Scandalo santa rita parla lella brambilla, segretaria della cgil lombardia


SCANDALO SANTA RITA Parla Lella Brambilla, segretaria della Cgil Lombardia

Quando la sanità diventa un affare

RASSEGNA SINDACALE
Numero 24 anno 2008

IL CASO
E’la punta dell’iceberg. Ed è ciò che può succedere –certo a un livello massimo di turpitudine – in un sistema sanitario come quello lombardo, che ha elevato il mercato e i relativi profitti al ruolo di protagonista assoluto.
Non è tenera Lella Brambilla, della segreteria della Cgil regionale lombarda, nel commentare la terribile vicenda della clinica Santa Rita e dei suoi “pazienti oggetto”, che ha mostrato al paese come di malasanità si può soffrire e morire non soltanto al Sud. “A monte di questa filosofia – spiega la sindacalista – c’è una scelta politica della Regione che, con una delibera del 1996, ha deciso di accreditare tutte le strutture sanitarie private della Regione, senza porsi alcun problema rispetto ai possibili doppioni col sistema pubblico. Una scelta puramente ideologica: pubblico e privato sono uguali, la sanità è un ‘quasi mercato’ e quindi la libera competizione consentirà di elevare la qualità, e le strutture che lavorano meglio guadagneranno di più. I cittadini devono sempre poter scegliere tra pubblico e privato e tutte le spese devono sempre essere
coperte dal Sistema sanitario nazionale. È evidente che in un simile contesto, l’interesse economico finisce per prevalere su quello per la salute delle persone, e allora il malaffare può sorgere con una certa facilità”.


Rassegna Puoi fornirci qualche dato che spieghi come è cambiata in questi dieci anni la sanità lombarda?

Brambilla I dati più eloquenti sono quelli forniti dalla Corte dei Conti.
Tra il 2002 e il 2006 le strutture ambulatoriali private sono aumentate di 91 unità e quelle pubbliche sono diminuite di 17 unità; stessa tendenza per le strutture di ricovero: quelle pubbliche sono passate da 302 a 280 unità, quelle private da 435 a 652.

Rassegna Chi investe nella sanità?

Brambilla Prima le strutture sanitarie private erano, in genere, legate a un luminare e alla sua eccellenza in una determinata patologia (penso al caso di Veronesi). Con la scelta politica di cui abbiamo parlato hanno cominciato a investire massicciamente in questo settore finanzieri e addirittura imprenditori dell’acciaio. Ricordo ancora un articolo del Sole 24 Ore pubblicato alla fine degli anni 90, nel quale si poteva leggere che investire nella sanità comporta un introito netto del 16 per cento, che nessun tipo di attività può garantire. Con il sistema dell’accreditamento, inoltre, non c’è sostanzialmente alcun rischio d’impresa. Per questo diventa ancora più inaccettabile il caso Santa Rita: non bastano gli introiti che un simile sistema garantisce, ma si cerca la frode, si mette a repentaglio la vita delle persone per incassare ancora di più.

Rassegna In effetti il giro d’affarI della Santa Rita non era male…

Brambilla Certo che no. Ed era anzi in forte crescita: nel 2004 la Regione ha pagato alla struttura 30 milioni di euro per i ricoveri e 6 milioni per le attività ambulatoriali (soprattutto analisi); nel 2007 gli introiti per i ricoveri sono schizzati a 42 milioni, e quelli per le attività ambulatoriali a 11 milioni: cioè sono quasi raddoppiati.
Va anche detto che ora tutti parlano della vicenda del Santa Rita, ma ci si dimentica che gravi episodi sono accaduti anche in passato. Io credo che in Lombardia truccare le cartelle sia purtroppo una prassi assai diffusa .

Rassegna Di chi è la responsabilità dei mancati controlli?

Brambilla Il compito di controllare e verificare spetta alle Asl, attraverso i Noc, i nuclei operativi di controllo. Il problema è che spesso i controlli sulle cartelle sono solo burocratici, non entrano nel merito per verificare se sono gonfiate o se le prestazioni o gli interventi sui pazienti risultano adeguati ai diversi tipi di patologia.
Noi chiediamo alla Regione di mettere a punto modelli appropriati di controllo, con standard adeguati, in grado di tutelare davvero la salute dei cittadini. Siccome sono operazioni non facili, gli operatori dei Noc vanno specificamente formati per questi compiti.

Rassegna In un comunicato la Cgil lombarda auspica il ritorno alla cura per avvantaggiare la promozione della salute e non la malattia. Cosa vuol dire in concreto? Abbandonare il sistema di rimborso che si basa sulla remunerazione per prestazione?

Brambilla Com’è noto il sistema di finanziamento della sanità funziona a prestazione (il cosiddetto Drg, Diagnosis-related group, sistema di classificazione dei ricoveri ospedalieri che si basa sull’erogazione da parte dello Stato di risorse definite alla fine di una determinata diagnosi, ndr). Un sistema che induce a produrre sempre più prestazioni, anche selezionando quelle più remunerative. Mi chiedo, e la domanda non vale solo per la Lombardia: con un privato così aggressivo questo sistema è ancora efficace? È giunta l’ora di mettere in discussione questo modello. Penso che assegnare un preciso budget alle singole strutture potrebbe servire a responsabilizzarle. È vero che il drg esiste in Usa e Gran Bretagna, ma lì a vigilare con estrema forza sono le assicurazioni private.

Rassegna Torniamo alla Lombardia. Cosa chiedete in particolare alla Regione?

Brambilla Intanto che venga bloccato l’accreditamento delle strutture private. Quanto alla vicenda della Santa Rita, innanzitutto vanno tutelati i pazienti ricoverati, visto che è stata sospesa la convenzione con la Regione: è chiaro che nessuno di loro dovrà pagare un solo euro di tasca propria.
Poi ci sono i lavoratori. La Cgil ha chiesto che venga nominato un Commissario per seguire questa frase critica e garantire il pagamento degli stipendi a tutti gli addetti.

STEFANO IUCCI

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