Legge 194. lombardia, obiezione per 7 ginecologi su 10


Corriere della Sera, 29 febbraio 2008

In dieci strutture i medici del settore sono tutti obiettori

Lombardia, obiezione per 7 ginecologi su 10

È il risultato di una ricognizione fatta su 67 grandi ospedali regionali e resa nota dalla Cgil Lombardia. «Chi non lo fa è ghettizzato»


Negli ospedali lombardi quasi sette ginecologi su dieci sono obiettori di coscienza e si rifiutano di praticare l'interruzione di gravidanza prevista dalla legge 194. È il risultato di una ricognizione fatta su 67 grandi ospedali regionali e resa nota dalla Cgil Lombardia a un convegno promosso dal sindacato all'Università statale dal titolo «194. Una legge Giusta». Secondo l'indagine, su 546 ginecologi, gli obiettori sono 364, i non obiettori 146. In dieci ospedali i ginecologi sono tutti obiettori: sono quelli di Treviglio/Caravaggio (Bergamo), Iseo (Brescia), Cantù e Mariano Comense (Como), Merate (Lecco), Sant'Angelo Lodigiano (Lodi), Cernusco sul Naviglio e Gorgonzola (Milano), Policlinico San Matteo (Pavia), Angera e Gallarate (Varese). Ci sono poi realtà dove i non obiettori sono in numero decisamente minoritario: l'ospedale di Como ha un solo non obiettore su 16, nel vicino ospedale di Mariano Comense non ce sono. Stessa situazione a Sondrio, dove i non obiettori sono 2 su 10.


«GHETTIZZATI» - In questa situazione - secondo la sindacalista Lella Brambilla - i pochi non obiettori sono ghettizzati e la loro professionalità di ginecologi viene utilizzata solo per le interruzioni di gravidanza. Cosa che spiegherebbe l'aumento continuo degli obiettori. «Alla fine a pagare le conseguenze sono le donne, in barba alla legge 194» denuncia Brambilla. Per Michele Grandolfo (Istituto Superiore di Sanità) «è una balla che la 194 non abbia funzionato, ma avrebbe funzionato ancora meglio se fosse stata attuata la legge 34 del 1996 che fissava il numero di consultori in uno ogni 20 mila abitanti, e se fosse stata applicata la legge obiettivo materno infantile del 2000». Ma «tutto il polverone» di questi giorni maschera, secondo Katia Zanotti (Sinistra Arcobaleno), «una vera crociata contro l'autonomia della donna e la sua libertà di scelta, fatta da una certa parte politica che si fa dettare l'agenda dalle gerarchie ecclesiastiche».


LETTERA-APPELLO - Se per Zanotti, «applicare la 194 non vuol dire associazioni "pro life" dentro i consultori per fare opera di convincimento contro le interruzioni», secondo Susanna Camusso, segretario generale Cgil Lombardia, «il principio della privacy impedisce che nel rapporto fra medico e paziente si intromettano le associazioni ideologiche». E «se a ricorrere troppo all'aborto sono le donne e le coppie povere, allora si risolva il problema della povertà delle famiglie con le politiche economiche, non attaccando i diritti delle donne». In conclusione dell'incontro si è formata una lunga coda per firmare una lettera-appello di Mauro Buscaglia, primario dell'ospedale San Carlo, dove si chiedono sette interventi: garanzia di un numero congruo di consultori con medici non obiettori; prescrizione gratuita di contraccettivi; presenza di mediatrici linguistico-culturali per le immigrate; che sia allargata la scelta di contraccettivi; che gli operatori dispongano di fondi specifici; programmi di educazione sessuale nelle scuole; promozione delle tecniche più moderne, come l'uso della Ru486.


29 febbraio 2008

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