www.Rassegna.it - 30 dicembre 2014
Lotta alle mafie

Legalità, un decalogo per premiare le aziende virtuose

Benefici per chi rispetta le regole. È l'idea della Cgil Lombardia che propone una serie di valutazioni su selezione del personale, rapporto con i fornitori, pagamenti, formazione e contratti. Al via una task force della Bocconi 

di Chiara Cristilli

Lo scorso settembre l’Istat ha presentato un rapporto sul Pil italiano, includendo per la prima volta il valore delle attività illegali. Nello studio si legge che i proventi di droga, prostituzione e contrabbando valgono 15,5 miliardi di euro. Se a questo si aggiunge la voce dell’economia sommersa, si superano i 200 miliardi di euro: complessivamente, il 12,4% del Pil. Un dato incompleto, che non tiene conto, ad esempio, degli introiti derivanti da racket ed estorsioni. Poi c’è la corruzione: 60 miliardi di euro all’anno, secondo la Corte dei Conti. C’è il patrimonio confiscato alle mafie. Terreni, società, esercizi commerciali: 20 miliardi di euro.

La Lombardia è la prima regione del Nord per numero di beni e imprese confiscati. Sempre di più, la criminalità organizzata vede nelle attività produttive e nel lavoro un mezzo per esercitare il controllo sul territorio. La Lombardia rappresenta, da questo punto di vista, un polo di sicuro interesse. Da un lato, se paragonata al resto dell’Italia, ancora conserva una certa vivacità economica. Dall’altro, la crisi ha spazzato via molte realtà produttive, segnando un peggioramento delle condizioni di lavoro in quelle superstiti. Un misto di affari e di fragilità del sistema, di arretramento e di interessi - pensiamo solo all’Expo -, rendono questa regione un bersaglio ideale.

Ma allora perché non partire proprio dalle imprese, per combattere le mafie? Con una prospettiva inedita: la legalità può essere un elemento di successo sul mercato.

Ai diversi interventi pensati dalla Cgil Lombardia per contrastare la criminalità organizzata si aggiunge, adesso, questa nuova visione. Lo scorso 14 novembre si è tenuto, presso l’Università Bocconi, un convegno intitolato “Togliere la zavorra al mercato. Creare sviluppo e occupazione attraverso la legalità”, su iniziativa della Cgil regionale. Tra gli altri, erano presenti Assolombarda, rappresentanti delle istituzioni locali e bancarie. In questa occasione, il sindacato ha lanciato un progetto che lega il rispetto delle regole con l’introduzione di benefici per le imprese. È stato dunque presentato un decalogo riguardante la selezione del personale, i rapporti con fornitori e clienti, la tracciabilità dei pagamenti, il rispetto dei contratti di categoria, la formazione. Tutti strumenti che devono entrare a pieno titolo nella normale gestione aziendale, in modo da renderla impermeabile alle infiltrazioni mafiose.

“Vogliamo provare ad aprire una stagione diversa, nuova”, interviene Vincenzo Moriello, responsabile del Dipartimento Legalità della Cgil Lombardia, che continua: “Partendo dal basso, proviamo a valorizzare l’idea secondo la quale le imprese che scommettono sulla legalità vanno premiate, e che ciò conviene a tutti. L’illegalità drena una quantità incredibile di risorse, impoverendo il tessuto produttivo. Ricchezze che potrebbero essere proficuamente utilizzate, se trasferite nell’economia legale. Abbiamo bisogno di puntare sulla qualità: occupazionale, dell’innovazione, competitiva. Sottolineo l’importanza di trattare la legalità come qualcosa di conveniente per le imprese. Osservando il decalogo, si potrebbe accedere a benefici riguardanti il credito, gli appalti, posizioni di mercato. Tutto ciò regge se c’è una condivisione sul modello di sviluppo che intendiamo creare per il nostro Paese”.

L’Università Bocconi metterà in piedi una sorta di task force composta da esperti, con il compito di rendere operativo il decalogo, e di verificarne il rispetto. Non solo. Occorre inaugurare una fase di progettazione dedicata alla riattivazione delle imprese confiscate. Una volta sottratte alla criminalità organizzata, molte di queste periscono per mancanza di strumenti e di programmazione. In Lombardia, il grosso delle confische si riferisce a esercizi commerciali, bar, ristoranti. La previsione è che presto verranno coinvolte aziende di diversa entità e dimensione. Occorre interpretare tutto ciò come un’opportunità, attrezzandosi affinché queste realtà economiche e produttive possano godere di una nuova vita. L’Università ha offerto la sua disponibilità, per individuare nuovi sbocchi e sostegno all’occupazione. Anche in questo modo, la legalità diventa un incentivo per lo sviluppo.

Dal canto suo, Assolombarda ha accolto con disponibilità il progetto della Cgil, puntando l’attenzione sul tema della competitività, e dei rapporti delle nostre aziende con l’estero. Rispetto al 2013, il volume della produzione nazionale è calato di 4 punti. Se guardiamo al periodo pre-crisi, la perdita è stata di quasi il 16%. In questo contesto, il tessuto produttivo lombardo ha perso mordente e terreno, soprattutto se paragonato a quello dei paesi europei più avanzati. A partire dal 2008, la regione ha diminuito del 24,1% gli investimenti, creando un’ipoteca sullo sviluppo produttivo di lungo e medio periodo. L’illegalità e la corruzione pesano negativamente su questa tendenza al ribasso.

Giovanni Minali, segretario della Cgil regionale, osserva come “l’ingerenza delle mafie indebolisce la capacità delle imprese di competere sui mercati internazionali. Gli investitori europei si rivolgono altrove. In parte sono sostituiti da quelli asiatici e americani, ma non basta. Osserviamo un saldo negativo che non avevamo mai registrato fino ad ora. Occorre ricreare un tessuto produttivo concorrenziale, affidabile, innovativo. Da questo punto di vista, siamo sicuri che la legalità possa diventare una leva strategica di estrema importanza”.
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