Varese - franco stasi è il nuovo segretario generale della cgil. lecchese, lavora nella camera del lavoro varesina da cinque anni e succede a ivana brunato


Varese - Franco Stasi è il nuovo segretario generale della Cgil. Lecchese, lavora nella camera del lavoro varesina da cinque anni e succede a Ivana Brunato

Con le montagne e il sindacato nel cuore


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Nel cuore Pio Galli, lecchese come lui e segretario nazionale della Fiom, poi Enrico Berlinguer. Una passione per il Milan e per le sue montagne dove va spesso. “Sono bellissime e considerate le piccole Dolomiti”.
Franco Stasi è il nuovo segretario generale della Cgil di Varese. Dopo cinque anni di lavoro dedicato all’organizzazione, succede da oggi a Ivana Brunato che prossimamente andrà a ricoprire altri ruoli sindacali.

Il neo segretario ha 48 anni, due figlie di 16 e 19 anni. Vive ad Appiano Gentile.


La sua vita professionale è stata caratterizzata sempre dall’impegno sindacale, cosa prova oggi?

«Sono molto contento, orgoglioso. È una grande soddisfazione. È una carica prestigiosa perché la Camera del lavoro di Varese è una delle più importanti in Italia».



Qual è stata la sua formazione scolastica, sindacale e politica?

«Sono perito industriale. Appena diplomato ho iniziato a lavorare in un’azienda chimica del lecchese, dove vivevo allora. Mi sono subito iscritto al sindacato diventando delegato. La mia famiglia ha una tradizione comunista e io sono cresciuto in un ambiente dove la politica ha una grande importanza. Nel 1985 sono uscito dall’azienda ricoprendo un ruolo di responsabilità nella Filcams prima, poi nella Filcea e nella Fiom e da ultimo nella segreteria della Cgil di Lecco. Dal 2003 sono a Varese come responsabile dell’organizzazione».



Quali sono le questioni più delicate su cui dovrà lavorare?

«All’interno certamente il bisogno di maggiore confederabilità. Vorrei che tutti ci sentissimo più squadra al di là delle categorie di appartenenza. C’è poi un’emergenza salariale che va affrontata subito. Con questa la sicurezza nei luoghi di lavoro. Un altro tema caldo è quello che riguarda gli immigrati. Solo nella Cgil abbiamo 4000 iscritti».



Qual è il rapporto con le altre organizzazioni sindacali e con le associazioni di categoria?

«Buono. A Varese abbiamo fatto sempre un ottimo lavoro unitario e dobbiamo continuare a costruire relazioni più forti. Ottimo anche il clima con le associazioni dei datori di lavoro. Qui la concertazione funziona bene e c’è un’attenzione positiva al territorio».



A proposito di territorio, come vanno le cose nel Varesotto?
«Varese ha un tessuto sociale ed economico di primo livello. Abbiamo settori fortissimi, dove c’è capacità di innovazione e si vedono risultati eccellenti, basti pensare alla meccanica e all’aeronautica, ma non solo. Anche in settori delicati come quello tessile ci sono situazioni positive. Abbiamo alcuni segnali di rallentamento che ci preoccupano. Anche la situazione di Malpensa è delicata».



Come vede il ruolo dell’impresa oggi?

«Io mi devo preoccupare del sindacato, però credo sia importante affrontare alcuni aspetti tutti insieme. Agli imprenditori chiederei oltre alla produzione, alla concorrenza, al mercato e atnti altri fattori importanti, di tener conto anche della centralità dei lavoratori. È importante la loro formazione così come gli aspetti salariali».



Emma Marcegaglia ha messo in rilievo la necessità della contrattazione di secondo livello, cosa ne pensa?

«Cgil, Cisl e Uil hanno messo a punto una piattaforma unitaria proprio su questo tema. Stiamo avviando una profonda consultazione dei lavoratori. Vanno cambiate molte cose. Come dicevo nella mia relazione alla conferenza di marzo, la nostra è un’organizzazione complessa, per sua natura restia alle novità e anzi tendente alla conservazione e continuità, questo ci impone riflessioni e analisi certamente complicate ma a mio avviso non più rinviabili perché sono avvenuti cambiamenti importanti nel mondo del lavoro, negli assetti produttivi e negli assetti istituzionali».



Qual è lo stato del sindacato?

«Siamo in salute. La Cgil ha superato i 70mila iscritti, ma non bastano i numeri. Noi dobbiamo tornare di più tra la gente, ascoltare le reali esigenze dei lavoratori. Dobbiamo prestare la massima attenzione ai più deboli e ai temi della sicurezza».



Quali sono le sue passioni?

«La montagna e lo sport. Il Milan, a parte il suo presidente. Vado spesso sulle mie montagne, bellissime, piccole Dolomiti e vera palestra. Mi piacciono anche il nuoto e la canoa».



Utilizza la tecnologia?
«Si, anche perché altrimenti le mie figlie mi superano…»





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