Block Notes n. 20, ottobre2014

 
Dipartimento Welfare e nuovi diritti della Cgil Lombardia
A cura di M. Oliviero, E. Naldi, G. Roversi e M. Vespa

In questo numero:
Dalle agenzie di stampa regionali.
Pd. Consultori gratuiti per le teen agers
Pd. La misura “zero ticket” è stata un flop
Legge di stabilità. Maroni minaccia di chiudere dieci ospedali
Lombardia. Città Salute, le caratteristiche del progetto
Lombardia. Città salute, la commissione di gara
Lombardia. Salute, Maroni e Mantovani: ospedale di Varzi non deve chiudere
Lombardia, Maroni: con costi standard fondi per ticket e ambulatori aperti
Maroni: governo ha cancellato accordo di luglio su costi standard in sanità
Maroni: Renzi capisca che sui tagli non stiamo scherzando

Dalle agenzie di stampa regionali.
 Da “Settegiorni PD”, newsletter del gruppo PD al Consiglio regionale
È uscito il n. 286, del 10 ottobre 2014
Consultori gratuiti per le teen agers. Il PD con una mozione chiede di azzerare i ticket alle ragazze dai 15 ai 19 anni per prima visita, controllo e colloquio di orientamento
Niente ticket nei consultori, almeno per le ragazze sotto i 20 anni. Lo chiede con una mozione depositata nei giorni scorsi, Sara Valmaggi che spiega: “La legge di istituzione dei consultori (405/75) prevedeva la gratuità delle prestazioni. La delibera regionale 4579/2012, che ha recepito le indicazioni della finanziaria nazionale, ha però introdotto un ticket sulle medesime prestazioni, aggiungendo la quota fissa regionale di 6 euro. Il risultato è che ad oggi la prima visita ginecologica si paga 28.50 euro e quella di controllo 22.40 euro. Cifre che non tutti possono sostenere, soprattutto le ragazze più giovani, dai 15 ai 19 anni che sono anche le più esposte al rischio di maternità inconsapevoli e malattie sessualmente trasmissibili”. “La relazione annuale del Ministero della salute sull’attuazione della 194, continua Valmaggi, evidenzia come in Lombardia nel 2011 le giovanissime che hanno ricorso all’interruzione volontaria di gravidanza (Ivg) sono l’8% (1463) del totale, un dato che rimane stabile rispetto all’anno precedente (nel 2010 la percentuale era dell’8,3%) a differenza di quanto accade per le donne di età maggiore, per le quali le Ivg sono in costante diminuzione. Nel 2010 erano 18959, nel 2011 invece 18264. Un dato, quello lombardo relativo alle giovani donne, maggiore di quello di altre regioni. Sono il 7,9% in Piemonte, il 7% in Veneto, il 6,5% in Emilia Romagna e il 7,1% in Toscana. Per queste ragioni, chiediamo al presidente Maroni, che ogni giorno ripete di voler abolire i ticket, di eliminarli da subito per le ragazze dai 15 ai 19 anni, almeno per la prima visita ginecologica, quella di controllo e il colloquio di orientamento. Sarebbe questo un modo concreto per tutelare la salute delle donne, attuare azioni di prevenzione, anche con l’obiettivo di prevenire le interruzioni volontarie di gravidanza. In sostanza, chiediamo di fare quello che già si fa in altre regioni, quali la Toscana, l’Emilia Romagna e il Piemonte”.

