Block Notes n. 21, dicembre 2010

 
Dipartimento Welfare e nuovi diritti della Cgil Lombardia
A cura di E. Lattuada, E. Naldi, G. Roversi e M. Vespa

In questo numero:
1.Dalla stampa di settore
Rapporto sulla non autosufficienza in Italia
Rapporto Oasi 2010. Federalismo: solidarietà redistributiva a rischio
Rapporto Oasi 2010. crescono integrazione organizzativa e ruolo del privato
Rapporto Oms 2010 sulla salute mondiale. Si spreca il 40% delle risorse
Rapporto Censis 2010 sulla situazione sociale del Paese. Meno welfare, più fai-da-te
Atlante Era 2009. La mappa del rischio ospedalizzazione da Nord a Sud

2.Dalle Agenzie di stampa regionali
La Cgil Lombardia sulle nomine dei Direttori generali delle Asl e delle AO
Bilancio socio sanitario, i tagli sono cospicui
Nomine sanità, si procede secondo il metodo di lottizzazione Bresciani
Sanità. Formigoni: più medici, meno liste attesa
Sanità 2011, pediatri di sera e nei week end, nuovi interventi per i malati cronici
Nuovo welfare, Boscagli: allo studio il sistema dote

1.Dalla stampa di settore
Da “Il Sole 24ore Sanità” n. 29, del 27 luglio-2 agosto 2010
Rapporto sulla non autosufficienza in Italia. Disabilità ai fondi integrativi.
Per disinnescare la bomba a orologeria della non autosufficienza famiglia e badanti non bastano, così come il Ssn non ce la può fare da solo; l’ultima speranza si chiama “secondo pilastro”, cioè fondi integrativi. La ricetta, contenuta nel “Rapporto sulla non autosufficienza in Italia”, presentato dal ministro Sacconi insieme al ministro Fazio, è in una “via italiana”, ispirata alla “collaborazione tra sistema pubblico e sistema privato”. Mentre in altri Paesi europei il finanziamento della non autosufficienza si basa sulla fiscalità generale, in Italia si punta sul secondo pilastro, che già oggi conta su circa 300 Fondi integrativi, in maggioranza nati dalla contrattazione collettiva e iscritti nell’apposita Anagrafe. Per accedere ai benefici fiscali i Fondi devono dedicare almeno il 20% delle prestazioni alle cure odontoiatriche a alla non autosufficienza. Il progetto prevede inizialmente un’adesione volontaria ai Fondi, poi potrebbe essere introdotta l’obbligatorietà. In Italia gli over 65 sono oltre il 20% della popolazione, saranno il 34,5% nel 2051; i non autosufficienti sono almeno 2,6 milioni, di cui 2 anziani. Le famiglie spendono già oltre 9 miliardi di euro per le badanti, mentre lo stato spende 6,3 mld. per le indennità di accompagnamento; la spesa pubblica per l’assistenza ai non autosufficienti ammonta a 17,3 mld. di euro, ossia l’1,13% del Pil, cui va aggiunto un altro punto di Pil per prestazioni ospedaliere spesso inappropriate per anziani cronici. Il Rapporto individua due Italie: il Nord con un’assistenza migliore, il Sud che conta su meno servizi e più trasferimenti monetari. L’idea è di affidare al secondo pilastro i casi meno gravi di non autosufficienza, lasciando quelli più complessi al Ssn.

