Block Notes n. 13, giugno 2011


Dipartimento Welfare e nuovi diritti della Cgil Lombardia
A cura di E. Lattuada, E. Naldi, G. Roversi e M. Vespa

In questo numero:
1. Dalla stampa di settore
Odontoiatria. Ricavi a picco per metà degli studi
Cure primarie, idee in campo
Leps: le Regioni puntano a definire i servizi minimi

2. Dalle Agenzie di stampa regionali
Piano sicurezza lavoro, morti bianche dimezzate
Nominati nuovi DG all’Asl Milano 1 e San Paolo
Progetto QuaDRO. Pubblico e privato con sperimentazione in 6 Asl
Basta ai balzelli sulle prestazioni sanitarie e ambulatoriali
In stallo la legge sul sostegno alle persone non autosufficienti

3. Dalle Agenzie di stampa nazionali
I livelli essenziali per l’infanzia e l’adolescenza
Ospedali Psichiatrici Giudiziari
Nasce la Conferenza della Repubblica, luogo di confronto
Federalismo e fabbisogni standard: il ruolo della SOSE
Sanità: Rapporto Lea 2009 del Ministero
Cerm: Umbria Regione “benchmarking

Programma del Centro nazionale per la prevenzione e il controllo delle malattie
Più forza nella vita, campagna per la sarcopenia
Report 2010: rischio cardiovascolare

1. Dalla stampa di settore
Da “Il Sole 24ore Sanità” n. 20, del 24-30 maggio 2011
Odontoiatria. Ricavi a picco per metà degli studi.
Per il terzo anno l’indagine congiunturale sullo stato della professione odontoiatrica in Italia, realizzata dal servizio studi dell’Associazione nazionale dentisti italiani (Andi) ha fotografato la categoria. Dall’indagine, realizzata attraverso un questionario e l’analisi di 5.589 risposte certificate, è emerso che il 45% dei dentisti segnala un calo dei ricavi professionali di circa il 30% nel 2010 rispetto al 2009 e la previsione di un ulteriore calo del 46% nel 2011. Un terzo dei dentisti si dichiara “sottoccupato”, a causa di una “pazientela numericamente insufficiente”, come dimostrano i 2 milioni e mezzo di accessi in meno rilevati dalla ricerca Key-Stone. Gli onorari sono rimasti invariati dal 2008, con fenomeni di contrazione, a fronte di un aumento dei costi di gestione degli studi. A fronte di questa congiuntura sfavorevole, la professione reagisce con varie strategie: il 63% dei dentisti punta su una maggiore efficienza degli studi, il 54% accresce il capitale professionale investendo nelle proprie capacità, il 43,6% punta a risparmiare sulle spese di studio, il 35,6% ricerca collaborazione con altri studi e si associa con altri dentisti, il 31,9% investe per aumentare la gamma delle cure prestate, il 17,4% rivede le tariffe, il 16% ricerca collaborazione con l’odontoiatria pubblica. Rispetto ad un ruolo propulsivo dei fondi sanitari integrativi confermano un atteggiamento indifferente (29,6%) e addirittura negativo (41,4%). Tra le prestazioni che hanno risentito della situazione il primato tocca alla riabilitazione protesica, ma anche l’implantologia fa registrare per la prima volta un decremento significativo.

Da “Il Sole 24ore Sanità” n. 21, del 31 maggio-6 giugno 2011
Cure primarie, idee in campo.
Le proposte dei sindacati medici per un riordino delle cure primarie in un’ottica di revisione complessiva del sistema, sollecitate dai tecnici del Ministero della salute, contengono un minimo comune denominatore su alcuni argomenti: revisione dell’art. 8 del D.Lgs. 502/1992, convenzionamento unico e revisione del compenso. Sullo sfondo l’attivazione di centri unici di cure territoriali, o Uccp o Ucap, capaci di intercettare e soddisfare i bisogni del cittadino, grazie alla presenza di staff multiprofessionali con la presenza di medici generalisti, guardie mediche, specialisti e infermieri, altre professioni sanitarie e personale amministrativo per le pratiche burocratiche. In quasi tutti i progetti, perno del sistema è il Mmg, ad eccezione della Cgil, che rifiuta la designazione a monte di un “primarietto” e lo Snami, che punta alla valorizzazione dei medici di continuità assistenziale. La Fimmg prevede lo sviluppo di forme “strutturate su base distrettuale”, a garanzia della continuità e dell’integrazione professionale tra Mmg, pediatri di libera scelta, specialisti, professioni sanitarie, operatori del sociale; lo Snami propone una sede distrettuale o Presidio territoriale di assistenza (Pta) collegato in rete con i centri di assistenza primaria. Porta di ingresso del cittadino ai servizi territoriali, integrerà le funzioni dei Mmg, dei Medici di continuità assistenziale, dei pediatri e degli specialisti convenzionati. Per la gestione delle urgenze di medio-basso livello propone inoltre un punto di primo intervento (Ppi) o ambulatorio distrettuale, affidato prioritariamente ai Medici di continuità assistenziale, supportati dagli infermieri e dagli specialisti ambulatoriali. La Fp-Cgil medici indica come priorità: l’abolizione della guardia medica, una nuova figura del medico delle cure primarie, una piena valorizzazione dell’assistenza sul territorio, in un’ottica di integrazione con l’ospedale. Punto di riferimento per i cittadini diventano i distretti e i centri o case della salute: sedi di riferimento aperte 24 ore e dotate di strumentazioni per la diagnostica di base e di personale amministrativo. I centri, affidati alla regia di un dottore, non necessariamente Mmg, collegati in rete sia con gli ambulatori territoriali sia con l’ospedale, dovranno garantire la continuità assistenziale. Il Mmg dovrà farsi carico di tutti i profili dell’assistenza al paziente, compresi Adi e gestione socio-sanitaria.

