Block Notes n. 11, giugno 2010


Dipartimento Welfare e nuovi diritti della Cgil Lombardia
A cura di E. Lattuada, G. Roversi e M. Vespa

In questo numero:
1. Dalla stampa di settore
Osservasalute 2009. La crisi spacca in due l’Italia e fa male alla salute
Studio Agenas-Regioni. Accreditamento in affanno a metà percorso
Effetto standard: in 16 Regioni 15.991 medici in più
Aifa. Farmaceutica 2009: la lancetta si ferma su 1,3 mld. di buco
Cerm. Fisco federale su due livelli
Performance 2008. Promossi e bocciati delle cure
Il Piano sanitario di Fazio
Studio Agenas sulle distanze casa-ospedale e sui ricoveri a pagamento
Sdo 2008. Meno inappropriati i Drg ad alto rischio

2. Dalle Agenzie di stampa regionali
Cresce il project finance, presentato il report di Finlombarda
Papilloma, vaccino a metà prezzo per le giovani
Melegnano, inaugurato il nido dell’ospedale
La regione valorizza i Cav e non i consultori

3. Dalle Agenzie di stampa nazionali
“Sanità: ritirato il disegno di legge sul Governo Clinico
Prevenire la violenza contro le donne anziane
Italia 2030: più anziani e pochi giovani
Epatite: nuove pubblicazioni
I risultati di uno studio Iss su mortalità e morbosità materna in Italia

4. Links: Lavoce.info
La medicina di genere, una questione di cura

1. Dalla stampa di settore
Da “Il Sole 24ore Sanità” n. 11, del 23-29 marzo 2010
Osservasalute 2009. La crisi spacca in due l’Italia e fa male alla salute.
Secondo il Rapporto 2009, realizzato dall’Osservatorio nazionale sulla salute dell’Università Cattolica di Roma, anche a causa della crisi economica, la salute degli italiani peggiora soprattutto al Sud, per gli anziani, per le donne e per le fasce più deboli della popolazione, che risentono maggiormente degli effetti delle politiche di contenimento della spesa. Con le condizioni di salute peggiora la soddisfazione dei cittadini per l’assistenza e l’organizzazione dei servizi e si accentua la spaccatura delle “due Italie” della salute, che dal federalismo non sembra avere finora tratto benefici. L’incidenza della spesa sanitaria sul Pil regionale è il primo campanello d’allarme: è pari al 4,97% in Lombardia e al 10,58% in Sicilia, mediamente al 5,56% al Nord, al 6,61% al Centro e al 9,73% al Sud, con Campania, Sicilia, Sardegna e Calabria che nel 2008 spendono meno di 1.700 euro pro-capite, rispetto ad una media di 1.787 e con Lazio e Molise che superano i 2.000 euro. La pessima situazione gestionale delle regioni del Sud (e Lazio) è confermata anche da altri indicatori: i tassi di ospedalizzazione di Abruzzo, Lazio, Sicilia e Sardegna che superano i 200 ricoveri per mille abitanti e le regioni del centro Nord che hanno un tasso inferiore a 180. Da Nord a Sud gli indicatori sullo stato di salute segnalano un aumento delle malattie circolatorie, che provocano il 42% dei decessi, per gli effetti del mix alcol-fumo-sedentarietà. Aumenta l’incidenza dell’obesità, che interessa il 10% degli italiani e del soprappeso (36%). A causa della crisi si riduce il numero di persone che ricorrono al dentista e cresce il consumo degli anti-depressivi e psicofarmaci. Aumenta la solitudine, soprattutto degli anziani (27% degli over 65), che al Sud hanno meno della metà della possibilità di essere curati a domicilio rispetto al Nord (1,93% contro 4,38%). Per il 43,4% degli italiani il voto per il Ssn è tra il 5 e il 6, mentre il 17% lo boccia. In sintesi: il Nord promuove, il Centro rimanda e il Sud boccia.

