'considerateci lavoratori e non solo immigrati': appello ai sindacati




''Considerateci lavoratori e non solo immigrati'': appello ai sindacati

E' quanto chiedono gli stranieri secondo una ricerca svolta in Lombardia dalla Cgil. La segretaria regionale Camusso: ''Il lavoro viene visto come un'occasione di affermazione, ma poi non ci sono possibilità di carriera''


MILANO - "Considerateci lavoratori e non solo immigrati": è quanto chiedono gli stranieri ai sindacati secondo la ricerca "Siamo lavoratori", svolta in Lombardia dalla Cgil. "Il lavoro viene visto come un'occasione di affermazione e integrazione", spiega Susanna Camusso, segretaria regionale Cgil. Gli esperti della Gpf, società di ricerca incaricata dalla Cgil, hanno intervistato, nel 2007, 42 immigrati lavoratori della Lombardia, un piccolo campione considerato però "significativo". "Hanno espresso innanzitutto il concetto che sono lavoratori con gli stessi diritti e doveri degli italiani -sottolinea Susanna Camusso-. È emerso inoltre che con difficoltà riescono a fare carriera, anche all'interno di grandi aziende, nonostante il loro buon livello culturale".
Tensioni fra gruppi di immigrati e rapporti fra genitori e figli: sono gli altri due temi toccati dagli immigrati intervistati. "Ci hanno raccontato che si verificano sempre più spesso tensioni fra gruppi etnici -aggiunge Susanna Camusso-. E anche fra vecchi e nuovi arrivati". Nelle famiglie immigrate i rapporti fra genitori e figli sono spesso difficili. "I figli nati e cresciuti in Italia si trovano in bilico fra due culture -sottolinea Susanna Camusso-. Non appartengono più in pieno a quella d'origine, ma hanno problemi ad integrarsi in quella italiana". La ricerca sugli immigrati è stata presentata oggi durante la Conferenza di organizzazione della Cgil lombardia, che prosegue anche domani al teatro Carcano di Milano.
In Lombardia su 917mila iscritti alla Lombardia, circa il 6% sono immigrati, con punte del 20% nel settori edile, commercio e agricoltura. E qualcuno di loro ha anche fatto carriera nel sindacato. Come Ibrahima Niane, senegalese, 37 anni di cui 17 passati in Italia. Ha iniziato a lavorare coma manovale in nero, è riuscito ad ottenere il permesso di soggiorno con una delle sanatorie degli anni novanta è, dal 2004, è un funzionario del sindacato degli edili (Fillea) di Brescia.
"Il sindacato non riesce ancora a includere nella contrattazione nazionale e regionale le esigenze degli immigrati -spiega Ibrahima Niane-. Per esempio, per avere un lavoro in regola è necessario il permesso di soggiorno rinnovato, ma per ottenere quest'ultimo bisogna avere il certificato di idoneità dell'abitazione in cui si vive. Oltre ad essere un costo di circa 50 euro, questo certificato di idoneità diventa un problema per quei lavoratori che si trovano a vivere in condizioni precarie o in case in cui si condivide fra più immigrati la stessa stanza". Chi non ottiene il rinnovo del permesso di soggiorno per la mancanza dell'idoneità dell'abitazione perde il lavoro e non gli resta che rivolgersi al mercato nero. "Gli immigrati hanno alcune esigenze particolari, pur avendo anche gli stessi doveri e diritti degli italiani -conclude Ibrahima Niane-. Il sindacato in futuro dovrà fare uno sforzo in più per tutelarli". (dp)

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