Block Notes n. 24, dicembre 2011

 
Dipartimento Welfare e nuovi diritti della Cgil Lombardia
A cura di E. Lattuada, E. Naldi, G. Roversi e M. Vespa

In questo numero:
1. Dalle Agenzie di stampa regionali
La Regione sta definendo un fondo assistenziale integrativo 
Boscagli. Un nuovo welfare con fondo sanitario integrativo
Niguarda, lavori per il blocco nord al 22%.
Sanità, Bresciani: nuove cure per i cronici
Ticket sanità, esenzioni rinnovate in automatico
Sanità, 10% ricoveri per pazienti fuori regione
Boscagli: 5 mln a 33 progetti di welfare aziendale
Passa in Commissione il bilancio, per il fondo sociale regionale meno 30 milioni
Sanità in Lombardia: sempre più tagli, sempre meno servizi

2. Links
La voce.info.
Il nido fa bene. Ai genitori e ai figli
Come riformare l’assistenza in tempo di crisi

1. Dalle Agenzie di stampa regionali
Da “Lombardia notizie”, Notiziario della giunta regionale del 3 dicembre 2011
La Regione sta definendo un fondo assistenziale integrativo. Presto i trust per disabili e anziani non autosufficienti.
Il sistema di welfare attuale non regge. Lo ha sottolineato l’assessore regionale alla Famiglia, Conciliazione, Integrazione e Solidarietà sociale Giulio Boscagli. Le risorse a disposizione delle politiche del welfare sono sempre più limitate e richiedono una riflessione per far fronte a una domanda di servizi che cresce sia per qualità che per quantità. “Per dare nuova linfa al welfare e renderlo sostenibile e in grado di dare risposte alle diverse esigenze, ha spiegato Boscagli, occorre un contributo di tutti i soggetti del territorio, enti pubblici e realtà profit e non profit, alla definizione delle azioni. Fondi messi a disposizione da più soggetti favoriscono politiche di welfare condivise e partecipate a vantaggio dei cittadini ed evitano duplicazioni inutili dell’offerta”. Ai tagli indiscriminati alle agevolazioni alle famiglie la Regione risponde con precise e concrete proposte: un fondo assistenziale integrativo e un meccanismo di trust per le persone disabili. “Regione Lombardia, ha detto l’assessore, sta definendo un Disegno di legge per l’iscrizione volontaria, ma consapevole (con il meccanismo del silenzio assenso), di tutti i nuovi nati a un fondo assistenziale integrativo, con la previsione di erogare anche contributi alle famiglie che aderiscono al fondo. Partendo poi dalle esperienze più significative in atto, quali ad esempio i casi di introduzione di welfare integrativo attraverso la contrattazione di secondo livello, stiamo elaborando una proposta di legge che promuova e favorisca la costituzione di fondi di previdenza complementare e integrativa, garantendo un fondo di rotazione regionale”. L’attenzione alla famiglia si traduce, in Lombardia, in una proposta concreta. “È in discussione un progetto di legge che introduce per la prima volta nel nostro Paese il Fattore Famiglia, che supererà alcuni limiti dei precedenti sistemi come l’Isee (Indicatore socio economico equivalente) e tutelerà maggiormente la famiglia con compiti di cura. Il Fattore Famiglia lombardo sarà lo strumento attraverso cui Regione, Province e Comuni determineranno, ciascuno nel rispetto delle rispettive competenze, il valore dei voucher sociali e sociosanitari, gli altri benefici economici e la compartecipazione economica ai costi delle prestazioni sociosanitarie e sociali”. Un progetto particolare Regione Lombardia lo ha messo a punto per le persone con disabilità, a cominciare dall’approvazione del primo Piano d’Azione Pluriennale per questi cittadini. “Non ci fermiamo al solo Piano di Azione, stiamo valutando la possibilità di promuovere la costituzione di trust, attraverso cui, chi lo desidera, possa accantonare risorse a favore delle persone con disabilità o degli anziani non autosufficienti, per garantire ai propri cari continuità di assistenza nel tempo. Il meccanismo del trust potrebbe anche assumere la fisionomia di un fondo regionale (cui si auspica possano concorrere anche altri attori istituzionali e non) vincolato a favore di progetti di pubblica utilità, partecipato da soggetti pubblici e privati profit e non profit, in cui ciascuno sia garantito rispetto alla tracciabilità e finalizzazione delle risorse e dei patrimoni conferiti”.

