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Allarme Cgil
Lombardia: la crisi morde ancora

I dati su cig, disoccupazione e aspi analizzati dal sindacato parlano chiaro. Lattuada: “Un segnale di permanenza a livello strutturale della crisi e dei cambiamenti che ha impresso al sistema produttivo”. “Il 25/10 saremo a Roma per un cambio di passo"

La crisi non accenna a diminuire i suoi effetti negativi sull'economia lombarda. E' quanto emerge dall'analisi compiuta dalla Cgil regionale dei dati disponibili sulla cassa integrazione e la disoccupazione nei primi mesi dell'anno.

Cassa integrazione.
La cig da gennaio ad agosto 2014, in Lombardia è infatti stata complessivamente pari a 175.543.289, richieste e autorizzate, in flessione sullo stesso periodo dello scorso anno del -2,22%. Nel dettaglio, però, emerge che la cassa integrazione ordinaria (cigo), sempre per i primi otto mesi dell'anno, registra 51.062.42 di ore, per un -30,7% sullo stesso periodo del 2013. 
 
La richiesta di ore per la cassa integrazione straordinaria (cigs), invece, totalizza 94.242.391 di ore, pari a circa il 53% del totale delle ore concesse, per un +26% sugli stessi mesi del 2013. Infine la cassa integrazione in deroga (cigd), sempre negli otto mesi trascorsi da inizio 2014, registra 30.238.595 di ore richieste e autorizzate per un -2,72% su gennaio-agosto dello scorso anno.

Quindi, nel complesso, se la diminuzione delle richieste di Cigo conferma che la congiuntura nell’industria manifatturiera a breve è leggermente migliorata (salvo che nell’edilizia), l'aumento della straordinaria mostra una tendenza al peggioramento, un segnale di permanenza a livello strutturale della crisi produttiva ed economica e dei cambiamenti che la crisi ha impresso al sistema produttivo.

Inoltre, l'aumento della cassa in deroga, indica che in relazione ai finanziamenti resta una sofferenza e rimane incerta l’evoluzione della situazione 2014. “Tuttavia - commenta Il Segretario generale della Cgil Lombardia Elena Lattuada - lo scarto che si evidenzia rispetto al dato nazionale è anche determinato dal fatto che in Lombardia le intese raggiunte a diverse tappe tra la Regione e le parti sociali, hanno consentito di fronteggiare meglio la crisi utilizzando gli strumenti degli ammortizzatori in deroga”.

Disoccupazione.
Il tasso di disoccupazione della Lombardia cresce invece molto velocemente, dal 4% del 2007 all’8,6% del secondo trimestre del 2014. Se si considera la disoccupazione reale, che comprende le persone che lavorerebbero ma non cercano più lavoro, il tasso sale al 13,5%. Inoltre, il trend tra nuovi ingressi e uscite dal lavoro manifesta una stabilità che compromette le aspettative future. Tra il 2011 e il 2014 (II° trimestre) il saldo tra ingresso e uscite dal lavoro è pari a zero. Sostanzialmente il sistema economico lombardo non è in grado di creare nuovi posti di lavoro.

Aspi.
Complessivamente tra gennaio e settembre 2013-2014 si manifesta inoltre una crescita del 3,7% dell’Aspi (domande pervenute in prima istanza).La preoccupante e rilevante crescita dell’Aspi tra settembre 2013 e settembre 2014, pari al 26,8%, testimonia del fatto che le aziende, che hanno nel frattempo esaurito tutti gli strumenti per fronteggiare la crisi, sono ricorse massicciamente alla mobilità, che prelude ai licenziamenti. Un dato che peraltro controbilancia la diminuzione della Cigo.

“Questi dati confermano dunque - conclude Elena Lattuada - che la crisi continua a colpire pesantemente il tessuto produttivo lombardo e a produrre pesanti ricadute sociali, Per questo insieme di ragioni, la Cgil Lombardia continuerà ad impegnarsi per ricercare, insieme alle altre organizzazioni Sindacali confederali, un confronto costante per far vivere le proposte del sindacato e fare in modo che possano determinare un cambiamento nelle politiche industriali ed economiche della Regione ma anche del Governo. E lo chiederemo con forza il 25 ottobre in piazza San Giovanni a Roma, con una grande manifestazione che tutte le strutture della Cgil, compresa la nostra, stanno organizzando con grande impegno, garantendo con centinaia di pullman e due treni speciali la partecipazione di migliaia di lavoratrici e lavoratori, di pensionate e pensionati e di giovani”.

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