Da “Il Sole 24ore Sanità” n. 44, del 23-29 novembre 2010
Rapporto Oasi 2010. Federalismo: solidarietà redistributiva a rischio.
L’equilibrio economico da qualche anno è un tema preminente, il Rapporto 2010 evidenzia alcune criticità: 1) il finanziamento del Ssn ha ormai raggiunto il 7% del Pil, ma non è stato sufficiente a coprire la spesa; 2) dal confronto internazionale emerge l’ormai completa erosione di quel “vantaggio di costo” che caratterizzava il Ssn italiano: il divario tra Italia e media Ue-15, nel ‘95 pari a 1,6% (5,1 in Italia e 6,7% media Ue-15) sembra aver cambiato di segno (7% in Italia e 6,7 Ue nel 2008); 3) le medie nazionali nascondono situazioni molto eterogenee: Lazio, Campania e Sicilia hanno generato il 69% del disavanzo totale, molte regioni del Nord chiudono i conti in equilibrio. 4) L’eterogeneità dei disavanzi si manifesta malgrado il forte impatto perequativo delle regole di riparto, che con il federalismo potrebbe diventare difficilmente sostenibile. Il dato più rilevante è il carattere asimmetrico del federalismo sanitario: tutte le Regioni godono formalmente di autonomia, nei fatti molte regioni, a causa dei disavanzi, sono state private di autonomia con i piani di rientro ed i commissariamenti. Sorgono così due interrogativi: 1) come si può pensare di garantire l’uniformità dei Lea, visto che la perequazione finanziaria non è bastata? 2) Riusciranno gli incentivi e le sanzioni previste nella legge delega sul federalismo a risollevare le Regioni oggi in difficoltà? Sarà necessario rafforzare incentivi ed i vincoli esterni, ma sarà necessario anche sviluppare meccanismi efficaci di knowledge transfer tra le regioni più avanzate e quelle in difficoltà e spostare il focus dell’azione di governo regionale e del controllo statale sulle fasi attuative dei processi di riorganizzazione.

Rapporto Oasi 2010. crescono integrazione organizzativa e ruolo del privato.
Dal rapporto emergono anche alcune debolezze dei governi regionali, anche nelle realtà meno critiche: l’approvazione di Psr di scarso respiro strategico, privi di indicatori di risultato, la limitata capacità di svolgere attraverso le Asl una funzione di committenza nei confronti delle aziende private, la limitata diffusione elle competenze necessarie a presidiare le operazioni di investimento che comportano il ricorso a capitali privati. Le parole chiave sembrano essere: pluralismo, con un incremento del privato anche nell’assistenza post acuzie e territoriale ed integrazione, perseguita soprattutto dal pubblico, con lo sviluppo delle reti cliniche, l’integrazione socio-sanitaria e l’integrazione ospedale-territorio. Il dato più eclatante è la persistente riduzione di posti letto per acuti., calati del 34% nel periodo 1997-2007 che ha richiesto alle aziende una rimodulazione dell’offerta ed una trasformazione dei modelli assistenziali, anche attraverso la diffusione delle reti cliniche. Permangono le difficoltà legate alla breve durata del mandato dei DG (3 anni e 9 mesi nel periodo 1996-2010) e all’occasionalità delle nomine. Sempre problematica la gestione del personale, per l’incapacità delle aziende di valutare esplicitamente le competenze tecnico-professionali dei medici. Più in generale sembra affievolirsi nel Ssn la sensibilità verso lo sviluppo di strumenti e di professionalità manageriali, quindi la selezione e la crescita di una classe dirigente competente e preparata rispetto ai problemi emergenti.

Da “Il Sole 24ore Sanità” n. 45, del 30 novembre-6 dicembre 2010
Rapporto Oms 2010 sulla salute mondiale. Si spreca il 40% delle risorse.
Il rapporto Oms 2010 sulla salute nel mondo è dedicato al finanziamento della spesa sanitaria ed alla copertura universale. Questo il messaggio che lancia agli Stati: prima di decidere su come tagliare la spesa sanitaria sarebbe necessario cercare di utilizzare meglio le risorse, migliorando l’efficienza del sistema, attraverso migliori pratiche di approvvigionamento delle risorse, un uso più esteso dei farmaci generici, incentivi ai fornitori, finanziamenti e procedure semplificate. La parola d’ordine prioritaria è: lotta allo spreco, dato che dal 20 al 40% delle spese sanitarie nel mondo sono sprecate a causa dell’inefficienza, circa 300 mld. di dollari sono sprecati ogni anno a causa della scarsa efficacia delle cure ospedaliere e 100 milioni di persone precipitano nella povertà a causa delle spese sanitarie. Gli esperti dell’Oms ritengono che spendendo i soldi in modo più intelligente la copertura sanitaria su scala mondiale potrebbe aumentare dal 20 al 40%. Nel mirino soprattutto le cure ospedaliere, che assorbono dalla metà ai due terzi delle spese pubbliche per la salute. Quattro differenti studi hanno dimostrato che in Canada dal 24 al 90% dei ricoveri è evitabile. I Paesi a a basso reddito potrebbero risparmiare dal 12 al 24% della spesa sanitaria migliorando l’efficienza degli ospedali. Inoltre, a livello globale, oltre la metà delle medicine sono prescritte in modo inappropriato. La via per arrivare ad una copertura universale passa attraverso l’annullamento delle disparità profonde ancora esistenti tra ricchi e poveri nell’accesso all’assistenza sanitaria. In alcuni Paesi solo 10 parti su 100 sono assistiti da personale sanitario specializzato, mentre in altri, dove l’assistenza è pari al 100% la mortalità materna è bassissima; colmare questo gap significa salvare la vita a oltre 700.000 donne da qui al 2015, così come estendere l’immunizzazione significherebbe salvare più di 16 mil. di bambini. Tre sono le barriere che ostacolano il percorso verso la copertura universale: 1) la disponibilità di risorse, 2) la diffusione del pagamento diretto da parte del paziente nel momento in cui ha bisogno di cura, 3) l’uso inefficiente ed iniquo delle risorse. La copertura universale non è una prerogativa dei Paesi ricchi, anche Paesi come il Brasile, il Cile, la Cina, il Ghana e la Thailandia hanno fattopassi in avanti. L’Oms invita a diversificare le fonti di finanziamento e a ricorrere a strumenti di finanza innovativa, serve però anche io sostegno della comunità internazionale.

