Block Notes n. 10, maggio 2011


Dipartimento Welfare e nuovi diritti della Cgil Lombardia
A cura di E. Lattuada, E. Naldi, G. Roversi e M. Vespa

In questo numero:
1. Dalla stampa di settore
Percorso riabilitativo per ogni disabile. Approvate le linee-guida del Ministero
La riforma di Cameron: niente Asl, siamo inglesi”
Corte dei Conti. Ssn afflitto dal malaffare
Più salute integrativa nella Ue. Nel 2010 aumenti del 3,3%. Italia più lenta
Osservasalute 2010. le quattro criticità del Ssn
Annuario del Ssn. Meno ospedale, più territorio
SDO 2009. Drg a rischio inappropriatezza, poco day hospital
Manovra Aifa sui farmaci. Off patent, tagliati i prezzi
Socio-sanitario, ecco i Lep. I livelli delle prestazioni sociali: gli indicatori allo studio
Regno unito. Mezza retromarcia di Londra. Sospesa la riforma del NHS
Agenas. Riordino cure primarie. E arriva un Cap che cura tutti i mali
Lesioni midollari, cure e letti solo al Nord

2. Dalle Agenzie di stampa regionali
Formigoni/Cisl: impegno comune per nuovo welfare

3. Dalle Agenzie di stampa nazionali
Federalismo fiscale: Dossier legislativo

4. Links
La voce.info. 
E nessuno pensa alla famiglia
La ricerca perduta

1.Dalla stampa di settore
Da “Il Sole 24ore Sanità” n. 6, del 15-21 febbraio 2011
Percorso riabilitativo per ogni disabile. Approvate le linee-guida del Ministero.
Dopo oltre dodici anni dalle prime linee guida, pubblicate nel 1998, arriva un nuovo Piano per la riabilitazione. Il documento del Ministero, che ha avuto il via libera delle Regioni, poggia su quattro cardini: continuità delle cure, piano riabilitativo individuale, Dipartimento di riabilitazione in ogni Asl per governare le cure e un team riabilitativo guidato da un medico specialista in riabilitazione. L’obiettivo è quello di superare un nodo storico della riabilitazione: la frammentarietà delle cure, fatta di prescrizioni e prestazioni erogate da specialisti diversi in momenti e strutture diverse. Tutto ruota intorno alla “presa in carico dell’utente” e all’erogazione di interventi secondo “definiti programmi all’interno di uno specifico Progetto riabilitativo individuale”. Nel mettere a punto il Progetto (Pri), il medico specialista in riabilitazione, responsabile clinico del paziente, garantisce, attraverso il coinvolgimento degli operatori del team un “flusso costante di informazioni al paziente, alla famiglia, ai caregiver e al medico di famiglia”. Nel Pri si definiscono le “aree di intervento specifico, gli obiettivi a breve, le modalità di erogazione, gli operatori coinvolti e la verifica degli interventi”. Spetterà alle Regioni costituire i Dipartimenti di riabilitazione, che avranno il compito di assicurare la cooperazione-continuità tra ospedale e territorio.

Da “Il Sole 24ore Sanità” n. 7, del 22-28 febbraio 2011
La riforma di Cameron: niente Asl, siamo inglesi”. Di Carlo Ciani e Stefano Nichelini, dell’Ieo
La recente riforma del sistema sanitario inglese, appena presentata ai Comuni dal ministro della Sanità Andrew Lansley, prevede l’abolizione delle “Strategic health authorities” e dei “Primary care trusts”, assimilabili rispettivamente alle nostre Regioni e alle Asl. L’80% del budget del National health service sarà assegnato ai medici di base (i cosiddetti GP, General Practitioners) che, riuniti in consorzi, dovranno organizzare e gestire i servizi per i pazienti, cui è garantita la libertà di scegliere i luoghi di cura e condividere le scelte assistenziali, fornendo il consenso agli interventi che li riguardano. Tra le conseguenze positive attese: lo sfoltimento della burocrazia, l’apertura al mercato degli ospedali pubblici trasformati in fondazioni, che saranno in competizione con le strutture private e la centralità assoluta dei pazienti. Mettere la maggioranza delle risorse economiche e il potere organizzativo nelle mani di medici di medicina generale e scatenare la competizione tra strutture sanitarie pubbliche e private significa applicare regole di mercato non realistiche in Italia, regole che nello stesso sistema inglese fanno temere per il mantenimento dell’uguaglianza tra i cittadini. Sarebbe utile una certa cautela nel delegare totalmente le scelte di sanità e mercato a una sola categoria professionale. Che ai cittadini sia data la possibilità di scegliere le strutture cui rivolgersi è positivo, ma quali saranno le variabili utili nella scelta? Quali considerazioni orienteranno i pazienti verso servizi competitivi per qualità e prezzo? Sarà utile osservare il cammino della riforma inglese, per capire cosa accadrà nella rivoluzione della sanità verso un libero mercato controllato e una gestione territoriale estrema delle risorse.

