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CONGRESSO CGIL LOMBARDIA

Lombardia, il lavoro viene prima 

Intervista al segretario generale della Cgil regionale. "L’occupazione è legata indissolubilmente a sapere e ricerca. Ma la Regione deve fare di più". Se ne parla al congresso del 26 e 27 marzo ad Assago 
di Chiara Cristilli 
 
Prima di tutto, il lavoro. A questo argomento il congresso della Cgil Lombardia, che si terrà il 26 e il 27 marzo, dedicherà le proprie riflessioni. “L’appuntamento conclusivo sarà, gioco forza, frutto ed espressione delle assemblee di base. I singoli congressi hanno cercato di offrire nuove prospettive al Piano del lavoro della Cgil, guardando ognuno alla realtà dei territori. Il dibattito è stato fecondo, ma anche denso di preoccupazioni. La crisi, infatti, incide negativamente sulla possibilità di pensare a un futuro per giovani e pensionati. È nostra intenzione invertire la rotta, partendo dal confronto con le istituzioni, sia a livello regionale che nazionale”.

Nino Baseotto, segretario generale della Cgil Lombardia, pone l’accento sulla necessità di affrontare in maniera più idonea alcune questioni di vitale importanza, per la tenuta socio economica della regione. “Partiamo dal rapporto tra lavoro, saperi e ricerca – dice a Rassegna –. In Lombardia si concentra il 19 per cento della forza lavoro nazionale. Abbiamo il 28 per cento dell’export, un nucleo importante di università pubbliche e di centri di ricerca. In un contesto dominato dalla recessione, si tratta di numeri significativi, che potrebbero segnare la ripresa. Ma se si va a scavare nella crisi di alcuni settori come, ad esempio, l’hitech, si scopre che all’origine della chiusura di molti siti c’è proprio la mancanza di relazione tra gli elementi sopra citati. Chi dirige le aziende lamenta l’estrema fragilità del tessuto connettivo. Lo denunciamo da anni. È tempo di offrire risposte concrete. Stesso discorso sulla legge sulla competitività. La Regione l’ha approvata già da alcuni mesi. Ma quando si inizierà a discutere con le parti sociali per capire in che modo le imprese in difficoltà potranno trarre vantaggio da questa misura?

Rassegna Dunque la Cgil Lombardia rimprovera alla Regione una mancanza di visione?

Baseotto Rispetto alla precedente, l’attuale giunta si è dimostrata aperta al dialogo e al confronto. Tuttavia ci aspettiamo di più. Maroni ripete spesso che riuscire a ottenere finanziamenti dal governo centrale è prova di abilità politica. In parte sarà anche vero, ma il vero nodo è un altro. Riguarda la capacità di sviluppare adeguate politiche per la crescita. Fatta salva la necessità delle risorse, la Lombardia possiede tutti gli strumenti per generare da sé una parte di progresso economico e occupazionale. Occorre rafforzare questa nostra propensione con interventi mirati. Solo così si crea ricchezza per il territorio. 

Rassegna Molta della vostra attenzione è rivolta alle prossime manovre del governo Renzi. Cosa chiedete al nuovo esecutivo?

Baseotto Il nostro non è che un congresso regionale. Per cui non dobbiamo cadere nella sconfinata presunzione di ritenerci al centro di ogni interesse o di ogni possibilità di giudizio. Ma è pur vero che la dimensione nazionale, così come quella europea, è sempre presente nel nostro dibattito locale. Il 26 e 27 marzo si discuterà di giovani, anziani, pensioni. Guarderemo alle misure annunciate dal governo, cercando di capire in che modo incideranno in Lombardia. Renzi sta cambiando il modo di fare politica. Per la prima volta, dopo anni, non si parla solo di rigore e austerità. C’è già una discussione su come utilizzare parte del deficit per fare investimenti e allargare la domanda, con l’obiettivo di far ripartire i consumi. Detto ciò, questo è anche il governo che inserisce i tre anni senza causale nei contratti a termine, e che al momento non si è ancora pronunciato su come e quando ridurrà le forme precarie di accesso al lavoro. Gli argomenti sui quali confrontarci sono molto vasti. Di sicuro, non daremo a nessuno, né a questo, né ai successivi esecutivi, la possibilità di annoverare la Cgil come un’organizzazione conservatrice. La sfida che lanciamo alla politica è anzi sui contenuti del cambiamento.

Rassegna Il congresso rifletterà, dunque, sui cambiamenti necessari a rilanciare la Lombardia insieme al paese. Questa necessità riguarda anche la Cgil?

Baseotto Su questo argomento esporremo delle idee da sviluppare successivamente al congresso. Perché è vero: anche noi dobbiamo e possiamo cambiare per migliorare. In primo luogo, occorre riconfermare la centralità del territorio e delle camere del lavoro. Per farlo è necessario un decentramento delle funzioni e dei ruoli, dalla sede centrale della Cgil a quelle locali. Un ulteriore tema riguarda la ripartizione delle risorse. Noi siamo un’organizzazione assolutamente trasparente, i nostri bilanci si trovano sul web. Tuttavia occorre fare uno sforzo ulteriore, per rendere ancora più cristallino l’utilizzo e la suddivisione dei fondi al nostro interno. Con la crisi dell’occupazione e il calo delle retribuzioni, diminuisce anche la disponibilità economica su cui possiamo contare. Pensiamo che occorra un patto di solidarietà tra le nostre strutture. Per quanto riguarda lo strumento dei distacchi sindacali, ad esempio, deve essere molto chiaro chi ne ha la titolarità, come li utilizza, e con quale compensazione economica anche. Ecco perché proporremmo alla sede centrale della Cgil l’istituzione di un albo nazionale dei distacchi.

Rassegna Al congresso troveranno spazio anche questioni di carattere più generale?

Baseotto Sono convinto che siamo l’organizzazione di rappresentanza più democratica che calca il territorio nazionale. E forse anche europeo. Ma so anche che bisogna ancora rafforzare e articolare meglio le nostre regole di partecipazione, rendendole accessibili a tutte le categorie di lavoratori, partendo proprio da quelli che risultano meno visibili. Allo stesso modo, possiamo senz’altro iniziare una discussione sulle modalità di scelta dei nostri dirigenti, affinché siano più condivise. Anche la Cgil deve porsi il problema del ricambio generazionale. A patto che gli uomini e le donne scelti per il cambiamento non portino soltanto a un abbassamento dell’età anagrafica, ma anche idee concrete di rinnovamento. A partire dal nostro congresso, cominceremo a esaminare le forme attraverso le quali affrontare queste istanze. Una cosa, prima di tutte, deve però essere ben chiara: l’identità del sindacato, i nostri meccanismi di funzionamento, sono diversi da quelli della politica. In politica conta il voto degli elettori. Per quanto ci riguarda, la credibilità del gruppo dirigente della Cgil Lombardia non si risolve con la sua riconferma al congresso. La fiducia ce la giochiamo nei luoghi di lavoro, tutti i giorni. Ecco perché il nostro deve essere un cambiamento “non alla moda”, che badi poco ai titoloni sui giornali e molto alla sostanza.

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