Block Notes n. 16, luglio 2011

Dipartimento Welfare e nuovi diritti della Cgil Lombardia
A cura di E. Lattuada, E. Naldi, G. Roversi e M. Vespa

In questo numero:
1. Dalla stampa di settore
Agenas. Mmg in rete, prove di efficacia.
Health Data Ocse 2011. Spesa italiana in coda all’Ue
X Rapporto Finlombarda sulla Finanza di progetto
Anteprima Sdo 2010. Crollo dei ricoveri: -4,9%
Anteprima Sdo 2010. Ricoveri verso l’appropriatezza

2. Dalle Agenzie di stampa regionali
Cgil Cisl Uil Lombardia: contrari ai tickets sanitari
REL. Bresciani: fare rete dà valore e sviluppo
Città della Salute e ricerca, parte progetto definitivo
Ticket rimodulato in base a valore prestazione
Sanità. Il ticket lombardo subito modello per le regioni
Farmaci equivalenti, fino al 30 settembre stop agli aumenti
Ticket, Formigoni: regioni unite su nostra linea
Ticket, Regione conferma tutte le esenzioni
Alcol e droghe, 4 azioni per lotta a dipendenze
Dal Pd una proposta di legge di nuovo welfare
Lombardia tra le poche a far pagare il superticket
Farmaci equivalenti: coperti solo 8 su 250

1. Dalla stampa di settore
Da “Il Sole 24ore Sanità” n. 25, del 28 giugno - 4 luglio 2011
Agenas. Mmg in rete, prove di efficacia.
L’emergenza cronicità richiede interventi tempestivi e soprattutto in team, a partire dalla medicina generale., che è stata interessata in questi anni da un processo di aggregazione in forme associative. L’Agenas ha svolto negli anni 2010-2011 una ricerca sul tema “La valutazione dei nuovi modelli organizzativi della medicina generale” con l’obiettivo di misurare la qualità del processo assistenziale di pazienti affetti da patologie croniche a maggiore impatto. La ricerca si è svolta in 21 distretti di 6 regioni, sui dati relativi al periodo 2003-2009, considerando tre patologie croniche: cardiopatia ischemica, insufficienza cardiaca e diabete. La ricerca è stata condotta su 1.700 Mmg e 164.267 assistiti affetti da una o più patologie croniche, misurando l’impatto del percorso assistenziale (adesione alle linee-guida nazionali e internazionali) e delle diverse forme di associazione dei medici (associazione semplice, medicina di rete e medicina di gruppo), rispetto al Mmg che opera in forma individuale. La ricerca ha dimostrato che non solo l’associazionismo standard ha consentito l’adesione dei professionisti alle linee-guida per le malattie croniche, ma che la vera ricetta per affrontare la cronicità è l’evoluzione del concetto di presa in carico verso forme assistenziali in team e un sistema che richiede l’integrazione di diverse figure professionali (Mmg, specialisti, personale infermieristico, ecc…).

Da “Il Sole 24ore Sanità” n. 26, del 5-11 luglio 2011
Health Data Ocse 2011. Spesa italiana in coda all’Ue.
L’incidenza della spesa sanitaria italiana rispetto al Pil, pari al 9,5%, è in media con quella dei 34 Paesi più sviluppati del mondo raggruppati nell’Ocse, ma più bassa di quella olandese (12% del Pil), francese (11,8%), tedesca (11,6%), inglese (9,8%), danese (11,5%), austriaca ((11%), belga (10,9%), portoghese (10,1%), svedese (10%) e, anche se di poco, addirittura di quella greca (9,6%). Irlanda e Spagna spendono invece come noi. Il Paese che spende di più sono sempre gli Stati Uniti: 7.960 dollari all’anno pro-capite, due volte e mezzo quanto si spende in media nell’Ocse (3.223 dollari) e in Italia (3.137 dollari), dove il finanziamento pubblico copre il 77,9% della spesa totale, mentre il 9,5% è a carico dei cittadini. Dagli anni ‘70 la spesa sanitaria nei Paesi Ocse continua a crescere più velocemente dell’economia; la spesa pro-capite è cresciuta in media del 3,8% nel 2008 e del 3,5% nel 2009, ma l’impegno pubblico è cresciuto di più: +4,8% nel 2008 e +4,1% nel 2009, a fronte di un incremento più lento della spesa privata (+1,9% nel 2008 e +2,7% nel 2009). In Italia però la spesa cresce meno che in altri Paesi: la spesa pro-capite è cresciuta in termini reali dell’1,6% all’anno contro il 4% della media Ocse.