Da “Il Sole 24ore Sanità” n. 22, del 7-13 giugno 2011
Livelli essenziali delle prestazioni sociali: le Regioni puntano a definire i servizi minimi.
Regioni e comuni hanno messo a punto un documento per definire i Leps, i Livelli essenziali delle prestazioni sociali, che sarà al centro di una Conferenza delle regioni straordinaria il 15 giugno. Il documento traccia l’identikit delle prestazioni sociali partendo dai livelli di spesa attualmente esistenti e definisce pochi servizi imprescindibili, ma realmente esigibili in tutto il Paese, poiché per definire i veri Leps servirà un processo graduale lungo e difficile, con un progressivo adeguamento delle risorse, poiché la differenza esistente nei modelli organizzativi e nella distribuzione dell’offerta di servizi sociali tra le Regioni è troppo alta. La spesa sociale si divide in mille rivoli tra finanziamenti comunali, regionali e fondi nazionali: da quello per la famiglia al fondo per le politiche sociali, tagliato più volte negli ultimi anni, fino a quello per la non-autosufficienza, azzerato dal governo nel 2011. Secondo le stime, nel 2008 si sono spesi 6,6 mld. di euro, tra servizi per l’accesso alla rete assistenziale, servizi per l’infanzia e per le fragilità, nidi e misure di sostegno al reddito, interventi che a livello locale si traducono in un insieme di servizi disparati e con livelli di spesa estremamente differenziati, passando dai 30 euro pro-capite della Calabria ai 280 euro di Trento, con una media nazionale di 110,7. Il documento divide l’Italia in tre gruppi: il 1° comprende le regioni che hanno speso il 30% in più o meno rispetto alla media nazionale: Umbria, Marche, Veneto, Lombardia, Toscana, Lazio, Liguria e Piemonte oscillano tra i 95 ed i 139 euro pro-capite. Un 2° gruppo ha una spesa sociale inferiore al 60% della media nazionale: si tratta delle regioni del Sud: Calabria (30 euro), Molise (40), Campania (51), Puglia (54), Basilicata (58), Abruzzo (63) e Sicilia (70). Infine un 3° gruppo, in cui la spesa sociale è superiore alla media di oltre il 30%: tra le regioni che spendono da 167 a quasi 280 euro ci sono: Emilia Romagna, Sardegna, Bolzano, Friuli VG, Valle d’Aosta e Trento. La disomogeneità delle politiche sociali, dovuta alla mancanza di livelli esigibili, si evidenzia a partire dal livello di spesa. Per questo alle regioni più arretrate si chiede di provvedere con un “piano pluriennale di interventi” per colmare il divario dalla media nazionale entro 3-5 anni, sia sulla spesa, sia sulla copertura dei servizi, una riqualificazione che dovrà rivedere anche i Comuni. Sul versante dei servizi minimi da garantire, in attesa di definire i Leps, il documento fissa alcune grandi aree di intervento, che costituiscono le priorità per regioni e Comuni. Cinque i “macro livelli” declinati in “livelli essenziali di servizio” in “linee di intervento” e “target di riferimento” della popolazione cui fornire le prestazioni. Si comincia dai “servizi per l’accesso e la presa in carico da parte della rete assistenziale” (accesso, presa in carico e pronto intervento sociale), e dai “servizi e misure per favorire la permanenza a domicilio” (assistenza domiciliare e servizi di prossimità), seguono i “servizi territoriali” a carattere comunitario e per l’infanzia (asili nido e altri servizi), e quelli “territoriali a carattere residenziale per le fragilità” (residenza e comunità per minori, donne e persone con fragilità) ed infine le misure di inclusione sociale e di sostegno al reddito (contributi, assegni, indennità, ecc…) da qui si partirà per scrivere i livelli essenziali delle prestazioni sociali, ma la marcia sarà lunga ed in salita l’incognita delle risorse sempre in bilico.