Da “Il Sole 24ore Sanità” n. 46, del 7-13 dicembre 2010
Rapporto Censis 2010 sulla situazione sociale del Paese. Meno welfare, più cure fai-da-te.
Per il nuovo Rapporto Censis 2010 l’arretramento continuo del welfare, tra tagli di prestazioni e riduzione di risorse, comincia a non essere più sostenibile per le “eroiche” famiglie italiane. Di fronte ad un welfare sempre più povero “le strategie individuali e familiari si trovano schiacciate sul fronte sempre più esplicito della delega totale alla famiglia”, soprattutto nelle situazioni più gravi legate alla disabilità e alla non autosufficienza, dove il ricorso alla badante è la soluzione “normale”, in 8 casi su 10 a totale carico del malato e/o della famiglia. L’arretramento della dimensione pubblica delle politiche sociali ha determinato “in non pochi casi una situazione di vera e propria solitudine delle famiglie con problemi, rispetto alla quale anche l’azione del volontariato ritorna ad essere l’unica risposta presente”, soprattutto in certe zone del Paese. Un italiano su quattro fa volontariato (26%), all’interno di realtà organizzate (per i tre quarti) o in modo spontaneo ed informale, il 345 dei giovani, il 29% dei 30-44enni, il 23% dei 45-65enni ed il 20,3% degli anziani. Il volontariato è presente soprattutto in ospedali e strutture sanitarie (69%), in case di riposo, comunità alloggio e presidi socio-assistenziali (54,3%) ed in varie forme di assistenza domiciliare per anziani e non autosufficienti (39,9%).

Atlante Era 2009. La mappa del rischio ospedalizzazione da Nord a Sud.
Dal 2005 al 2008 gli italiani hanno diminuito del 10% il tempo passato in ospedale, con punte di riduzione del 20% in Abruzzo e Lazio, a seguito di un miglioramento dell’assistenza, ma anche a misure legate ai piani di rientro dal deficit di alcune regioni. Il Rapporto registra anche, però, in termini di ospedalizzazione complessiva una significativa polarizzazione Nord-Sud: quasi 15 milioni di abitanti in alcune aree centro-meridionali dimostrano ancora nel 2008 un rischio di passare un girono in ospedale più alto del 38% di altrettanti abitanti del Centro-Nord. Il Rapporto contiene la consueta classifica che ordina le circa 160 A.Usl in rapporto al grado di questo rischio; ai primi 10 posti il Centro Nord, con una forte presenza toscana; in coda alla classifica Asl del Sud, ma anche della provincia di Bolzano. Da notare che le 10 aree ultime classificate hanno livelli di rischio praticamente doppi rispetto alle prime 10. L’atlante Era 2009 segnala, su basi rigorosamente scientifiche, due fronti su cui intervenire per ridurre i ricoveri evitabili: 1) ricoveri potenzialmente inappropriati, cioè ricoveri per i quali studi nazionali e internazionali suggeriscono che una più efficace assistenza extra-ospedaliera riduce significativamente il ricovero: sono 6,4 mil. di giornate nel 2008 (pari all’11,9% del totale delle giornate di degenza ordinaria e in Day Hospital); 2) ricoveri potenzialmente prevenibili, cioè ricoveri che non dovrebbero avvenire se ci fossero interventi di prevenzione per eliminarne le cause: sono 4,8 mil. di giornate (9% del totale 2008). Il Rapporto contiene anche un’analisi per gruppo di diagnosi, classi di età, livelli di rischio, confronti territoriali, ecc… Ad esempio, dai dati emerge che ben 3 dei 6,4 di giornate potenzialmente inappropriate riguardano le malattie dell’apparato respiratorio. Un aspetto rilevante dello studio è rappresentato dalle mappe epidemiologiche di rischio, che segnalano i territori in cui si registrano i livelli diversi di rischio.
Il Rapporto è disponibile al link: www.atlantesanitario.it