Da “Il Sole 24ore Sanità” n. 12, del 30 marzo-5 aprile 2010
Studio Agenas-Regioni. Accreditamento in affanno a metà percorso.
A quattro anni dal protocollo Stato-Regioni del 2006 che ha posto l’esigenza di passare dall’accreditamento provvisorio a quello definitivo (la finanziaria 2007 fissava la scadenza al 31 dicembre 2009, prorogata poi al 31 dicembre 2010), le strutture private definitivamente abilitate ad erogare prestazioni per conto del Ssn sono solo il 39,1%, mentre il 53,9% è accreditato a seguito di provvedimento regionale, senza né autovalutazione, né controlli (il 37,6% è accreditato provvisoriamente). L’Agenas ha fotografato al 31 maggio 2009 la situazione delle 13.375 strutture private; si tratta di ambulatori, laboratori analisi, Rsa, strutture di riabilitazione, residenze per disabili, strutture per dipendenze e psichiatriche; le più numerose sono le 6.482 strutture di specialistica ambulatoriale, pari al 48%, in particolare gli ambulatori di radiologia e di analisi; il 47% è rappresentato da strutture residenziali socio-sanitarie per anziani, disabili, ecc… Le case di cura (544) sono il 4% del totale, mentre gli hospice e le residenze per malati di Aids (88 strutture) rappresentano solo l’1%. L’Italia nord-occidentale (Piemonte, Valle d’Aosta, Liguria e Lombardia) è quella più vicina al traguardo, con un accreditamento definitivo per il 70% delle strutture, percentuale che scende al 66% nelle due isole, al 24% nell’Italia centrale (Toscana, Umbria, Marche e Lazio), al 17% nell’Italia nord-orientale (Bolzano, Trento, Veneto, Friuli V.G., Emilia Romagna) e crolla al 5% nell’Italia meridionale (Abruzzo, Molise, Campania, Puglia, Basilicata e Calabria). Le percentuali più alte di accreditamento definitivo riguardano le strutture a esclusiva valenza sanitaria: il 52% delle case di cura, (si va dal 96% dell’Italia nord occidentale al 10% dell’Italia del Sud) ed il 44,9% degli ambulatori (100% solo nell’Italia nord-occidentale).

Da “Il Sole 24ore Sanità” n. 13, del 6-12 aprile 2010
Effetto standard: in 16 Regioni 15.991 medici in più.
Il numero dei medici del Ssn è sensibilmente cresciuto dal 2001, oggi ve ne sono quasi 16.000 di troppo, di cui 1.227 primari e 4.251 dirigenti di struttura semplice, concentrati soprattutto nelle regioni che registrano il maggior deficit di bilancio: tutto il Sud (salvo le Puglie) ha un esubero di 10.686 medici, Campania, Sicilia e Calabria hanno da sole 9.656 medici in più (il 60% del totale). Il Patto per la salute prevede all’art. 12 l’impegno delle Regioni nella ristrutturazione della rete ospedaliera ed un ulteriore contenimento della spesa per il personale, anche attraverso la riduzione stabile della consistenza organica del personale in servizio e la fissazione di parametri standard per individuare le strutture semplici e complesse, avendo come riferimento i risultati delle regioni con le migliori performance. Gli standard di riferimento concordati tra le regioni sono quelli delle 13 Regioni che hanno i conti a posto e che hanno una dotazione di posti letto per medico, primario e vice-primario rispettivamente pari a 1,75, 19,29 e 11,47. Nel confronto risultano in attivo solo 6 regioni rispetto al primo standard (Lombardia, Veneto, Trentino, Molise e Puglia); se si considerano i primari, le regioni in attivo sono 6 (Lombardia, Veneto, Emilia Romagna, Lazio, Molise e Puglia), nel caso dei vice primari sono 8 (Piemonte, Valle d’Aosta, Lombardia, Veneto, Friuli, Emilia Romagna, Toscana e Molise).

Da “Il Sole 24ore Sanità” n. 14, del 13-19 aprile 2010
Aifa. Farmaceutica 2009: la lancetta si ferma su 1,3 mld. di buco.
Secondo l’Aifa il consuntivo di spesa farmaceutica ha registrato nel 2009 uno scostamento in eccesso di 1,297 mld, con un’incidenza del 17,5% sul Fsn, contro un tetto di spesa programmato pari al 16%. Senza vaccini e al netto della distribuzione diretta dei farmaci di fascia A la spesa si è attestata a 4.314 mil di euro, facendo registrare un’incidenza del 4,2% sul Fsn, con uno scostamento pari a 1,850 mld. Con l’effetto del pay back (ovvero le quote che le aziende farmaceutiche versano alle regioni per scongiurare il taglio del 5% sui listini e lo sconto ulteriore imposto alle farmacie), il saldo migliora di 125 mil di euro e l’incidenza scende al 4,1% del Fsn, ma resta sempre più elevata del tetto di spesa fissato al 2,4%. Le prime 30 categorie farmaceutiche (anticorpi monoclonali, inibitori di necrosi tumorale, interferoni e antianemici, ecc…) assorbono il 68,6% di spesa a livello nazionale, incidenza confermata in genere anche a livello regionale. L’esborso per convenzionata e distribuzione diretta si è attestato intorno a 13,68 mld., pari al 13,2% del Fsn (al disotto del tetto fissato al 13,6%), grazie ad un pay back di 145 mil ed a 862 mil di ticket a carico dei cittadini. L’incidenza dei ticket è aumentata del 32,5%, anche a seguito dell’introduzione dei ticket nel Lazio ed in Calabria. L’acquisto dei farmaci per la distribuzione diretta ha pesato per 1,6 mld, mentre la spesa convenzionata netta si è fermata a 11,9 mil, con una riduzione dell’1,7%, a conferma che l’argine della spesa territoriale ha tenuto. Ben 13 regioni hanno i conti in regola rispetto al tetto programmato del 13,6%, mentre Lazio, Puglia e Sicilia sono capilista degli extratetto.