2. Dalle Agenzie di stampa regionali
Da “Lombardia notizie”, Notiziario della giunta regionale del 9 giugno 2011
Piano sicurezza lavoro, morti bianche dimezzate.
Riduzione del 15% del numero assoluto di infortuni mortali e con esiti invalidanti; riduzione del 10% del tasso di incidenza degli infortuni gravi; emersione delle malattie professionali. Sono questi i principali obiettivi strategici, quantitativamente verificabili, contenuti nel “Piano regionale 2011-2013 per la promozione della sicurezza e della salute negli ambienti di lavoro”, approvato dalla Giunta regionale. Il documento è stato realizzato da Regione Lombardia, in accordo con le parti sociali, i sindacati, il mondo dell’economia e dell’impresa e le istituzioni preposte all’attuazione e alla vigilanza della normativa in materia di tutela del lavoratore. Un’intesa per dare piena attuazione ai contenuti del Piano è stata sottoscritta dal presidente Roberto Formigoni e dai rappresentanti di tutti i soggetti coinvolti, lo scorso 5 maggio. I risultati del piano 2008-2010. Il nuovo Piano prosegue e rilancia l’impegno del programma 2008-2010, grazie al quale sono già stati ottenuti importanti risultati su questo tema. Nel periodo 2006-2009, ad esempio, il tasso d’incidenza degli infortuni sul lavoro denunciati ha subito una riduzione pari al 13,7% (dati INAIL - ISTAT); i casi di infortunio mortale si sono ridotti del 44,3% (passando da 104 eventi nel 2007 a 59 nel 2010). Nel 2009 il trend d’incremento delle segnalazioni di malattie professionali è risultato pari a +6,4% rispetto all’anno 2007 (l’emersione e quindi l’intervento sui casi è un fatto positivo). Le azioni del piano 2011-2013. Gli obiettivi per il periodo 2011-2013 saranno perseguiti attraverso diversi interventi. 1) Azione di sistema che, definendo ruoli e funzioni di tutti i soggetti coinvolti, affida maggiore responsabilità al titolare d’impresa, promuove sinergie con Enti e Associazioni di categoria, concorre alla revisione delle modalità d’azione della Pubblica Amministrazione. 2) Incremento del numero dei controlli nelle aziende, con priorità di intervento, da individuare a livello locale, nei comparti a elevato rischio per i lavoratori. 3) Integrazione programmatica e operativa tra le Aziende Sanitarie Locali, le Direzioni Provinciali del Lavoro, gli Organismi Paritetici e tutti le articolazioni territoriali degli Enti del Sistema della Prevenzione, in attuazione del Progetto di Sperimentale avviato in accordo con il Ministro Sacconi in esito al Convegno Nazionale sulla sicurezza sul lavoro tenutosi a Milano il 12 ottobre 2009; 4) Sviluppo del Sistema Informativo Regionale della Prevenzione, centrato sia sull’azienda (Impres@) sia sul profilo di salute del lavoratore (Person@), ideato e realizzato per condividere informazioni con tutti coloro che operano in tema di sicurezza sul lavoro, assicurando così la disponibilità di un agile strumento di coordinamento dell’attività di controllo. 5) Anagrafica dei cantieri e dei controlli effettuati da tutti gli Enti del Sistema è strumento fondante di una programmazione che supera la prospettiva dell’intervento congiunto tra operatori di diverse Istituzioni, perché consente interventi autonomi e indipendenti, ma inseriti in una medesima pianificazione. 6) Attivazione di sinergie, all’interno dei Comitati provinciali di Coordinamento, affinché le soluzioni operative/linee di indirizzo/vademecum per rischi specifici, già prodotti nella precedente pianificazione, siano applicate nelle aziende virtuose, consentendo così loro di godere dei meccanismi premiali, come la riduzione dei premi assicurativi. 7) Centralità della formazione per la promozione della cultura della sicurezza che si realizza attraverso un percorso dedicato alla scuola e uno dedicato alle aziende, entrambi finanziati per complessivi 11,626 milioni di euro.

