Corriere della Sera 11 novembre 2014 - www.corriere.it

Patronati in bilico, mancano fondi

Intermediazione con l'Inps, mobilitazione contro i tagli della legge di Stabilità.   Lo Stato finanzia l'intero sistema con 430 milioni l'anno, però il risparmio è di 657

MILANO Oltre 143 mila pratiche per il riconoscimento di indennità di disoccupazione e maternità o assegni familiari; circa 83 mila relative al diritto alla pensione; 44 mila per l?accertamento di invalidità civili, per ottenere l?indennità di accompagnamento e i benefici riconosciuti ai disabili; più di 43 mila in assistenza a immigrati richiedenti il permesso di soggiorno; oltre 5 mila per ottenere dall?Inail l?indennizzo di infortuni e malattie professionali. È questo il bilancio dell?attività del 2013 dell?Inca (il patronato della Cgil, che copre quasi il 25 per cento dell?offerta regionale) in tutta la Lombardia: 459 mila fascicoli aperti e 443 mila conclusi positivamente. Ma ora, per tutti i patronati, è scattato l?allarme risorse: il taglio di 150 milioni di euro previsto dal disegno di legge di Stabilità ? denuncia il sindacato ? rischia di mettere in discussione «la stessa esistenza» dei patronati. Di tutti: anche quelli di Acli, Inas Cisl e Ital Uil, che infatti si sono mobilitati unitariamente contro i tagli. «In Lombardia, il sistema dei patronati agisce da ?intermediario? nei confronti dell?Inps almeno per il 90 per cento delle prestazioni ottenute dai cittadini», spiega Mauro Paris, coordinatore regionale dell?Inca Cgil. «Per intenderci ? prosegue ? i patronati del lavoro dipendente si sono fatti complessivamente carico della decisione unilaterale dell?Inps di rendere obbligatorio l?invio in forma telematica di tutte le domande di prestazioni di disoccupazione, ciò avveniva nel 2011 proprio nel pieno dell?imponente crisi occupazionale tuttora in corso e che porta per le sole prestazioni a sostegno del reddito, quasi mezzo milione di lombardi ogni anno nelle nostre sedi». Tra il 2010 e il 2013, per esempio, il solo Inca ha seguito le pratiche per oltre 3.000 «esodati», che hanno ottenuto il diritto alla pensione. E poi ci sono casi come quello della signora G.A., abbandonata dal marito (introvabile) con tre bambini, che si rivolge allo sportello di Segretariato sociale dell?Inca di Bergamo per fare la domanda per gli assegni familiari, dopo un primo no da parte dell?Inps perché «è necessaria l?autorizzazione dell?altro genitore». Solo dopo che i funzionari del patronato predispongono la richiesta di autorizzazione al giudice la domanda va a buon fine. Oppure c?è la vicenda di P.A., che rimasto vedovo con due figli minori fa domanda di pensione ai superstiti ma si scontra con il problema del «fermo delle competenze» dovute alla moglie dall?azienda per cui lavorava e del conto corrente a lei intestato. Di nuovo, a sbloccare tutto è l?intervento degli addetti presso un giudice tutelare, per l?accettazione dell?eredità a nome dei minori.Dal punto di vista economico, calcoli eseguiti dall?Inps rivelano che, delegando questi servizi ai patronati, le casse pubbliche risparmiano circa 657 milioni di euro all?anno, a fronte di un esborso di 430 milioni per il finanziamento, integrato da risorse immesse dalle organizzazioni promotrici per garantire il servizio al pubblico, comprese le persone non iscritte. «Per garantire lo stesso livello di servizio ? sottolinea Paris ? lo Stato dovrebbe aprire oltre 6 mila nuovi presidi».Ora le speranze di evitare il peggio sono aggrappate a un emendamento presentato alla commissione bilancio della Camera dall?onorevole Cinzia Fontana (Pd), firmato da 140 deputati e che sarà probabilmente votato questa settimana. 

Rossi Giampiero
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(11 novembre 2014) - Corriere della Sera

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