Varese. sciopero 12 dicembre. la crisi non ha risparmiato nessuno


Lavoro - Parlano i segretari delle singole categorie sindacali. Nell'edilizia la crisi vera inizierà nel 2009

La crisi non ha risparmiato nessuno


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«Persino il settore chimico!». L'affermazione a metà tra lo sorpresa e la rassegnata constatazione è di Franco Stasi, segretario della Cgil di Varese. La recessione economica ha colpito tutto e tutti, anche la chimica, settore da sempre florido e quasi mai sfiorato dalle crisi. Nella sede della Camera del Lavoro di via Nino Bixio a Varese i segretari delle singole categorie fanno il punto della situazione.

Edilizia - «La crisi in edilizia - afferma Simona Ghiraldi, segretario della Fillea Cgil - non si è ancora manifestata del tutto, ma il calo delle vendite delle case ha fatto segnare nell'ultimo anno un meno 15 per cento. La crisi piena si manifesterà nel 2009, anche perché questa è una provincia che avendo una grande propensione al risparmio tende a tamponare i primi effetti negativi. In particolare siamo preoccupati per due aspetti: da una parte ci sono le piccole imprese edili che non possono accedere al credito anticipato; dall'altro ci sono i lavoratori che in questo settore sono perlopiù extracomunitari e in base alla legge Bossi-Fini il loro permesso di soggiorno è legato al posto di lavoro. Quindi con il lavoro perdono anche il diritto di stare in Italia. Si tratta di lavoratori e padri di famiglia. Se non si bloccano per due anni gli effetti della Bossi-Fini, per loro il 2009 sarà un anno molto difficile».

Commercio, terziario e turismo - «Nel nostro settore - spiega Lucia Anile, segretario della Filcams Cgil - ci sono molti contratti part-time, si tratta quindi di lavoratori con redditi già al minimo. La crisi li ha penalizzati ulteriormente, vuoi perchè si sono ridotti i consumi, vuoi perché non hanno garanzie e ammortizzatori sociali. Noi veniamo già da uno sciopero che ha portato in piazza 20 mila persone, in quell'occasione abbiamo ribadito il nostro «No» alla contrattazione separata. Ci sono degli aspetti come il lavoro domenicale, che ricordo essere un giorno di riposo, e i diritti degli apprendisti. Questa volta si sciopera anche per la democrazia sindacale e se c'è dissenso sulla politica generale del Paese, noi cerchiamo un'unità sindacale in nome dei diritti dei lavoratori».

Bancari- «Noi l'avevamo previsto e l'avevamo anche detto- dice Ludovico Reverberi, segretario della Fisac Cgil - . Ora qualche amministratore delegato sta iniziando a pagare. Non si capisce perché chi ha causato la crisi non debba pagarla. Siamo molto preoccupati per i lavoratori interinali e i contratti a termine. Con molta probabilità 90 su cento di questi lavoratori perderanno il posto. Molti istituti di credito hanno fatto ricorso al contratto di apprendistato che garantisce il nuovo assunto per almeno 4 anni. ».

Comunicazione - «Per i lavoratori della Rai - spiega Claudio Cauzzo, segretario della Slc Cgil - lo sciopero è anticipato di un giorno per garantire la copertura delle notizie il giorno dopo. Il nodo più importante sono i 4 mila tagli annunciati da Telecom. Un provvedimento che non riguarda solo i lavoratori tagliati ma anche i cittadini perché di fatto peggiorerà il servizio. Così se non funziona la linea telefonica bisognerà aspettare, alla faccia delle città cablate. Nel comparto grafico su 20 aziende del Varesotto sono solo tre quelle che non hanno chiesto la cassa integrazione. Si tratta di aziende importanti che da sempre stampano libri per la scuola, aziende di importanza europea. Stesso discorso per la cartotecnica».

Pensionati - «In provincia di Varese - spiega Florindo Riatti segretario dello Spi Cgil - saranno almeno 50 mila a chiedere la social card. L a gente affolla gli uffici del patronato della Cgil per poi sentirsi dire che non ne ha diritto. Questo governo ha fatto un provvedimento poco dignitoso, che crea molti problemi alla gente che per ottenere 40 euro in più deve fare la certificazione Isee, mentre quei soldi potevano essere inseriti nella busta paga con un'autocertificazione. Noi non scioperiamo perché siamo pensionati ma scenderemo in piazza in solidarietà dei lavoratori e dei giovani precari. Come pensionati è da tempo che diciamo che va recuperato il potere di acquisto delle pensioni che hanno perso dal 25 al 30 per cento».

Scuola - «Questo per noi è il terzo sciopero - dice Marinella Magnoni, segretario generale del Flc - se contiamo anche quello per l'università. I motivi per scendere in piazza sono molti. Innanzitutto i professori precari. Ci sono insegnanti di qualità che insegnano da dieci anni nelle scuole pubbliche e che a settembre saranno senza lavoro, grazie alla Legge Gelmini. Si stima che già dal prossimo anno si perderanno 685 posti di lavoro tra docenti e personale Ata. Chissa perché mentre si trovano i soldi per le scuole paritarie, quelle statali aspettano di avere ancora i soldi di due anni fa per pagare supplenze e attività aggiuntive. Le scuole sono così costrette a utilizzare i fondi di istituto. Il 12 dicembre i lavoratori della scuola saranno in piazza»




Martedi 9 Dicembre 2008
m.m.


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