Da “Lombardia notizie”, Notiziario della giunta regionale del 10 giugno 2011
Nominati nuovi DG all’Asl Milano 1 e San Paolo.
La Giunta della Regione Lombardia, su proposta del presidente Roberto Formigoni, di concerto con l’assessore alla Sanità Luciano Bresciani e l’assessore alla Famiglia, Conciliazione, Integrazione e Solidarietà sociale Giulio Boscagli (quest’ultimo per la sola delibera che riguarda l’Asl) ha nominato i nuovi direttori generali dell’Asl Milano 1 e dell’Azienda ospedaliera San Paolo di Milano. Si tratta rispettivamente di Giorgio Scivoletto, attuale direttore sociale dell’Asl di Pavia e di Enzo Umberto Brusini, fino a oggi direttore sanitario del San Paolo. Scivoletto e Brusini vanno a sostituire i dimissionari Pietrogino Pezzano e Andrea Mentasti. I due nuovi direttori generali resteranno in carica fino al 31 dicembre 2015, fatte salve le verifiche intermedie cui sono sottoposti tutti i manager delle aziende sanitarie e ospedaliere della Lombardia.

Progetto QuaDRO. Pubblico e privato con sperimentazione in 6 Asl.
Si chiama Progetto QuADRO e costituisce un modello di eccellenza che mette in evidente risalto le potenzialità della collaborazione tra pubblico e privato con una dichiarata condivisione di obiettivi. A livello nazionale ha coinvolto 50 Asl in 12 regioni, in Lombardia 6 Asl che hanno collaborato con un’azienda farmaceutica per definire una gestione appropriata dei percorsi di salute per pazienti affetti da BPCO (Broncopneumopatia cronica ostruttiva) attraverso la corretta diagnosi e terapia. In campo medico per BPCO si intende un’affezione cronica polmonare caratterizzata da una ostruzione bronchiale, con limitazione del flusso aereo per niente o solo parzialmente reversibile, lentamente progressiva, causata da un’infiammazione cronica. E’ considerata la quarta causa di morte in Europa e negli USA (almeno 65.000 morti all’anno). Nell’ambito del Progetto QuADRO, autorizzato dall’assessorato alla Sanità della Regione Lombardia nel 2008 e inserito tra le attività previste dal Piano Socio Sanitario regionale 2007-2009, i Medici di Medicina Generale (MMG) sono stati assistiti dall’Asl di riferimento in un percorso di autoanalisi delle proprie caratteristiche prescrittive in ambito BPCO con interventi di formazione teorica, pratica (con revisione delle schede cliniche agevolata da reportistica specifica) e informazione scientifica condivisa. La sua realizzazione è avvenuta nel 2010 con l’identificazione di un gruppo potenziale di soggetti affetti da BPCO; gli elenchi sono stati validati dai Medici di Medicina Generale che li hanno integrati aggiungendo altri assistiti e, per ciascun paziente, sono state riportate informazioni relative ad esami già effettuati, abitudine al fumo, consumo di farmaci per le sindromi ostruttive delle vie respiratorie. Sono state coinvolte le Asl della provincia di Cremona, Brescia, Milano 1, Milano 2, Lodi, Lecco, quasi mille medici di Medicina Generale. Tra le principali novità emerse dalla presentazione dei dati c’è una massiccia sottoutilizzazione della spirometria che, se usata come dovrebbe, potrebbe contribuire a dare maggiore chiarezza nell’individuazione e nella conferma di diagnosi di casi di pazienti affetti da BPCO le cui cure richiedono farmaci costosi per evitare riacutizzazioni e ricoveri.

Da “Settegiorni Pd”, Notiziario del gruppo Pd in consiglio regionale
È uscito il n. 143, del 10 giugno 2011
Basta ai balzelli sulle prestazioni sanitarie e ambulatoriali.
Una giungla di balzelli di vario genere è proprio quella nella quale si devono districare continuamente i cittadini lombardi per accedere a esami e visite o per acquistare farmaci. Dato che la coperta si fa sempre più corta e i trasferimenti statali più esigui, tocca infatti agli utenti farsi carico delle eventuali quote aggiuntive. Come è accaduto ad aprile quando i lombardi hanno pagato il 22,5% in più rispetto all’aprile dell’anno precedente a causa del mancato allineamento del prezzo di alcuni generici da parte delle aziende produttrici. Il Pd ha depositato un’interrogazione e una mozione per evitare che nuovi aggravi economici si abbattano sugli utenti. “Nell’interrogazione sulla compartecipazione alla spesa farmaceutica chiediamo alla Giunta quali iniziative intenda assumere per evitare che i cittadini debbano far fronte ad ulteriori costi per avere dei farmaci generici, dato che, da oggi 1 giugno, scade la copertura stabilita dalla Regione per colmare il gap tra il prezzo dei medicinali e la copertura assicurata dal servizio sanitario nazionale: auspichiamo che Regione Lombardia come ha già fatto Regione Toscana colmi definitivamente la differenza con risorse proprie, dicono Sara Valmaggi e Gian Antonio Girelli. Con la mozione vorremmo invece che Regione Lombardia si impegnasse ad intervenire presso il Governo per garantire la copertura per la mancata introduzione del ticket da 10 euro per le prestazioni di assistenza specialistica ambulatoriale per il periodo che va da adesso a dicembre. Dal 2007 infatti fondi statali per oltre 800 milioni di euro pervenivano alle regioni ogni anno a tal scopo, mentre quest’anno per la prima volta sono stati garantiti solo 347 milioni, sufficienti a coprire appena i primi 5 mesi del 2011”. In assenza del provvedimento di copertura da parte del Governo sarà la Regione a doversi occupare della quota aggiuntiva. O, se non si corre al più presto ai ripari, i soliti cittadini tartassati. Entrambe verranno discusse in occasione della prima seduta consiliare.

