Sanità: cgil, cisl, uil su dpcm lea.

fonte: Dalla Conferenza delle Regioni

Newsletter Regioni.it n. 1137 del 30 aprile 2008.

Cgil, Cisl e Uil hanno espresso, in un documento unitario, http://www.regioni.it/mhonarc/details_news.aspx?id=140471 le loro valutazioni sul Decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri (DPCM) “Nuova definizione dei Livelli Essenziali di Assistenza sanitaria (LEA)”. “La nuova definizione dei LEA- scrivono i sindacati nel loro documento - è stata “costruita” con un lungo percorso di elaborazione e di confronto che si è svolto a livello istituzionale (fino al raggiungimento dell’Intesa Stato Regioni) e con il Sindacato confederale. Si tratta di un provvedimento largamente condivisibile: può dare alla programmazione regionale e locale un punto di riferimento più forte, per favorire i processi di riorganizzazione dei servizi sanitari e sociosanitari, rispondendo in modo appropriato alla domanda di salute e di cure dei cittadini e alle trasformazioni intervenute in questi anni. Tuttavia il Decreto non basta, dovrà ora essere completato con gli strumenti adeguati a favorire l’uniformità nella diffusione dei Lea in tutto il paese e la loro reale esigibilità. In particolare bisognerà definire: indicatori di offerta (e standard organizzativi). Per applicare e rendere esigibili i Lea servono, con le dovute flessibilità per adattarli ai diversi contesti locali, indicatori di offerta e standard organizzativi di riferimento (dei servizi, del personale, target di utenza % su popolazione, ecc.); indicatori di risultato: capaci di dimostrare quanto la salute dei cittadini sia influenzata dall’organizzazione sanitaria e quanto sia determinata da altri fattori (istruzione, reddito, ecc.);interventi sulle liste di attesa tra gli strumenti per la reale esigibilità dei LEA devono essere compresi i provvedimenti relativi alla riduzione e al rispetto dei tempi di attesa delle prestazioni sanitarie. Si tratta ora di avviare il confronto con il nuovo Governo e con le Regioni, al fine di dotare il “pacchetto” dei Lea degli strumenti necessari per la loro reale applicazione e concreta esigibilità in tutto il territorio nazionale, garantendo in primo luogo le risorse necessarie. Le criticità – scrivono Cgil, Cisl e Uil – riferibili ai tre macro livelli di assistenza stabiliti dal DPCM: (Prevenzione collettiva e sanità pubblica, assistenza distrettuale e assistenza Ospedaliera. Per quanto riguarda il livello di assistenza prevenzione collettiva e sanita’ pubblica è significativa l’area di intervento relativa alla sorveglianza, prevenzione e tutela della salute e della sicurezza nei luoghi di lavoro. Si tratta di garantirne l’effettiva attuazione e per questo occorrerà un confronto per rendere esigibile questo Lea, anche in relazione all’applicazione del Testo Unico in materia, appena approvato. Per quello che concerne invece il livello di assistenza distrettuale e in particolare l’assistenza sanitaria di base e la continuità assistenziale i sindacati sottolineano che gli accordi per la Medicina Generale si dovranno uniformare al Lea. In particolare per garantire: la continuità assistenziale nelle 24 ore, studi associati dei medici di base nell’ambito del distretto sociosanitario, la figura unica del Medico delle cure primarie (con superamento delle attuali diverse figure mediche). Nell’ambito invece dell’assistenza specialistica ambulatoriale alcuni articoli (il 15 e il 16), e lo stesso “nomenclatore delle prestazioni” rappresentano ancora un punto interrogativo sul versante della copertura economica. Analogo ragionamento riguarda anche la parte relativa all’assistenza protesica che dovrà attendere l’emanazione del DM che fisserà le nuove tariffe, anche qui per la valutazione dell’impatto economico. Significative e apprezzabili sono le disposizioni circa la prescrivibilità di prestazioni odontoiatriche per “categorie vulnerabili” e per i minori 0 14 anni, la cui attuazione – sottolineano i sindacati -concreta dovrà essere seguita attentamente. Gli articoli sull’assistenza Territoriale domiciliare, semiresidenziale e residenziale sono molto importanti ed innovativi. Vengono previste (art 21) Linee di indirizzo, da emanarsi con specifico atto intesa Stato Regioni, per realizzare l’integrazione socio sanitaria, sulle quali diventa importante anche il confronto con il Sindacato. Ci sono però alcune criticità che riguardano la quota di finanziamento stabilita a carico del Ssn per le prestazioni dell’area integrazione socio sanitaria. Non è infatti prevista una variazione alla quota percentuale di spesa a carico del Ssn o dei Comuni (e degli utenti), rispetto alle norme vigenti. Il rischio di ciò è che la classificazione in diversi livelli di intensità assistenziale, produca differenziazioni anche in termini di compartecipazione. Tanto più che queste prestazioni sono disciplinate ed erogate con modalità diverse tra le Regioni, ivi comprese le modalità di compartecipazione alla spesa. Va però considerato che lo sviluppo e la realizzazione di quanto previsto nel DPCM, in materia di assistenza socio-sanitaria, è parzialmente condizionato da due ulteriori interventi: la definizione dei corrispondenti Livelli Sociali e il loro relativo finanziamento; l’approvazione della legge sulla non autosufficienza con relativo Fondo adeguatamente finanziato. Infine sul fronte dell’assistenza ospedaliera lo spostamento di alcune prestazioni chirurgiche, oggi svolte in day Surgery, all’area delle prestazioni ambulatoriali richiede che i servizi ambulatoriali siano adeguatamente organizzati al fine di garantire le “nuove” prestazioni Inoltre, tali prestazioni, attualmente esenti, sarebbero assoggettati al pagamento del ticket. Trattandosi di prestazioni chirurgiche, è necessario confermarle nell’ambito delle prestazioni esenti dal pagamento del ticket.

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