2.Dalle Agenzie di stampa regionali
Da lla Cgil Lombardia.
Comunicato stampa del 20 dicembre 2010.
La posizione della Cgil Lombardia sulle nomine dei Direttori generali delle Asl e delle AO.
Elena Lattuada, della Segreteria della Cgil Lombardia, alla riunione della Consulta di oggi ha dichiarato: “Condividiamo ed apprezziamo la scelta fatta dal Presidente Formigoni e dagli Assessori Bresciani e Boscagli di avviare, prima della nomina dei nuovi Direttori Generali di ASL e Aziende Ospedaliere della nostra Regione, un confronto e una consultazione con le forze sociali. Atto che dà ulteriore valore al lavoro che in questi mesi è stato messo in campo nel confronto tra le parti in materia di politiche sanitarie e soprattutto socio-sanitarie tra le forze sociali e gli Assessorati: vogliamo qui ricordare in particolare l’accordo in materia di non-autosufficienza, che oggi più di ieri ha la necessità di essere garantito, anche attraverso la scelta di Direttori che facciano, dell’integrazione socio-sanitaria e dell’unitarietà dell’intervento, il perno per dare risposte ai cittadini e alle famiglie lombarde. I direttori generali sono e saranno sempre più figure importanti, che non solo debbono garantire competenza e professionalità, ma che debbono altresì essere autorevoli nel territorio dove operano, in sinergia con i tanti soggetti - dai Comuni agli enti del Terzo Settore alle parti sociali -: per questo auspichiamo che la scelta della Giunta Regionale ricada su figure professionali che per trasparenza nelle scelte, per autonomia nelle decisioni, per collaborazione con tutti coloro che operano in ambito sanitario e sociale, sapranno condurre, nei prossimi tre anni, la sanità lombarda e i servizi alle persone con grande attenzione a favore della salute e del benessere della popolazione. Questo presuppone che la scelta ricada non tanto e non solo sull’appartenenza politica ma su capacità professionali e competenza, anche in ragione della scarsità di risorse con cui dovranno fare i conti i bilanci economici delle singole strutture: contrazione economica che, per quello che ci riguarda, abbiamo fortemente criticato e che, anche grazie ad azioni sinergiche e concordate ai diversi tavoli, oggi sono un po’ meno pesanti. Ciò non toglie che la razionalizzazione delle risorse e la capacità di “spenderle bene” sarà sempre più uno dei requisiti fondamentali dell’azione pubblica. Infine, auspicando e confidando che la Giunta sappia assumere nei prossimi giorni una decisione importante e positiva sulle nomine –anche di rinnovamento degli uomini e delle donne che verranno scelti-, chiediamo alla Regione e ai prossimi Direttori Generali grande attenzione nei prossimi anni su tre questioni: una reale integrazione tra servizi e tra aziende ospedaliere e territorio; risorse destinate non solo alle acuzie, ma al “prendersi cura” delle persone più fragili, con un ruolo forte di coordinamento e di presa in carico da parte delle strutture pubbliche; un’attenzione a tutti coloro che operano in ambito sanitario, socio-sanitario e sociale, ai diversi livelli: solo con un significativo riconoscimento professionale degli operatori è possibile valorizzare quanto si è fatto e quanto resta da fare a favore della salute di tutti i cittadini e le cittadine, di qualsiasi etnia, razza, estrazione sociale.”

