CONFERENZA NAZIONALE

Politiche, Metodologie, strumenti per la gestione delle aziende confiscate

“DALL’IMPRESA MAFIOSA ALL’IMPRESA LEGALE”

Martedi 19 aprile 2016 ore 9.00 – 14.00 /  REGIONE LOMBARDIA - Sala Pirelli  -  Via Fabio Filzi, 22 - Milano

Si è svolta oggi a Milano, presso la sede della Regione in via Fabio Filzi la Conferenza nazionale dal titolo: "Politiche, Metodologie, strumenti per la gestione delle aziende confiscate. DALL’IMPRESA MAFIOSA ALL’IMPRESA LEGALE”

Terzo e ultimo seminario del PROGETTO ICARO - Instruments to remove Confiscated Asset Recovery's Obstacles", che ha come partner Arci Lombardia, Avviso Pubblico, Cgil Lombardia, ‪#‎SAO‬, Università degli Studi di Milano, Centro di Iniziativa europea C.d.I.E. 

Luigi Lusenti, coordinatore del progetto in apertura, ha ricordato che questo appuntamento prepara la Conferenza che si terrà a Bruxelles il 7 luglio per restituire i risultati del lavoro di questi anni sull'utilizzo e la gestione dei beni confiscati alle mafie, con un'attenzione particolare alle aziende. Il Presidente del Consiglio Regionale della Lombardia Raffaele Cattaneo ha portato brevemente il saluto della Regione e il sostegno all'azione di Icaro. 

La Prof. Stefania Pellegrini, dell'Università di Bologna ha fornito i dati che indicano un chiaro dominio nella collocazione delle aziende confiscate in via definitiva di Sicilia, Calabria, Campania, ma e' interessante anche la presenza in Lombardia. Ci sono mercati protetti e molto legati al territorio, elemento importante perché permette il controllo da parte delle aziende criminali. Tutti i dati al link http://mappedelcrimine.co.nf/.

L'Assessore regionale alla Sicurezza, Protezione Civile e Immigrazione Simona Bordonali ha ricordato che la Lombardia e' al quinto posto nella localizzazione delle aziende confiscate alle mafie.

Il Prof. Nando Dalla Chiesa, sulla base dei dati pubblicati, ha riportato il lavoro svolto dall'Università di Milano prendendo in esame gli esiti di dieci esperienze di aziende confiscate, sei delle quali sono state salvate, due sono andate sommerse e altre due scomparse. Sono la Calcestruzzi Ericerina di Trapani sequestrata nel 1996 attualmente gestita da una cooperativa. Un caso positivo con tendenza espansiva. Il Pio center di Bovalino, istituto di sanità privata convenzionata confiscata definitivamente afferisce all'Asl di Locri e soffre dei problemi della contesa sulla sanità in quell'area. Il Bar Italia a Torino. A Cesena la Sornova rappresenta un caso negativo su cui si sta ancora indagando. In Basilicata c'e' il caso positivo di Scansano ionico, una spiaggia, un lido confiscato e ora gestito dalla Cooperativa Onda Libera, una delle esperienze positive nell'ambito dei lidi balneari che sono oggetto di pressioni mafiose. A Roma l'Hotel Gianicolo che opera nel settore turistico, non ha mai smesso di funzionare dalla confisca, ed e' stato condotto imprenditorialmente dall'amministratore giudiziario con esiti positivi, il che dimostra che anche questo puo' essere un soggetto in grado di gestire l'impresa. L'azienda agricola Ruocco Aniello in Campania riscontra elementi di incertezza sulla proprietà. In Sicilia la Giardinello e' in fallimento. in Lombardia, a Lecco e a Rescaldina, le aziende di ristorazione Wall Strett e la Tela hanno avuto esiti diversi; la prima e' ancora in una fase di incertezza, mentre la seconda sembra più orientata positivamente. infine in Puglia la catena di gelateria Gasperini pare destinata anch'essa a un esito positivo. Dalla Chiesa ha poi analizzato le difficolta' che si delineano in queste esperienze, indicando le soluzioni sul piano normativo e sociale per superarle.

Nella seconda parte del convegno di Icaro, la tavola rotonda coordinata da Gian Antonio Girelli, Presidente della Commissione antimafia della Regione Lombardia, cui hanno partecipato Rosy Bindi, Presidente della Commissione Parlamentare Antimafia, Maria Vittoria De Simone della Direzione Nazionale Antimafia e Antiterrorismo, Umberto Postiglione, Direttore generale ANBSC, Susanna Camusso, Segretario generale CGIL.

Girelli, aprendo la tavola rotonda, ha ricordato l'impegno della Commissione regionale e ha esortato a non delegare questi temi che sono di prioritaria importanza per tutta la collettivita'. 

