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Congresso 

Baseotto (Cgil Lombardia): Ue guarda a primato finanza

L’XI Congresso della Cgil Lombardia si apre guardando oltre i confini regionali e nazionali. Nella sala dell’NH Congressi Mirafiori di Assago, alla presenza di 619 delegati, Nino Baseotto, segretario generale uscente, parla di un’Europa sempre più lontana da quell’orizzonte sociale e politico egualitario, attento ai bisogni di cittadini e lavoratori. Ricordando l’esito del referendum sull’ingresso degli immigrati in Svizzera, "è una brutta pagina - afferma - per tutti. Non vorremmo che fosse un campanello d’allarme del successo della xenofobia e dell’intolleranza alle ormai prossime elezioni europee. Elezioni la cui importanza va colta, per evitare che prevalgano spinte qualunquiste e localiste, neofascismi e neonaziste". 
 
Il dirigente sindacale sottolinea che uno spettro si aggira per l’Europa: quello della disoccupazione. Nell’Unione ci sono 26 milioni di disoccupati, e il 30 per cento dei giovani che non trovano lavoro. In Italia si concentra il 42 per cento di disoccupazione giovanile, e una fascia crescente di anziani poveri. "Cose dette e ridette, ma vogliamo ripartire proprio da qui, per proporre un terreno di discussione per questo Congresso, per provare a fare insieme un viaggio tra dati di fatto, persone, parole, simboli, idee e proposte. Per contribuire a cementare un orientamento comune che ci aiuti ad assolvere alla grande responsabilità politica e sociale che la Cgil ha oggi e negli anni a venire, in ragione del nostro essere e voler rimanere un soggetto importante della rappresentanza sociale e del lavoro in questo Paese".

La crisi è una realtà che pesa sulla realtà economica e sociale della Lombardia, e i suoi drammi si riflettono sul Congresso. "In questi lunghi anni, se guardiamo anche alla crisi della politica, il quid che è mancato, la priorità che non è stata colta, è proprio il lavoro, la sua centralità e il suo valore. In Europa come in Italia, si è guardato altrove: al primato della finanza, alla logica avida dei pareggi di bilancio. Nell’Unione ha prevalso un’idea piccina di Europa, con poca politica e molti ragionieri, dove all’esigenza di una politica comune si è sostituita troppo spesso la confusa ambizione di tante politiche differenti. Un’Europa ancora troppo fragile sul fronte sindacale, dove la Confederazione europea dei sindacati è troppo spesso l’espressione di una sommatoria di organizzazioni. Siamo per questo impegnati a dare più forza alla Ces, perché un sindacato europeo più incisivo è la nostra prospettiva strategica".

(c.cri.)

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