“Settegiorni PD”, notiziario del gruppo PD in Consiglio regionale.
È uscito il numero 119 del 3 dicembre 2010
Bilancio socio sanitario, i tagli sono cospicui.
I tagli saranno soprattutto nell’area socio sanitaria. Lo si evince dal bilancio previsionale sulla sanità approvato questa settimana in Commissione con il voto negativo del Pd. In generale il bilancio sociosanitario presenta tagli consistenti, ma la mannaia è calata soprattutto sul riparto sociale (60 milioni di euro contro i circa 200 dell’anno precedente). Per quanto concerne il finanziamento al sistema sanitario, seppur dal bilancio risulti un incremento, c’è da sottolineare che, a fronte del tasso d’inflazione programmato 2011, si stima comunque una diminuzione del fondo disponibile. “Questo bilancio previsionale ha tagliato tutto tranne le questioni per cui esistono obbligazioni vincolanti - dicono i consiglieri Sara Valmaggi e Gianantonio Girelli. Sono stati infatti tagliati gli interventi sull’integrazione, sull’associazionismo, sulla disabilità e manca ancora la voce sui trasferimenti del fondo nazionale per la famiglia perché, diversamente dal passato, non c’è ancora certezza sul trasferimento delle risorse dallo stato alla regione”. Sulla sanità poi è evidente che i fondi nazionali inerenti l’ultimo stralcio previsto dalla Finanziaria 2007-08 del Governo Prodi non risultano in bilancio poiché come più volte ammesso dallo stesso assessore sono ancora al vaglio del Ministero delle Finanze e quindi è fortemente a rischio l’ammodernamento, la messa in sicurezza e la ristrutturazione degli ospedali pubblici. “Inoltre, come già anticipato dalla presentazione delle regole di sistema, si prevede che si farà molto affidamento al lavoro di cura della famiglia al proprio domicilio. Non essendoci soldi per le cure sub-acute, o low care pensiamo si farà dunque ricorso al privato per garantire tutto questo riducendo i piccoli ospedali - considerano i consiglieri del Pd - . Così come si vede una riduzione del contributo alle aziende pubbliche e una riorganizzazione del sistema di tariffazione delle prestazioni erogate dalle RSA: con quali costi per gli utenti, ci chiediamo?”.

È uscito il numero 120 del 17 dicembre 2010
Nomine sanità, si procede secondo il metodo di lottizzazione Bresciani.
Il Pd: “Inaccettabile. L’assessore venga in Aula a riferire al più presto”.
Tra pochi giorni si darà avvio alle nomine dei dirigenti sanitari, dopo che l’assessore alla Sanità Luciano Bresciani ha dichiarato, senza alcuna esitazione, che quei posti saranno spartiti con una mera logica di lottizzazione, suscitando l’imbarazzo e la presa di distanza di altri esponenti leghisti (Davide Boni e Stefano Galli) e le ire di Formigoni che però, nonostante le prime dichiarazioni contrarie, non ha rimesso in discussione il metodo teorizzato da Bresciani, parlando di “tempesta in un bicchier d’acqua”. La lottizzazione come metodo ha scatenato le reazioni dell’opposizione che, da settimane, va proponendo logiche di merito alla base della scelta dei vertici della sanità lombarda. “Giudichiamo inaccettabile che l’assessore Bresciani arrivi a sostenere un’organizzazione del sistema sanitario secondo una logica puramente spartitoria - ha detto Sara Valmaggi - . E’ scandaloso che un importante esponente della Lega Nord, che ha così importanti responsabilità nel governo sanitario della nostra Regione e che continua a ingannare gli elettori presentandosi come una forza di rinnovamento e pulizia, arrivi a teorizzare un simile metodo. La Lombardia merita ben altro: per la scelta dei manager sanitari, una cosa è chiedere un operato in coerenza con le linee sancite dai piani di programmazione e governo, ben altra è chiedere obbedienza ad un partito, a una corrente o a un movimento. Per questo la proposta del PD per la definizione delle nomine dei direttori generali di Asl e ospedali lombardi è quella di istituire un comitato di valutazione delle candidature composto da valutatori esterni o terzi con competenze scientifiche e/o manageriali riconosciute, di fissare il mandato dei direttori generali a cinque anni ripetibile per una sola volta e al limite massimo di 70 anni di età e infine di concertare le nomine con i rappresentanti delle associazioni dei Comuni per rendere più vicina la gestione e organizzazione del sistema sanitario ai territori. “Il metodo di spartizione delle poltrone in ambito sanitario, spiegato candidamente dall’Assessore regionale leghista Luciano Bresciani - ha commentato Maurizio Martina - sancisce che siamo ancora alla vecchia politica spartitoria che fa prevalere gli interessi di partito alla professionalità e alle competenze dei manager. Aspettiamo di capire se nel centrodestra prevarrà questa logica sgangherata o si avrà il coraggio di rimettere in discussione seriamente questo modo di fare, con un metodo trasparente di selezione delle responsabilità prima di tutto in base alle competenze, all’esperienza e alle capacità. Sfidiamo l’assessore a venire rapidamente in Aula ad esplicitare sino in fondo il suo ragionamento da noi ritenuto totalmente sbagliato”.