Da “Il Sole 24ore Sanità” n. 15, del 20-26 aprile 2010
Cerm. Fisco federale su due livelli.
La legge di riorganizzazione della fiscalità in una prospettiva federalista richiede che il finanziamento dei Lea avvenga con riferimento a benchmark di costo e di fabbisogno. Vi sono da tempo due “scuole di pensiero”: quella che punta alla determinazione di standard a livello di singola prestazione e quella che ritiene necessario distinguere gli standard da adottare nei rapporti Stato/Regione da quelli che ogni regione può adottare nei rapporti con le sue Asl e Ao. Lo studio del Cerm propone di differenziare le regole che presiederanno ai rapporti finanziari tra Stato e regioni da quelle che ogni regione seguirà nei rapporti con le sue aziende sanitarie. Nel rapporto Stato/Regioni si suggerisce, nella distribuzione delle risorse del Fsn, sia di parte corrente che in conto capitale, di applicare la quota capitaria ponderata. Nel rapporto tra Regione e aziende si potranno invece applicare standard puntuali con funzione di tariffa per singola prestazione. Nella fase di transizione, dovrà essere attivato un programma pluriennale di investimenti a carico dello Stato, per l’attenuamento del gap infrastrutturale in sanità, che pesa sulla capacità delle regioni di ottimizzare sia i costi che la qualità delle prestazioni. Definite le regole per individuare i differenziali di fabbisogno tra le regioni, l’interazione tra stato e regioni dovrà svolgersi ogni anno sul dimensionamento delle risorse dedicate alla sanità e sul loro proporzionamento rispetto al perimetro dei Lea, prevedendo però una programmazione pluriennale del Fsn, da mantenersi il più possibile ferma.

Da “Il Sole 24ore Sanità” n. 16, del 27 aprile-3 maggio 2010
Performance 2008. Promossi e bocciati delle cure.
Tre fasce di risultati: eccellenza per un terzo delle regioni che superano i due terzi degli indicatori positivi, normalità per le poche regioni che superano almeno la metà dei risultati positivi, gestioni a rischio per nove regioni, tutte del Centro (Lazio) e del Sud che non ottengono nemmeno la metà dei risultati positivi. La buona e la cattiva sanità sono in vetrina: dalle Regioni alle Asl fino ai singoli ospedali, tutti i dati pubblicati sul sito del Ministero mostrano un Paese spezzato in tre parti. Una sanità d’eccellenza concentrata in Toscana, Veneto ed Emilia Romagna ed il resto d’Italia che si divide tra promozione con “sufficienza” e bocciature, tutte al Sud, con Sicilia, Campania e Calabria fanalini di coda. I dati saranno la base di partenza per costruire i costi standard della sanità. Gli indicatori, messi a punto nel Progetto Siveas dal laboratorio Management e Sanità della Scuola superiore Sant’Anna di Pisa per conto del Ministero della Salute, in tutto sono 34 (23 valutativi e 11 osservazionali). Gli indicatori misurano le performance di regioni e ospedali valutando i risultati sulla qualità e l’appropriatezza di alcuni servizi. Se si sommano i risultati ottenuti per quegli indicatori che prevedono “voti” (in tutto 28) si determina la classifica. Rispetto al 2007 la Toscana, con 100 punti, mantiene il primato con il pieno di indicatori positivi (19 ottimi su 28 e solo 3 nella media); il Veneto (96 punti) passa al secondo posto con l’Emilia Romagna, che tuttavia migliora le sue performance. Seguono con 89 punti il Piemonte, con l’Umbria ed il Friuli, Trento (82), le Marche (75), la Lombardia (71) e la Liguria (64); agli ultimi posti la Calabria (14 punti), la Campania (21), la Sicilia e la Puglia (25). I dati sulle performance si allargano anche questa volta alle singole aziende (Asl e Ao), non per tutti gli indicatori, ma soprattutto per quelli che riguardano l’ospedale e la prevenzione.