In stallo la legge sul sostegno alle persone non autosufficienti.
La cosiddetta “compartecipazione”, cioè la ripartizione dei costi delle rette tra famiglie e comuni per gli utenti che accedono a servizi sociali o a servizi socio-sanitari, è al momento oggetto di due progetti di legge regionali: uno presentato dalla Giunta e uno presentato dal Partito Democratico; entrambi prevedono l’introduzione del “fattore famiglia”. Il Pd nei mesi scorsi ha dato la disponibilità all’elaborazione di un unico testo di legge condiviso con PdL e Lega. Ad oggi però l’iter del nuovo progetto di legge risulta bloccato in Commissione a causa di divergenze all’interno della stessa maggioranza. Per questo il Pd chiede chiarezza a tutta la maggioranza “a partire da un impegno, spiegano Sara Valmaggi e Carlo Borghetti, che la Regione ci metta i soldi, non solo le regole”. Il motivo di merito, al di là delle tensioni politiche, dello stop in commissione non ha nulla a che vedere con il fattore famiglia. “L’assessorato ha deciso di intervenire su un problema rilevante, che sta a cuore anche a noi, spiegano i consiglieri, ovvero il fatto che per le rette delle case di riposo e delle strutture dedicate alla cura di anziani e disabili non c’è oggi alcuna modulazione in base al reddito. È giusto introdurre un meccanismo di equità che tenga conto dei carichi famigliari, come hanno fatto regioni avvedute, ad esempio la Toscana. Ma, come ha fatto quest’ultima, occorre finanziare il fondo per la non autosufficienza con cui alleggerire le famiglie da costi di cura che sono ormai insostenibili. Occorrono però risorse regionali, visto che il governo ha azzerato il corrispondente fondo nazionale”. Una delle preoccupazioni emerse in commissione Sanità sta nell’ipotetica maggiore spesa sociale cui andrebbero incontro i comuni se venisse approvata la legge. “Una riforma a costo zero metterebbe i comuni con le spalle al muro, perché dovrebbero far fronte con le proprie risorse, sempre più esigue, alla riduzione delle rette per gli utenti meno abbienti. Noi crediamo che sia la Regione a dover farsi carico del problema e non imporre regole come fossero principi astratti senza fornire dati chiari sull’impatto del provvedimento sulle famiglie e sui comuni e soprattutto senza impegnare risorse. Attendiamo notizie, le nostre proposte sono chiare”.

3. Dalle Agenzie di stampa nazionali
Dalla Cgil: www.cgil.it
9/06/2011 Report del seminario dell’8 6.2011 su “I livelli essenziali per l’infanzia e l’adolescenza”, promosso da “Batti il cinque”.

Link: http://www.cgil.it/dettagliodocumento.aspx?ID=16632

10/6/2011 Report del Convegno al Senato del 9.6.2011 sugli Ospedali Psichiatrici Giudiziari.
Link: http://www.cgil.it/notiziataccuino.aspx?ID=2045&chk=1006