Da “Lombardia notizie”, Notiziario della giunta regionale del 14 dicembre 2010

Sanità. Formigoni: più medici, meno liste attesa.
Nel 2011 miglioreranno ulteriormente le liste d’attesa per le prestazione più a rischio quali l’oculistica e la cardiologia. Sono 60 milioni, ha annunciato il presidente della Regione Lombardia, Roberto Formigoni, alla presentazione dell’ottavo rapporto AIOP sull’attività ospedaliera in Italia, le ulteriori risorse messe a disposizione per l’anno prossimo. Aumenterà anche il personale medico ospedaliero: le nuove regole per il 2011 prevedono il finanziamento per 5 milioni di euro delle specialità. Queste ulteriori risorse corrispondono a circa 100 specializzandi all’anno e rappresentano un finanziamento suppletivo per posti ulteriori rispetto a quelli già previsti dal ministero. Questo incremento si sposa con la notizia dell’aumento del numero di medici di base che, come ha registrato ieri la sezione regionale della Corte dei conti, nel 2009, rispetto al 2008, è cresciuto di 36 unità. L’abbattimento delle liste d’attesa. Confermato l’impegno per l’abbattimento delle liste d’attesa. Per quanto riguarda i tempi medi di attesa, dal 1997 al 2010 si sono ridotti nella cardiochirurgia del 63% nelle strutture pubbliche e del 69% in quelle private, nella protesica del 73% nelle strutture pubbliche e del 68% in quelle private, nell’ortopedia del 79% nelle strutture pubbliche e del 69% in quelle private. Secondo gli ultimi dati del 2010 più del 95% delle richieste senza carattere di urgenza hanno avuto una risposta entro 60 giorni e l’86% delle prenotazioni sono state evase entro 30 giorni. Per il 2010 erano stati stanziati 45 mil. di euro per ottenere il risultato di non avere più del 5% di prestazioni oltre i 40 giorni. Per il 2011 previsti ulteriori 60 mil. di euro per le prestazioni più a rischio. Il personale medico ospedaliero. La presentazione del rapporto AIOP è stata l’occasione per fare il punto anche sul personale ospedaliero. Dopo il miglioramento registrato nel 2009 rispetto al 2008 per quanto riguarda i medici di base, sono in arrivo novità sul fronte dei camici bianchi in corsia. Il problema della carenza è a livello nazionale e è dovuto anche al numero chiuso delle iscrizioni in università e per le specialità post universitarie. Cresce l’attrattività della Lombardia. Il rapporto AIOP ha confermato, inoltre, l’attrattività consolidata negli anni della sanità lombarda: nel 1998 i pazienti ricoverati da altre Regioni erano 125.967, nel 2008 sono stati 127.046. In quanto a mobilità attiva la Lombardia distacca le altre Regioni: l’Emilia Romagna, al secondo posto per attrattività, ha fatto segnare 88.782 viaggi della speranza, 68.071 il Lazio. I dati sull’attrattività dei sistemi regionali confermano l’indiscusso primato della Lombardia da ormai 10 anni, il cui saldo tra ingressi e uscite è stato superiore del 40% rispetto alla seconda regione, l’Emilia Romagna, e di oltre 4 volte rispetto alle terze, Lazio, Toscana, e Veneto. In Lombardia, la percentuale di ricoveri di pazienti provenienti da fuori regione è ormai costante intorno al 10 per cento sul totale dei ricoveri effettuati dai nostri ospedali. Il saldo attivo della mobilità ha ricadute positive, producendo un valore economico quantificato da ISTAT intorno ai 450 milioni di euro su base annua. I numeri reali della sanità privata. Dal rapporto AIOP, infine, arriva una pietra tombale sui dati relativi al mix pubblico-privato della sanità in Lombardia: “La nostra regione, dice Formigoni, non ha il maggior privato. Il nostro è il miglior privato, il miglior modello di mix tra pubblico e privato”. La presenza del privato nel sistema ospedaliero lombardo (calcolato per il numero di posti letto) è pari al 21,3 per cento e si colloca all’ottavo posto, dopo la Calabria, la Campania, il Lazio, la Sicilia, l’Emilia Romagna, Abruzzo e Piemonte. Anzi, la Lombardia, commenta il presidente di AIOP Lombardia, Gabriele Pelissero, “è sotto la media nazionale pari al 21,5%”. Dall’analisi comparata sui vari sistemi regionali presenti nel rapporto, emerge come in Lombardia siano presenti i case-mix più elevati a livello nazionale sia nella rete ospedaliera privata (pari a 1,30) che in quella pubblica (1,05). Numeri, questi, che confermano l’eccellenza di una rete ospedaliera - conclude Formigoni - “in equilibrio economico e con un elevatissimo livello di efficienza”.