Da “Il Sole 24ore Sanità” n. 8, dell’1-7 marzo 2011
Corte dei Conti. Ssn afflitto dal malaffare.
La sanità italiana, secondo la relazione del procuratore generale della Corte dei conti, è un settore nel quale “si intrecciano con sorprendente facilità veri e propri episodi di malaffare , con aspetti di cattive gestioni talvolta favorite dalle carenze del sistema dei controlli”. Il sistema in genere è afflitto dal malaffare: i reati di corruzione nel complesso sono aumentati del 30% e una serie di provvedimenti in itinere in Parlamento, dal federalismo fiscale al Ddl sulle intercettazioni, al processo breve potrebbero peggiorare la situazione. Governo e Parlamento dovrebbero vigilare perché il federalismo fiscale non porti ad un aumento della corruzione, per la vicinanza tra interessi e lobbies locali, che potrebbe favorire scambi di favori illeciti. La ricetta deve fondarsi su quattro pilastri: etica, trasparenza, attraverso l’uso dell’Itc, semplificazione e controllo; quattro ingredienti da applicare in particolare al capitolo sanità, dove nel 2010 vi sono state condanne per un importo complessivo di 260 mil. di euro. L’importo complessivo del danno erariale contestato ammonta a circa 254 mil., per oltre la metà concentrato nel Lazio (130 mil.), in Sicilia (69 mil.), in Calabria (38 mil.) ed in Lombardia (17 mil.), mentre sono in corso verifiche per importi consistenti in Campania e Abruzzo. Le tipologie più ricorrenti delle pronunce emesse dalle sezioni regionali riguardano le risorse umane (irregolari trattamenti economici, illegittima attività privata dei medici), danno erariale da attività contrattuale e da sentenze di risarcimento a terzi per errori sanitari, danni al patrimonio, iperprescrizione di farmaci, conferimento irregolare di consulenze ed incarichi.

Da “Il Sole 24ore Sanità” n. 9, dell’8-14 marzo 2011
Più salute integrativa nella Ue. Nel 2010 aumenti del 3,3%. Italia più lenta.
Nel 2010 la spesa per l’assistenza sanitaria e i benefit legati alla salute offerti ai dipendenti dai datori di lavoro è cresciuta in Europa del 3,3%, un balzo che in molti Paesi ha superato l’incremento degli stipendi e dell’inflazione. In Italia invece il costo sostenuto dalle aziende per l’offerta di assistenza integrativa è cresciuto meno: solo del 2,3%, poco più del tasso di inflazione, come conseguenza della crisi. A fare il punto sulla sanità integrativa privata è stata l’indagine pan-europea “Employee Health & Benefit 2010” di Mercer, condotta in 14 Paesi europei, elaborata sulla base delle risposte di 556 datori di lavoro. Secondo la ricerca la maggior parte delle aziende italiane si limita ad offrire quanto previsto dai contratti collettivi di lavoro. L’aumento dei costi è stato maggiore in Irlanda e Regno Unito (+4,9%) una crescita alta, ma inferiore al 6,9% registrato negli Usa. I benefit legati alla salute includono piani sanitari privati e altri benefit connessi alla salute, che comprendono il sostegno al reddito, la copertura medica in caso di gravi malattie, i programmi di assistenza medica ai dipendenti, le cure dentistiche e le prestazioni ottiche, lo screening, l’iscrizione a una palestra e più in generale programmi di “benessere”. Secondo i ricercatori i governi stanno cercando di spostare parte della spesa sanitaria a carico delle aziende e dei lavoratori, per cercare di mantenere la sostenibilità finanziaria dei sistemi pubblici.

