Settanta economisti fra i firmatari del documento promosso dal Forum Cgil «Serve uno sguardo di lungo periodo per ritrovare la strada della ripresa»

12/03/2012 | Unita' |

Lettera aperta sull'Europa «Inefficaci le scelte anticrisi ripartire da equità e lavoro»

Il titolo, “Lettera aperta sulla crisi dell’Europa”, lascia intendere che siamo di fronte ad un documento di largo respiro. E in effetti i circa settanta economisti, che lo hanno messo a punto e firmato per primi, hanno cercato di sviluppare il ragionamento dal punto di vista più elevato possibile, operazione indispensabile se l’intento è quello di «sconfiggere la recessione, cambiare strada finché c’è ancora tempo».

Promossa dal Forum Cgil dell’economia, la Lettera è indirizzata alle massime istituzioni europee ed italiane. Una linea sbagliata. «Nel quinto anno della crisi globale più grave da quella del 1929 è l’analisi che apre la Lettera una drammatica prospettiva di recessione incombe sull’Europa mettendone a rischio non solo l’Euro ma anche il modello sociale e l’ideale della “piena e buona occupazione”. In tale ambito si è scelta la linea dell’austerità, del rigore di bilancio, con l’idea di contrarre il perimetro statale continuando a sperare che i privati aumentino investimenti e consumi, sulla base della fiducia indotta dalle immissioni di liquidità nel circuito bancario, a sua volta “sollecitato” ad acquistare titoli di stato europei». Insomma, «si è nuovamente scelta una politica monetarista e liberista». Senonché questa scelta appare inadeguata:«Non basta scommettere sulle aspettative dei mercati finanziari, degli investitori privati, delle banche, dei consumatori. Non è sufficiente puntare sulla “credibilità” dei governi. In Europa si sottolinea nel documento ne sono cambiati ben cinque in 18 mesi (Irlanda, Portogallo, Spagna, Grecia e Italia), addirittura con due governi tecnici sostenuti da larghe maggioranze. Ma la crisi dei governi nazionali è solo una delle tre crisi che si sovrappongono: restano da affrontare la crisi delle economie nazionali e la crisi dell’economia sovranazionale». In quest’ambito «le principali fonti statistiche istituzionali prefigurano per il 2012 un’Europa divisa fra Paesi in stagnazione e Paesi in recessione, senza alcuna ripresa dell’occupazione. Questa è una crisi di modello e occorre una riforma del modello per ritrovare la ripresa. Bisogna assumere uno sguardo più vasto, una prospettiva di lungo periodo. Nemmeno i Paesi europei in avanzo commerciale, nei prossimi anni, potranno contare su una “locomotiva” americana o cinese, tanto meno sulla capacità di assorbimento degli altri paesi europei». Per i firmatari della Lettera non c’è dunque molto da salvare delle attuali politiche anticrisi: «L’Europa non è stabile e non cresce. Il Patto di Stabilità e Crescita è certamente fallito, non perché non sia stato ben applicato, semplicemente perché non poteva funzionare. Il Patto di stabilità andrebbe non rafforzato, ma cambiato. Invece del solo indebitamento pubblico, i parametri vincolanti di riferimento dovrebbero comprendere il debito totale –somma del debito pubblico e privato il debito sull’estero e il saldo della bilancia dei pagamenti di ciascun Paese». Più in generale, «il nodo che oggi si pone in Europa sta nel decidere se il riequilibrio inevitabile avverrà attraverso la “depressione” (con una ricaduta regressiva e democraticamente pericolosa) oppure con lungimiranti scelte di cooperazione, rilanciando l’originaria spinta europeista». Da qui la proposta di «un nuovo modello in cui lo Stato e le istituzioni sovranazionali orientino i risparmi, gli investimenti e lo sviluppo. È necessario un programma di riforme appoggiato su una nuova politica economica, ispirata da una nuova idea di sostenibilità di lungo periodo, economica, sociale, ambientale e intergenerazionale. L’equità è la frontiera su cui orientare le scelte politiche nazionali e internazionali. Ridurre le disuguaglianze vuol dire crescere e crescere bene. Per questo, all’interno di un progetto di armonizzazione fiscale europea, ci vuole un riequilibrio dei singoli sistemi fiscali nazionali per aumentare la tassazione sulle grandi concentrazioni di reddito e di rendita, tassare le grandi ricchezze parassitarie e liberare le risorse private tenute imprigionate, aumentare la spesa e gli investimenti pubblici». Il gruppo degli economisti sottolinea infine come «bisogna ripartire dal lavoro. Bisogna realizzare piani di spesa pubblica per il lavoro e per gli investimenti a partire da quelli verdi, infrastrutturali, ad alta intensità tecnologica edi conoscenza finanziati con una tassazione ad hoc e anche in disavanzo, se necessario, tenendo insieme domanda e offerta».❖

Le prime adesioni Nicola Acocella, Massimo Amato, Silvano Andriani, Cristiano Antonelli, GiampaoloArachi,RobertoArtoni, Andrea Baranes, Salvatore Biasco, PaoloBosi, EmilianoBrancaccio, Nicola Cacace, Rosaria Rita Canale, Carlo Giannone, Aldo Carra, Gian Paolo Caselli, Sergio Cesaratto, Carlo Clericetti, Giuseppe De Marzo, Giancarlo De Vivo, Carlo Devillanova, Amedeo Di Maio, Maria Giuseppina Eboli, Luca Fantacci, Sergio Ferrari, Maurizio Franzini,Alfonso Gianni,AndreaGinzburg, Claudio Gnesutta, Donata Gottardi, Elena Granaglia, Michele Grillo, Paolo Leon, Riccardo Leoni, Antonio Lettieri, Stefano Lucarelli, Giorgio Macciotta,GiulioMarcon,PietroMasina, GerardoMerletto,GiacintogiàMilitello , Alessandro Montebugnoli,Ruggero Paladini, Daniela Palma, Laura Pennacchi,FabioPetri,PaoloPini, Felice Pizzuti, Silvia Pochini, Michele Raitano, Paolo Ramazzotti, Andrea Ricci, Gilberto Ricci, Massimo Ricottilli, Roberto Romano, Giorgio Ruffolo, Vincenzo Russo, Francesco Scacciati, Fabio Sdogati, Stefano Solari, Antonella Stirati, Francesca Stroffolini, Stefano Sylos Labini, Roberto Tamborini, Mario Tiberi, Federico Tomassi, Giuseppe Travaglini, Vincenzo Visco.

Marco Ventimiglia



Login
Webmaster CGIL Lombardia: Via Palmanova 22 - 20132 Milano | e-mail: cgil_lombardia@cgil.lombardia.it | telefono 39 02 262541 | fax 39 02 2480944 | CGIL LOMBARDIA Codice Fiscale : 94554190150 Web Privacy Policy e Cookies