Sanità 2011, pediatri di sera e nei week end, nuovi interventi per i malati cronici e le cure sub-acute. Anche il prossimo anno niente ticket per i cassintegrati.
Dopo la positiva sperimentazione effettuata nell’Asl di Milano, verrà estesa a tutta la Lombardia l’apertura dei servizi di pediatria nelle ore serali e nei week end. Sarà compito delle Asl predisporre progetti in questo senso. E’ questa una delle novità principali contenute nel provvedimento, approvato dalla Giunta regionale, che indica le “regole” per la gestione del Servizio Socio-Sanitario regionale per il 2011. Viene confermata anche l’esenzione dal pagamento del ticket per le prestazioni di specialistica ambulatoriale (esami e visite) per le persone in cassa integrazione straordinaria e per i loro familiari a carico (oltre che per i disoccupati e i lavoratori in mobilità). Cronicità. Sarà sperimentata in 5 Asl della Lombardia una innovativa modalità di presa in carico dei pazienti cronici. Attraverso una quota di risorse stabilita in anticipo (Cronic Related Group), dovranno essere garantiti con continuità ai pazienti tutti i servizi extraospedalieri (ambulatoriale, protesica, farmaceutica, cure a domicilio) necessari per una buona gestione della patologia cronica. In una prima fase, le patologie individuate per la sperimentazione sono: bronco pneumopatie cronico ostruttive, scompenso cardiaco, diabete di tipo I e II, ipertensione e cardiopatia ischemica, osteoporosi, patologie neuromuscolari. Cure sub-acute. Sulla falsariga di alcune sperimentazioni già in atto (a Milano, Soncino e Varese) saranno attivate in Lombardia strutture intermedie tra l’ospedale e il territorio per l’erogazione di cure sub-acute. L’obiettivo è assistere adeguatamente quei pazienti che, pur avendo superato la fase di instabilità e di criticità clinica, continuano ad avere bisogno di assistenza per evitare che si ripetano episodi acuti. Il fabbisogno di posti letto ipotizzato è di 1.146 in tutta la Lombardia. Si tratterà sostanzialmente di ospedali medio-piccoli, nei quali saranno presenti solo alcune specialità ospedaliere di base. Sviluppo del sistema. Sul fronte della telemedicina, verranno avviate sperimentazioni sulla teletrasmissione dei parametri clinici. Saranno anche implementate le Reti di patologia. Con un finanziamento di 7 milioni di euro verranno promossi progetti indipendenti di ricerca. Sistema Siss. Lo sviluppo e l’implementazione del Fascicolo Sanitario Elettronico, il patient summary, la dematerializzazione e l’introduzione della prescrizione elettronica: questi i punti principali che riguardano il Sistema Informativo Socio-Sanitario per il 2011. Controlli e tempi d’attesa. Confermato l’obiettivo di sottoporre a verifica e controllo il 10% delle attività di ricovero e il 3,5&% delle attività di specialistica ambulatoriale. Sul fronte dei tempi d’attesa sarà effettuato un monitoraggio settimanale su un campione di strutture e saranno dedicate risorse ad hoc per progetti di riduzione degli stessi tempi d’attesa.