Da “Lombardia notizie”, Notiziario della giunta regionale del 5 dicembre 2011
Boscagli. Un nuovo welfare con fondo sanitario integrativo.
Il welfare, così come lo abbiamo conosciuto sino ad ora, va ripensato in quanto non è più sostenibile il modello assistenziale che ha caratterizzato gli scorsi decenni. Uno degli strumenti innovativi che potrebbero essere introdotti è un Fondo Sanitario Integrativo, che agli interventi redistributivi attuati dalle istituzioni affianchi indennizzi di tipo assicurativo o la costituzione di veri e propri fondi mutualistici. Sarebbe possibile ipotizzare anche un Fondo di rotazione regionale di garanzia”. È la proposta formulata da Giulio Boscagli, assessore alla Famiglia, Conciliazione, Integrazione e Solidarietà Sociale della Regione Lombardia. “Alcuni esempi esistono già, argomenta Boscagli, nell’ambito della contrattazione di secondo livello: occorre renderli più trasparenti e accessibili e sarebbe in questo senso auspicabile una collaborazione tra Regione Lombardia e i più importanti soggetti attivi in questi settori”. L’assessore regionale ha sottolineato che il welfare non può più essere misurato in termini di servizi resi, possibilmente dal settore pubblico, alla cittadinanza. Deve essere misurato, invece, in base alla capacità di riattivare le relazioni sociali, di far emergere la capacità di risposta presente nelle persone e nelle reti di persone, nei corpi intermedi. “Appurato che il modello assistenziale, ha detto Boscagli, ha sovraccaricato di aspettative il settore pubblico, appesantito oltre ogni limite i bilanci e contemporaneamente è risultato spesso inadeguato a dare risposte convincenti ai molteplici bisogni della popolazione, abbiamo individuato come fondamentale il passaggio dall’offerta alla domanda. Solo se spostiamo i finanziamenti in capo alla persona, i cittadini potranno rendersi pienamente conto del valore dei servizi di cui usufruiscono e comprendere la portata del welfare rispetto alla vita quotidiana di ciascuno, trovandosi così nella effettiva possibilità di esercitare consapevolmente una libertà di scelta”. La riforma del welfare che Regione Lombardia ha allo studio da tempo ha come obiettivo restituire alla famiglia la sua centralità, metterla in condizione di svolgere appieno quel ruolo di generazione, educazione, cura, accoglienza che la contraddistingue. Un primo passo in questo senso è l’introduzione del “Fattore Famiglia”, un nuovo modello di valutazione della situazione familiare (redditi, componenti, carichi di cura) che superi l’attuale Isee, non in grado di tenere conto della situazione di contesto, ma limitata a parametri di misurazione di reddito e componenti.

