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"Dire no all'Expo non è peccato"

22/04/2015 I ragazzi che hanno rifiutato le selezioni di manpower per un posto di laovoro di sei mesilo hanno fatto per ragioni di mercato. E non sono bamboccioni. E’ il parere di Elena Lattuada, segretario di Cgil Lombardia.

Nell’Italia con un tasso di disoccupazione giovanile al 43%, la notizia è di quelle che a prima vista lasciano perplessi. Ed è questa: Manpower, società incaricata di selezionare giovani per sei mesi di lavoro per Expo 2015, si è sentita dire no grazie. Il 46% della prima selezione (645 profili) è andata a vuoto. Motivi? A quanto pare turni troppo onerosi, week end compresi. Abbastanza perché qualcuno ritirasse fuori la parola bamboccioni. E parlasse di giovani troppo viziati. Elena Lattuada, segretario della Cgil lombarda, ha però almeno tre obiezioni per scartare questa tesi. La prima ha che fare con le professionalità richieste. “Se si cercano cuochi o sommelier – come nel caso in oggetto – è normale che un lavoro a termine non regga il confronto con alternative a tempo indeterminato. E’ una legge di marcato, nulla di scandaloso. Soprattutto, ed è la seconda obiezione, se la ricerca avviene a ridosso dell’apertura della manifestazione, cosa che inevitabilmente aumenta la quota di risposte negative. Per decidere magari serve più di una settimana o giù di lì”.

Dunque dare dei bamboccioni a quel 46% di ragazzi che non si è nemmeno presentato alla selezione non è corretto.

“Non per le professionalità più elevate. Lì occorreva cercare meglio, con più calma. Magari con procedure un po’ meno farraginose di quelle che abbiamo letto. E , torno a ripeterlo, di fronte a una prospettiva di lavoro di sei mesi aspettarsi anche dei no: chi ha più mercato è ovvio che scelga un impiego più duraturo”

Ma non tutte le figure ricercate da Manpower, l’agenzia che ha la selezione del personale dei padiglioni,

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