Da “Il Sole 24ore Sanità” n. 10, del 15-21 marzo 2011
Osservasalute 2010. le quattro criticità del Ssn.
L’analisi delle performance economico-finanziarie del Ssn contenuta nel rapporto Osservasalute 2010 evidenzia almeno quattro criticità. 1°) la sanità italiana ha quasi completamente eroso quel “vantaggio di costo” che l’ha tradizionalmente caratterizzata e che aveva contribuito nel 2000 al suo posizionamento come secondo miglior sistema sanitario al mondo, secondo l’Oms. Nel 1995 l’incidenza della spesa sanitaria pubblica sul Pil era del 5,1% in Italia contro il 6,7% della Ue a 15. Questo divario si è poi ridotto (0,6% nel 2000 e 0,2% nel 2005) e nel 2008 ha superato l’Ue a 15 (7% contro 6,7%). 2°) si conferma l’incapacità del Ssn di rispettare i tetti di spesa: nel 2009 le risorse per il Ssn erano pari al 7% del Pil, mentre l’accordo stato-Regioni del 2001 aveva fissato il 6% come obiettivo da raggiungere. Ogni anno la spesa ha superato il finanziamento, determinando un disavanzo di 35,8 mld. nel periodo 2001-2009, il che ha portato alla reintroduzione a partire dal 2005 dei ripiani dei disavanzi a carico dello Stato. 3°) Dietro le medie nazionali si cela una frattura molto forte tra regioni del Centro-Nord e del Centro-Sud; le poche Regioni che chiudono i conti in equilibrio si collocano al Centro-Nord. Di qui il carattere asimmetrico del federalismo italiano, con alcune Regioni che sono state private almeno temporaneamente della loro autonomia, con i piani di rientro. Negli ultimi anni peraltro i differenziali tra le due aree del Paese, in termini di spesa e disavanzi, hanno cominciato a ridursi. 4°) L’eterogeneità dei risultati economici si manifesta, malgrado il forte impatto perequativo delle regole di riparto. L’attuazione del federalismo comporterà forti tensioni: con le regioni del Centro-Sud chiamate a compiere sacrifici per ridurre i disavanzi e quelle del Centro-Nord che continueranno a destinare al loro Ssr una quota di risorse inferiore a quella di regioni europee analoghe per ricchezza.

Da “Il Sole 24ore Sanità” n. 11, del 22-28 marzo 2011
Annuario del Ssn. Meno ospedale, più territorio.
L’Annuario statistico nazionale 2008, pubblicato sul sito del Ministero della Salute fotografa una sanità in trasformazione: si riducono gli ospedali e i posti letto pubblici, a fronte di una stabilità di quelli privati, aumentano le strutture residenziali e semiresidenziali, si riduce il personale dipendente. Le strutture ospedaliere sono passate dalle 672 del 2004 alle 645 del 2008, con una riduzione in 11 regioni e l’aumento di 7 in Lombardia, due in Puglia e uno nel Lazio. Le case di cura private si riducono di una sola unità, con riduzioni distribuite al Centro Sud (Lazio -17) ed un aumento di 10 in Lombardia. Continuano a funzionare invece i piccoli ospedali con meno di 120 p.l., che secondo il Patto per la salute 2010-12 dovrebbero essere riconvertiti (204, solo 4 in meno del 2007, di cui 105 con al massimo 4 discipline). La contrazione maggiore nel 2008 si è avuta per ambulatori e laboratori. Quelli pubblici erano 3.877, di cui 2.725 extra-ospedalieri e si sono ridotti del 5,3%, a seguito di un processo di razionalizzazione nel segno dell’accorpamento, finalizzato a garantire maggiore qualità; mentre nel privato (5.849 strutture accreditate, di cui 5.442 al di fuori delle cliniche) la riduzione è stata dello 0,7%. La percentuale di strutture pubbliche è molto variabile, nelle regioni del Centro-Sud (ed in particolare nel Lazio, in Campania, Calabria e Sicilia) prevalgono le private, così come in Lombardia e Veneto. In aumento nel 2008 le strutture residenziali (erano 5.320), semiresidenziali (2.346), di altro tipo (centri di salute mentale, consultori, stabilimenti idrotermali) e di riabilitazione (938). Il 71,3% dei p.l. è dedicato all’assistenza agli anziani. Il personale dipendente è calato dell’1,66% (ma si va dal -13,35% della Liguria al -0,51% delle Marche).