Da “governo.it”, la newsletter del Governo italiano
Dalla newsletter n. 23 del 14 giugno 2011
Nasce la Conferenza della Repubblica, luogo di confronto.
Sta per approdare in Parlamento dopo aver avuto l’ok definitivo dal Consiglio dei ministri del 9 giugno un disegno di legge che istituisce la Conferenza della Repubblica, un nuovo modello organizzativo che assorbe al suo interno e sostituisce le attuali Conferenze, sedi di confronto, concertazione e attuazione del principio di leale collaborazione tra lo Stato e le autonomie regionali e locali. Come le precedenti anche la conferenza della Repubblica sarà incardinata presso la Presidenza del Consiglio dei Ministri. Con riguardo al funzionamento della Conferenza, i decreti delegati dovranno disciplinare le modalità di votazione delle sedute, stabilire termini perentori per l’acquisizione dell’assenso delle autonomie regionali e locali sui provvedimenti del Governo, nonché disciplinare i casi di mancata partecipazione ovvero di astensione alla votazione alle sedute della Conferenza della Repubblica e delle Sezioni, secondo criteri di semplificazione e di celerità, stabilendo la validità della votazione sulla base dei presenti. Al fine di migliorare i lavori della Conferenza e delle Sezioni, si prevede: l’istituzione di commissioni permanenti politiche, suddivise per settori, con il compito di esprimere la propria posizione ai fini della deliberazione della sede plenaria e delle Sezioni; l’introduzione di una disciplina della fase istruttoria delle sedute della Conferenza della Repubblica e delle Sezioni svolta mediante le riunioni tecniche preparatorie; la costituzione di gruppi di lavoro nell’ambito della Conferenza della Repubblica e delle Sezioni, con compiti di approfondimento istruttorio tecnico e politico.
Link al Dossier “La Conferenza della Repubblica: nuova sede di confronto

http://www.governo.it/GovernoInforma/Dossier/conferenza_repubblica/index.html

Dalla “Conferenza delle Regioni”: www.regioni.it/newsletter
Regioni.it n. 1813 del 9 giugno 2011.
Federalismo e fabbisogni standard: il ruolo della SOSE.
Il Decreto Legislativo del 6 maggio 2011 n. 68 fissa, fra l’altro, alcuni primi criteri ed assegna specifici compiti tecnici in relazione ai “livelli essenziali delle prestazioni e obiettivi di servizio”. In particolare il primo comma dell’articolo 13 stabilisce che “nel rispetto dei vincoli di finanza pubblica e degli obblighi assunti dall’Italia in sede comunitaria, nonché della specifica cornice finanziaria dei settori interessati relativa al finanziamento dei rispettivi fabbisogni standard nazionali, la legge statale stabilisce le modalità di determinazione dei livelli essenziali di assistenza e dei livelli essenziali delle prestazioni che devono essere garantiti su tutto il territorio nazionale, ai sensi dell’articolo 117, secondo comma, lettera m), della Costituzione, nelle materie diverse dalla sanità”. Per tali finalità la Società per gli studi di settore (SOSE S.p.a.), in collaborazione con l’ISTAT e avvalendosi della struttura tecnica di supporto della Conferenza delle Regioni e delle Province autonome presso il Centro interregionale di Studi e Documentazione (CINSEDO) effettuerà “una ricognizione,dei livelli essenziali delle prestazioni che le Regioni a statuto ordinaria effettivamente garantiscono e dei relativi costi”. SOSE S.p.a. trasmetterà i risultati della ricognizione effettuata al Ministro dell’economia e delle Finanze, che li comunicherà alle Camere, e alla “Conferenza Permanente per il coordinamento della finanza pubblica”. I risultati devono poi confluire nella banca dati delle amministrazioni pubbliche. E proprio sulla base delle rilevazioni effettuate da SOSE S.p.a., il Governo adotterà le “linee di indirizzo per la definizione dei livelli essenziali delle prestazioni in apposito allegato al Documento di Economia e Finanza ai fini di consentire l’attuazione dell’articolo 20, comma 2, della Legge n. 42 del 2009, dei relativi costi standard e obiettivi di servizio.
Leggi l’articolo: http://www.regioni.it/newsletter/newsletter.asp?newsletter_data=2011-06-09&newsletter_numero=1813#art2

Regioni.it n. 1815 del 13 giugno 2011.
Sanità: Rapporto Lea 2009 del Ministero
Nel Rapporto sull’adempimento del mantenimento dei Lea relativo al 2009 (realizzato dalla Direzione generale della programmazione sanitaria del Ministero della Salute), sono 8 le Regioni che erogano tutte le prestazioni e i servizi sanitari, e cioè che garantiscono i Livelli essenziali di assistenza (Lea): Emilia Romagna, Lombardia, Toscana, Marche, Piemonte, Umbria, Veneto e Liguria. Tre Regioni (Basilicata, Sardegna e Puglia) risultano adempienti ma con riserva, mentre in altre 6 regioni (Molise, Abruzzo, Lazio, Campania, Calabria e Sicilia) la situazione è critica. Il monitoraggio ministeriale è stato eseguito sulla base di 21 indicatori selezionati dal Comitato Lea sulle macroaree di assistenza (6 indicatori per la prevenzione, 9 per l’assistenza distrettuale, 6 per l’ospedaliera).
Link al Rapporto: http://www.salute.gov.it/imgs/C_17_pubblicazioni_1534_allegato.pdf

