I dati della Cgil Lombardia sulla crisi: la ripresa produttiva non si traduce in rilancio dell’occupazione.  (» Report gennaio 2016)

Dichiarazione di Massimo Balzarini della Segreteria della CGIL Lombardia

“Secondo i dati forniti dall’Agenzia regionale formazione istruzione e lavoro (Arifl) e rielaborati dal Dipartimento politiche contrattuali della Cgil Lombardia, il PIL nazionale è in lieve recupero ma si mantiene distante sia in valore assoluto che in tasso di crescita da Francia, Germania, Regno Unito e Spagna.
Anche la Commissione Europea prevede una crescita inferiore a quella indicata dal governo nella Legge di Stabilità; un dato che ha indotto la Commissione a posticipare l’accettazione delle flessibilità introdotte nella Legge di Stabilità. Si tratta di 1 punto percentuale di PIL che potrebbe condizionare la formazione del Bilancio dello Stato per il 2017, già appesantito dalle clausole di salvaguardia ormai prossime a 35 miliardi di euro. A sottolinearlo è Massimo Balzarini, della segreteria della Cgil Lombardia. Da questa analisi generale il sindacato ha tratto alcune conclusioni anche sullo stato dell’economia italiana e lombarda.
Secondo le ultime rilevazioni Istat in Italia il reddito delle famiglie - prosegue Balzarini - è salito dell’1,5% rispetto al 2014, ma la propensione al risparmio, che è reddito non utilizzato, è in aumento dello 0,9%, salendo a 9,5%.
La propensione al risparmio aumenta ogni volta che si manifesta una forte incertezza nel futuro, non a caso i consumi aumentano dello 0,4%, cioè una frazione rispetto alla crescita del risparmio, nonostante la pressione fiscale sia rimasta sostanzialmente stabile e per alcuni versi in contrazione: 41,4%.
L’inflazione dell'Eurozona rimane molto bassa: a dicembre è stabile a 0,2%, rispetto al mese di novembre.

Per quanto riguarda la Lombardia, dice ancora il sindacalista della Cgil, sebbene in termini assoluti e aggregati rimanga la regione comparativamente più solida tra quelle italiane, il confronto europeo è molto meno positivo.
Il valore aggiunto per addetto della Lombardia è una frazione di quello medio di molte province europee.
Possiamo sostenere che siamo andati meglio di altri paesi europei e dell’Italia in particolare, ma la differenza di produttività determina un’ulteriore contrazione dell’attività produttiva.

La disoccupazione nella nostra regione risulta in calo, e ha raggiunto il livello del 6,7% contro il 7,7% del trimestre precedente (-1), un valore in diminuzione dello 0,8% anche rispetto al III° trimestre del 2014, quando il tasso di disoccupazione era al 7,5%. Nello stesso trimestre la disoccupazione in Piemonte è al 9,2% (-0,7 tendenziale), in Veneto al 7,0% (+0,3) e al 6,7% in Emilia-Romagna (-0,6).
In Italia nel terzo trimestre 2015 il tasso di disoccupazione è pari al 10,6%, -1,2 punti percentuali in confronto a un anno prima; la riduzione riguarda sia gli uomini sia le donne, l'indicatore è pari al 10% per gli uomini e all’11,4% per le donne.

L’occupazione, dunque, sebbene in ripresa, si mantiene al di sotto dei livelli precrisi, e l’aumento della produzione industriale non è accompagnato da un aumento dell’occupazione, quindi non si traduce in nuova occupazione, e tantomeno diventa “buona occupazione”.

Un dato interessante da considerare, conclude la sua analisi Massimo Balzarini, è quello della durata dei contratti in Lombardia: i rapporti di lavoro aperti fra gennaio 2012 e settembre 2015 e non conclusi sono il 56,6%, comprendendo in questi anche i rapporti recenti che si sono aperti nel settembre 2015.
Ne consegue che anche il contratto a tempo indeterminato, ha in realtà una durata media breve. I contratti stipulati negli ultimi cinque anni hanno avuto una durata inferiore ai due anni in più del 50% dei casi”. 

Milano 14 gennaio 2016

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