Da “Il Sole 24ore Sanità” n. 12, del 29 marzo – 4 aprile 2011
SDO 2009. Drg a rischio inappropriatezza, poco day hospital.
L’appropriatezza nelle Sdo 2009 si misura con 16 indicatori, di accessibilità e funzionalità dei servizi territoriali, di qualità dell’assistenza e di rischio clinico e con la de-ospedalizzazione per i 108 Drg considerati a rischio inappropriatezza dal Patto per la salute 2010-12, che per la prima volta entrano nel Rapporto sull’andamento dei ricoveri. Per il primo set di indicatori, riferibili al territorio, il dato di confronto è riferito ai tassi di ospedalizzazione per diabete, asma, insufficienza cardiaca, influenza negli anziani e patologie alcol-correlate Sono tutte situazioni da gestire nel territorio e per le quali alti tassi di ospedalizzazione indicano scarsa appropriatezza, come ad es. i 47 ricoveri per 100mila abitanti per diabete in Sicilia, contro i 7 della Toscana. Stesso meccanismo per gli indicatori di qualità dell’assistenza, che analizzano l’ospedalizzazione delle malattie polmonari croniche ostruttive, del diabete con complicanze, delle amputazioni di arti diabetici, per schizofrenia e disturbo bipolare: gli es. vanno dai 250,56 ricoveri per 100mila abitanti per malattie polmonari in Puglia contro i 71,46 della Toscana. Gli indicatori di rischio clinico riguardano: infezioni legate a cure mediche, embolia polmonare post-chirurgica, infezioni post chirurgiche, traumi ostetrici per parto con o senza strumenti; gli esempi sono le infezioni ospedaliere pari a 14 casi per 100mila abitanti in Lombardia, contro l’1,71 in Abruzzo, i 6.250 traumi per 100mila abitanti in Calabria contro i 859,85 nel Lazio. Se si considerano poi i 108 Drg a rischio inappropriatezza l’utilizzo del DH raggiunge una media del 52,4% ed un utilizzo inferiore del DH per i Drg medici (DH pari al 46,9%), rispetto a quelli chirurgici (DH al 59,3%). La differenza nell’utilizzo del day hospital-day surgery è spesso molto evidente tra regione e regione, nel caso di Drg medici si va da un massimo del 65,3% della Liguria e del 57,7% del Piemonte ad un minimo del 31,5% di Bolzano e del 35,8% della Puglia. Per i Drg chirurgici la differenza è ancora maggiore: Trento tratta l’86,1% di questi Drg in Day surgery, la Liguria il 79,5%, mentre all’opposto si trovano la Lombardia con il 42,1% e la Puglia con il 48,6%. Complessivamente, al primo posto nell’utilizzo del DH per i 108 Drg sono la Liguria, con il 70,5% e la Basilicata con il 65,5%, mentre in coda ci sono la Lombardia con il 43,4% e la Puglia con il 38,7%.

Da “Il Sole 24ore Sanità” n. 13, del 5-11 aprile 2011
Manovra Aifa sui farmaci. Off patent, tagliati i prezzi.
Brutale giro di vite per le aziende produttrici di farmaci fuori brevetto, chiamate a tagliare 625 mil. di entrate dalla determinazione dell’Aifa dell’8 aprile scorso, attuativa del D.L. 78/2010 (manovra di primavera). La manovra dell’Aifa prevede un’operazione di riallineamento dei prezzi alle medie Ue, definiti dopo aver messo a confronto i listini italiani con quelli di quattro Paesi Ue (Francia, Spagna, Germania e Regno Unito). Nei quattro Paesi di riferimento sono state individuate le specialità medicinali aventi la stessa forma ed uguale concentrazione di principio attivo rispetto alle 4.188 specialità inserite nelle liste di trasparenza Aifa. Per ogni specialità e confezione presente nei quattro Paesi è stato calcolato il prezzo medio nazionale ponderato sui consumi, calcolando inoltre la media dei prezzi medi ponderati di ogni confezione simile a quelle presenti nella lista Aifa, calcolando poi gli scostamenti e le percentuali di riduzione da applicare (soglia massima 40%); esenti da ritocchi solo i prodotti con costi fino a 2 euro. L’abbattimento dei listini si è tradotto in una riduzione fino al 10% del prezzo per 2.298 farmaci, dal 10 al 20% per 768 prodotti, dal 20 al 30% per altri 251, dal 30 al 40% per altri 703 e un’ulteriore riduzione dell’8% anche per i 1.702 prodotti risultati già in linea con il prezzo medio europeo.