Da “Il Sole 24ore Sanità” n. 17, del 4-10 maggio 2010
Il Piano sanitario di Fazio.
Nella 1° Conferenza Stato-Regioni del dopo elezioni il ministro Fazio ha illustrato ai Presidenti i contenuti del nuovo Piano sanitario nazionale 2010-2012, consegnando un “documento preliminare informativo”, per avviare il “processo concertativo” necessario alla sua definizione. Due sono le sfide assistenziali: l’assistenza socio-sanitaria ai non autosufficienti e lo sviluppo di tecnologie e farmaci con nuove potenzialità diagnostiche e terapeutiche, due voci che assorbiranno larga parte delle risorse aggiuntive per il Ssn. C’è un problema di iniquità di accesso alle prestazioni, che pone l’esigenza del superamento del divario strutturale e qualitativo dell’offerta sanitaria tra le regioni come asse prioritario della programmazione sanitaria nazionale. Vi è inoltre uno squilibrio tra ospedale e territorio, per un utilizzo inappropriato delle risorse a scapito dei servizi territoriali e la mancanza di un collegamento funzionale tra questi e l’ospedale. Tra le azioni per lo sviluppo viene indicato il proseguimento del piano nazionale per la prevenzione, ampliando quella primaria (stili di vita) rivolta alla generalità della popolazione ed estendendo quella secondaria e terziaria rivolta ai soggetti a rischio. Fondamentale è affermare la centralità delle cure primarie e del territorio, modulando l’offerta assistenziale e garantendo la continuità assistenziale attraverso le forme aggregate di cure primarie. Va posta particolare attenzione alla gestione integrata delle cronicità, attraverso la costruzione di una rete tra Asl, ospedali, distretti, cure primarie, residenze sanitarie, Comuni e famiglie. A questo fine i piccoli ospedali, inadeguati ad offrire una risposta coerente con la funzione ospedaliera, vanno riconvertiti per offrire risposte più appropriate e di qualità. La rete ospedaliera va riorganizzata, prevedendo ospedali ad alta specializzazione, riducendo i p.l. per acuti e qualificando quelli di riabilitazione. Il Psn promette un’attenzione particolare per alcune patologie di grande rilevanza: malattie cardiovascolari, oncologiche, respiratorie croniche, diabete, salute mentale e disturbi del comportamento alimentare, dipendenze, malattie infettive e malattie rare. Vi è inoltre la promessa di concentrarsi sulle prime e sulle ultime fasi della vita, qualificando l’assistenza alla nascita, nell’età pediatrica e nell’adolescenza, dedicando attenzione alla prevenzione secondaria e terziaria nella “senescenza” e garantendo assistenza qualificata nelle fasi ultime della vita (cure palliative).

Da “Il Sole 24ore Sanità” n. 18, dell’11-17 maggio 2010
Studio Agenas sulle distanze casa-ospedale e sui ricoveri a pagamento.
Non solo la qualità, ma anche la distanza casa-ospedale incide sull’accessibilità delle prestazioni del Ssn. Nel set degli indicatori di garanzia dei Lea verrà introdotta anche la misura della distanza tra il domicilio della popolazione e l’ospedale più vicino in grado di erogare prestazioni di buona qualità. Dallo studio dell’Agenas sulla mobilità ospedaliera emerge che sono comunque i cittadini del Sud e delle Isole a sostenere i percorsi più lunghi per recarsi nelle strutture di ricovero. In Molise, Puglia, Basilicata, Calabria, Sicilia e Sardegna il percorso casa-ospedale dura in media oltre un’ora, contro i 40-60 minuti del Centro-Nord. I ricoveri fuori regione possono richiedere percorsi anche superiori alle 6 ore. Ad accomunare le 6 regioni citate c’è un tasso di mobilità superiore alla media, dovuto a carenza di offerta o di fiducia nelle strutture locali. Il peso ed il significato degli “sconfinamenti”, secondo i ricercatori meriterebbe di essere analizzato per “aree vaste” (un milione di abitanti), autosufficienti per tutte le prestazioni, individuando come patologici e quindi da correggere tutti i flussi di mobilità tra aree. Al Sud l’altra faccia della medaglia è rappresentata dal bassissimo numero di ricoveri a pagamento, che emerge da un altro studio dell’Agenas. Sui circa 13 mil di ricoveri del 2006 quasi 300.000 sono “a pagamento”, circa 140.000 tra i “solventi”, che si concentrano per il 75% in Lazio e Lombardia. Nel Sud le prestazioni ospedaliere a pagamento si attestano a quota 60.000 (20%), contro le 98mila del Centro e le 136mila del Nord

Da “Il Sole 24ore Sanità” n. 19, del 18-24 maggio 2010
Sdo 2008. Pazienti in fuga soprattutto dal Sud. Meno inappropriati i Drg ad alto rischio.
Le schede di dimissione ospedaliera 2008 fotografano l’attività di ricovero e mostrano alcune criticità a livello regionale. Nel 2008 ci sono stati 230.000 ricoveri e 850mila giornate di degenza in meno rispetto al 2007, resta stabile la degenza media (6,8 era 6,7 nei tre anni precedenti), più bassa al Sud (5,8 in Campania) e più alta al nord (8,15 in Piemonte), dove si concentrano le prestazioni più complesse. La prima criticità è rappresentata dal fenomeno della mobilità, in leggera diminuzione rispetto al 2007 (-1%), ma sempre alta al Sud, il cui saldo negativo (tra mobilità attiva e passiva) rappresenta il 91,7% di quello totale nazionale. I pazienti in mobilità nei reparti per acuti sono 560.063 (il 7,4%) per il ricovero ordinario e 241.800 in DH; i ricoveri in riabilitazione sono invece il 15,2%. Per valutare l’appropriatezza dei ricoveri, si considerano una serie di indicatori. Il primo riguarda i dimessi con Drg medici da reparti chirurgici, l’indice di maggiore appropriatezza si registra in Emilia Romagna (25,9%), il più elevato in Campania (48,12%), ma i valori sono elevati in tutto il Sud; stessa tendenza nel caso di ricoveri brevi con Drg medico: il 12,25% a livello nazionale, ma il 27,39% in Campania. Il tasso di ricovero nazionale è di 123,39 ricoveri ordinari per mille abitanti (con un calo del 6 per mille sul 2007) e 57,15 ricoveri in DH (-4), per un totale di 180,44 con una forte variabilità territoriale: si va dai 147 ricoveri complessivi ogni 1.000 abitanti di Veneto e Friuli ed i 148 della Toscana, ai 227 della Campania, 214 della Sicilia e 210 della Puglia. Un Drg costa in media 3.511 euro per gli uomini (supera i 4.000 per gli over 65) e 3.026 (da 3.800 a 4.000 se over 65) per le donne in ricovero ordinario e rispettivamente 1.430 e 1.361 in DH.

