perlopiù sessuale. Il fatto che l’Europa non abbia idea della fine che facciano questi minori è confermato dalla difficoltà di avere numeri chiari: ma, mentre i dati si rincorrono, quello che è certo, e su cui tutti sono concordi, è il fatto che questi bambini non vengono tutelati come dovrebbero, diventando invece facili vittime di traffici criminali.

E, se molti entrano nel territorio europeo senza essere rintracciati, tanti altri muoiono nel tentativo di arrivare. Venerdì scorso un altro, ennesimo, naufragio si è consumato tra Grecia e Turchia. Trentanove le persone che hanno perso la vita, tra i quali almeno 5 bambini. Viaggiavano, insieme ad altri cittadini siriani, afghani e birmani – secondo quanto dichiarato dalla stampa turca -, su un’imbarcazione di 17 metri, non ancora recuperata. Una strage che si somma a troppe altre: solo giovedì scorso 24 persone, tra cui 10 bambini, sono morte in un naufragio al largo dell’isola greca di Samos.
Nel primo mese di questo 2016 sono morti, nel solo Mar Egeo, oltre 50 bambini. I minori che hanno perso la vita nel 2015 sono 700 (fondazione Migrantes). Il portavoce di Unicef Italia Andrea Iacomini, tornando a chiedere l’apertura di corridoi umanitari sicuri, ha parlato di “genocidio in mare di bambini”, davanti al quale l’Italia, come l’Europa, “si sta colpevolmente assuefacendo”.

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