CGIL Lombardia: seconda giornata del Congresso regionale, rappresentanza dei lavoratori migranti, sicurezza sul lavoro, situazione della ricerca (18 marzo)
 

Rappresentanza dei lavoratori migranti, sicurezza sul lavoro, situazione della ricerca in Lombardia: entra nel merito il dibattito nella seconda giornata del congresso della CGIL regionale, soprattutto attraverso gli interventi dei delegati.

Niane Ibrahima, funzionario FILLEA a Brescia, espone semplicemente due numeri: 631 i delegati al congresso, non più di 12 o 13 i delegati stranieri, nessuno dei quali inserito in una commissione congressuale. “Occorre coerenza – afferma – tra le affermazioni sulla carta e le scelte concrete”. E ancora, in occasione dello sciopero del primo marzo dei lavoratori stranieri, lamenta di aver visto una CGIL incerta nel porsi al loro fianco, in generale insufficientemente combattiva nel contrastare il lavoro nero e la pratica delle dimissioni in bianco utilizzata in edilizia per disfarsi del lavoro in esubero. Abbiamo giustamente parlato dei fatti di Rosarno, prosegue Niane, ma siamo sicuri che in Franciacorta o in Valtellina non vi sia un feroce sfruttamento dei lavoratori stranieri?

Di sicurezza del lavoro e inadempienze della Regione Lombardia parla Oriella Savoldi, della segreteria regionale, spiegando come la giunta di centrodestra sia solita non investire le risorse derivanti dalle ispezioni in progetti per la prevenzione, come sarebbe tenuta per legge. E spiega come la Regione, con l’accordo fra il ministro del Lavoro Sacconi e il segretario generale della CISL Bonanni, abbia avuto il via libera per divenire capofila di tutti gli enti titolati a garantire la sicurezza in Lombardia, incamerando per questa via le risorse INAIL.

Una Lombardia che non è virtuosa, come invece vorrebbe far credere la propaganda di Formigoni, viste le sanzioni comminatele dall’Unione Europea per la presenza di polveri sottili oltre la soglia prestabilita. Di ricerca parla invece Maria Pia Broglia, dell’ Erse (ente privato di ricerca di base sull’energia che fa parte della galassia Enel, con 400 addetti) tracciando il quadro dei centri in Lombardia, sia di base che applicata. L’età media dei ricercatori è di 49 anni, afferma Broglia, perché dopo qualche anno di precariato i giovani vanno in cerca di un’occupazione stabile, spesso all’estero. Nella ricerca di base l’Italia non esprime una “strategia paese”, ma segue le mutevoli mode. “Nel piano 2006-2008 – specifica la ricercatrice – ci siamo concentrati sull’idrogeno come combustibile alternativo al petrolio. Oggi ci occupiamo invece di sistemi di sequestro di CO2. Evidentemente non si conclude granché disperdendo in questo modo le forze”.

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