“NON E’ NÉ MODERNO NÉ INNOVATIVO USARE LA LOMBARDIA COME GRIMALDELLO PER FAR SALTARE GLI ACCORDI E I CONTRATTI NAZIONALI”.

DICHIARAZIONE DI NINO BASEOTTO SEGRETARIO GENERALE DELLA CGIL LOMBARDIA.

La Cgil Lombardia nei giorni scorsi ha fatto pervenire alla Giunta regionale le proprie osservazioni e proposte in merito al progetto di legge regionale “Misure per la crescita, lo sviluppo e l’occupazione”.

Si tratta di rilievi critici e di precise proposte di modifica al Pdl presentato.

A questo proposito il Segretario generale della CGIL Lombardia Nino Baseotto dichiara “mi auguro che la Giunta riveda in profondità la sua proposta perché così proprio non va!

Anzitutto ci vuole rispetto per l’autonomia e per le prerogative delle parti sociali, sia che si tratti di formazione continua e fondi interprofessionali, sia che si affronti il tema della contrattazione di secondo livello.

Bisognerebbe esercitare sempre la responsabilità istituzionale che compete ad ogni Regione, a maggior ragione alla più importante Regione italiana: che senso ha, infatti, presentare oggi un progetto di legge su materie che sono oggetto di un delicato e difficile confronto nazionale tra governo e parti sociali? Perché la Regione, nonostante le ripetute richieste e sollecitazioni nostre e di molti altri, ha ritenuto di intervenire solo ora su temi quali la contrattazione e il mercato del lavoro?

A questo punto sarebbe ragionevole attendere ancora poche settimane e fare, eventualmente, una legge regionale che tenga conto delle possibili novità che scaturiranno dal confronto con il governo.

Altrimenti questa fretta postuma fa pensare che si voglia entrare a gamba tesa nella trattativa nazionale per condizionarne gli esiti, se non addirittura per far saltare il banco.

Se così fosse la Regione farebbe un pessimo servizio al Paese e agli stessi cittadini e lavoratori lombardi.

Sulla contrattazione poi, sarebbe bene evitare di sostenere le scelte nazionali a Roma, e poi fare l’opposto in Lombardia.

Cgil Cisl Uil hanno firmato, lo scorso 28 giugno, con Confindustria un accordo interconfederale che stabilisce, tra le altre cose, che sono i CCNL a definire ambiti e materie della contrattazione di secondo livello.

Il ministro del Lavoro del precedente governo pretese di inserire nell’ultima manovra economica l’articolo 8, che di fatto ribalta e nega l’accordo interconfederale, stabilendo che possono essere fatti accordi aziendali o territoriali in deroga a contratti e leggi nazionali.

Che senso ha scrivere nel progetto di legge che la Regione “sosterrà anche economicamente” la definizione di accordi aziendali o territoriali stipulati sulla base del famigerato articolo 8? Non serve essere maliziosi per capire che questo non è un caso, e che certi commenti entusiastici verso questa proposta sono inopportuni, oltre che denotano una stupefacente amnesia su quello che i tre sindacati confederali hanno sottoscritto con Confindustria.

E, per favore, la si smetta con il vecchio ritornello di chi sarebbe contrario ad innovare. Non trovo né moderno né innovativo usare la Lombardia come grimaldello per far saltare gli accordi e i contratti nazionali. Anzi!

Considero vecchio e regressivo, sul piano della civiltà non solo giuridica, proporre l’istituzione dell’ “indennità di terminazione” (parola infausta e fortemente evocativa). E’ pura barbarie pensare che un lavoratore debba consegnare - rinunciando a ricorrere in sede giudiziale per eventuali controversie - condizioni di lavoro, diritti e destino nelle mani del datore di lavoro, in cambio di un’elemosina mensile.

Tutto questo con buona pace della Lega Nord che approva questo provvedimento in Lombardia, e poi a Roma finge di difendere le pensioni e l’articolo 18.

Il trasformismo padano a me non piace, così come quello romano”.


Sesto San Giovanni 8 febbraio 2012

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