La misura “zero ticket” è stata un flop. I lombardi pagano più di prima, alla Regione sanno fare i conti?
“Altro che zero ticket, semmai zero risultati”. La denuncia è del segretario regionale Alessandro Alfieri che ha illustrato qualche giorno fa, durante una conferenza stampa a Palazzo Pirelli, l’elaborazione del Pd sui dati della spesa per ticket in Lombardia. Sotto accusa è il primo intervento della giunta Maroni sui costosi ticket lombardi: l’estensione dell’esenzione dal ticket regionale sui farmaci per i cittadini over65, con l’aumento della soglia di reddito da 11 a 18mila euro. La misura è in vigore dal primo di aprile di quest’anno e nelle intenzioni della giunta, dichiarate a più riprese, avrebbe dovuto interessare 800mila lombardi e costare alla Regione 40 milioni di euro in termini di mancato introito. Il Pd, utilizzando i dati ufficiali messi a disposizione di Federfarma, ha invece dimostrato che non solo i cittadini, nel loro complesso, non hanno pagato di meno, ma che addirittura la Regione ha finito per incassare di più. Facendo il confronto con i dati del 2013, nei cinque mesi di applicazione della misura i lombardi hanno versato alla Regione, attraverso i ticket sui farmaci, quasi due milioni in più (1.963.000 euro), che salgono a 2,44 milioni se si prendono in considerazione anche i primi quattro mesi dell’anno. In totale, dunque, la spesa per ticket del 2014, fino al mese di agosto compreso, ammonta a 172,341 milioni di euro, rispetto a poco meno di 170 milioni nello stesso periodo del 2013. Un dato in crescita, nonostante la misura “zero ticket”, propagandata dalla Regione con una campagna di comunicazione e di affissioni da 200mila euro.

È uscito il n. 287, del 17 ottobre 2014
La legge di stabilità chiede agli enti locali una riduzione di spesa per sei miliardi. Maroni minaccia di chiudere dieci ospedali.
I numeri non sono ancora scritti nero su bianco, ma la direzione della Legge di Stabilità scritta dal governo Renzi è chiara: sui quindici miliardi di tagli agli enti locali ne toccano sei, di cui quattro alle Regioni. A questi, per il 2015, si aggiunge il miliardo e settecento milioni di tagli già previsti dal governo Letta. Un impatto importante, che ha sorpreso i presidenti di Regione, guidati dal piemontese Sergio Chiamparino. Ne è sorto un confronto senza sconti, che ha poi lasciato spazio al momento delle proposte: premier e Regioni dovrebbero incontrarsi la prossima settimana per confrontarsi su una proposta avanzata da queste ultime. Nel frattempo il presidente della Lombardia Maroni ha però scelto di tenere la linea dura: di fronte ai giornalisti, nella consueta conferenza stampa de venerdì, ha quantificato in 930 milioni il taglio per il 2015, di cui 730 sulla sanità. Secondo l’ex leader del Carroccio, in assenza di correttivi, l’anno prossimo Palazzo Lombardia sarà costretto a chiudere dieci ospedali, ad elevare i ticket e le addizionali Irpef e Irap, a sospendere tutte le nuove opere e a tagliare il contributo al trasporto pubblico, il che significa ridurre le corse, soprattutto dei treni regionali. “Maroni non esageri” commentano in una nota congiunta il segretario Alessandro Alfieri e il capogruppo Enrico Brambilla, “la chiusura degli ospedali è una minaccia infondata. Prima di arrivare a misure così drastiche c’è parecchio altro da tagliare, a partire dal sistema delle partecipate, più volte oggetto di scandali, e dalle spese propagandistiche, come i trenta milioni per il referendum o i quaranta milioni per le spese di comunicazione. Detto questo, siamo d’accordo sulla necessità di riequilibrare la ripartizione dei tagli, andando a incidere con più decisione sui ministeri e meno su Comuni e Regioni virtuosi, e di perseguire la logica dei costi standard, che premia le migliori pratiche delle diverse regioni e costringe le altre a fare meglio. Siamo fiduciosi nel lavoro che il presidente del Piemonte Sergio Chiamparino sta conducendo in questa direzione. La Lombardia può dare il buon esempio, contraendo la spesa in modo serio, ma è chiaro che queste risorse devono poi poter essere utilizzate sul territorio, a vantaggio dei cittadini lombardi”.

