Aborto, 7 medici su 10 obiettori


Repubblica, 29 febbraio 2008

"Aborto, 7 medici su 10 obiettori"

Sette medici su dieci in Lombardia sono obiettori di coscienza. E in molti ospedali, in provincia come in città, a Milano come a Sondrio, il numero dei ginecologi che si rifiutano di praticare le interruzioni di gravidanza arriva al cento per cento. Un rifiuto opposto non solo per gli aborti terapeutici, cioè quelli tra la dodicesima e la ventiduesima settimana di gestazione, i casi più difficili e dolorosi, ma per qualsiasi interruzione. Così la legge 194 viene disapplicata nella regione più ricca, più evoluta d´Italia. La denuncia è della Cgil Lombardia che, durante un convegno all´Università Statale, in via Festa del Perdono, racconta gli esiti di una ricerca sul campo, che ha coinvolto 67 grandi ospedali della regione.

La sindacalista Lella Brambilla, tabelle alla mano, davanti al ministro alla Famiglia Rosy Bindi, ai medici dei nosocomi lombardi, davanti a deputati e politici milanesi, spiegherà com´è la situazione per la 194, ospedale per ospedale. Ci sono casi particolari, come il San Carlo, dove gli obiettori sono 5 su 13, l´unico dove la percentuale è sotto il 50 per cento. Alla clinica Mangiagalli di via Commenda, noto tempio della ginecologia, gli obiettori di coscienza sono 46 su 70. Situazione, comunque, che garantisce alle donne che devono abortire di attendere meno che altrove. Molto meno, per esempio, rispetto al Niguarda, dove, sempre secondo l´inchiesta Cgil, su 20 ginecologi gli obiettori sono ben 17. Al San Paolo non fanno aborti 10 medici su 19. E poi ci sono posti come il San Raffaele, ospedale privato fondato da don Verzé, dove si fa la diagnosi prenatale, ma l´aborto non è praticato.

Casi così ce ne sono molti anche nella sanità pubblica. Come l´ospedale San Matteo di Pavia, o i presidi ospedalieri di Carate, Cernusco, Gorgonzola, Angera e Gallarate - per citarne solo alcuni - dove fa obiezione di coscienza il 100 per cento dei medici. Nell´intera provincia di Bergamo, tra gli Ospedali Riuniti e i presidi di Treviglio e Caravaggio operano solo tre ginecologi non obiettori. «La media regionale è di 66,7 ginecologi obiettori su 100 - spiega Lella Brambilla - Ma anche il 46 per cento degli anestesisti e il 31 per cento degli infermieri fa obiezione. Di conseguenza i pochi non obiettori vengono ghettizzati, la loro professionalità viene utilizzata solo per la 194. Una situazione che non molti possono tollerare a lungo, e spiega l´aumento percentuale degli obiettori. E a pagarne le conseguenze sono le donne, in barba alla legge».

Di 194 si è parlato anche al Pirellone, durante la discussione per la legge quadro sull´assistenza sociale e socio sanitaria. La maggioranza ha voluto inserire nel testo un riferimento alla «tutela della vita fin dal concepimento», nonostante le proteste dell´opposizione. Il centrosinistra è insorto: «Una frase pretestuosa e fuori contesto rispetto al welfare di cui si discuteva - dice Ardemia Oriani - . L´unica spiegazione è la volontà di Formigoni di attaccare in tutti in modi la 194. Noi chiediamo che la legge venga applicata, anche attraverso la somministrazione della Ru486 e la pillola del giorno dopo». Durissima anche la sinistra arcobaleno: «Una forzatura non necessaria - osserva Mario Agostinelli (Rc) - che aprirà dei contenziosi». La stessa 194 al primo articolo parla della «tutela della vita fin dal suo inizio», ma Luciano Muhlbauer (Rc) definisce la mossa della Regione «una vera e propria porcata».



(29 febbraio 2008)


http://www.repubblica.it

Login
Webmaster CGIL Lombardia: Via Palmanova 22 - 20132 Milano | e-mail: cgil_lombardia@cgil.lombardia.it | telefono 39 02 262541 | fax 39 02 2480944 | CGIL LOMBARDIA Codice Fiscale : 94554190150 Web Privacy Policy e Cookies