2. Dalle Agenzie di stampa regionali
Da “Lombardia notizie”, Notiziario della giunta regionale del 10 giugno 2010
Cresce il project finance, presentato il report di Finlombarda.
La Lombardia anche per il 2010 riconferma la propria leadership nell’applicazione del project finance in sanità rispetto alle altre Regioni, con una quota del 29% dell’intero mercato italiano (pari a 1.295 milioni di euro). Le iniziative in project finance già aggiudicate al 30 maggio 2010 sono 15 (erano 13 alla stessa data del 2009) per un valore complessivo di 1.131 milioni di euro (+16,9% rispetto al 2009 e +38,7% rispetto al 2008). Sono questi alcuni dei dati contenuti nel IX report dell’Osservatorio di Finlombarda sul project finance in sanità, illustrati in un convegno al quale è intervenuto l’assessore alla Sanità della Regione Lombardia, Luciano Bresciani. “Quando sono diventato assessore - ha detto Bresciani - mi sono domandato in che modo fosse possibile creare ricchezza e leva per lo sviluppo, avendo a disposizione un bilancio di 17 miliardi di euro per il sistema sanitario. Da questo interrogativo iniziale è nato il progetto di alleanze per la ricerca e lo sviluppo tecnologico che ha coinvolto le università, Finlombarda e l’industria, per allargarsi poi alle Regioni italiane ed europee. A partire dalla messa in rete delle 6 facoltà di Medicina, che vantano 14 macro aree di ricerca, 119 aree specifiche di ricerca e 1.250 prodotti certificati, l’alleanza promossa dal sistema sanitario lombardo ha coinvolto Finlombarda per gli aspetti finanziari e poi l’industria, producendo in tempi brevi risultati positivi. Sono infatti 39 i progetti già presentati e finanziati dall’industria, di cui 30 già attivi, su questa “piattaforma tecnologica”. La Lombardia si è dunque mossa per stringere alleanze esterne, con le Regioni italiane (come Veneto e Friuli), cui si sono affiancati gli accordi con le Regioni europee (Canton Ticino, Andalusia, Rhone Alpes, ecc…) o addirittura Stati (come Israele), così da creare una “macro area europea per lo sviluppo tecnologico, unendo in questo modo 60 milioni di cittadini, 84 miliardi di spesa sanitaria e 30 miliardi di spesa per la ricerca”.