Da “Lombardia notizie”, Notiziario della giunta regionale del 5 dicembre 2011
Niguarda, lavori per il blocco nord al 22%.
“In Lombardia stiamo investendo 4 miliardi di euro, più di quello che tutte le altre Regioni fanno nel resto d’Italia: oltre il 50% della nuova sanità italiana viene dalla Lombardia con ospedali innovativi come il Riguarda”. Malgrado la situazione economica difficile del Paese, la Regione non si tira indietro: il presidente Roberto Formigoni e l’assessore alla Sanità Luciano Bresciani hanno fatto un sopralluogo al cantiere del nuovo blocco nord dell’ospedale di Niguarda, per il quale è previsto un investimento di 100 milioni di euro. Dal secondo piano del padiglione ala A hanno osservato la vasta area: dopo 11 mesi di scavi i lavori sono giunti al 22% di avanzamento. Primi 11 mesi di cantiere. Avviato lo scorso 3 gennaio, il cantiere del Blocco nord sarà ultimato entro la fine del 2013. Dall’alto è ben visibile l’area degli scavi, che vedrà lavorare, a pieno regime, 64 imprese, per un totale di 500 persone. I lavori delle fondamenta procedono speditamente con la posa dei grandi blocchi di cemento utilizzati per rafforzare la soletta. La nuova realizzazione potrà contare su 400 posti letto, 80 ambulatori, 6 sale operatorie, 7 sale parto, 2 risonanze magnetiche e 2 tac. Alla Ca’ Granda grande sanità. Al termine dei lavori l’ospedale Niguarda Ca’ Granda potrà così contare su una nuova superficie di 280.000 metri quadrati, che si aggiungerà a quella già esistente, con 1.311 posti letto, di cui 65 per la terapia intensiva, 173 per il day hospital e il day surgery, 31 sale operatorie, nonché 1.050 posti auto in più. Sarà un ospedale che favorirà la multifattorialità, la polispecialità e l’interattività: sarà moderno e avanzato, perché basato sui processi di cura e non sulle funzioni specialistiche e, elemento determinante, sarà centrato sulla persona e sui suoi bisogni reali, perché sarà un nodo fondamentale di un sistema socio-sanitario territoriale integrato. Sarà, inoltre, un ospedale finalizzato allo sviluppo della ricerca e della cultura sanitaria, perché permetterà la realizzazione delle attività di ricerca clinica, epidemiologica e di base e svilupperà programmi di formazione e di aggiornamento continui. L’orgoglio dell’eccellenza. Il nuovo Niguarda è strutturato sull’intensità di cura. Uno degli strumenti che ci aiuta a neutralizzare la naturale crescita dei costi della sanità è l’identificazione dei costi impropri da tagliare, non dei servizi, e da 8 anni Regione Lombardia è in parità di bilancio. I risultati ottenuti con il blocco sud. Grazie al Blocco sud, operativo dal 2010, il Niguarda può vantare un sistema centralizzato di elimina-code che guida il paziente fin dal suo ingresso in ospedale e lo conduce fino alla chiamata in ambulatorio. Fiori all’occhiello sono la sala ibrida, che contiene il meglio dell’innovazione sanitaria, e l’utilizzo dell’i-Pad per l’aggiornamento delle cartelle cliniche. Tra i risultati d’eccellenza la realizzazione, in meno di 24 ore, lo scorso 19 ottobre, di 2 trapianti di fegato e 2 di cuore e, inoltre, l’asportazione parziale di fegato con tecnica robotica.

Da “Lombardia notizie”, Notiziario della giunta regionale del 12 dicembre 2011
Sanità, Bresciani: nuove cure per i cronici.
Per vincere la sfida del futuro della sanità, che è la cura della cronicità, è necessario che gli ospedali cambino prospettiva, concependosi non più come struttura ma come “espressione di funzioni”, introducendo percorsi per cure di media e bassa complessità. E’ anche indispensabile potenziare la sanità territoriale per dare continuità alla presa in carico del paziente con patologia cronica evitando gli episodi acuti. Regione Lombardia si è già mossa in questa direzione, tracciando una strada innovativa, attraverso diverse azioni tra cui in particolare, la realizzazione di letti per sub acuti e i CREG (Cronic Related Group). Convegno internazionale. E’ quanto ha ribadito oggi l’assessore alla Sanità Luciano Bresciani, intervenendo alla prima sessione di lavoro del convegno internazionale, promosso da Regione Lombardia, su “Sostenibilità e innovazione nella sanità del domani”. Nel corso della due giorni protagonisti italiani e stranieri del sistema sanitario, dell’università e dell’imprenditoria sono chiamati a confrontarsi sugli scenari possibili che garantiscano, anche in un complesso quadro economico, il continuo miglioramento dei servizi. La prima giornata è dedicata all’analisi dei modelli regionali. La seconda è invece focalizzata sul tema della ricerca scientifica, con una specifica attenzione alle eccellenze e alla piattaforma tecnologica, alla telemedicina, ma anche al come si fa ricerca nelle università e negli ospedali. Ospedali. “Gli ospedali, ha sottolineato Bresciani, chiudendo la mattinata di lavoro dedicata a “Sanità, obiettivi innovativi dei modelli regionali”, dopo gli interventi dei rappresentanti della Regione Veneto e delle province autonome di Trento e Bolzano, devono mutare nella loro concezione, non considerandosi più semplicemente delle strutture ma espressioni di funzioni. Oltre alla funzione tradizionale di cura degli acuti devono creare delle corsie diverse che garantiscano percorsi e procedure specifiche per cure di media e bassa complessità”. Bresciani ha sintetizzato il concetto utilizzando l’immagine di un polipo, “con la testa tecnologica e i bracci in cui risiedono le funzione di media e bassa complessità”. Sub acuti. Va in questo senso l’organizzazione delle cure per i pazienti sub acuti, già attivata in via sperimentale in Lombardia. Sono già circa 880 i letti per sub acuti realizzati in Lombardia; l’obiettivo è arrivare a 1.200. “In questo modo, ha spiegato Bresciani, si producono notevoli risparmi. Se infatti una degenza in un’area per acuti costa 800-1.000 euro al giorno, nell’area specifica per le cure sub-acute, il costo è di circa 190 euro”. In questa nuova modalità di presa in carico possono trovare ampio spazio anche i sistemi di teletrasmissione dei dati, campo sul quale anche la ricerca e l’industria possono investire. Creg. Molto importante per la cura della cronicità, ha ricordato ancora Bresciani, è anche il progetto dei CrEG (Cronic Related Group), avviato lo scorso anno in via sperimentale in 5 Asl della Lombardia (Milano, Milano 2, Bergamo, Como, Lecco) e che proseguirà nel 2012. Attraverso una quota di risorse stabilita in anticipo, devono essere garantiti con continuità ai pazienti tutti i servizi extraospedalieri (ambulatoriale, protesica, farmaceutica, cure a domicilio) necessari per una buona gestione della patologia cronica. Le patologie individuate per la sperimentazione sono: bronco pneumopatie cronico ostruttive, scompenso cardiaco, diabete di tipo I e II, ipertensione e cardiopatia ischemica, osteoporosi, patologie neuromuscolari. Sono circa 126.000 i pazienti sotto osservazione con questa modalità.

