La Repubblica 8 ottobre 2012

Previdenza

La pensione anticipata è un sogno. Per i lavori usuranti, respinte 8mila domande

Su 11mila richieste, solo in poco meno di mille hanno ottenuto l'assegno anticipato. Difficile raccogliere la documentazione richiesta, che quasi sempre risulta "insufficiente". Per l'ex ministro del lavoro, Cesare Damiano, "la legge è stata resa inefficace"

di PAOLO FREDIANI 

Regole stringenti, paletti severissimi, documenti impossibili da trovare. La pensione anticipata per chi svolge lavori usuranti è spesso un miraggio, un obiettivo irraggiungibile anche per chi ne avrebbe diritto.
Su 11mila domande presentate all’Inps tra novembre e giugno, quando è scaduto il termine per chi voleva beneficiarne entro il 2012, oltre 8mila sono state respinte. E, per quella data, solo 930 persone hanno effettivamente iniziato a ricevere l’assegno.
Poca cosa se si considera che nel 2011 a raggiungere il traguardo della pensione sono stati ben 235mila lavoratori.

Secondo quanto riferisce l’ente previdenziale guidato da Antonio Mastrapasqua, nella maggior parte dei casi le richieste di uscita anticipata non sono state accolte perché la documentazione allegata era insufficiente a provare che il lavoratore ha effettivamente svolto l’attività usurante.
Probabile che qualcuno abbia provato ad aggirare la legge, ma in molti casi si tratta di persone che al pensionamento anticipato avrebbero diritto. Eppure, si trovano nell’impossibilità di dimostrarlo.
«I problemi riguardano soprattutto il lavoro notturno nelle piccole aziende — commenta l’Inas, il patronato della Cisl — . Non è raro che queste società a distanza di anni non abbiano più tutta la documentazione sui turni dei loro dipendenti. Poi c’è il problema delle imprese fallite. Se un’azienda non esiste più recuperare i certificati richiesti può essere estremamente difficile».
In questi casi, si è cercato di porre rimedio allegando alle domande di pensionamento certificazioni postume dei datori di lavoro. Ma non sono state accettate.

«Dai dati forniti dall’Inps risulta chiaro che la legge è stata resa inefficace», commenta Cesare Damiano, ministro del Lavoro nel 2007 e padre della normativa sulle attività usuranti. «Per contenere le spese, che non dovevano superare i 250 milioni all’anno da noi stanziati, la Ragioneria dello Stato aveva previsto che la platea dei beneficiari dovesse essere di 5mila persone — dice l’ex ministro — . Ci ha imposto dei paletti che, alla prova dei fatti, si sono rivelati eccessivi. E non è raro che la Ragioneria pecchi per eccesso di prudenza. Se si considera che la legge non è stata attuata sino al 2011, a conti fatti negli ultimi anni lo stato ha risparmiato più di 750 milioni di euro. Denaro che sarebbe spettato a chi svolge attività usuranti».

Altro ostacolo sulla strada di chi avrebbe voluto andare in pensione in anticipo è la crisi economica, che ha costretto molte imprese alla cassa integrazione. La normativa in vigore richiede che il lavoratore abbia svolto attività faticose per sette anni nell’ultimo decennio, e per i 12 mesi precedenti la presentazione della domanda di pensionamento.
«Tra i beneficiari individuati dalla legge — commenta Mauro Paris, coordinatore dell’Inca Cgil lombardo — c’è chi ha svolto almeno 64 turni notturni. Ne servono 78 per ottenere lo sconto pieno. Il problema è che, con la cassa integrazione a livelli record, non si contano le società in cui nell’ultimo anno è stato impossibile raggiungere queste quote. È un’assurdità che i lavoratori che si trovano in queste condizioni siano penalizzati».

(08 ottobre 2012

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