Regioni.it n. 1816 del 14 giugno 2011.
Cerm: Umbria Regione “benchmarking”. “Saniregio 2”, rapporto sulla policy in sanità.
“SaniRegio 2” è il II rapporto elaborato dal centro studio CERM (Competitività, Regole e Mercati) dedicato alla policy in sanità. Uno studio sul benchmarking tra Regioni sulla base dei profili di spesa pro-capite per fasce di età (l’altro approccio sviluppato da CeRM accanto alla modello econometrico). Secondo il Cerm i profondi gap di efficienza e di qualità tra Regioni hanno natura strutturale e trovano conferma impiegando metodologie di analisi diverse. Le cinque Regioni più devianti potrebbero liberare risorse per circa 9,4 miliardi/anno, più del 77% delle risorse, oltre 12 miliardi equivalenti a circa lo 0,8% del Pil, che si libererebbero a livello Paese se tutte le Regioni si posizionassero sulla frontiera efficiente e condividessero le stesse performance dell’Umbria, la Regione che si qualifica come benchmark. “La sfida di policy, scrive il Cerm, è quella di disegnare i percorsi di convergenza delle varie Regioni verso il benchmark. È una sfida complessa, perché per alcune Regioni il percorso da compiere è particolarmente lungo e difficile. Leve essenziali saranno: piena responsabilizzazione fiscale; maggior responsabilizzazione di mandato/ufficio per politici e amministratori; deospedalizzazione; integrazione socio-sanitaria; prevenzione; riforma della distribuzione al dettaglio dei farmaci e sviluppo delle farmacie dei servizi; universalismo selettivo. Lungo queste dimensioni dovranno impostarsi ed essere valutati i programmi di convergenza delle Regioni verso gli standard. La coerenza tra i risultati dell’approccio econometrico e quelli dell’approccio per profili di spesa avvalora l’impostazione generale che i decreti attuativi della Legge delega sul federalismo fiscale (L. 42/2009) stanno seguendo, con gli standard di spesa corrente da ricavare tramite benchmarking sulle Regioni più virtuose e, in parallelo, l’azione di perequazione/rafforzamento infrastrutturale dei Ssr. Nella difficoltà di dare copertura finanziaria certa e a medio-lungo termine alle risorse per gli investimenti infrastrutturali, prosegue il Cerm, dovrebbe essere opportunamente considerata anche la possibilità di una soluzione endogena, che riallochi in conto capitale una quota delle risorse che i guadagni di efficienza man mano liberano sul fronte corrente. Ma nell’immediato, l’attuale situazione di finanza pubblica, unitamente all’alto stock di debito e alle prospettive di bassa crescita che accompagneranno il Paese nei prossimi anni, potrebbe suggerire di dedicare una parte dei guadagni di efficienza al consolidamento dei conti. Alcune Regioni (Campania e Lazio in testa) hanno, attraverso successivi disavanzi di gestione, accumulato uno stock di debito nel comparto sanitario che ha assunto dimensioni tali da attirare l’attenzione della società internazionali di rating. La magnitudine delle risorse liberabili con l’efficientamento dei Ssr è tale da permettere di vagliare loro riallocazioni multiple, in grado di portare avanti, in maniera equilibrata e consapevole, innalzamenti di adeguatezza/qualità delle prestazioni, rafforzamento dell’infrastrutturazione e consolidamento dei conti. Link al Rapporto:

http://www.cermlab.it/_documents/_argomenti/WP_3_2010_finale_F_Pammolli_N_C_
Salerno_per_attch.pdf

 

Da “SOS Sanità”: www.sossanita.it
Le news dell’11 giugno 2011. Impazzire si può. Viaggio nelle possibilità delle guarigioni, Trieste 22/24 giugno 2011. Basta tagli, ora diritti! Sussidiarietà non scaricabarile”, manifestazione 23 giugno a Roma. Rapporto Unicef: bambini e adolescenti ai margini. Approvato il programma annuale di attività per il 2011 del Centro nazionale per la prevenzione e il controllo delle malattie (CCM). Venezia: medici di Emergency diffidati dalla Asl per “conflitto di interessi”.