Nuovo welfare, Boscagli: allo studio sistema dote.
L’orizzonte del nuovo welfare lombardo è la “presa in carico” globale della persona fragile e della sua famiglia, indispensabile per rispondere ai bisogni articolati, complessi e altamente personalizzati con cui abbiamo a che fare. Le basi per raggiungere questo obiettivo sono state poste con chiarezza sia dal Piano socio sanitario approvato a novembre sia dalle Regole di Sistema 2011 che prospettano l’integrazione delle politiche e degli interventi, soprattutto nell’area sociale e sanitaria. Appurato e condiviso il concetto che il welfare, così come lo abbiamo inteso sino ad ora non può più reggere, per costi elevati e eccessiva presenza dell’intervento statale, è opportuno misurarsi sulle probabili linee di sviluppo del sistema. E’ questo lo scenario descritto dall’assessore regionale alla Famiglia, Conciliazione, Integrazione e Solidarietà Sociale, Giulio Boscagli, intervenuto oggi al convegno di presentazione della ricerca “Come cambia il welfare lombardo. Una valutazione delle politiche regionali” curata da Cristiano Gori. Nel corso dei lavori sono stato presentati i passaggi fondamentali che hanno portato alle mutazioni che oggi contraddistinguono il sistema del welfare in Lombardia. Tutela della salute e del benessere. “L’ospedalizzazione, ha spiegato Boscagli indicando gli obiettivi della legislatura, non è sempre la risposta più adeguata e non deve essere scelta per mancanza di alternative. La tutela sanitaria non basta, serve una tutela della salute e del benessere in senso ampio. Prevediamo quindi di rivedere e potenziare la rete dei servizi e dei percorsi di assistenza, ridefinendo anche il ruolo delle Asl e delle Direzioni Sociali, per garantire risposte integrate e tempestive alle domande di assistenza dei cittadini”. Il sistema lombardo, più direzioni coinvolte. A chi sostiene che le risorse per il welfare dovrebbero essere maggiori l’assessore regionale ha risposto che non solo è d’accordo, ma auspica un incremento dei fondi, a tutt’oggi limitato dai tagli previsti dalla Legge Finanziaria. “Una lettura del welfare in Lombardia limitata all’analisi della spesa, ha aggiunto l’assessore regionale, non tiene conto di come la nostra azione si articoli coinvolgendo più assessorati, primo fra tutti quello alla Sanità, ma anche quello del Lavoro e della Casa: pensiamo all’accordo Regione-Direzione Generale Lavoro e Governo che ha messo a disposizione 1,5 mln euro per la Cassa Integrazione Guadagni in deroga, alle politiche dei voucher per la scuola, agli interventi per agevolare chi cerca un’abitazione. Famiglia, casa, sanità, istruzione e lavoro sono un’unica filiera al cui centro si situa la persona, da accompagnare e sostenere nelle diverse fasi di cambiamento e transizione”. Dote welfare. “Per questo, ha sottolineato Boscagli, vorremmo introdurre una Dote Welfare, che sulla scorta di quanto già sperimentato in Lombardia in altri settori sposti il finanziamento dall’offerta alla domanda, rendendo il cittadino consapevole e responsabile dell’effettivo valore dei servizi di cui usufruisce e restituendogli piena libertà di scelta”. Il ruolo del terzo settore. La delibera sul Terzo Settore approvata recentemente dalla giunta regionale è un anticipo della riforma del welfare lombardo, soprattutto nelle parti in cui rafforza e regolamenta con più chiarezza i rapporti tra pubbliche amministrazioni e realtà del terzo settore. Regione Lombardia in questi anni ha scelto di valorizzare il più possibile il Terzo settore, non solo per la capacità di gestione dei servizi, ma anche come attore fondamentale nella co-programmazione e co-progettazione delle politiche. Gli sviluppi che si prevedono consistono nel rafforzamento di questa collaborazione anche a livello locale, assicurando pari opportunità di accesso a tutti i soggetti e dettando regole uniformi sul territorio. Il fattore famiglia. Regione Lombardia, per prima in Italia, ha introdotto il Fattore Famiglia, previsto dal Piano regionale di Sviluppo: costi e servizi saranno misurati in base alla composizione del nucleo e agli effettivi carichi di cura sostenuti, superando le diseguaglianze determinate dai precedenti modelli di calcolo dei redditi equivalenti. “L’obiettivo che ci siamo dati, ha concluso l’assessore Boscagli, è ambizioso: favorire l’evoluzione verso un modello di welfare che non sia solo economicamente sostenibile ma anche più aperto, partecipato, plurale, capace di rispondere alle esigenze espresse dalle persone e dalle famiglie attraverso una presa in carico complessiva dei bisogni e una valorizzazione delle risposte che le realtà sociali esprimono”.
 

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