Da “Il Sole 24ore Sanità” n. 14, del 12-18 aprile 2011
Socio-sanitario, ecco i Lep. I livelli delle prestazioni sociali: gli indicatori allo studio.
Tracciare l’identikit dei livelli essenziali delle prestazioni sociali, definendo pochi servizi imprescindibili, ma realmente esigibili in tutta Italia. È quello che stanno cercando di fare Regioni, Anci e il Ministero del Welfare ad un tavolo comune, con la presenza sia degli assessori alla salute che al sociale, per riuscire lì dove si è fallito negli ultimi 10 anni. E’ stata la legge 328/2000 a porre il problema della necessità di definire i livelli essenziali di assistenza sociale, allora si chiamavano Liveas, ora sono Lep. La svolta potrebbe arrivare proprio dall’avanzare dei decreti attuativi sul federalismo fiscale, che anche per il sociale introduce i costi standard, ancorandoli ai livelli essenziali delle prestazioni. Il lavoro del gruppo tecnico avrebbe dovuto precisare “dati” (indicatori o spesa), in modo da avere punti di riferimento concreti sui livelli di servizio, ma la differenza dei modelli organizzativi e della distribuzione dell’offerta di servizi sociali rende difficile l’individuazione di indicatori condivisi. La spesa sociale si compone di mille rivoli, tra finanziamenti comunali, regionali e statali, vi è inoltre una forte differenziazione nell’integrazione socio-sanitaria nelle diverse regioni. Per questo i tecnici sono partiti da alcune grandi aree di intervento, che costituiscono le priorità su cui dovranno concentrasi le Regioni. Cinque “macro livelli”, declinati in “livelli essenziali di servizi”, in “prestazioni” e “target” di popolazione di riferimento. I “Macro livelli” sono: 1) “Servizi per l’accesso e la presa in carico da parte della rete assistenziale” articolato in “accesso, presa in carico, pronto intervento assistenziale”, 2) Servizi e misure per favorire la permanenza a domicilio”, articolato in “assistenza domiciliare, e servizi di prossimità”, 3) “Servizi territoriali a carattere comunitario e servizi per la prima infanzia”, con “asili nido e altri servizi per l’infanzia e centri diurni”, 4) “Servizi territoriali a carattere residenziale per le fragilità” con “comunità/residenze a favore dei minori, donne e persone con fragilità”, 5) “Misure di inclusione sociale e di sostegno al reddito”, con “interventi/misure per facilitare inclusione ed autonomia, misure nazionali di inclusione/sostegno al reddito (contributi, assegni, indennità,…”. Da qui si partirà per tentare di scrivere i futuri Lep, per giungere entro l’anno all’approvazione di un DPCM sui Lep, in analogia con quanto avvenne per i Lea sanitari.

Nello stesso numero.
Regno unito. Mezza retromarcia di Londra. Sospesa la riforma del NHS.
La riforma della sanità britannica e il riassetto del Nhs hanno subito uno stop, dovuto alla forte opposizione espressa dalle associazioni dei medici e dai parlamentari della stessa maggioranza. Il primo ministro ha intenzione di ridiscutere il progetto nei prossimi tre mesi, ma appare chiaro che le misure chiave saranno ammorbidite. Il piano di riforma, da molti considerato una sorta di semiprivatizzazione, prevede l’abolizione dei 152 “Primary care trust” e delle 10 “Health Authorities”, ora incaricate della gestione della spesa. Un ruolo centrale è assegnato ai medici di base (General Pratictioners, GP), organizzati in consorzi, che dovranno commissionare agli ospedali le cure per conto dei pazienti. Ai GP verranno assegnate le risorse da utilizzare, sulla base di priorità di spesa. Il controllo della gestione dei consorzi spetterà ad un ente indipendente, che avrà il compito di fissare le tariffe del Nhs e gli standard qualitativi. Gli ospedali saranno invece incoraggiati ad uscire dalla gestione del Nhs e a trasformarsi in fondazioni: Foundation Trust. Contro la riforma si erano schierati la British Medical Association, associazioni di medici e pazienti e il congresso dei Lib Dem, che fa parte della coalizione di governo. Una petizione ha raccolto oltre 250.000 firme contro la riforma. L’iter della riforma è stato sospeso per tre mesi, nel corso dei quali il governo dovrà riuscire a rassicurare gli oppositori che il Nhs non sarà privatizzato.