Da “Lombardia notizie”, Notiziario della giunta regionale del 14 dicembre 2011 
Ticket sanità, esenzioni rinnovate in automatico. Stop alle code, non occorre ripresentare l’autocertificazione.
Tutti i cittadini lombardi che, per motivi di reddito, sono esenti dal pagamento del ticket sulle prestazioni sanitarie non dovranno più ripresentare ogni anno l’autocertificazione per attestare questo loro diritto. Verranno infatti ritenute valide le dichiarazioni già presentate, fino al momento in cui il cittadino interessato non comunichi eventuali variazioni, cosa che è suo preciso obbligo e responsabilità fare. Le autocertificazioni presentate tra il 15 settembre e l’11 dicembre di quest’anno sono state circa 378.000. La decisione di Regione Lombardia è stata comunicata alle ASL, agli ospedali, alle associazioni mediche e ai sindacati con una circolare della Direzione generale Sanità trasmessa ieri. E’ evidente però che sarà responsabilità dei cittadini comunicare tempestivamente alle Asl l’eventuale venir meno delle condizioni economiche che garantiscono l’esenzione dal pagamento. Sono esenti dal pagamento del ticket per motivi di reddito i cittadini di età superiore a 65 anni con reddito familiare inferiore a 38.500 euro, i titolari di pensioni sociali, i titolari di pensioni al minimo ultrasessantenni, i disoccupati, i lavoratori in mobilità e in cassa integrazione. Se ad esempio un disoccupato trova un impiego, non ha più diritto all’esenzione e quindi deve comunicare all’Asl il cambiamento della sua condizione. Naturalmente verranno svolti i dovuti controlli sulla veridicità delle dichiarazioni presentate dai cittadini.