Programma di attività del Centro nazionale per la prevenzione e il controllo delle malattie.
Il Centro nazionale per la prevenzione e il controllo delle malattie è un organismo di coordinamento tra le istituzioni sanitarie centrali e quelle regionali per le attività di sorveglianza e prevenzione e di sostegno alla realizzazione degli obiettivi del Piano nazionale della prevenzione, anche tramite il supporto alle delle istituzioni scientifiche centrali interessate (Iss, Inail, Agenas). http://www.ccm-network.it/documenti_Ccm/programmi_e_progetti/2011/programmaCcm2011.pdf

Newsletter del “Centro Maderna” www.centromaderna.it
Indice della Newsletter del 10.6.11. Incontro formativo. Prendersi cura di chi cura:sostegni per il caregiver. La Svizzera fa i conti con i suoi detenuti anziani. Ricerca sul volontariato nell’Unione Europea. Più forza nella vita, campagna per la sarcopenia.

Più forza nella vita, campagna per la sarcopenia. (Centro Maderna)
Il 13 giugno a Torino partirà una campagna nazionale itinerante che offrirà un check-up gratuito per informare gli italiani over-60 sulla sarcopenia, la perdita di massa muscolare correlata all’età. L’iniziativa, promossa dal Centro di Medicina dell’Invecchiamento del Policlinico “A. Gemelli” di Roma e sostenuta da Abbott, fornirà consigli utili sui vantaggi di un’alimentazione completa e bilanciata e sull’uso di supplementi nutrizionali orali uniti a una regolare attività fisica per mantenersi attivi e godere di buona salute. La sarcopenia è una sindrome correlata all’età caratterizzata dalla perdita progressiva e generalizzata della massa muscolare e della forza fisica, che di solito comincia a manifestarsi intorno ai 40-50 anni di età. Francesco Landi, del Centro di Medicina dell’Invecchiamento dell’Università Cattolica del Sacro Cuore di Roma e Responsabile scientifico della campagna, ha sottolineato come le persone che vanno incontro ad una riduzione della massa muscolare spesso hanno difficoltà a svolgere le normali attività quotidiane, e perciò seguire una dieta bilanciata e attività fisica possono essere una vera sfida nella vita frenetica di tutti i giorni. La sarcopenia è una delle principali cause di invalidità e debolezza nell’anziano.

Da “Epicentro-Centro Nazionale di Epidemiologia, Sorveglianza e Promozione della Salute” dell’Istituto Superiore di Sanità: www.epicentro.iss.it
Sul numero 393 del 9 giugno 2011. Casi di colera in Ucraina. Le autorità sanitarie ucraine segnalano casi di colera nella città balneare di Mariupol. Il rischio di esportazione è limitato. La comunità internazionale segue con attenzione l’indagine epidemiologica. Infezioni da Escherichia coli. Rimane costante il monitoraggio del focolaio di infezioni da E. coli complicate da sindrome emolitico uremica, registrato in Germania e in altri Paesi Ue nelle ultime settimane. Leggi il notiziario. Okkio alla salute: report regionali. Il 27,3% dei bimbi sardi è in eccesso ponderale, il 53,3% fa una colazione adeguata e 3 bambini su 10 praticano un’ora di attività fisica due giorni a settimana. Lo rileva l’indagine 2010 di OKkio alla Salute. Report 2010: rischio cardiovascolare. Il 40% degli adulti ha tre o più fattori di rischio cardiovascolare e meno del 3% non ne ha alcuno. On line i dati Passi 2010 sulla prevenzione e il controllo del rischio cardiovascolare. Puglia: i dati 2009 di Passi d’argento. Il 42% degli ultra 64enni pugliesi giudica positivamente il proprio stato di salute mentre il 28% ritiene di star peggio rispetto l’anno precedente. Sono alcuni dei dati regionali della rilevazione 2009 di Passi d’Argento. Infezioni sessualmente trasmissibili. In Italia, come in Europa, è la clamidia l’infezione sessualmente trasmissibile più diffusa, fra quelle batteriche. Alla luce del report Ecdc, le considerazioni di Barbara Suligoi (Coa-Iss) su una patologia spesso sottovalutata.

Report 2010: rischio cardiovascolare.
Il 40% degli adulti ha tre o più fattori di rischio cardiovascolare e meno del 3% non ne ha alcuno. Aumentare la proporzione delle persone con un basso profilo di rischio potrebbe ridurre significativamente il carico di malattia legato alle patologie cardiovascolari. È importante dunque attivare strategie a livello di popolazione, che promuovano stili di vita salutari e riducano la prevalenza e la gravità delle principali condizioni a rischio. On line i dati Passi 2010 sulla prevenzione e il controllo del rischio cardiovascolare.
Link al “Rapporto nazionale Passi 2010: prevenzione e controllo del rischio cardiovascolare”:

http://www.epicentro.iss.it/passi/R2010Cardiovascolare.asp
 

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