Da “Il Sole 24ore Sanità” n. 15, del 19-25 aprile 2011
Agenas. Riordino cure primarie. E arriva un Cap che cura tutti i mali.
Serve una centrale operativa unica per gestire tutto il sistema dell’assistenza territoriale, dall’accesso all’assistenza, alle cure primarie, alla continuità assistenziale, passando per il 118, le cure domiciliari e la valutazione multidimensionale. Solo così sarà possibile sgravare di oneri la rete ospedaliera senza lasciare solo il paziente, con dimissioni “protette” gestite dalla rete dei Mmg e dalla nuova rete di strutture di ricovero intermedie. Il modello ridisegnato dall’Agenas punta sulla riconversione di una quota di p.l. di riabilitazione e lungodegenza ospedaliera in strutture meno costose e più adatte a fornire una gamma di servizi caratterizzati dalla “temporaneità” della degenza. Le strutture di cure intermedie potranno dimettere i pazienti a domicilio con o senza cure domiciliari, verso strutture residenziali o semiresidenziali, verso strutture per acuzie o post-acuzie per aggravamento delle condizioni; la degenza varierà da 10 a 40 giorni, ma in meno del 5% dei casi la durata potrà essere superiore. Per l’accesso sono necessari la presa in carico da parte del distretto e la progettazione di un Piano di assistenza individualizzato (Pai) condiviso dalla famiglia, di cui dovrà farsi carico l’Unità di valutazione multidimensionale, che dovrà esprimersi entro 3 giorni nei casi urgenti, in 5 giorni in caso di dimissione protetta, entro 21 giorni negli altri casi, entro 5 settimane nei casi cautelativi, direttamente in ospedale nei casi di urgenza. L’organizzazione dell’assistenza medica sarà affidata a specialisti geriatri con presa in carico dei pazienti da parte dei Mmg in ospedale con almeno 3 anni di esperienza o a medici degli ospedali di riferimento. La tariffa sarà intermedia tra quella di lungodegenza (a carico del Ssn) e quella delle strutture residenziali, con quota alberghiera a carico dell’ospite. Il fabbisogno teorico è stimato in 0,4 p.l. per mille abitanti, la dotazione standard minima è di due moduli da 30 p.l. ciascuno. Il raggiungimento dello standard avverrà attraverso la riconversione di strutture pubbliche e private. La struttura polifunzionale che dovrà coordinare tutto ed essere punto di riferimento di cittadini ed operatori sarà il Cap (Centro di assistenza primaria).

Da “Il Sole 24ore Sanità” n. 15, del 19-25 aprile 2011
Lesioni midollari, cure e letti solo al Nord.
L’assistenza per chi è colpito da una lesione midollare è concentrata quasi solo al Nord, dove vi sono i due terzi dei p.l. specializzati (61%); il resto è distribuito tra le regioni del Centro (24%), del Sud e delle Isole (16%), il che determina effetti pesanti per pazienti e familiari: la fuga dal Meridione verso il Nord. E’ questo il quadro che risulta da uno studio effettuato dalla Fondazione Istud e finanziato dall’Inail. In Italia sono circa 70mila le persone con esiti di lesione al midollo spinale di cui i due terzi hanno meno di 60 anni. Ogni anno diventano para o tetraplegici nel nostro Paese circa 1.500-2mila persone (almeno 4-5 al giorno), ma a fronte di una domanda di ricoveri, sia in fase acuta che di secondo ricovero, che raggiunge i 2.000-2.500 p.l., l’offerta sanitaria rimane scarsa, con circa 400-500 p.l qualificati in tutto il territorio nazionale e una disomogenea distribuzione territoriale, sia nella quantità e qualità delle strutture sanitarie, sia nell’organizzazione e gestione dei percorsi assistenziali. Nel Lazio non c’è una sola unità spinale unipolare, mentre al Nord ce ne sono 5 delle 8 esistenti (a Torino, Pietra Ligure, Milano, Sondalo, Firenze, Perugia, Roma, Cagliari). Queste strutture costituiscono quindi il punto di riferimento, grazie a convenzioni, anche per le persone con lesione midollare extra-regione. Le unità spinali unipolari sono comunque inserite all’interno di un sistema integrato di assistenza al trauma grave: accanto alle attività di ricovero e riabilitazione ci sono altre strutture, unità spinali non unipolari (ne esistono ad Alessandria, Novara, Bergamo, Passirana di Rho (Milano), Milano (Cto), Verona, Vicenza, Udine, Villanova sull’Arda (Piacenza), Ferrara, Imola, Ostia, Sulmona, Cassano delle Murge), Dea di secondo grado e istituti di riabilitazione specifici. Anche in questo caso, però, l’offerta sanitaria è inadeguata, sia per la scarsità di strutture e di p.l. (erano previste unità spinali ad Ancona, Bari, Palermo, Catania, ma non sono state attivate), sia per la scarsa integrazione tra le stesse.

