Legge 194: il consiglio di stato respinge il ricorso della regione lombardia.

fonte: CGIL Lombardia

Dalla Cgil Lombardia. Comunicato stampa dell’8 ottobre 2008.

Dichiarazione di Nino Baseotto segretario generale della Cgil Lombardia.

Legge 194: il consiglio di stato respinge il ricorso della Regione Lombardia.

Il Consiglio di Stato, con l’Ordinanza numero 5311/2008 del 7ottobre, ha respinto il ricorso presentato dalla Regione Lombardia contro la precedente ordinanza del Tar sulla legge 194. A maggio il Tar regionale aveva infatti accolto le ragioni di un gruppo di medici e della CGIL Lombardia che avevano chiesto di censurare le Linee Guida imposte dalla Regione ai medici e alle donne. Il Tar aveva dichiarato che la Regione non poteva stabilire vincoli, frapporre ostacoli, condizionare la libera scelta delle donne e che i medici erano tenuti al rispetto della legge (la 194, appunto) e del codice deontologico. Il Tar aveva anche giudicato fondate le ragioni di urgenza e sospeso gli effetti della disposizione regionale, rinviando alla discussione di merito (presumibilmente entro la fine dell’anno) le motivazioni e il giudizio sul provvedimento. L’ordinanza del Consiglio di Stato, confermando l’orientamento del primo giudizio, e quindi la fondatezza della richiesta d’urgenza, impone alla Regione di ritirare quei provvedimenti. La CGIL chiede di riaprire il confronto per adeguare le strutture sanitarie e ospedaliere e garantire le condizioni per l’affermazione dei diritti e delle scelte delle donne. Nino Baseotto, Segretario generale della CGIL Lombardia ha così commentato questa importante decisione: “Siamo molto, molto soddisfatti. Oggi è una splendida giornata per le donne, i loro diritti, la loro libertà di scelta. Questo pronunciamento del Consiglio di Stato ci dà ragione sul metodo (la procedura d’urgenza), ma soprattutto nel merito, con il vincolo per la Regione Lombardia di ritirare le proprie Linee Guida. Siamo probabilmente in presenza di una sentenza destinata a fare giurisprudenza, sia sul piano dei diritti delle donne, sia rispetto al delicato equilibrio nei rapporti tra Stato e Regioni. Mi auguro - ha concluso Baseotto - che la Regione voglia ora riaprire il confronto su questi temi, ascoltando davvero l’opinione delle donne, dei medici, delle organizzazioni di rappresentanza e della società civile”.

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