Corruzione
dipende dalla normativa 

Finanziamento dei partiti, organizzazione degli appalti, donazioni, regolamentazione del territorio, intermediazione-facilitazione tra domanda e offerta: il malaffare in Italia sta tutto scritto nelle norme. Bisogna cambiarle

di Roberto Romano

La corruzione e gli effetti economici del fenomeno sono temi che non hanno ancora un metodo consolidato d’indagine, studio e verifica comparativa. Il dibattito pubblico, in particolare quello giornalistico, stressa ed esaspera molti fenomeni di corruzione, così come quello delle tasse evase ed eluse da una parte della popolazione e delle imprese, ma la discussione meriterebbe ben altro spirito. L’esasperazione giornalistica degli scandali potrebbe avere lo stesso effetto del silenzio. Penso che ci siano realmente troppi luoghi comuni e tutti quanti siamo presi da facili pre-giudizi.

La prima cosa che andrebbe indagata è la normativa in essere, non tanto quella sanzionatoria “penale-civilistica”, ma quella che regola il funzionamento della macchina pubblica in senso generale. Pensiamo alla normativa sul finanziamento dei partiti politici, sulla struttura e sull’organizzazione degli appalti, sulle donazioni, sull’uso e sulla regolamentazione del territorio, financo sull’intermediazione-facilitazione tra domanda e offerta rispetto ad alcuni contratti realizzata da associazioni e professionisti. In via di principio è facile sostenere che la corruzione e il lavoro sommerso si annidano dove la normativa è complessa, farraginosa e spropositata rispetto alla materia.

Si pensi all’elusione fiscale. Questa è possibile tanto più la normativa si presta all’interpretazione dei presupposti d’imposta, dei redditi soggetti alla data aliquota, all’enorme numero di possibilità di dedurre e/o detrarre alcune poste di bilancio delle imprese e persino dell’imponibile delle famiglie. Potremmo persino spingerci fino ai meccanismi che regolano la pubblicità verso alcuni giornali e tv. Come si vede sono tante le materie che si prestano a fenomeni di corruttela ed elusione della normativa. Se proprio si dovesse suggerire una politica di aggressione alla corruzione e al sommerso, sarebbe più lecito pensare alla semplificazione normativa, più che alla trasparenza. Come si può intuire, non sono proprio sinonimi.

Spesso si legge che l’evasione fiscale in Italia è pari a 150 miliardi di euro, oppure che la corruzione vale non meno di 60 miliardi di euro. La Corte dei Conti è sempre stata molto attenta al fenomeno, ma la denuncia è legata alla manifesta e palese violazione della normativa nazionale nei capitoli indicati. Se però dovessimo impostare l’analisi prendendo in esame la normativa di altri paesi e potessimo fare una qualche armonizzazione della stessa, forse i risultati non sarebbero quelli che la stampa denuncia.

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