Da “Lombardia notizie”, Notiziario della giunta regionale del 19 dicembre 2011
Sanità, 10% ricoveri per pazienti fuori regione.
I dati sull’attrattività sanitaria dei sistemi regionali confermano da ormai oltre 10 anni (1998-2009) l’indiscusso primato italiano della Lombardia, il cui saldo tra ingressi e uscite è stato nel 2009 (ultimo dato disponibile) di oltre 72.000 unità, cifra superiore di circa il 40% rispetto alla seconda regione, l’Emilia Romagna, e di quasi 4 volte rispetto alle terze, Lazio, Toscana, e Veneto. In Lombardia, la percentuale di ricoveri di pazienti provenienti da fuori regione (ricoveri ordinari per acuti e riabilitazione) è ormai costante intorno al 10% sul totale dei ricoveri. Anche sulla mobilità passiva (numero dei pazienti che escono da una regione per ricorrere ad altri sistemi sanitari) la Lombardia si conferma la migliore, con il dato più basso in assoluto, pari al 4,1% di cittadini che scelgono di farsi curare extra-regione, a fronte di una media nazionale del 13% con picchi che superano il 30% (Basilicata e Valle d’Aosta). Rapporto Aiop. Questi alcuni dei dati ricordati oggi dal presidente della Regione Lombardia Roberto Formigoni in occasione della presentazione del Rapporto 2011 di AIOP (Associazione Italiana Ospedalità Privata). “La capacità di attrarre pazienti da altre regioni, ha spiegato Formigoni, e di trattenere i propri nella propria rete ospedaliera può essere assunta come misura obiettiva della qualità di ogni sistema sanitario regionale. Se questo dato viene appaiato alla capacità di mantenere i conti in equilibrio, si ottiene un indicatore complessivo di performance molto affidabile”. Rimborsi extra regione. “Nella manovra correttiva dello scorso luglio, ha spiegato Formigoni, Regione Lombardia si è vista costretta a tagliare gli extra-rimborsi per i pazienti provenienti da fuori regione, uniformandoli alle tariffe nazionali”. Questo ha creato comprensibili difficoltà agli erogatori, pubblici e privati, ulteriormente sotto pressione in questo contesto di generalizzata difficoltà congiunturale. “Regione Lombardia, ha aggiunto Formigoni, è fortemente determinata a risolvere questa criticità intervenendo nella richiesta di specifiche integrazioni del TUC (tariffa unica convenzionale) nazionale relativamente alle categorie attualmente più penalizzate, ovvero la protesica ortopedica e quella valvolare cardiaca. Riteniamo questa soluzione soddisfacente ed adeguata; prevediamo e ci stiamo impegnando a fondo affinché la conferenza Stato Regioni adotti questi provvedimenti entro i primi mesi del prossimo anno”. Pubblico e privato. Stabile la presenza del privato nel sistema ospedaliero lombardo. Calcolata per numero di posti letto, è pari al 21,7% e si colloca al sesto posto, a pari merito con Piemonte e Sicilia, e dopo Calabria, Campania, Lazio, Emilia Romagna e Abruzzo, mantenendosi perfettamente allineata al livello medio nazionale (21,3%). La spesa per la sanità pubblica italiana corrisponde al 7,2% del PIL, dato che è tra i più bassi d’Europa. “Nel caso della Lombardia, che sconta da sempre un sottodimensionamento del finanziamento pro-capite rispetto alla media nazionale, questo valore scende addirittura al 5,4% del PIL. Si tratta senza dubbio di un valore estremamente contenuto in senso assoluto. Considerandolo poi in relazione sia agli elevati volumi di prestazioni effettuate sia al loro indubbio standard qualitativo elevato, in alcuni casi elevatissimo, giungiamo quindi alla conclusione che in Lombardia è presente un sistema sanitario in grado di garantire un rapporto costi/benefici in assoluto tra i migliori al mondo”. Appropriatezza. Sul capitolo dell’appropriatezza, il presidente ha poi ricordato che il tasso di ospedalizzazione in Lombardia è sceso dal valore di 176,7 per 1000 residenti nel 1997 al valore di 127 per 1000 residenti nel 2010, pari a un decremento di quasi il 30%. In particolare, dal 2007 al 2010 si registra un calo del numero totale di ricoveri (ordinari + day hospital) da 193mila a 158mila, pari al 18%. In accordo con questa tendenza di lunga durata, anche nel 2010 il numero dei ricoveri ospedalieri totali in Lombardia conosce una riduzione.

