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Rassegna Sindacale n. 39/2014 Quei buoni negoziatiNonostante
la recessione,
dall’inizio della crisi
ad oggi, nel settore
chimico, farmaceutico,
tessile e dell’energia
sono stati rinnovati
1.220 contratti integrativi
di natura acquisitiva.
Con alcune costantidi Chiara Cristilli "A mio modo di vedere, il sindacalismo è qualcosa di estremamente umano, che si avvale della capacità di mettere insieme le persone per costruire proposte collettive. Da quando mi occupo di politiche internazionali abbiamo accolto sindacalisiti stranieri, permesso a centinaia di nostri delegati e funzionari di vivere esperienze di network all'estero. È sempre entusiasmante osservare l’interesse con cui ci si avvicina a culture diverse, ritrovando negli altri i valori e i principi della nostra tradizione. Se vogliamo creare un movimento sindacale europeo più coeso, dobbiamo necessariamente creare una coscienza comune, partendo dal basso”. Siamo a Milano, dove Fabio Ghelfi dirige il dipartimento di Politiche internazionali della Cgil Lombardia. Da questo ufficio si tessono relazioni che passano attraverso la Germania, la Spagna, i paesi dell’Europa dell’Est. Quando l’orizzonte si fa così ampio, anche le prospettive cambiano. Si colgono opportunità di azione che entro i confini nazionali sembravano inaccessibili. Ma soprattutto, non si è soli. L’attitudine del sindacato lombardo a posizionarsi su uno scenario internazionale è di lontana memoria. Viene dal coordinamento con le regioni più industrializzate d’Europa e dalla presenza, all’interno del territorio, di un gran numero di multinazionali. Capirne il funzionamento, immettendosi sui loro percorsi decisionali e di sviluppo, è l’unico modo per approntare un sistema valido di tutele e di rappresentanza. Questa predisposizione della Cgil Lombarda nel cogliere il collegamento tra la dimensione locale e quella globale si è molto rafforzata, negli ultimi anni. I suoi effetti riguardano la capacità di condividere progetti e percorsi politici, concordando azioni di lotta con sindacati di diversi Paesi. Attraverso strumenti di inchiesta, è possibile reperire informazioni che avvantaggiano in fase negoziale. In questo periodo, ad esempio, Europa e Stati Uniti stanno discutendo un trattato sul libero scambio (Ttip) dagli aspetti oscuri. La preoccupazione è tanta,
a causa della liberalizzazione sfrenata che il documento introdurrebbe, con conseguenze dirette sulla vita dei cittadini. La Cgil Lombardia è tra le regioni europee che si sono mobilitate per opporsi a queste misure, e per renderle note all’opinione pubblica. “Non siamo una lobby. La nostra unica possibilità di esercitare un’influenza dipende dalla rete di partecipazione che costruiremo”, conclude Ghelfi. Dall’inizio della crisi, nel settore chimico farmaceutico, tessile e dell’energia, sono stati rinnovati 1220 contratti integrativi di natura acquisitiva. Su un campione di 200, è stato possibile osservare alcune costanti: conferma e accrescimento del premio di risultato, sostegno ai bisogni individuali e di genere, sviluppo del welfare aziendale e della formazione, flessibilità oraria e attenzione al tema dell’inquadramento. “Anche in tempi di recessione economica abbiamo condotto dei buoni negoziati, facendo dei passi avanti sulla contrattazione d’anticipo”, interviene Rosalba Cicero, segretaria generale della Filctem Cgil della Lombardia, sottolineando l’importanza di gestire con tempestività eventuali ristrutturazioni ed esuberi di personale. “Laddove le relazioni sindacali sono avanzate e improntate alla partecipazione, è più semplice raggiungere i risultati sperati”, aggiunge la sindacalista. Prendiamo il caso della Bayer. In Italia conta 2.500 dipendenti, di cui oltre 2.000 in Lombardia. Lo scorso luglio è stato firmato un accordo integrativo che introduce una serie di condizioni molto favorevoli. In primo luogo, si ribadisce l’impegno a mantenere un alto livello di rapporti sindacali basato sulla responsabilità, e orientato alla produttività, alla competitività e all’occupazione. Se l’azienda dovesse affrontare una fase di difficoltà, si impegna a fare il possibile per non dichiarare esuberi. In casi estremi, si ricorrerà agli ammortizzatori sociali, ai contratti di solidarietà, alla riqualificazione del personale. A tutti quegli strumenti, cioè, necessari a governare la situazione, riducendo al minimo l’impatto economico e sociale sui lavoratori. La formazione e l’agibilità sindacale sono aspetti qualificanti dell’accordo. Un ulteriore caratteristica riguarda il rafforzamento del welfare aziendale. Questo comprende la previdenza complementare e sanitaria, la flessibilità oraria, la previsione del part time come strumento utile ad agevolare la conciliazione tra tempi di vita e di lavoro. Da punto di vista economico, si stabilisce un premio di produzione di oltre 2.