 Da “Lombardia notizie”, notiziario della giunta regionale del 10 ottobre 2014
Lombardia. Città Salute, le caratteristiche del progetto.
Prima dell’inizio dell’estrazione dei componenti della Commissione di gara per la Città della Salute e della Ricerca, il presidente di Infrastrutture Lombarde Paolo Besozzi ha delineato i contorni del progetto, che ha un valore di 450 milioni di euro (di cui 330 messi a disposizione da Regione Lombardia). Istituti Besta e Tumori. La Città della Salute e della Ricerca costituirà un nuovo complesso sanitario di ricerca, clinica e formazione, che ricomprenderà due grandi eccellenze sanitarie pubbliche, la Fondazione Irccs Istituto nazionale dei tumori e la Fondazione Irccs Istituto neurologico Carlo Besta. Una struttura sanitaria di altissimo livello, che potrà ospitare fino a 700 posti letto (di cui 50 di albergo sanitario). Funzioni e servizi. Le funzioni e i servizi sanitari previsti si articolano in: radiodiagnostica, radioterapia, medicina nucleare, radiofarmacia con ciclotrone, area chirurgica con settore trapianti (articolato in blocco operatorio multifunzionale, sale operatorie di day-surgery e sale di radiologia interventistica), area critica per pazienti sottoposti a cure intensive, laboratori clinici e di ricerca, aree dipartimentali, area amministrativa e di accoglienza, albergo sanitario. Ricerca. Di particolare importanza l’area della ricerca e la dotazione tecnologica, per assicurare elevatissima capacità diagnostica e terapeutica e permettere la sperimentazione di nuove tecnologie (Parco tecnologico sperimentale). I due grandi Irccs monotematici lombardi trovano una nuova sede per fondare il più grande centro di ricerca clinica ‘traslazionale’ (trasferimento delle scoperte in biologia, chimica, farmacologia sugli organismi complessi) sul territorio nazionale e raccogliere la sfida della medicina personalizzata possibile dopo la decrittazione del genoma umano. Centralità paziente. Un ospedale orientato all’utente definisce percorsi diagnostici e terapeutici volti alla soluzione dei problemi di salute, ascoltando e valorizzando ciò che il paziente è in grado di esprimere riguardo la propria malattia. La nuova struttura sanitaria dell’area metropolitana attiverà sinergie con tutte le strutture ospedaliere e territoriali come delineato nel nuovo Libro Bianco del Sistema socio-sanitario in Lombardia. L’assetto urbanistico. Le aree ricettive, le aree verdi e la mobilità sostenibile divengono elemento unificante tra la Città della Salute e della Ricerca e la città urbanizzata. Una progettazione della struttura ospedaliera capace di declinare aree pubbliche aperte ai cittadini e ai visitatori, attenzione al paziente e vivibilità degli spazi. Il progetto vuole promuovere un nuovo approccio, che si distacchi dal mero funzionalismo cui soggiacciono molte strutture sanitarie. Anche la progettazione del verde assume importanza per la corretta valorizzazione dell’intervento. La compatibilità del progetto sanitario con il Programma integrato di Intervento circostante è stata verificata con lo studio di architettura RPBW (Renzo Piano Building Workshop).

Lombardia. Città salute, la commissione di gara.
La Commissione di gara per la Città della Salute e della Ricerca, “l’opera di maggior rilevanza economica bandita in Europa”, secondo quanto riferito oggi dal presidente di Infrastrutture Lombarde Paolo Besozzi, è composta da 5 membri. Il presidente della Commissione, secondo quanto previsto dalle norme vigenti, è un dirigente della stazione appaltante e cioè di Infrastrutture Lombarde. La persona individuata è Guido Bonomelli. Gli altri componenti sono: Silvano Gatti, Federico Zucchetti, Alessandro Greco, Alessandro Frigeni. I membri supplenti sono: Francesco Pezzagno, Daniele Segatto Stefano Capolongo, Giancarlo Cerveglieri.