2.Dalle Agenzie di stampa regionali
Da “Lombardia notizie”, Notiziario della giunta regionale del 6 maggio 2011
Formigoni/Cisl: impegno comune per nuovo welfare.
Lavorare insieme, ciascuno per le proprie competenze, per costruire un nuovo modello di welfare. Questo, in sintesi, l’obiettivo del momento di lavoro che il presidente della Regione Lombardia Roberto Formigoni ha avuto con il segretario regionale della Cisl Gigi Petteni, accompagnato da diversi dirigenti del sindacato. “Ho apprezzato lo spirito di questo incontro e il testo del documento che mi hanno inviato, ha spiegato Formigoni. Dimostra che sono un sindacato maturo, capace di leggere la situazione con tutti i dati che la realtà di oggi comporta. Sono un sindacato che fa per intero la propria parte di rappresentazione degli interessi dei lavoratori e cerca su questo il dialogo e il confronto con l’amministrazione. Oggi abbiamo convenuto di andare avanti su quella strada che ci ha permesso di lavorare insieme sugli ammortizzatori sociali, il cui modello l’abbiamo inventato proprio qui in Lombardia, e sulle politiche attive del lavoro che poi sono state assunte anche a livello nazionale”. Il nuovo welfare. “Vogliamo costruire un nuovo modello di welfare, ha rimarcato Formigoni, siamo infatti entrambi convinti che non c’è più spazio per un welfare che sia soltanto dello Stato o tantomeno statalista. Bisogna cogliere delle nuove opportunità che vanno declinate insieme e poi vogliamo che sempre più, nei confronti delle riforme in atto del Paese, in primis quella del federalismo, ci sia spazio per la premialità. e la virtuosità. Questo significa avere Governi più efficienti e attenzione più forte alla capacità di protagonismo della società”. Soddisfazione è stata espressa anche dal segretario Petteni che ha sottolineato l’importanza del lavoro fatto su ammortizzatori sociali e politiche attive. “Ora, ha concluso il segretario, vogliamo rilanciare con Regione Lombardia una nuova azione per incrementare temi di sviluppo e creare condizioni che favoriscano nuova occupazione, portando, allo steso tempo, la sfida sui temi del welfare”.

