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Sindacato

Lombardia: dal 21 febbraio partono i congressi Cgil

Sta per concludersi la fase delle assemblee di base, che hanno coinvolto in tutta la regione circa 250mila tra lavoratrici, lavoratori, pensionate e pensionati. Il congresso regionale è fissato per il 26-27 marzo 

Pubblichiamo l'editoriale dell'ultimo numero di @cgil.lombardia.it, periodico della Cgil Lombardia, a firma del segretario generale Nino Baseotto.

Con il prossimo 21 febbraio il percorso congressuale della Cgil in Lombardia chiude la sua prima fase, quella delle assemblee di base nei luoghi di lavoro che ha preso avvio il 7 gennaio e prosegue il suo percorso in vista dell'appuntamento nazionale di Rimini del 6, 7 e 8 maggio 2014. Le prossime tappe saranno i congressi delle categorie e delle camere del lavoro territoriali e metropolitane, delle categorie regionali, delle CGIL regionali e delle categorie nazionali.

In Lombardia la Cgil - che in occasione dell’ultimo congresso del 2010 aveva realizzato 13.474 assemblee nel corso delle quali avevano votato oltre 253.000 lavoratrici e lavoratori, pensionate e pensionati - svolgerà il suo XI° Congresso regionale il 26 e 27 marzo all’Nh Congressi Milanofiori.

Il dibattito congressuale si concentrerà certo innanzitutto sulle proposte contenute nei documenti, ma si discuterà anche dell’Intesa raggiunta il 10 gennaio scorso, che definisce le regole di applicazione degli Accordi interconfederali del 28 giugno 2011 e del 31 maggio 2013 in tema di democrazia e rappresentanza nei luoghi di lavoro. Un’intesa che la Cgil Lombardia ha giudicato un “risultato importante e positivo, perché rende esigibili le nuove regole in materia di determinazione della rappresentatività di ogni singola Organizzazione sindacale, e di validazione democratica dei contratti nazionali e degli accordi aziendali, con la riconferma del principio fondamentale del voto certificato da parte delle lavoratrici e dei lavoratori. L’intesa riconosce l’autonomia di ogni singola categoria, demandando ai contratti nazionali la pattuizione delle clausole di raffreddamento e di sanzione del non rispetto delle intese sottoscritte e, allo stesso tempo, definisce gli ambiti delle ovvie prerogative in capo alle Confederazioni. In materia di elezione delle Rappresentanze sindacali unitarie, inoltre, sancisce il solo criterio della proporzionalità, superando - finalmente - la quota dell’1/3 di delegati nominati dalle organizzazioni sindacali”.

Il Segretario generale della Cgil, Susanna Camusso, per spiegare il senso e l’importanza dell’accordo sulla rappresentanza e le decisioni che dovrà prendere il Congresso, ha scelto di scrivere una lettera a tutte le iscritte e a tutti gli iscritti della Cgil nella quale tra le altre cose dice: “In questi giorni c’è chi dice che le assemblee congressuali delle iscritte e degli iscritti non possano essere il luogo dove si decide sugli Accordi in materia di democrazia e rappresentanza e sul relativo regolamento attuativo. Questo stupisce e non poco”. La scelta di andare a discutere nelle assemblee e di far decidere i lavoratori non è un caso contingente e si pone anche come una riflessione politica più generale su come oggi si veicolano le informazioni e si forma quel “sentire comune” che poi determina gli orientamenti.

“Abbiamo scelto questa modalità - ha spiegato Susanna Camusso - provando anche a preservare gelosamente il carattere collettivo e di partecipazione che qualifica la nostra organizzazione, convinti come siamo che il confronto tra persone non possa mai essere sostituito dalla televisione o da proclami, ma che debba vivere e nutrirsi del dibattito aperto e costruttivo tra individui che condividono una storia, che sono parte di una comunità, nelle moltissime assemblee degli iscritti che si stanno già svolgendo in molti luoghi di lavoro, che sono il nostro luogo collettivo di decisione e che rendono vivo e concreto il diritto in capo a ogni iscritto di partecipare e di determinare con il proprio voto gli indirizzi e le scelte del nostro sindacato”.

Le assemblee dunque, si esprimeranno sui documenti congressuali, sul nuovo emendamento contro il regolamento attuativo, elaborato dalla Fiom-Cgil nelle ore immediatamente successive alla firma, e si arricchiscono dell’ordine del giorno conclusivo del Comitato Direttivo della Cgil che ha approvato il Testo Unico di Accordo. “Per ripartire, per ridare voce ai lavoratori, per riportare democrazia nei luoghi del lavoro, per cambiare uno stato di cose penalizzante per i lavoratori, servivano regole certe e condivise. Come serve una legge capace di estendere i diritti a coloro che lavorano nelle aziende con meno di 15 dipendenti che non hanno, come i precari e chi è privo di un contratto nazionale di riferimento, neppure l’applicazione dello Statuto dei Lavoratori. Una legge è poi necessaria perché i contratti nazionali di lavoro abbiano un valore generale e si possano applicare a tutti.

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