Da “Lombardia notizie”, Notiziario della giunta regionale del 20 dicembre 2011
Boscagli: 5 mln a 33 progetti welfare aziendale.
Sono 33 i progetti beneficiari di contributi per un totale di 5 milioni di euro, destinati all’avvio di iniziative di carattere sperimentale in materia di welfare aziendale e interaziendale, assegnati dalla Direzione Generale Famiglia, Conciliazione, Integrazione e Solidarietà Sociale della Regione Lombardia. Coinvolte complessivamente 45 imprese che hanno sottoscritto un “contratto di intervento” con l’assessore Giulio Boscagli. Le imprese cofinanzieranno gli interventi con oltre 1,3 milioni di euro. Su un totale di 66 iniziative presentate sono soltanto la metà quelle riconosciute come perfettamente in linea con i requisiti stabiliti. In particolare sono 22 i progetti presentati da medie imprese (organico compreso tra 50 e 249 persone) e 11 da piccole imprese (organico compreso tra 10 e 49 persone). Risorse umane. Un elemento di particolare importanza è rappresentato dal ruolo dei soggetti partner, coinvolti sin dalla fase di costruzione progettuale, ossia imprese e soggetti attivi sul territorio sia nell’ambito delle politiche del lavoro, sia nell’ambito della politica dei servizi. Il punto di partenza delle iniziative progettuali finanziate è stata l’analisi del bisogno; sono state ricercate poi le risposte in grado di soddisfare le esigenze di tutti i dipendenti e collaboratori, con particolare attenzione ai lavoratori che presentano carichi di cura (minori e/o anziani e persone disabili). Tipologie dei progetti. Queste le varie tipologie di progetti finanziati: 12 riguardano lo sviluppo di modelli di welfare integrati (aziendale e territoriale) in grado di favorire lo sviluppo sociale e promuovere la conciliazione famiglia-lavoro, 9 hanno l’obiettivo di favorire lo sviluppo sociale attraverso il welfare aziendale, 8 individuano percorsi di welfare aziendale innovativi che possono contribuire alla definizione del nuovo modello di “conciliazione lombarda PMI”, 4 sono destinati a sostenere la sperimentazione di accordi di secondo livello per l’attivazione di programmi interaziendali volti a promuovere il benessere sociale e familiare. I progetti coinvolgono 6.346 lavoratori sull’intero territorio regionale, di cui 3.198 con figli minori a carico e 703 con carichi di cura di persone anziani e/o non autosufficienti. Distribuzione territoriale dei progetti: Bergamo 2, Brescia 3, Como 1, Cremona 3, Lecco 2, Lodi 1, Mantova 2, Milano 12, Monza Brianza 1, Pavia 3, Sondrio 1, Varese 2. Al termine della sperimentazione (durata 24 mesi) sarà garantita una continuità sia attraverso il sostegno degli stessi soggetti partner, sia attraverso un progressivo coinvolgimento delle articolazioni regionali e provinciali delle confederazioni, prevedendo un lavoro mirato anche alla definizione di accordi di secondo livello per l’attivazione stabile di programma aziendali e interaziendali, volti a promuovere il benessere sociale e familiare. Azioni. Queste alcune delle azioni. Servizio di maggiordomo: convenzionamento con negozi di vicinato di generi alimentari, di supporto allo svolgimento di pratiche burocratiche, per lo svolgimento di lavoro domestico (stireria, lavanderia ecc). Servizi di trasporto: accompagnamento in situazioni di emergenza (sia di figli, sia di anziani a carico e/o per agevolare i lavoratori nel tempo di spostamento casa-lavoro). Estensione della copertura sanitaria attraverso l’adesione di un Fondo Aperto di Assistenza sanitaria integrativa. Convenzioni con servizi del territorio (asili nido, scuole per l’infanzia, attività di tutoring educativo e di custodia per i figli). Welfare aziendale di una piccola impresa (37 dipendenti) sul tema prioritario del lavoro/flessibilità organizzativa con ipotesi di accordo sindacale di secondo livello. Rete interaziendale di cooperative sociali per circa 400 dipendenti con sperimentazione di un sistema informatizzato di voucher conciliativi aziendali dentro una rete territoriale (segue dettaglio per provincia).