3. Dalle Agenzie di stampa nazionali
Dalla Conferenza delle Regioni: http://www.regioni.it/newsletter
Regioni.it n. 1792 del 9 maggio 2011
Federalismo fiscale: “Dossier legislativo”.
Il federalismo fiscale mira a dare attuazione all’art. 119 della Costituzione che sancisce l’autonomia finanziaria di entrata e di spesa per i Comuni, le Province, le Città metropolitane e le Regioni. L’attuazione dell’art. 119 completa il processo di revisione costituzionale contenuto nella legge costituzionale n. 3 del 18 ottobre 2001 (riforma del Titolo V della Costituzione) che ha dato un nuovo assetto al sistema delle autonomie territoriali, collocando gli enti territoriali al fianco delle Stato come elementi costitutivi della Repubblica come recita l’art. 114 della Costituzione (Comuni, Province, Città metropolitane, Regioni e Stato hanno pari dignità, pur nella diversità delle rispettive competenze). L’attuazione della riforma del Titolo V della Costituzione è contenuta nella legge n. 131 del 2003 mentre le linee procedurali sono state definite dall’accordo interistituzionale del 20.6.2002. Dalla legge 5 maggio 2009, n. 42 “Delega al Governo in materia di federalismo fiscale, in attuazione dell’articolo 119 della Costituzione” (pubblicata nella G.U. della Repubblica Italiana n. 103 del 6.5.2010) sono scaturiti 8 decreti attuativi. alcuni dei quali hanno concluso il loro iter e sono stati pubblicati nella G.U. e costituiscono il “Dossier legislativo”, pubblicato su regioni.it. Questi i provvedimenti che completano il percorso previsto dalla delega sul federalismo fiscale:
1. Federalismo demaniale: D.Lgs. 28.5.2010, n. 85 “Attribuzione a Comuni, Province, Città metropolitane e Regioni di un proprio patrimonio, in attuazione dell’articolo 19 della legge 5.5.2009, n. 42. Mancata Intesa. Sottoposto alla Conferenza Stato-Città e Autonomie locali che ha espresso parere favorevole il 4 marzo 2010. Pubblicato nella GU n. 134dell’11.6.2010; 2. Roma Capitale: D.Lgs. 17.9.2010, n. 156 “Disposizioni recanti attuazione dell’articolo 24 della legge 5 maggio 2009, n. 42, in materia di ordinamento transitorio di Roma Capitale”. Sancita Intesa: Conferenza Unificata del 20 luglio 2010. Pubblicato nella GU della Repubblica Italiana n. 219 del 18.9.2010; 3. Fabbisogni standard: D.Lgs. 26.11.2010, n. 216 “Disposizioni in materia di determinazione dei costi e dei fabbisogni standard di Comuni, Città metropolitane e Province”. Sancita Intesa: Conferenza Unificata del 29.7.2010. Pubblicato nella GU n. 294 del 17.12.2010; 4. Federalismo municipale: D.Lgs. 14.3.2011, n. 23 “Disposizioni in materia di Federalismo Fiscale Municipale”. Mancata Intesa: Conferenza Unificata del 28 ottobre 2010. Pubblicato nella GU n. 67 del 23.3.2011; 5. Autonomia tributaria di Regioni e Province: Schema di D.Lgs. in materia di autonomia di entrata delle Regioni a statuto ordinario e delle province nonché di determinazione dei costi e dei fabbisogni standard nel settore sanitario. Sancita Intesa a seguito dell’ Accordo politico Governo-Regioni siglato il 16.12. 2010. Sono in attesa di pubblicazione nella Gazzetta Ufficiale:
6. Perequazione e rimozione squilibri: Schema di decreto legislativo recante disposizioni in materia di risorse aggiuntive ed interventi speciali per la rimozione degli squilibri economici e sociali. Mancata Intesa: Conferenza Unificata del 20.1.2011. Parere reso dalla Commissione parlamentare per l’attuazione del federalismo fiscale il 5.5.2011. 7. Sanzioni e premi per Regioni, Province e Comuni: Schema di decreto legislativo recante. meccanismi sanzionatori e premiali relativi a regioni, province e comuni. Iscritto all’ordine del giorno della Conferenza Unificata del 5.5.2011 e rinviato all’esame della Conferenza Unificata del 18.5.2011. 8. Armonizzazione sistemi contabili: Schema di decreto legislativo “Armonizzazione dei sistemi contabili e degli schemi di bilancio delle Regioni, degli enti locali e dei loro enti e organismi”. Sancita Intesa: Conferenza Unificata del 3.3.2011. Trasmesso all’esame della Commissione parlamentare per l’attuazione del federalismo fiscale.
Il link al Dossier è: http://www.regioni.it/upload/DossierFedFisc_maggio_11.pdf.

4. Links
Lavoce.info”
Dalla Newsletter del 29 aprile 2011
E nessuno pensa alla famiglia. Di Daniela Del Boca
Il primo rapporto Ocse sul benessere familiare mette in evidenza tutti i ritardi italiani in fatto di occupazione femminile, tasso di fertilità e tasso di povertà infantile. Non stupisce, vista la cronica assenza di servizi per le famiglie in cui entrambi i genitori lavorano e la rigidità degli orari di lavoro. Ma i rilievi dell’Ocse non sono certo una novità. Il problema è che mentre nel Nord Europa da trent’anni si investe in serie politiche della famiglia, in Italia nessuno sembra preoccuparsi di questi gravi problemi.
Leggi l’articolo: http://www.lavoce.info/articoli/pagina1002281.html

Dalla Newsletter del 3 maggio 2011
La ricerca perduta. Di Giuseppe Traversa
Le difficoltà della ricerca clinica in Italia hanno varie cause. In primo luogo, la scarsità di risorse e la loro cattiva distribuzione. A cui si aggiungono i danni della mancanza di continuità dei programmi pubblici. Ma il caso emblematico del ritardo nel rinnovo di una commissione dell’Agenzia del farmaco mostra anche una sorta di assuefazione della comunità scientifica a situazioni inaccettabili. Una assuefazione che di fatto rappresenta una corresponsabilità. Non può essere solo il Presidente della Repubblica a difendere il ruolo della ricerca.
Leggi l’articolo: http://www.lavoce.info/articoli/pagina1002280.html
 

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