da milano.corriere.it

Dopo Expo, Camusso: «Il governo decida prima del 31 ottobre»

Anche il segretario generale al direttivo con i lavoratori: «L’errore peggiore sarebbe chiudere i cancelli e buttare la chiave»

Il “vero successo” di Expo dipenderà da quanto sarà stato in grado di creare opportunità di lavoro durature, anche dopo il 31 ottobre. È questo il messaggio principale che la Cgil Lombardia porta all’interno dell’esposizione universale riunendo lunedì 21 settembre a Cascina Triulza, il padiglione della società civile, il proprio comitato direttivo regionale, alla presenza del segretario generale Susanna Camusso. «Se oggi questa manifestazione può trarre un bilancio positivo lo deve anche a noi. Abbiamo fatto in modo che tutto funzionasse anche grazie alla nostra creatività», ha detto nell’intervento che ha aperto i lavori Juri Sbrana, rappresentante dei lavoratori di Expo 2015 Spa con contratto di somministrazione. «Noi abbiamo scommesso su Expo - ha proseguito - quando pochi lo facevano. Ora chiediamo al Paese di scommettere su di noi, chiediamo di capitalizzare il risultato e che tutte le energie positive trovino spazio per confermare gran parte dell’occupazione. Dal primo novembre nessuno si dimentichi di noi. La nostra è una generazione rassegnata, qui abbiamo la possibilità di dare un messaggio diverso», ha continuato. Alla Cgil e ai sindacati in generale viene dunque chiesto un “impegno straordinario” e di farne una “battaglia a livello nazionale”.

Un appello raccolto, tra gli altri, da Elena Lattuada, segretario regionale lombardo: «Non possiamo essere annoverati tra coloro che sono contro Expo. Siamo convinti che abbia un valore aggiunto, ma lo avrà ancora di più se darà un futuro ai lavoratori. Bisogna creare qui un polo di sviluppo per l’insieme del Paese, dobbiamo lavorare perché il futuro di quest’area significhi lavoro e lavoro di qualità. Non si possono disperdere risorse e competenze in una struttura che diventa dopo sei mesi un deserto», ha concluso la sindacalista.

A chiudere i lavori è stata Susanna Camusso. «Dobbiamo avere su Expo un atteggiamento diverso, dopo il dibattito astruso su come è stato preparato. Qui ad Expo troviamo il mondo. Senza limitare la nostra critica soprattutto a ragionare sul fatto che si poteva fare meglio, ma da Expo si può imparare molto, ci lascia un patrimonio, l’errore peggiore sarebbe chiudere i cancelli e buttare la chiave», ha detto il segretario nazionale. «Vogliamo dire la nostra sul dopo Expo, che è stato inaugurato grazie ai lavoratori che hanno lavorato con dei ritmi che non abbiamo certo mai visto nella velocità con cui il governo sta agendo per un provvedimento sul caporalato. Non sta certo facendo i turni tripli». Camusso ha poi aggiunto una riflessione sulle migliaia di ragazzi che all’interno dell’esposizione hanno fatto una esperienza di lavoro. «Sono loro che garantiscono che l’evento sia una vetrina aperta a tutto il mondo — ha aggiunto il segretario —. Non può succedere che per loro ci sia semplicemente la chiusura il 31 ottobre. Avvieremo una discussione con le agenzie su come valorizzare questa esperienza e anche su come le loro professionalità si coniugano con i progetti per il dopo Expo».

Il governo e Renzi «devono avere una idea di cosa fare dopo Expo prima del 31 ottobre. Certo va bene tenere aperto Palazzo Italia e fare iniziative per non chiudere questo luogo, ma per la continuità tra smontaggio e futuro, conoscendo i “tempi brevi” del Paese tra la decisione di un investimento e il cantiere, forse una opinione va avuta rapidamente. Noi faremo salire la pressione facendo in modo che i discorsi siano meno sul valore delle aree e di più sui progetti di cambiamento per il Paese», ha aggiunto Camusso. Interloquire con il progetto dell’università, indicare dei filoni per Assolombarda «perché incubatore vuole dire tutto e niente», e «mettere in valore il fatto che oggi Expo è il luogo più tecnologicamente avanzato d’Italia, con la famosa “piastra”. Se non si rinvestisse in questo si farebbe un grande errore e un enorme spreco di denaro pubblico», ha detto ancora Camusso. Per il progetto dell’università Camusso ha sottolineato l’importanza delle materie scientifiche e in particolare Expo è «una grande occasione per agraria che non è affatto marginale per il nostro Paese ma è una facoltà che parla di futuro e della essenziale questione della sicurezza del cibo». Sull’idea dell’incubatore di Assolombarda, «ne abbiamo visti tanti negli anni, vuole dire tutto e niente “incubatore”, quindi noi possiamo individuare dei filoni di ricerca su cui creare anche startup. L’agroalimentare ad esempio». Camusso ha proposto anche di fare di Milano il luogo dove «interrogarsi su cosa vuole dire industria 4.0, fare un laboratorio sul lavoro e studiare i veri effetti dell’innovazione».

Susanna Camusso chiama il governo all’investimento per evitare che il dopo Expo “diventi un libro dei sogni”. Expo - ha fatto notare - «è il luogo tecnologicamente più avanzato che abbiamo in Italia. Se non si investe su questo sarebbe un gigantesco spreco di denaro pubblico». Camusso ha sottolineato che chiarire «cosa succede qui» alla fine dell’evento è anche «la prima risposta» ai lavoratori che vi sono impegnati, invitando anche a renderli «interlocutori» di questo processo di decisione che, comunque, non può prescindere dalle redini dell’esecutivo: «o c’è una scelta del governo - ha spiegato - di dare il via al fatto che si investe, o il dopo Expo diventa un libro dei sogni o un rinvio progressivo». Siamo un po’ troppo abituati a pensare - ha aggiunto Camusso - «che ad ogni scelta che il Paese deve fare, bisogna avere un commissario e una governance straordinaria. Il problema è invece che ci vuole una responsabilità del governo: se si vogliono fare investimenti pubblici significativi non si può demandare tutto al rapporto tra Regione e Comune di Milano. Ci vuole la presenza del governo e un progetto: gli investimenti si fanno non in ragione della governance ma della presenza di un progetto con regole chiare e con la chiarezza del perché lo si fa».

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