Lombardia. Salute, Maroni e Mantovani: ospedale di Varzi non deve chiudere.
“Una struttura piccola è più importante quasi di un grande ospedale, di un nuovo ospedale nel centro di Milano. Quindi bisogna tenere conto della specificità del territorio, è la regola fondamentale”. Lo ha detto oggi il presidente di Regione Lombardia Roberto Maroni che con il vice presidente e assessore alla Salute Mario Mantovani e l’assessore alle Attività produttive Mario Melazzini, hanno partecipato ad un’assemblea convocata all’ospedale di Varzi in provincia di Pavia. All’incontro hanno partecipato anche i sindaci del territorio, gli operatori sanitari e gli esponenti del Comitato Salviamo l’Ospedale di Varzi, che ha raccolto 15.000 firme. No a tagli indiscriminati. Nell’assicurare che l’ospedale non chiuderà Maroni ha aggiunto: “Se si vuole chiudere per questioni di spesa è un criterio che io non condivido, per due motivi: il primo perché i territori, e la Lombardia in particolare, sono così diversi tra di loro che Milano la città metropolitana, è una cosa, ma poi ci sono le montagne, le colline, le province e ci sono dei luoghi così difficili da raggiungere e questa struttura serve. Se per fare questo devo metterci dei soldi ce li metto; non chiudo una struttura sanitaria o di altro tipo, perché se servono risorse ce le metteremo e taglierò da un’altra parte. E nella sanità in Lombardia abbiamo una situazione di eccellenza. Abbiamo ridotto la spesa, l’abbiamo migliorata, quello che si fa in Lombardia con i costi della Lombardia si fa in pochissime altre regioni, tutte spendono molto di più. Per fortuna alla fine dello scorso anno il nostro assessore al Bilancio, Massimo Garavaglia, è riuscito ad ottenere dal Governo, l’applicazione dei costi standard nella sanità. Con questa prima applicazione dei costi standard la Regione Lombardia ha avuto un grande vantaggio economico perché il fondo sanitario, nel riparto 2014, ci ha dato 500 milioni di euro in più, rispetto all’anno precedente. Ma il problema rimane”. Limitati dai vincoli del governo. “Lo Statuto della Regione Lombardia, ha detto il governatore lombardo, dice che i contributi che vengono dal Governo nel bilancio della Regione entrano senza vincolo di destinazione, cioè possiamo spenderlo come vogliamo, purtroppo alcune leggi nazionali, soprattutto in campo sanitario, pongono dei vincoli. Per cui siamo nella situazione paradossale che nonostante abbiamo le risorse per assumere personale e aprire nuove strutture ospedaliere, i vincoli posti dal Governo per ragioni di bilancio loro, ci limitano. Come nel caso di questa norma del Patto della Salute dei 60 posti letto. Io non sono d’accordo con questo criterio, perché è un criterio che in Regione Lombardia non ha senso applicare. Siamo costretti ad applicarlo perché è una legge nazionale, vediamo come fare, pur rispettando le regole e la legge, mantenendo aperto l’ospedale di Varzi”. L’ospedale di Varzi funziona. “In questa visita improvvisata mi sono reso conto che questo è un ospedale che funziona. In Regione abbiamo deciso di seguire un metodo per vedere se e come intervenire, non solo nella sanità, ma in tutte le cose che sono di nostra competenza; abbiamo deciso, nonostante quello che c’è scritto nel Patto della salute o che è stato deciso a Roma, di valutare personalmente, caso per caso, se la struttura funziona, se è un’eccellenza. Perché se i numeri sono quelli esposti dall’assessore Mantovani, io non vedo il motivo di intervenire e chiudere una struttura che funziona. Se il Governo ha deciso di mettere certe regole, l’ha fatto, ne sono convinto, non perché al di sotto di quei numeri e di quelle regole una struttura non è sicura per i cittadini. Se fosse così sarei d’accordo”. Mantovani: dati significativi. “È vero, il vostro ospedale è sotto i parametri previsti dal Ministero, ma devo dire che già durante gli interventi che mi hanno preceduto il Presidente Maroni mi ha detto che occorre trovare una soluzione. Io riscontro che l’anno scorso avete avuto 1.300 ricoveri, superando l’ospedale di Broni e, al limite, anche quello di Casorate, nonostante voi siete in montagne e loro prossimi alla città. Il Pronto soccorso ha contribuito con 21.275 prestazioni, un numero significativo che torna a vantaggio dei vostri medici e della fiducia che i cittadini in loro ripongono e quando la gente si fida non si comprende perché si debba metterli in difficoltà chiudendogli l’ospedale. Regione Lombardia, in un anno e pochi mesi , per gli ospedali nella provincia di Pavia, ha contribuito con una cifra pari a 63 milioni di euro e abbiamo provveduto alla stabilizzazione di 209, fra medici, infermieri e tecnici della riabilitazione. Io sono convinto che ci sia la volontà da parte di tutti, di proseguire nel percorso. Siamo molto impegnati a difendere i colori della Lombardia e della sua eccellenza in campo sanitario, un’eccellenza che passa anche attraverso questi piccoli ospedali dei 232 presenti in tutta la regione e sicuramente Varzi può alzare la sua bandiera per la sicurezza e la salute dei suoi concittadini.”