Da “Settegiorni Pd”, Notiziario del gruppo Pd in Consiglio regionale
È uscito il n. 164, del 2 dicembre 2011
Passa in Commissione il bilancio, per il fondo sociale regionale riduzione di 30 milioni.
In settimana è stata esaminata in commissione Sanità e Assistenza la parte del bilancio per il 2012 relativa a Sanità e Welfare. Il provvedimento andrà in Aula la settimana prima di Natale per l’approvazione definitiva. Le risorse destinate ai servizi sociali che per il 2011 arrivavano a 70 milioni di euro, quest’anno si preannunciano di soli 40. Insomma un vero bilancio lacrime e sangue quello del prossimo anno, che lascerà a bocca asciutta le fasce più fragili e naturalmente i comuni, che utilizzavano queste risorse per i servizi base del welfare proprio per aiutare le famiglie in maggior difficoltà, come ad esempio l’assistenza domiciliare, l’erogazione dei buoni sociali, i contributi alle famiglie, il pagamento delle rette nelle strutture socio sanitarie residenziali e diurne destinate ai minori. Preoccupato il consigliere del Pd Mario Barboni che ha puntualizzato la necessità di utilizzare questi 40 milioni di euro per andare a coprire le necessità piuttosto che dare avvio a nuove sperimentazioni dall’esito incerto. La commissione Sanità all’unanimità ha poi deciso di predisporre un ordine del giorno da presentare collegialmente alla Giunta che la impegni a reperire risorse aggiuntive per ritornare allo stanziamento dello scorso anno.

È uscito il n. 165, del 12 dicembre 2011
Sanità in Lombardia: sempre più tagli, sempre meno servizi.
Risorse in calo e ticket in aumento: si profila un 2012 difficile. Per i pazienti lombardi il 2012 non si profila roseo sotto l’aspetto sanitario. I fondi provenienti dai trasferimenti statali non sono aumentati e questo si traduce in una diminuzione di servizi che si fanno sempre più cari e di sempre più difficile accesso. Con la manovra 2011 il governo Berlusconi ha deciso di ridurre il finanziamento sanitario alle regioni imponendo loro l’introduzione di un ticket aggiuntivo su visite ambulatoriali e diagnostica. Ma, mentre alcune regioni hanno deciso di rimodulare in base al reddito del cittadino la quota aggiuntiva, la Lombardia ha introdotto un superticket in base alle prestazioni. Qualche esempio? Un’ecografia dell’addome superiore da 36,15 euro costa 55,7 euro. Un elettrocardiogramma passa da 36,15 euro a 66. Non solo. Con le nuove Regole di sistema 2012 gli utenti lombardi si troveranno a pagare anche alcuni interventi di chirurgia a bassa complessità che sino ad oggi erano gratuiti ed effettuati in day hospital come il tunnel carpale, la cataratta, o le riabilitazioni di vario genere. Per finire, è previsto il blocco di nuove attivazioni di radioterapia e dialisi nonché il limite all’utilizzo di farmaci ospedalieri ad alto costo normalmente utilizzati per le patologie oncologiche. Il Pd chiede da mesi di rivedere questo sistema non equo, applicando gli aumenti sulla base di fasce di reddito e non sulla base della distinzione delle prestazioni. Questo aiuterebbe i pazienti più fragili che costituiscono, come sempre, l’anello più debole della catena.

3. Links
La voce.info.
Il nido fa bene. Ai genitori e ai figli. di Daniela Del Boca , Silvia Pasqua e Chiara Pronzato
In Italia, si investono poche risorse pubbliche nella prima fase del ciclo di vita dei bambini, con un’offerta di nidi tra le più basse d’Europa. Insoddisfacenti sono anche i risultati ottenuti dai ragazzi italiani nelle rilevazioni internazionali su apprendimenti e competenze. C’è un legame tra i due fatti? I bambini che hanno avuto una probabilità più alta di frequentare l’asilo nido, hanno punteggi migliori. Perché socializzazione precoce, rapporto educativo con personale specializzato, stimoli offerti da nidi di qualità sono fondamentali per lo sviluppo.
Link: http://www.lavoce.info/articoli/pagina1002739.html

Come riformare l’assistenza in tempo di crisi. di Emanuele Ranci Ortigosa
Anche in un periodo di crisi e tenendo conto delle esigue risorse disponibili, si può riformare l’assistenza sociale, in modo da garantire efficacia ed equità. Purché non si persegua solo il contenimento della spesa pubblica. La proposta dell’Irs prevede il decentramento di funzioni e risorse alle istituzioni del territorio. Tra le misure, un sostegno monetario alle famiglie con figli complementare a politiche di conciliazione dei tempi di lavoro e cura; l’introduzione di un reddito minimo di attivazione per il contrasto alla povertà e una dote di cura per anziani non autosufficienti.
Link: http://www.lavoce.info/articoli/pagina1002742.html

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