Papilloma, vaccino a metà prezzo per le giovani.
Per le donne il tumore al collo dell’utero è, ancora oggi, quello che ha il più alto indice di mortalità dopo quello alla mammella. Per prevenirlo Regione Lombardia ha deciso di mettere a disposizione delle donne che hanno da 13 a 26 anni il vaccino contro il Papilloma Virus, causa frequente di questo tipo di cancro, scontato di oltre il 50%. Tre sono le somministrazioni necessarie ed ogni singola dose ha un costo di circa 170 euro. Rimane invece completamente gratuito per le dodicenni. Il provvedimento, frutto di una decisione della Giunta regionale, è stato illustrato oggi dal direttore generale dell’assessorato alla Sanità, Carlo Lucchina, dal presidente dell’Osservatorio nazionale sulla salute della donna (Onda), Francesca Merzagora, dal presidente dell’Agenzia italiana del Farmaco (Aifa), nonché direttore della Clinica di ostetricia e ginecologia di Brescia, Sergio Pecorelli e dal direttore dell’Unità di ginecologia preventiva dello Ieo di Milano, Mario Sideri. “Con questo provvedimento - ha spiegato Lucchina - tutte le donne fuori età potranno farsi vaccinare presso le aziende ospedaliere della Lombardia pagando le tre dosi con uno sconto molto significativo. Inoltre abbiamo ritenuto necessario che il vaccino sia somministrato nei reparti di ostetricia e ginecologia in modo tale che le donne che decidono di farlo possano anche godere di una visita specialistica. Questo perché abbiamo constatato che esiste una fascia di popolazione che non ricorre ad alcun tipo di accertamento, causando in questo modo un aumento notevole delle patologie e delle loro complicanze. Scontare questo vaccino è il modo che abbiamo scelto per fare una prevenzione sempre più accurata ed efficace verso quelle donne che sono maggiormente esposte alla contrazione del papilloma virus”. E’ stato il presidente dell’Aifa Sergio Pecorelli a segnalare, infatti, come sempre più dati e studi scientifici confermino l’importanza del vaccino anche contro i tumori genitali, anali e testa/collo. Anche i ginecologi, da parte loro, si sono detti “assolutamente favorevoli” e hanno sottoscritto un comunicato congiunto proprio per sottolineare “l’impegno alla diffusione della vaccinazione anti Papilloma virus”. Hanno già aderito a questa campagna di sensibilizzazione i direttori della Macedonio Melloni, Mauro Busacca, del San Carlo, Mauro Buscaglia, del San Raffaele, Massimo Candiani, del Sacco, Irene Cetin, della clinica San Pio X, Alfredo Damiani, della Mangiagalli, Luigi Fedele, del pronto soccorso ostetrico-ginecologico dello stesso nosocomio, Alessandra Kustermann, del Buzzi, Enrico Ferrazzi, del San Paolo, Anna Maria Marconi, del San Gerardo di Monza, Rodolfo Milani, dell’istituto dei Tumori, Francesco Raspagliesi, dello Ieo, Mario Sideri e del Niguarda, Mario Meroni. “In questo modo, ha concluso Lucchina, anticipando che è allo studio l’uso di tale vaccino anche nei maschi prima che inizino l’attività sessuale, contiamo di poter raggiungere un importante livello di copertura vaccinale. Sicuri che i dati che ne scaturiranno saranno fondamentali anche per gli studi epidemiologici di domani”.

Da “Lombardia notizie”, Notiziario della giunta regionale dell’11 giugno 2010
Melegnano, inaugurato il nido dell’ospedale.
Una struttura in grado di ospitare 25 bambini da 6 mesi a 3 anni (5 lattanti e 20 divezzi), che occupa una superficie di 260 metri quadri all’interno dell’ospedale di Vizzolo Predabissi (Azienda ospedaliera di Melegnano). Sono queste le caratteristiche principali del nuovo asilo nido realizzato nel nosocomio, che è stato inaugurato oggi dall’assessore alla Sanità della Regione Lombardia, Luciano Bresciani. L’asilo, per la cui realizzazione sono stati investiti circa 400.000 euro, dispone anche di un’area esterna di 170 metri quadri recintata e attrezzata per i giochi all’aperto. Dopo la conclusione dei lavori, si stanno attivando le procedure per l’affidamento del servizio, in modo da accogliere i bambini entro il prossimo autunno. Il nido avrà orari di apertura molto ampi (dalle 6.30 del mattino fino alle 18.30) proprio per venire incontro il più possibile alle esigenze dei genitori (e delle mamme in particolare) che lavorano.

Da “Settegiorni PD” newsletter del gruppo PD in consiglio regionale
Newsletter n. 97, del 4 giugno 2010
La regione valorizza i Cav e non i consultori.
I centri di aiuto alla vita (CAV) al posto dei consultori. Lo prevede ‘NASKO’ l’ultimo progetto della Giunta lombarda che affida ai CAV il compito di affiancare le donne nel percorso di scelta di non abortire per cause economiche. Un’operazione impropria, secondo il Pd. “Questa esclusiva data ai CAV, se sarà effettiva, ci appare inaccettabile, ha spiegato Sara Valmaggi, dato che per legge sono i consultori i luoghi preposti ad accompagnare le donne nella libera scelta e non delle semplici associazioni. “I consultori - insiste Valmaggi - hanno infatti l’obbligo di applicare la L. 194 in tutte le sue parti e hanno al loro interno le professionalità adeguate a svolgere questo compito”. La consigliera del Pd torna a ribadire, come già aveva fatto nelle scorse settimane, l’assoluta necessità di investire sui consultori pubblici invece di depauperarli e depotenziarli, riducendone così la capacità di prevenzione del rischio.

