Il 15 e il 16 giugno 2003 la CGIL per il Sì

Domenica 15 e lunedì 16 giugno si vota per il referendum indetto per estendere l’articolo 18 ai lavoratori e alle lavoratrici delle imprese con meno di 16 dipendenti.

La Cgil invita tutti - lavoratori, pensionati, cittadini, giovani - a votare sì. Un sì per le riforme e per i diritti.

La Cgil ha espresso, già dal momento della raccolta delle firme, un giudizio critico sull’utilizzo del referendum come strumento per allargare i diritti, privilegiando la strada delle riforme. Ma oggi il referendum c’è e bisogna farci i conti, anche se non è il referendum della Cgil.

E’ importante votare, per dare forza a un’idea di partecipazione che oggi è in crisi. Ed è importante votare sì. Perché il referendum estende i diritti di chi lavora nelle imprese più piccole. Perché la vittoria del sì avrebbe effetti positivi e diretti sulla difesa dell’articolo 18 dall’attacco di governo e Confindustria. Perché la vittoria del no chiuderebbe ogni spazio alla battaglia per estendere i diritti: la battaglia della Cgil.

Una battaglia che non si esaurisce il 15 giugno. La Cgil, che è in campo da subito in modo autonomo sulle sue quattro proposte di legge di iniziativa popolare che sono state supportate da oltre 5 milioni di firme, continuerà la sua iniziativa fin dal giorno successivo al referendum.

Sì sulla strada delle riforme

Per la Cgil la strada è quella delle riforme

La Cgil ha espresso un giudizio critico sulla scelta di indire questo referendum già un anno fa. La via referendaria, efficace per abrogare norme ingiuste, non è quella migliore per battaglie di carattere propositivo. In più, la scelta del referendum può creare problemi alla tenuta di un fronte sociale più articolato e vasto, come quello che si è consolidato sulle lotte del 2002 e del 2003, sulle parole d’ordine, lanciate dalla Cgil, dell’estensione di diritti e tutele.

L'istituto referendario, come dimostrano gli esiti delle ultime votazioni, attraversa una crisi di partecipazione evidente e deve essere riformato.

Abbiamo sempre detto che la via maestra sono e restano le leggi. Il contenuto delle riforme legislative, quelle sostenute dagli oltre 5 milioni di firme e approdate in Parlamento, ha per la Cgil valore strategico.

Il paese ha bisogno che si arrivi in tempi rapidi alla riforma degli ammortizzatori sociali, all’estensione dei diritti all'universo delle collaborazioni coordinate e continuative e ai lavoratori dell’impresa minore e a una riforma del processo del lavoro. Tanto più oggi che la crisi rende sempre più incerto il futuro di milioni di persone.

Quella della Cgil non era né è una scelta tattica e resta, perciò, la scelta primaria e fondamentale. La campagna per il referendum dovrà essere l’occasione per fare conoscere sempre meglio i contenuti delle nostre proposte e per far crescere attorno ad esse il consenso dei lavoratori e dei cittadini.

Ma adesso il referendum c’è

D'altra parte oggi non ha più senso discutere in astratto e ci si deve confrontare con la realtà di un referendum i cui risultati riguarderanno anche la Cgil, la sua strategia e le persone che essa rappresenta.

Quello del 15 giugno è un appuntamento importante per dare un segnale contro l’attacco del governo ai diritti del lavoro: la legge 30 sul mercato del lavoro apre varchi alla riduzione di fatto dei diritti fondamentali, compreso l'articolo 18. La vittoria del sì rappresenterebbe una battuta d’arresto importante.

Va anche detto che, se dalle urne il 15 giugno uscisse un risultato negativo, si ridurrebbero oggettivamente gli spazi per quella politica di espansione dei diritti e delle tutele che la Cgil vuole perseguire con coerenza e con decisione.

E’ importante votare

Quello della partecipazione è un valore forte nella cultura della Cgil. Che, come organizzazione, non ha mai invitato a disertare le urne. Neppure quando, come nei referendum indetti nel 2000 dal Partito radicale, fare mancare il quorum sarebbe stata la difesa tatticamente più efficace. E invece venne scelta la strada del confronto aperto e della battaglia delle idee. D’altro canto, un’astensione collettiva e organizzata potrebbe togliere efficacia alla scelta di quei cittadini che si recheranno alle urne per esercitare il loro diritto.

Il referendum è uno strumento di democrazia diretta, di partecipazione. In questo momento di sofferenza democratica, si deve levare forte la voce di chi difende le istituzioni.

Per questo è importante votare, anche il 15 giugno. Per questo la Cgil ha deciso di stare in campo con le sue idee e con le sue proposte.

Quattro ragioni per votare sì

La Cgil sta al merito e guarda al futuro.

- Il referendum rafforza il diritto a non essere licenziati senza giusta causa. E lavoratori, donne, giovani meno ricattabili possono rivendicare condizioni di lavoro più sicure, con più qualità, per sé e per tutti.

- La vittoria del sì avrebbe effetti positivi anche sulla difesa dei diritti attuali, rendendo ad esempio più difficile la modifica dell’articolo 18 voluta da governo e Confindustria con il Patto per l’Italia.

- La battaglia della Cgil ha bisogno delle persone in carne e ossa che voteranno sì a questo referendum: non si può non tener conto di quello che sentono e vogliono le persone che chiedono di essere rappresentate dalla Cgil.

- La vittoria del no complicherebbe enormemente per il futuro ogni battaglia per estendere tutele e diritti.

La battaglia per i diritti e le riforme continua

La Cgil è in campo per un sì “per i diritti e per le riforme”. Perché, proprio per la parzialità delle risposte che lo strumento referendario può dare, la battaglia sulla quale la Confederazione ha raccolto oltre 5 milioni di firme non si esaurisce il 15 giugno. Sappiamo che è un impegno di lungo periodo e che deve scontare atteggiamenti ostili da parte delle forze imprenditoriali e dell’attuale maggioranza di governo.

Ma il nostro paese ha bisogno di una vera riforma degli ammortizzatori sociali, che aiuti chi lavora attraverso un sostegno adeguato al reddito, nei momenti di crisi aziendale, e con processi veri di formazione lungo tutto l’arco della vita. E ha bisogno anche di estendere diritti e tutele a chi oggi ne è privo.

Ai tanti giovani, ragazzi e ragazze, collaboratori coordinati e continuativi e lavoratori delle piccole e piccolissime imprese che sono stati con la Cgil nelle battaglie dell’ultimo anno, vogliamo lanciare un messaggio forte: la Cgil condivide le vostre aspirazioni e i vostri sentimenti e vuol fare insieme a voi un percorso che consenta, con l’approvazione delle proposte di legge presentate dalla Cgil, di dare gli stessi diritti del lavoro dipendente a chi oggi ne è escluso. Insieme si può.

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