Le multinazionali lasciano anche la Polonia 

Una delegazione di sindacalisti metalmeccanici polacchi è in visita a Varese per confrontarsi con i colleghi della Cgil. Visite alla Whirlpool e all'Agusta Westland: «Bisogna introdurre una contrattazione collettiva a livello europeo»

Alla domanda quanto guadagna in Polonia un operaio, Romuald Wojtkowiak, segretario dell’FZZM, il più grande sindacato metalmeccanico polacco, risponde: «600 euro... brutto, come paga base», dove brutto sta per lordo. Eppure le multinazionali, nonostante un costo del lavoro così basso, se ne vanno anche da lì, tanto che la disoccupazione in Polonia è al 13 %, di cui il 30% è costituito da giovani i quali lasciano in massa il loro paese.
La cara e vecchia Europa, se vuole fronteggiare la perdita di posti di lavoro, ha bisogno di disegnare una nuova strategia e una nuova visione anche a livello sindacale e la missione varesina della delegazione di venti sindacalisti metalmeccanici polacchi ha proprio questo scopo.
Le visite guidate alla Whirlpool di Cassinetta è all’Agusta Westland di Vergiate sono tappe quasi obbligate in un mondo produttivo che negli ultimi venti anni si è polverizzato, ma, almeno in Italia, è ancora nelle grandi aziende che il sindacato può disegnare una nuova stagione a livello europeo. «Loro sono qui per confrontarsi e capire attraverso un dialogo tra sindacati qual è il percorso migliore per la globalizzazione dei diritti » dice Umberto Colombo, segretario della Cgil provinciale.
Romuald Wojtkowiak e Malgorzata Laboda sanno benissimo che il dumping salariale rischia di minare alle fondamenta uno dei principi cardine delle organizzazioni sindacali, ovvero la solidarietà tra lavoratori del mondo intero. Lavorare a livello transnazionale servirebbe, dunque, ad evitare questa deriva letale. «Un anno e mezzo fa - spiega Fabio Ghelfi, della Cgil Lombardia - abbiamo sottoscritto un protocollo di intesa con il sindacato polacco per lo scambio di buone pratiche comuni. E la FFZM sta lavorando a un progetto con altri cento sindacalisti europei».

I due segretari, Colombo e Wojtkowiak (foto), hanno già iniziato scambiandosi le spillette delle rispettive organizzazioni, ma gli obiettivi del progetto sono molto più ambiziosi perché comprendono: una contrattazione collettiva a livello europeo, la messa in relazione dei parametri del bilancio europeo con il bilancio sociale, una normativa comune che gestisca i processi di riorganizzazione soprattutto delle multinazionali.
In Polonia i tempi di Solidarnosc e delle mobilitazioni dei cantieri di Danzica guidate nel 1980 da Lech Walesa sono ormai lontani. L’ubriacatura delle liberalizzazioni post-socialiste ha però accentuato le sperequazioni sociali e l’esigenza pressante di trovare un dialogo con il governo sui temi riguardanti la giustizia sociale. «Le tre grosse centrali sindacali - conclude Laboda - pochi mesi fa hanno organizzato una grande manifestazione a cui hanno partecipato oltre 250mila persone. Per il governo è il segnale che deve aprire un dialogo con noi e fare leggi a favore della gente». 

16/04/2014
Michele Mancino twitter @mimancio michele.mancino@varesenews.it

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