Le ragioni del nostro SI

Perché la Cgil invita ad andare a votare, e a votare SI al referendum sull’articolo 18?

In primo luogo perché noi siamo una grande organizzazione democratica e una grande organizzazione democratica non può rinunciare ad esprimersi con gli strumenti della democrazia delegata oltre che sostanziale; proprio per questa ragione non possiamo sottrarci dal sostenere sempre l’esercizio del voto o di altre forme di partecipazione.
Ciò è ancora più importante quando nel Paese sono sotto attacco le istituzioni e si restringono gli spazi di democrazia.
In secondo luogo il tema del referendum è l’articolo 18, che è stato simbolo di una strategia di difesa dei diritti delle lavoratrici e dei lavoratori.
La difesa dell’articolo 18 è ancora più importante alla luce delle modifiche introdotte con la legge delega sul mercato del lavoro (Legge 30) e di quelle in discussione in Parlamento come la cosiddetta 848 bis, che prevede la sospensione del diritto al reintegro.Pur non essendo il referendum lo strumento adatto per estendere dei diritti, e qui è la ragione per cui la Cgil ha scelto la strada dei progetti di legge, oggi tutte le forme di difesa di un diritto che si può considerare l’architrave del sistema vanno utilizzate.
Per questa ragione la Cgil ha scelto di votare SI al referendum, a sostegno della sua strada per le riforme e i diritti, sapendo che anche se non si dovesse raggiungere il quorum, è essenziale che nelle urne prevalgano i SI e quindi si segni così la sconfitta del Governo e delle sue ipotesi.

Torniamo al quadro normativo: cosa significa concretamente l’approvazione della Legge 30?

Innanzi tutto la Legge 30 moltiplica le possibilità di assunzione senza potere attraverso i cosiddetti “staff leasing”, “job-sharing”, le assunzioni a chiamata o a progetto e così via, smantellando le tutele del part time e quelle del contratto a termine, già minate dal decreto legislativo precedente.
Inoltre la Legge 30, cambiando le norme sul trasferimento d’impresa attraverso la cancellazione dell’autonomia funzionale del ramo d’impresa precedente alla vendita, favorisce il finto e strumentale spezzettamento delle aziende, anch’esso strumento utile ad evadere l’articolo 18.
Tutto ciò favorisce il principio che nelle terziarizzazioni, già ampiamente utilizzate dalle imprese e anche dall’Amministrazione Pubblica, non è permessa la conservazione dei diritti acquisiti, aggiungendo così ulteriori forme di precarizzazione oltre a quelle ampiamente conosciute delle finte cooperative.
Ma non si può parlare della Legge 30 dimenticando che nel DDL 848bis altri due attacchi sono contenuti nella norma di sospensione dell’articolo 18 e in quella sull’arbitrato equitativo.
In sostanza, le due leggi insieme smantellano totalmente il diritto del lavoro, facendo venir meno il principio giuridico dei diritti e della tutela del soggetto debole.

Posto che la vittoria del SI potrebbe fermare l’iter parlamentare che altrimenti proseguirebbe autonomamente, il non raggiungimento del quorum con l’astensione o la vittoria del NO cosa produrrebbero all’indomani del 16 giugno?

Intanto va sottolineato che l’eventuale vittoria del SI impedirebbe almeno l’approvazione della norma sulla sospensione dell’articolo 18 in discussione in Parlamento.
In secondo luogo, affermerebbe che nonostante le intenzioni di Governo e Confindustria il Paese non è disponibile a smantellare i diritti e questo indebolirebbe di molto il progetto che sorregge le deleghe sul mercato del lavoro.
Infine permetterebbe alla Cgil di far avanzare il processo di riforma, con l’estensione dei diritti e la riforma degli ammortizzatori sociali contenuta nelle nostre proposte di legge sostenute da oltre cinque milioni di firme.
L’astensione o il NO rappresentano insieme un oggettivo sostegno ad una politica che reputa marginali i diritti o che pensa che si possano scambiare i diritti di alcuni con le promesse di diritti ad altri.
Comunque la Cgil conferma che, qualora venisse approvata la 848 bis e quando ci saranno i decreti legislativi della Legge 30, utilizzerà anche lo strumento del referendum abrogativo per di fendere i lavoratori.

Ma perché di fronte a questo attacco la Cgil sembra essere da sola?

Premesso che la Cgil non ha nessuna vocazione all’isolamento ma, anzi, considera l’unità un obiettivo strategico, è indubbio che la scelta di Cisl e Uil di sottoscrivere il Patto per l’Italia condiziona i loro giudizi e i loro comportamenti sui temi del mercato del lavoro.
Ovviamente la Cgil è disponibile a favorire percorsi unitari che permettano di ricostruire un’unità di intenti ma, come dicemmo il 5 di luglio, i diritti dei lavoratori e delle lavoratrici non sono materia disponibile alle parti se non per la loro estensione.

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