000 euro all’anno. Quello della Bayer non è un caso isolato. Alla Boehringer Ingelheim, multinazionale farmaceutica con una sede a Milano, non ci sono solo computer e scrivanie, ma anche un asilo nido. Era il 2004 quando il sindacato ne chiese l’apertura, e da allora è diventato un simbolo del buon clima che si respira all’interno dell’azienda. C’è anche un Comitato per le pari opportunità che stimola le donne a far carriera. Quando una lavoratrice va in maternità, si organizzano corsi di formazione rivolti ai colleghi, per evitare il sorgere di pregiudizi e disagi. Esiste una flessibilità oraria in entrata e in uscita, unita alla possibilità di ridurre il periodo della pausa pranzo, nel rispetto delle norme. Se si rimane al lavoro dei minuti in più, è possibile utilizzarli per uscire prima una prossima volta, accumulando un massimo di otto ore al mese. Sono previsti il telelavoro e il lavoro da casa: venti giorni per i quadri e cinque per i dirigenti. Attualmente si sta ragionando su un nuovo progetto rivolto alle necessità di cura degli anziani. Il tutto deriva da questionari somministrati ai dipendenti, per far emergere i loro bisogni. Da qui si parte per aprire il confronto con l’azienda. “Una contrattazione vincente non soddisfa solo i lavoratori. Serve a fidelizzarli, senza contare che quando una persona sta bene, rende di più in tutti gli ambiti, compreso quello professionale”, commenta Laura Ferrante, rsu presso la Boehringer. Considerare il lavoratore come una persona, la ricchezza di aspetti come una caratteristica fondamentale della vita di ognuno. È questo il senso che caratterizza molti accordi firmati dalla Filctem Cgil. Soprattutto nei piccoli centri urbani, le conquiste sul lavoro incidono sul benessere complessivo del territorio. La Plastiape, azienda della gomma plastica con sede a Lecco, impiega 240 persone, di cui il 70 per cento donne. L’accordo firmato due anni fa prevede la possibilità di accedere ai bandi regionali per l’ottenimento di determinati prestazioni. Si va dall’asilo nido ai servizi di lavanderia e stireria. Attraverso l’ausilio di un consorzio, si accede a tutti quei soggetti territoriali che, con la loro opera, riducono le incombenze a carico del dipendente. “In questo modo incrementiamo il lavoro nel territorio, e organizziamo al meglio servizi e risorse” fa notare Lorena Panzeri, segretaria generale della Filctem Cgil di Lecco. Di welfare inteso come benessere aziendale, si parla anche nel contratto integrativo siglato nel 2012 tra le
categorie del commercio di Cgil, Cisl e Uil, e la Fondazione Fiera Milano. Il documento regola la questione degli orari con una certa elasticità, in modo da andare incontro alle esigenze della persona. Cosa importante, la settimana lavorativa si intende dal lunedì al venerdì. Il lavoro domenicale è considerato come straordinario e non obbligatorio. Per una categoria come la Filcams Cgil, abituata a confrontarsi con una liberalizzazione sempre più selvaggia del mercato, si tratta di un aspetto di non poco conto. Formazione, agibilità sindacale, permessi, copertura assicurativa: tutti questi aspetti sono previsti e opportunamente normati. “Lo stare bene nel luogo di lavoro non è solo questione di flessibilità oraria – dichiara Antonella Protopapa, segretaria della Filcams Cgil milanese –. C’è tutta la sfera sociale. Nel negoziare l’accordo, abbiamo prestato molta cura a questo ambito. Sempre di più, si afferma l’idea che il lavoratore sia parte integrante di una comunità”. Il contratto decide, ad esempio, un sostegno alle necessità di assistenza familiare e personale, sia in termini di orari che economici. È inoltre previsto un contributo per le spese di mantenimento dei figli in età prescolare, per l’acquisto di testi scolastici e del materiale didattico, in favore