Il ministro sacconi traccia il profilo della politica sanitaria nel programma del governo.

fonte: Dal “Sole 24 ore Sanità” n. 23, del 10-16 giugno 2008

Il governo pensa ad un welfare delle opportunità che intervenga nel ciclo di vita complessivo delle persone e del loro bene-essere. In Italia, più che altrove, è indispensabile coniugare questo modello a una rigorosa attenzione al rapporto costi-benefici. La spesa sanitaria è caratterizzata da un grave dualismo in termini di “resa”, con una profonda frattura Nord-Sud, c’è il meglio ed il peggio che si possa trovare in un paese industrializzato; il problema è razionalizzare questa spesa. Serve un benchmark di quantità e qualità dei servizi da garantire omogeneamente in tutto il Paese, per questo si rafforzerà la governance del Ssn, attraverso un metodo di coordinamento aperto, con il contributo delle Regioni più efficienti. Il Patto per la salute va applicato interamente, come finora non è accaduto; le sanzioni non sono un deterrente credibile, servono strumenti di accompagnamento più robusti per le regioni che sono indietro, attraverso le regioni più efficienti. Il problema è razionalizzare la spesa sanitaria ed il divario Nord-Sud è la priorità delle priorità. Proprio perché siamo alla vigilia del federalismo fiscale è necessario fare chiarezza nei conti della sanità. Il federalismo fiscale non sarà punitivo verso i più deboli, garantirà a tutti il 100% la copertura dei livelli di assistenza, ma responsabilizzerà le regioni più deboli. Le sanzioni del federalismo fiscale saranno ben più robuste di quelle del Patto per la salute. La sanzione fiscale ha un limite, dopo di che deve esserci il fallimento politico, col commissariamento, le elezioni e l’ineleggibilità degli amministratori falliti. La collaborazione tra pubblico e privato, l’outsourcing, il project financing devono essere funzionali alla creazione di qualità; il problema è che talvolta il privato ha assunto le stesse caratteristiche di inefficienza del pubblico. Sarebbe un grave errore se anche dal privato venissero motivi di inefficienza. In una logica federalista è giusto riconoscere alle autonomie regionali modelli flessibili di auto organizzazione: fondazioni, società per azioni, ecc… per gestire gli ospedali; gli strumenti dipendono dalle caratteristiche del territorio. La figura monocratica del DG s’è rivelata in sé positiva, ma dovranno essere cambiati i criteri di nomina, è necessario fissare criteri e requisiti per evitare un’eccessiva discrezionalità.

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