Il Giorno Milano

Milano, 15 giugno 2013 - È stata una delle sorprese (teatrali) più piacevoli dello scorso anno. Un po’ per la meraviglia di scoprire che anche i teatranti possono parlare di lavoro e politica abbandonando per una volta i facili slogan da piazza. Un po’ per l’abilità organizzativa di racchiudere tavole rotonde e spettacoli in una giornata fitta fitta di appuntamenti, con pochi mezzi ma tanta qualità. Bello quindi ritrovare il Festival «Prosa et Labora», titolo felicissimo che racchiude il senso dell’iniziativa, da domani alle 11 e fino a tarda sera, fra il Carroponte e lo Spazio Mil di Sesto San Giovanni. Per una giornata di spettacoli, dibattiti, performance e sportelli informativi dedicati ai lavoratori e non lavoratori precari e atipici, con particolare attenzione al mondo dell’arte.

Ideato e messo in piedi da Artevox in collaborazione con Cgil Lombardia e Arci Milano, il festival si sviluppa con intelligenza su due filoni intersecanti, riuscendo a incuriosire gli operatori del settore come i semplici spettatori. Si inizia alle 14 con una serie di piccoli lavori da scoprire: «Trench» dei milanesi Into the Acquarius, «Servizio di pulizia o Corpo sociale» dell’Ass. 15 Febbraio, «InFactoryAgain» del Teatro dei Gatti e «Senza niente, l’attore» di Teatro Magro. Alle 17.30 si vede «Brugole» di Proxima Res, mentre alle 19 «Mi chiamo Roberta… » lo spettacolo di Renzo Martinelli tratto dal testo Aldo Nove, con in scena Federica Fracassi. Gran chiusura con Ascanio Celestini che alle 22 ripropone «Fabbrica» (ingresso 12 euro), ovvero la narrazione al servizio della memoria storica di un paese senza più industrie. Con le cronache di vita, politica, morte di un altoforno alla fine della seconda guerra mondiale.
Il confronto sul lavoro inizia invece alle 11.30 con il dibattito «Artista sì, ma via di qui», ad analizzare condizioni e tutele dei lavoratori dello spettacolo in Europa rispetto all’Italia. Dalle 17 si apre invece lo «Sportello del teatrante in crisi», a cura di Av Turnè e Lab 121, cui sottoporre dubbi e interrogativi. Per riflettere su un settore che dal 2001 ad oggi ha visto il Fus ridotto del 25%, che usufruisce di miseri ammortizzatori sociali e che spesso si ritrova sulla difensiva di fronte agli attacchi della politica. Che non solo non risolve l’annoso problema di una legge quadro. Ma neanche pare conoscere la materia di cui si discute. Considerando che il settore culturale occupa in Italia oltre 1.400.000 di persone, di cui quasi il 6% nello spettacolo dal vivo. Più dei trasporti, per capirsi.
Domani dalle 11 al Carroponte e allo Spazio Mil a Sesto San Giovanni, via Granelli 1.

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