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Altri 14mila restano senza lavoro

Raddoppiata la cassa in deroga
"La disoccupazione è oltre l'8%, ma quella reale diventa del 17% considerando la cig"

MATTEO PUCCIARELLI

I PRIMI sei mesi del 2014, quello che doveva essere l'anno della ripresa, certificano un'altra verità: non solo il sistema produttivo e di conseguenza il lavoro non crescono ma anzi, perdono ancora terreno rispetto al già deprimente 2013. I numeri con un primo bilancio parziale sono messi in fila dalla Cgil regionale. L'andamento della produzione industriale tra il 2008 e il 2014 ha visto un significativo calo della produzione industriale del 10 per cento, con punte del 30 per cento per l'artigianato. Mentre la compressione del Pil (in tutto un meno 3,5 per cento negli ultimi tre anni), la bassa produttività del capitale, la crescita della disoccupazione e la contrazione della produzione industriale hanno eroso la struttura produttiva.
Il dato che più fa impressione è l'aumento del 90 per cento delle richieste di cassa integrazione in deroga — quella che garantisce gli ammortizzatori alle piccole e piccolissime imprese — rispetto all'anno scorso. Mentre i lavoratori licenziati da aziende che occupano più di 15 dipendenti dal primo gennaio ad oggi sono stati 13.792. «Complessivamente, dall'inizio della crisi è andato perduto dal 17 al 20 per cento della struttura produttiva. Lo stesso tasso di disoccupazione — spiega la segretaria regionale della Cgil Elena Lattuada — non chiarisce il livello e la profondità della crisi». Infatti se ufficialmente la disoccupazione è ormai oltre l'8 per cento, secondo le stime del sindacato quella reale, costituita cioè dalle persone disposte a lavorare ma che non fanno più domanda, è prossima al 12 per cento, «che diventa del 17 se consideriamo anche le ore di cassa integrazione».
Cosa servirebbe e quanto tempo occorre per invertire la tendenza? «Anni per risalire alla condizione di partenza sul piano occupazionale e industriale e per recuperare la dimensione e la qualità del sistema produttivo e commerciale della regione — sottolinea Lattuada — e sarà possibile solo con un impegno del governo nazionale e di quello regionale a produrre adeguate politiche industriali e per il lavoro, al di là di posizioni ideologiche che di fronte a questa crisi non hanno davvero senso». In più, «la crisi sta entrando ormai in una nuova fase e sta cambiando volto. Sostenere la domanda interna, anche con investimenti mirati, è necessario non solo per rilanciare i consumi delle persone e delle famiglie, oggi totalmente compressi anche sui bisogni primari, ma come volano per la ripresa produttiva. Il nodo della resta dunque quello di creare lavoro e di riprogettare una struttura produttiva innovata e di qualità, senza la quale sarà tecnicamente impossibile creare le condizioni per la crescita e lo sviluppo del Paese e per rilanciare l'occupazione».

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