De Simone, annunciando che giovedì prossimo la legge sara' all'ordine del giorno della Commissione giustizia del Senato, ha esortato all'attenzione massima alla gestione e poi alla destinazione dei beni confiscati. La vera criticità del sistema e' nell'individuazione di strumenti improntati a rapidità ed efficienza proprio nell'assegnazione e nell'effettivo utilizzo delle aziende. C'e' un divario di tempo troppo lungo tra sequestro e destinazione. 

Anche il Prefetto Postiglione ha posto l'accento sulle criticità delle esperienze dei beni confiscati, in un intervento a onor del vero piuttosto fuori dallo spirito della conferenza, finalizzata al loro recupero e alla loro valorizzazione. La cultura della legalita', ha detto, appartiene a un 5% della popolazione. Perché dunque assegnare solo alle associazioni? E' giusto costringere i sindaci a farsene carico? Forse, anche per sensibilizzare al problema, l'uso più corretto e' la destinazione dei beni confiscati ad abitazioni a canone sociale per la popolazione piu' disagiata, creando cosi' anche una barriera nei confronti della criminalità mafiosa. Questa e' legalità percepibile.

Prendiamoci tutti le nostre responsabilità, ha detto Rosy Bindi, ma cerchiamo di accordarci sugli obiettivi. Siamo in tempo a modificare al Senato le norme, ma dobbiamo sapere in che direzione andare. Credo che se lo stato non investe nelle aziende confiscati, queste non decolleranno mai, mentre invece possono essere un importante volano per l'economia soprattutto in alcune zone. Investire risorse umane ed economiche, investire nell'Agenzia. 

Spesso queste imprese appena assegnate incontrano grandi difficolta'. Quei beni non sono stati confiscati perché qualcuno ci si arricchisca, ma e' la comunità che si deve arricchire. Noi possiamo arrivare all'autosufficienza delle aziende confiscate, ma ci vogliono investimenti nella prima fase per colmare il venir meno dei vantaggi di cui godeva l'azienda mafiosa, perché tenere i lavoratori a nero determina un vantaggio economico. Manca pero' la coscienza diffusa in tutti gli interlocutori.

Partendo dal valore e dal senso del progetto di cui la Cgil fa parte, Susanna Camusso ha voluto smitizzare la convinzione che noi siamo in terre diverse, dalle economie piu' salde e meno penetrabili. Anche qui abbiamo bisogno di costruire anticorpi contro la criminalità mafiosa. Abbiamo imparato che chi controlla il lavoro ha il controllo sociale e psicologico. Messaggio devastante: "la mafia mi da' lavoro lo stato me lo toglie". L'attività primaria delle mafie nel lavoro si chiama caporalato. Abbiamo imparato che chi controlla il lavoro ha il controllo sociale e psicologico, e allora il messaggio piu' importante e' che il lavoro deve avere dignità. Nell'azienda mafiosa non e' cosi'. 

Se un'azienda si ferma e' perduta. La prima condizione e' che un'azienda non chiuda, ci vogliono dunque le condizioni perché possa affrontare la nuova condizione. Fiscalità di vantaggio, ricostruzione delle filiere, competenze, questi potrebbero essere gli strumenti. Se tu hai una funzione economica ma anche di cambiamento del contesto che c'e' nel territorio, l'intervento pubblico e' fondamentale. La normativa dev'essere universale e certa, ma e' fondamentale il rapporto col territorio. Se uno degli obiettivi della criminalità e' il controllo del territorio, tu potrai contrastarla efficacemente se anche tu controlli il territorio, in stretta correlazione con i temi sociali. 

Abbiamo bisogno, alla luce di ciò che la crisi ha determinato, di ragionare sulla funzione della rappresentanza sul territorio. Se si crea un vuoto lo riempie chi può essere condizionato dai fenomeni mafiosi. 

Concludendo la conferenza, a nome del progetto ICARO, Vincenzo Moriello, responsabile legalità di Cgil Lombardia, concludendo ha ripreso la notizia che che giovedì alla Commissione Giustizia del Senato andrà in discussione la riforma del Codice Antimafia gia' approvata alla Camera l'11 novembre scorso, che contiene importanti norme innovative sulle aziende confiscate che riprendono parti significative della proposta di legge promossa tra gli altri dalla Cgil "Io riattivo il lavoro". "Facciamo appello per una rapida conclusione del percorso parlamentare, ha detto, per offrire ai magistrati, agli operatori sociali, agli amministratoti giudiziari e a quelli locali, strumenti per la salvaguardia dell'occupazione e il rilancio produttivo di queste aziende".

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