delle famiglie con un reddito basso. Anche le dipendenti madri potranno usufruire di questa disponibilità, per coprire il costo delle spese sanitarie durante la gravidanza e delle visite pediatriche. Ai nuovi assunti che siano stati vittime di usura e della criminalità organizzata, agli immigrati cui sia stato concesso il permesso di soggiorno dopo aver denunciato la tratta e la riduzione in schiavitù, l’azienda riconosce un premio di buona entrata pari a tre mensilità, per meriti morali e sociali. Qualora il dipendente decidesse di devolvere una parte del premio di produzione in favore di Onlus o Ong, l’azienda verserà il medesimo importo per la stessa finalità. Tutto ciò non avviene per caso. È il risultato di un lungo percorso fatto di buone relazioni sindacali e di stimoli reciproci. Siamo di fronte a casi virtuosi, inseriti in un contesto dominato da bel altre logiche. Eppure, anche nelle situazioni più difficili di crisi, la contrattazione può introdurre dei progressi. Fabio Paris lavora alla Italcementi di Calusco d’Adda, in provincia di Bergamo, dal 1980. È un delegato della Cgil. Porta dentro di sé l’esperienza del proletariato unito. “Oggi – afferma – il clima è cambiato. Manca la compattezza di una volta.
La crisi, la paura del futuro, rendono tutti più egoisti. Per quanto ci riguarda, attraverso la firma dell’accordo abbiamo ottenuto risultati apprezzabili. Sappiamo che l’azienda sta investendo in innovazione tecnologica, e questo ci rassicura. In più, abbiamo ottenuto maggiori tutele. A distanza di un anno, direi che va meglio”. L’accordo cui fa riferimento Paris è quello sottoscritto lo scorso dicembre, frutto di un’intensa trattativa tra le parti sociali. Fino al 2007, l’azienda deteneva il 25 per cento del mercato nazionale del cemento. Dal 2007 al 2013, si è scesi da 47 milioni di tonnellate di produzione annua a 18. Dopo l’annuncio di esuberi e una serie di accordi fallimentari, il sindacato ha iniziato un periodo di forte mobilitazione, che ha portato alla sottoscrizione di un nuovo contratto, nel 2013. Attraverso l’accordo, l’azienda si assume una serie di impegni. Per prima cosa, quello di investire in innovazione tecnologica nello stabilimento di Rezzato, in provincia di Brescia. La cifra stanziata è di 130 milioni di euro. Servirà a svecchiare la produzione inserendo criteri di sostenibilità, e ad adeguarla alle direttive europee sulla neutralità energetica. Per quanto riguarda il personale, gli esuberi, in tutto 669, vengono spalmati su tutto il territorio nazionale. “La vera novità è che più aumenta il disagio per il lavoratore, più alti dovranno essere i livelli di protezione sociale garantiti dall’azienda”, spiega Ivan Comotti, segretario regionale della Fillea Cgil. In tal senso, il testo prevede il raddoppio degli anni di cassa integrazione, da due a quattro, per motivi di riorganizzazione complessa. Da 12 fino a 20 mesi di cassa, il dipendente percepirà un’integrazione di 600 euro; da 20 mesi a 24, la cifra sale a 650 euro; oltre 24 mesi sarà di 700 euro. Sono previsti rimborsi per spese sanitarie e formative, così suddivisi: 1.000 euro all’anno per un periodo di sospensione di almeno 6 mesi; 1.500 per almeno 10 mesi; 2.000 euro a partire da 12 mesi. Un’ulteriore misura riguarda gli ultracinquantenni. Contrariamente a quanto previsto dalla riforma Fornero in materia di copertura della mobilità, per il 2014 si dà la possibilità a chi ne fa richiesta di ottenere un incentivo all’esodo di carattere straordinario, comprendente un’indennità di 42 mila euro. “Il senso dell’accordo – conclude Camotti – sta nell’aver affrontato la crisi secondo un principio di equità, offrendo delle risposte alle esigenze del lavoratore e a quelle della sua famiglia”. •
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