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Crisi
Lombardia, l'Europa è ancora lontana

Il Report della Cgil lombarda: "Le prospettive economiche della regione migliori di quelle del Paese, ma la distanza dalla media europea in termini di tassi di crescita rimane costante. Serve una nuova politica industriale e dell'occupazione"

Le prospettive economiche della Lombardia sono migliori di quelle del Paese, ma la distanza dalla media europea in termini di tassi di crescita rimane costante nel tempo così come la minore crescita rispetto alla euro-area. Lo comferma il Report di marzo 2015, a cura della Cgil Lombardia.

Secondo il sindacato, infatti, le previsioni invernali della Commissione Europea sulla crescita dell’Italia non sono migliorate rispetto all’autunno del 2014, confermandosi negativa per 0,5 punti di Pil. Per il 2015 le previsioni sono rimaste ferme a 0,6%, indipendentemente dai provvedimenti adottati dal governo. E, sebbene la produzione industriale della Lombardia manifesti una lieve crescita per il 2014, si conservano gli storici vincoli di struttura. Rimane dunque preoccupante “la continua contrazione della produzione di beni strumentali che più di altri qualificano la solidità del tessuto produttivo (-0,5%); una tendenza consolidata per tutto il 2014, mentre cresce la produzione di beni intermedi del 2,2% e quella di consumo dello 0,3%”.

Mercato del lavoro
Analizzando le informazioni sul flusso del mercato del lavoro dell’ultimo trimestre del 2014 (Unioncamere Lombardia), il saldo tra uscite e ingressi occupazionali è stato negativo per -1,1 punti percentuali, mentre il valore aggregato per tutto il 2014 è negativo di -1 punto percentuale. Se poi valutiamo l’intero periodo considerato da Unioncamere (2011-2014), il saldo è negativo per -2,3 punti percentuali. Utilizzando le informazioni sui livelli occupazionali della Lombardia dell’Istituto Arifl, non cambia la dinamica di fondo. La Lombardia rimane ancora distante dai livelli occupazionali del 2008 per almeno 150.000 unità. Il tasso di disoccupazione dovrebbe rimanere stabile per il 2015 all’8,4%: 8,9% per le donne e 7,6% per gli uomini. I disoccupati nel 2014 sono prossimi a 350.000, pari a un tasso del 9%. Si può senz’altro prevedere che l’evento Expo, che oggi rappresenta una variabile, porterà nuova occupazione, ma è ovviamente impossibile quantificare l’occupazione stabile che verrà prodotta.

Il licenziamenti
La crescita della mobilità (legge 223/91) tra il periodo gennaio-febbraio del 2014 e quello del 2015 è stata dell’85%. Un segnale di forte controtendenza rispetto al raffronto dello stesso periodo 2013-2014. Si può pertanto dedurre che la ristrutturazione del tessuto produttivo ha comportato maggiori licenziamenti e minori assunzioni. Con ogni probabilità nel 2015 avremo una crescita del flusso occupati-disoccupati a saldo zero. I provvedimenti del governo (Jobs Act) interverranno sulla tipologia dei rapporti di lavoro, non favorendo però nuova domanda di lavoro.

Cassa integrazione gennaio-febbraio 2015
La variazione della cassa integrazione della Lombardia tra gennaio-febbraio 2014 e gennaio-febbraio 2015 registra una variazione del -43,4%. Un miglioramento solo apparente, a fronte di una variazione, tra il 2008 e il 2014, del +475,4%. Andando oltre l’analisi di lungo periodo, si registra una contrazione della cassa ordinaria tra il periodo gennaio-febbraio 2014-15 del - 39,9%, del - 33,7% della straordinaria e del - 82,9% della cassa in deroga. La dinamica tendenziale, variazione percentuale della cassa integrazione sul corrispondente mese dell’anno precedente, registra un miglioramento del - 36,6%, mentre quella congiunturale, cioè la variazione sul mese precedente, del + 45,3%. La dinamica strutturale (2008-14) è impressionante: Lodi 969,1%, Mantova 867,9%, Milano 784,7%, Lecco 765,6%, Brescia 628,5%, Cremona 620,3%, Bergamo 569,%, Como 407,8%, Sondrio 407,7%, Pavia 265,7%, Varese 146,1%. Tutte le principali province della Lombardia per il periodo 2014-15 registrano un miglioramento dell’andamento della cassa integrazione, al netto della provincia di Varese che manifesta una crescita del 7,7%.

Per la Cgil Lombardia, dall’analisi dei dati, soprattutto per la cassa, “emerge un calo delle ore richieste rispetto allo stesso periodo dello stesso anno, ma con un aumento fra gennaio e febbraio di questo 2015, segno che la crisi strutturale permane”. Anche i dati occupazionali consolidano un saldo negativo. L’analisi delle tipologie di decreto, su base nazionale, mostra il pesante ricorso a contratti di solidarietà, mentre interventi che prevedono percorsi di reinvestimento e rinnovamento strutturale continuano ad essere irrilevanti.

Tutto questo – conclude il sindacato - mentre stanno entrando in vigore le modifiche degli ammortizzatori sociali, creando non poca confusione nel periodo di transizione. Nella sostanza, i deboli segnali di controtendenza rischiano di restare isolati se non si interviene sulla struttura stessa della crisi, mediante serie politiche industriali e di rilancio dell’occupazione”.

25 marzo 2015

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