3. Dalle Agenzie di stampa nazionali
Dalla Cgil. Dipartimento welfare.
10.06.2010. Comunicato stampa di Stefano Cecconi, Responsabile Politiche della Salute CGIL. Sanità: ritirato il disegno di legge sul Governo Clinico.
È stato ritirato dal Governo il disegno di legge sul Governo Clinico, dopo le ripetute bocciature in aula alla Camera. La CGIL aveva chiesto alla Camera) di non approvare questa legge: in particolare perché favoriva la libera professione nel privato dei medici pubblici, a danno di chi opera in esclusività di rapporto col servizio pubblico e offrendo minori tutele e trasparenza per i cittadini anche rispetto alle liste di attesa. La legge avrebbe anche dato ai direttori generali un potere assoluto nelle scelte dei medici ai quali affidare “i reparti”, con un eccesso di discrezionalità davvero preoccupante. Inoltre, dava la possibilità di pensionamento dei medici a 70 anni, a danno delle carriere professionali di tanti dirigenti e della stabilizzazione dei precari. Lo stop in aula alla Camera è un’ottima notizia, per i medici che hanno scelto di lavorare in esclusivo rapporto con il servizio pubblico e per i cittadini. Ci auguriamo che questa legge non sia riproposta e che il Parlamento, piuttosto, si impegni a modificare la manovra economica, per scongiurare i tagli alla sanità (oltre due miliardi solo nel biennio 2011 - 2012) e i tagli pesantissimi a Regioni e a Comuni, che colpiranno inevitabilmente anche i servizi sociosanitari

Newsletter del “Centro Maderna” http://www.centromaderna.it/
Indice della Newsletter dell’8.6.2010. Prevenire la violenza contro le donne anziane. Francia: parte il treno per la lotta contro l’Alzheimer. Come gli anziani percepiscono la salute e la qualità della vita.
Prevenire la violenza contro le donne anziane. (Centro Maderna)
Giovedì 10 giugno alle 9.30, al Palazzo ex Stelline in Corso Magenta, 61 a Milano, saranno presentati i risultati del progetto di prevenzione degli abusi nei confronti delle donne anziane. Il progetto è stato realizzato da Auser Lombardia e dagli Assessorati alle Pari Opportunità del Comune di Lodi e del Comune di Cremona, all’interno di una rete di sostegno e collaborazione rappresentata dalla Regione Lombardia, dai Dipartimenti di Sociologia delle Università di Pavia e Università Bicocca di Milano, dal Filo Rosa Auser di Cardano al Campo, dalla Provincia di Lodi e da numerose associazioni locali contro la violenza alle donne. Il progetto, finanziato dal Dipartimento per le Pari Opportunità della Presidenza del Consiglio dei Ministri all’interno dei programmi contro la violenza di genere, ha affrontato la drammatica realtà di violenze psicologiche e fisiche, maltrattamenti, condizionamenti, truffe, raggiri, vissuti da donne sole o da famiglie monogenitore over 75 anni di età. (Auser Lombardia).

Indice della Newsletter dell’1.6.2010. Nuova pubblicazione USA su come prendersi cura dei malati di Alzheimer. Milano: immigrati che adottano anziani. Italia 2030: pi anziani e pochi giovani.
Italia 2030: più anziani e pochi giovani. (Centro Maderna)
Nell’ambito dell’annuale appuntamento “Un mese di sociale”, il Censis ha fotografato l’Italia del 2030. Fra vent’anni la popolazione residente sarà di 62 milioni 129 mila persone, il 3,2% in più rispetto al 2010. L’aumento si registrerà in maniera esclusiva e consistente nelle regioni del Centro-Nord (con un incremento del 7,1% pari a due milioni e 800 mila persone) soprattutto per effetto dell’immigrazione, mentre gli abitanti del Sud del Paese diminuiranno del 4,3%. Per quanto riguarda l’invecchiamento della popolazione, la fascia d’età compresa tra i 18 e i 34 anni, che oggi rappresenta il 20% della popolazione, rappresenterà il 17,4%. Anche i bambini da 0 a 14 anni diminuiranno: da una quota del 14% del totale passeranno al 12,9%. Ad aumentare (del 34,6%) saranno gli over 65: nel 2030 saranno 16 milioni 441 mila rispetto ai 12 milioni 216 mila di oggi. Inoltre, ci saranno quasi due milioni di over 80 in più. Si allungherà ancora la vita: 87 anni e mezzo per le donne, 82,2 per gli uomini. Nel 2000 la speranza di vita era rispettivamente di 82,3 e 76,5 anni. (www.censis.it)

