La Lombardia virtuosa e in crisi 530 milioni in più di fondi europei
PER la Lombardia 530 milioni in più, da qui al 2020. Da Bruxelles arrivano buone notizie per la regione: se la tranche 2007-2013 dei Fse (Fondi strutturali europei) destinò 1,3 miliardi di euro al territorio, stavolta è andata meglio con quasi 1,9 miliardi. Aumento che vale il doppio se si pensa alla torta nel suo complesso: 347 miliardi per tutta l' Unione nel periodo precedente, scesi a 325 a questo giro dopo le pressioni di Germania e Inghilterra, che di aumentare i fondi non ne hanno voluto sapere. Perché questo premio? I criteri di ripartizione tenevano conto di quanto e come le varie regioni erano riuscite a spendere dei fondi scorsi, premiando le più "brave, e degli indicatori economici, aumentando le risorse per i territori dove la crisi ha avuto un impatto maggiore. La Lombardia è riuscita a utilizzare al meglio i soldi ma nello stesso tempo sta subendo più di altri il vento della crisi. «Anche se la ripartizione è attualmente al vaglio degli uffici tecnici del ministro per la Coesione sociale Carlo Trigilia», spiega Roberto Albonetti, direttore generale del settore Attività produttive, ricerca e innovazione della Regione, l' uomo che di fatto gestirà il grosso del flusso dei fondi Ue. Rispetto alla volta scorsa qualcosa si cambierà: la cabina di regia regionale sarà unica, coordinata da un solo ufficio del Pirellone, che a sua volta destinerà le risorse ai vari assessorati. Fine dei finanziamenti a pioggia - è l' intenzione - e focalizzazione su tre temi: lavoro, istruzione e innovazione. La fetta più consistente andrebbe al lavoro, e infatti si parla di un 43 per cento della somma destinato a politiche "laburiste". «Stiamo sperimentando la dote unica lavoro - dice l' assessore regionale Valentina Aprea - e nel farlo punteremo molto al risultato ottenuto, cioè la creazione di occupazione. E poi cercando allo stesso tempo di favorire la permanenza al lavoro, con la riqualificazione delle aziende e magari con un' aggiunta di finanziamenti per i contratti di solidarietà».
Finirà però la cassa integrazione in deroga pagata con i fondi europei. Notizia che non trova in disaccordo il sindacato. «Del resto quello strumento doveva essere qualcosa di eccezionale e non la norma - ragiona la segretaria regionale della Cgil Fulvia Colombini - . Andrà pensata una riforma degli ammortizzatori che comporti il versamento delle aziende stesse a un fondo ad hoc, come avviene per la normale cassa integrazione. Meglio utilizzare le risorse per creare del lavoro, non per le emergenze». C' è poi tutto un filone di obiettivi dedicato all' ambiente e all' economia sostenibile. «Pensiamo a quelle attività legate all' agricoltura sostenibile, in particolare le filiere no food - sottolineano Cgil, Cisl e Uil in un documento unitario - tra le quali una priorità andrà assegnata a quelle per la produzione di energie rinnovabili attraverso il riutilizzo dei reflui zootecnici e sotto prodotti delle lavorazioni agricole e agro industriali. Negli anni scorsi sono stati sostenuti economicamente gli impianti a biomasse che andrebbero invece contenuti per l' eccessivo uso di suolo». Il percorso che dovrà però mettere in fila nello specifico le aree di finanziamento con relative percentuali è appena cominciato. Comuni, province e organizzazioni sindacali stanno "emendando" le linee guida predisposte dalla Regione. Per marzo la prima bozza da presentare in Europa dovrebbe essere pronta, con la speranza di vedere i soldi veri e propri entro settembre 2014. «Le modalità attraverso cui le risorse verranno messe a disposizione delle imprese verranno definite nei programmi operativi attualmente in fase di predisposizione», aggiunge Albonetti. Ma lo schema probabilmente ricalcherà quello della volta scorsa: bandi apertie versamento dei fondi man mano che i progetti conformi avanzeranno rispetto agli scopi prefissati.
MATTEO PUCCIARELLI08 gennaio 20148sez. MILANO