Censis. salute regionale sempre più diseguale.

fonte: Dal “Sole 24 ore Sanità” n. 48, dell’11-17 dicembre 2007

Dall’ultimo Rapporto Censis (il 41°) emergono molte disuguaglianze nell’offerta sanitaria tra le regioni, con il Sud che si allontana sempre più dal Centro-Nord, non solo per il livello delle cure, ma anche per le condizioni di salute dei propri residenti. Il federalismo non ha prodotto finora risultati significativi nel recuperare il divario territoriale. L’unico dato positivo della “devolution sanitaria” è l’aumento della governance del sistema, con rapporti sempre più stretti di collaborazione tra il governo centrale e le regioni. C’è un “gradiente” negativo Nord-Sud, con un tendenziale peggioramento della situazione della salute dei cittadini residenti, spostandosi verso le regioni del Sud, e questo nonostante la struttura per età della popolazione, che determina un peggioramento degli indici di morbosità e mortalità al Nord ed al Centro. Di fronte al rapido invecchiamento del Sud diminuisce la significatività della variabile demografica, mentre acquistano peso altre determinanti legate alla prevenzione, più diffusa al Nord e la crescente omologazione del Sud rispetto a stili di vita a rischio e problemi di impatto ambientale. In questo quadro risulta decisivo l’assetto dell’offerta e l’indicatore realizzato dal Censis mostra ancora una variazione in negativo passando da Nord a Sud. Nella classificazione del Censis sulla base dell’indicatore dell’offerta sanitaria (che considera diversi aspetti: la valutazione dell’utenza, l’offerta ospedaliera, la mobilità ospedaliera e l’assistenza territoriale), al primo posto si colloca l’Emilia Romagna con 67,6 punti, seguono la Toscana con 62,9 il Veneto con 55,0 e la Lombardia con54,6; all’ultimo posto la Calabria con 9,8 preceduta dalla Campania con 13,8 dalla Sicilia con 14,7 e dalla Puglia con 15,4. Se si considera invece l’indicatore di salute (che tiene conto di: speranza di vita, mortalità, stili di vita, autopercezione dello stato di salute, prevenzione, morbosità) al primo posto si colloca il Trentino con 74,9 seguito dal Veneto con 59,1 dal Friuli V.G. con 58,7 e dalla Lombardia con 55,6; all’ultimo posto c’è la Sardegna con 37,9 preceduta dalla Sicilia con 38,7 dalla Basilicata con 39,0 e dalla Liguria con 41,9. I livelli di offerta sembrano ricalcare quelli della situazione socio-economica e non appaiono in grado di mitigare gli effetti della differenza delle condizioni iniziali di partenza, creando una sorta di effetto di rinforzo, a ulteriore testimonianza dei problemi di equità nell’accesso alle cure e nell’esercizio del diritto alla salute dei cittadini del Sud.

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