In quattro mesi 31mila licenziati
La Cgil chiede un tavolo anticrisi

Crolla l’industria ad alta tecnologia dalle telecomunicazioni all'informatica. La cassa integrazione è aumentata del 4 per cento mentre la disoccupazione è al 7 per cento.

di ZITA DAZZI

Ogni giorno in Lombardia 264 persone perdono il lavoro. Nei primi quattro mesi dell’anno i licenziati sono stati esattamente 31.685, un record assoluto nei pur tremendi ultimi tre anni, quelli della crisi che ha tagliato le gambe all’industria regionale. I dati vengono da elaborazioni delle statistiche Inps fatte dal Dipartimento politiche contrattuali della Cgil Lombardia, che vede nero nel futuro dell’economia regionale. Rispetto al primo semestre di un anno fa, la cassa integrazione è infatti cresciuta complessivamente del 4 per cento e i licenziamenti del 25 per cento.

Tutta la regione soffre, in crisi soprattutto il settore manifatturiero e l’edile, il chimico, l’editoria e i trasporti, ma per la prima volta in modo pesante anche il commercio e i servizi. In provincia di Milano - dove l’industria pesante ha chiuso i battenti già da molti anni - ora a mettere gli operai in strada sono le grandi aziende delle telecomunicazioni e dell’informatica, i due settori che trainavano l’economia milanese. Italtel, Nokia, Siemens, Alkatel, Sirti, Agile, Bames: sono solo alcune delle imprese che hanno messo in mobilità il personale negli ultimi mesi. Centinaia di lettere di licenziamento di famiglie sul lastrico da un giorno all’altro.

«Milano e il suo territorio avevano la leadership nel settore ponti radio, informatica, nuove tecnologie e telecomunicazioni - denuncia Giacinto Botti della Segreteria della Cgil Lombardia - Adesso tutte le fabbriche della filiera sono in crisi, spariscono o si ridimensionano. C’è una crisi che riguarda la qualità del prodotto, gli investimenti, la specializzazione produttiva che non è più in grado di competere. Milano aveva 12mila addetti in questo settore, ma in tre anni se ne sono persi 3mila». Ma a penare in Lombardia è anche il settore edile e delle costruzioni con il 15 per cento delle imprese che ha licenziato 3mila lavoratori per cessata attività e 400 aziende con 35mila persone disoccupate o in cassa ordinaria.

Per la gravità della situazione, la Cgil ha chiesto un tavolo di confronto fra Regione, Governo e parti sociali, visto che il tasso di disoccupazione è arrivato al 7 per cento contro il 4,2 per cento del 2011. Il 75 per cento delle assunzioni, negli ultimi due anni, è fatta con contratti a tempo determinato. Il tessuto produttivo nel suo insieme - vale a dire l’impiego e la produzione - è calato di un quarto rispetto all’anno scorso. «Aumentano la precarietà e la disoccupazione giovanile - è l’analisi di Botti - La politica di compressione dei consumi contribuisce ad ammazzare l’industria, che nell’82 per cento dei casi produce per il mercato interno. Ma se si ferma la Lombardia, si ferma il Paese. Questo è bene ricordarlo e per questo che le istituzioni devono sedersi attorno a un tavolo per concordare un nuovo modello di sviluppo industriale e politiche a sostegno alla produzione industriale».

Sul sito della Cgil lombardia il rapporto descrive minuziosamente, settore per settore, provincia per provincia, quali sono i rami industriali in sofferenza e quante sono le ore di cassa integrazione dei primi sei mesi dell’anno (oltre 120 milioni). Un quadro a tinte foschissime, che per ora non lascia intravedere segnali di un’inversione di tendenza. Le richieste del sindacato sono chiare: «Lotta all’evasione e rilancio serio delle politiche industriali, col sostegno allo stato sociale e ai consumi che alimentino la produzione».

12 luglio 2012

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