Da “Epicentro-Centro Nazionale di Epidemiologia, Sorveglianza e Promozione della Salute” dell’Istituto Superiore di Sanità: http://www.epicentro.iss.it/default.asp
Epicentro é uno strumento di lavoro per gli operatori di sanità pubblica, messo a punto dal Centro nazionale di epidemiologia, sorveglianza e promozione della salute (Cnesps) dell’Istituto superiore di sanità, nell’ambito del progetto per un osservatorio epidemiologico nazionale. È un portale di epidemiologia che offre aggiornamenti rapidi su differenti argomenti di salute.
Sul numero 345 del 3 giugno 2010. Attività fisica con “azioni”. È on line Azioni, pagina web del progetto Ccm-Regione Emilia-Romagna “Promozione dell’attività fisica - Azioni per una vita in salute”. Disponibili i materiali dei corsi di formazione. Epatite: nuove pubblicazioni. Disponibili due nuovi documenti sull’epatite: un foglio informativo dell’Ecdc con i dati aggiornati sull’epatite B e C in Europa e il rapporto 2009 dell’Health Protection Agency sull’epatite C nel Regno Unito. Zanzara Tigre in Umbria. Dall’Ausl 2 dell’Umbria, il Piano di controllo della zanzara tigre 2010. Tra i materiali predisposti dal servizio disinfestazione, una scheda informativa e il video “Lasciamo senz’acqua la zanzara tigre”.
Epatite: nuove pubblicazioni.
In occasione della Giornata mondiale dell’epatite 2010 (19 aprile), l’Ecdc pubblica un foglio informativo con i dati aggiornati dell’epatite B e C. Se da un lato le infezioni da epatite B sono in diminuzione, quelle da epatite C sono in aumento ed entrambe sono diffuse soprattutto nei gruppi di popolazione a rischio. Le fasce di età più colpite sono quelle che vanno dai 15 ai 24 anni e dai 22 ai 44 e gli uomini hanno una probabilità doppia rispetto alle donne di contrarre l’infezione. Entrambe le forme di epatite possono sfociare in forme croniche e acute e sono la causa principale di patologie come la cirrosi e i tumori epatici. Leggi il foglio informativo dell’Ecdc (pdf 544 kb).
http://www.epicentro.iss.it/problemi/epatite/documenti.asp

Sul numero 346 del 10 giugno 2010. Al via l’allerta caldo. Estate e ondate di calore: parte il piano di prevenzione 2010. Il ministero della Salute avvia il monitoraggio delle persone suscettibili e la Protezione civile attiva il sistema di sorveglianza, previsione e allarme. Mortalità materna in Italia. Mortalità e morbosità materna in Italia: stato dell’arte e prospettive di miglioramento della rilevazione. Serena Donati (Cnesps-Iss) commenta i risultati dell’indagine presentata il 25 maggio all’Iss. Polio in Tagikistan. Al 7 giugno, sono 605 i casi di paralisi flaccida acuta diagnosticati e 183 i casi confermati di infezione da poliovirus selvaggio di tipo 1. Leggi l’aggiornamento della situazione epidemiologica in Tagikistan. Infezioni correlate all’assistenza. Indicazioni su specifiche misure di base per il controllo delle infezioni correlate all’assistenza, da adottare nella pratica assistenziale: è il contenuto del compendio pubblicato dall’Emilia-Romagna. Morbillo In Piemonte. Continua l’epidemia di morbillo in Piemonte: da gennaio a metà maggio, segnalati 280 casi su quasi tutto il territorio regionale. Sono infatti 11 su 13 le Asl coinvolte. Più colpiti gli adolescenti.

I risultati di uno studio Iss su mortalità e morbosità materna in Italia
Il rapporto di mortalità materna (numero di morti materne ogni 100.000 nati vivi), nel nostro come in altri Paesi industrializzati, è sottostimato. È quanto emerge dai risultati conclusivi del progetto Ccm “Studio delle cause di mortalità e morbilità materna e messa a punto di modelli di sorveglianza della mortalità materna”, condotto dall’Istituto superiore di sanità con il finanziamento del ministero della Salute. Il progetto, realizzato in collaborazione con le Regioni Piemonte, Emilia Romagna, Toscana, Lazio, Campania e Sicilia, ha avuto l’obiettivo di rilevare i casi di mortalità e morbosità materna grave e di analizzarne le principali cause attraverso il collegamento tra le banche dati dei certificati di morte e quelli delle schede di dimissione ospedaliera. In Italia, nelle sei Regioni coinvolte nello studio, la sottostima risulta pari al 75% rispetto al dato nazionale (3 casi di morte ogni 100.000 nati vivi), rilevato attraverso il flusso informativo dei certificati di morte elaborati dall’Istat. I certificati di morte, infatti, non sono in grado di rilevare il fenomeno in maniera appropriata poiché la definizione di morte materna comprende non solo il decesso di una donna durante la gravidanza, ma anche quello entro 42 giorni dal suo termine.
Leggi tutto: http://www.epicentro.iss.it/temi/materno/IssMortalitaMaterna.asp

4 . Links
Lavoce.info
Dalla Newsletter del 15 giugno 2010
La medicina di genere, una questione di cura. di Laura Iris Ferro e Flavia Franconi
Le donne vivono più a lungo degli uomini, ma si ammalano di più, usano di più i servizi sanitari e hanno un maggior numero di anni di vita in cattiva salute. Alla base di questi sviluppi sta anche il fatto che gli studi clinici sui farmaci non tengono in adeguata considerazione i test sulle donne. Lo sviluppo di approcci diagnostici e terapeutici che valutino le differenze di genere tra donne e uomini potrebbe consentire di migliorare le prospettive della salute femminile.
Leggi l’articolo: http://www.lavoce.info/articoli/pagina1001771.html/
 

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