 Da “Lombardia notizie”, notiziario della giunta regionale del 13 ottobre 2014
Lombardia, Maroni: con costi standard fondi per ticket e ambulatori aperti.
“Siamo riusciti a recuperare 506 milioni per il 2014 e altrettanti per il 2015, per abbattere i ticket, costringendo il Governo e le altre Regioni ad applicare i costi standard. I soldi li abbiamo. Se dovesse succedere che qualcuno ce li volesse portare via, sarebbe una dichiarazione di guerra. Non credo che succederà”. Lo ha detto il presidente della Regione Lombardia Roberto Maroni. Per quanto riguarda invece l’iniziativa ‘Ambulatori aperti’, il presidente ha sottolineato che con i cartelloni esposti nelle città lombarde “vogliamo dare informazioni ai cittadini. Voglio che sappiano che possono fare gli esami tutti i giorni fino alle 22 di sera, il sabato mattina e la domenica mattina. Sono già oltre 90.000 le prenotazioni. Questa attività la finanziamo con i soldi ottenuti in più con i costi standard”.

 Da “Lombardia notizie”, notiziario della giunta regionale del 17 ottobre 2014
Maroni: governo ha cancellato accordo di luglio su costi standard in sanità.
“La cosa paradossale è che avevamo già cominciato ad applicare i costi standard. Nel luglio di quest’anno avevamo fatto un accordo Governo e Regioni in applicazione dei costi standard in sanità. Grazie a questo accordo, Regione Lombardia guadagnò 500 milioni di euro proprio perché siamo bravi a spendere. Adesso questo è stato totalmente cancellato con un colpo di spugna. Quindi i costi standard sono già stati applicati, questa legge li cancella e ritorna al passato. Con questa legge, ha spiegato il presidente Maroni, abbiamo un taglio in Lombardia di 930 milioni di euro, di cui 730 milioni in sanità. Tagliare 730 milioni in una sanità che è già ridotta all’osso garantendo gli stessi servizi perché non possiamo che fare questo vuol dire non investire più nelle strutture e quindi ridurre le strutture”.

 Da “Lombardia notizie”, notiziario della giunta regionale del 20 ottobre 2014
Maroni: Renzi capisca che sui tagli non stiamo scherzando.
“Io spero che Renzi capisca che noi non stiamo scherzando e che, se è sua intenzione trattare tutti allo stesso modo, quelli bravi e quelli meno bravi, i virtuosi e gli spreconi, ha capito male”. Così il presidente della Regione Lombardia Roberto Maroni. “Per Regione Lombardia significa chiudere dieci ospedali, aumentare i ticket e l’addizionale Irpef per mantenere i servizi e questo non è possibile. È così difficile capire che la soluzione c’è e si chiama ‘costi standard’? Trovare le best practice in ogni comportamento ed esportarle nelle altre Regioni: è questo il modo, si risparmierebbero più di quattro miliardi. Se invece vuole la guerra, guerra sia, ma spero in un ravvedimento operoso del Governo”.

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