X Rapporto Finlombarda sulla Finanza di progetto. Project finance, la crisi morde.
Con la manovra di luglio costruire e rimodernare gli ospedali sarà difficile anche facendo ricorso al project financing, una modalità di finanziamento che nel 2010 ha garantito il 65% del valore complessivo dei lavori pubblici in sanità, per un totale di 259,5 mil. di euro. Il tradizionale Rapporto di Finlombarda sul mercato della finanza di progetto in sanità registra stavolta una retrocessione. L’Italia, con 53 progetti aggiudicati per un valore di 3,7 mld. di euro, è slittata dal secondo al terzo posto, dopo Regno Unito (116 progetti per 15 mld.) e Canada (39 progetti per 7,3 mld.), che rappresentano insieme i tre quarti dell’intero mercato internazionale delle Pfi/Ppp (Finanza di progetto/Collaborazioni pubblico-privato) in sanità, assorbendo il 65% del valore complessivo dei progetti aggiudicati (22 mld.). L’incidenza del Project finance in sanità sul totale del mercato di Pfi/Ppp in Italia è pari al 15% (3,7 mld. su un totale di 25,1), contro il 23% del Regno Unito ed il 30% del Canada. Il mercato nazionale continua a registrare un tasso di crescita annuale più elevato degli altri Paesi (+75% contro il 37% del Regno Unito ed il 40% del Canada), nonostante il ritardo del nostro Paese nell’adeguare gli strumenti di governance del settore. L’Italia infatti è indietro nella standardizzazione dei contratti, nell’adozione delle linee guida e nella creazione di organismi di controllo. La Lombardia conferma la posizione di leadership nella classifica delle regioni italiane, con 21 progetti per 1,5 mld., di cui 18 aggiudicati per 1,3 mld. Lombardia, Veneto e Toscana concentrano con 2,618 mld. di euro il 71% del valore complessivo dei progetti aggiudicati.

Da “Il Sole 24ore Sanità” n. 27, del 12-18 luglio 2011 
Anteprima Sdo 2010. Crollo dei ricoveri: -4,9%.
In un anno, tra il 2009 ed il 2010 si è registrato un calo di oltre 552.000 ricoveri (pari a -4,9%), il maggior calo dal ‘98; se si considera anche il 2009, il calo raggiunge quasi un milione di ricoveri. Dall’anteprima Sdo elaborata dal Ministero della Salute risultano in riduzione anche le giornate di degenza (-3,7%), mentre il dato della degenza media è fermo a 6,7 giorni dal 2002; il tasso di ospedalizzazione passa dai 185,4 ricoveri per mille abitanti del 2009 ai 174,5 del 2010 (il tasso di ricovero ordinario per acuti passa da 124 nel 2009 a 120 nel 2010, quello per ricovero diurno da 53 a 47). Il calo maggiore interessa i ricoveri per acuti (-547mila, pari al 5,1%); ma si sono ridotti anche i ricoveri in DH, per lo spostamento delle prestazioni a livello ambulatoriale. Il calo maggiore di ricoveri si registra nelle Marche (-12,9%), seguono la Campania (-11,7%) e la Sicilia (-10,6%); invariati i ricoveri in Puglia ed in aumento a Trento (+1,6%). Il tasso di ospedalizzazione per acuti fuori regione vede al primo posto il Molise (38,07 per mille), seguono la Basilicata (36,58), la Valle d’Aosta (34,20), la Calabria (29,23) e l’Abruzzo (29,07). Le Regioni con il tasso più basso sono invece la Lombardia (5,87), Bolzano (8), la Sardegna (8,77), il Veneto (8,92), l’Emilia Romagna (9,42) e la Toscana (9,55). Le strutture di ricovero sono diminuite di 83 unità (-74 nella sola Sicilia, in attuazione del piano di rientro). I parti cesarei sono in lieve diminuzione (dal 38,4% del 2009 al 38,2% del 2010), con valori massimi in Campania (61,6%) e Sicilia (52,8%) e valori superiori al 40% in tutte le regioni del Centro-Sud.

Da “Il Sole 24ore Sanità” n. 28, del 19-25 luglio 2011 
Anteprima Sdo 2010. Ricoveri verso l’appropriatezza.
Dall’anteprima dei dati Sdo risulta nel 2010 un calo dell’inappropriatezza dei ricoveri, anche se la classifica delle prestazioni più ricoverate non cambia sostanzialmente rispetto al 2009. Per il parto vaginale senza complicazioni, da sempre al primo posto tra i ricoveri, diminuisce il ricovero ordinario, mentre aumenta quello in DH; lo stesso avviene per la psicosi e l’esofagite senza complicazioni. In lieve riduzione anche i parti cesarei, ma ad un livello eccessivo, soprattutto al Sud e ancora distante dagli standard europei. Ridimensionamento anche per una serie di prestazioni in DH, per le quali c’è l’indicazione del “Patto per la salute” di un trasferimento a livello ambulatoriale: la cataratta (-22% di ricoveri in DH) e altri interventi dell’occhio (-18%); si ricovera meno in DH anche per la chemioterapia, per i trapianti di pelle e per gli interventi sull’utero (ma non in caso di neoplasie) e sul ginocchio. Aumentano invece del 2,41% gli interventi in DH per ernia inguinale. Tra i 25 grandi gruppi diagnostici (Mdc) il maggior numero di ricoveri è sempre quello per la patologie cardiologiche, ricoverate solo nel 15% dei casi in DH, comunque in calo del 3,9%. Al secondo posto, con il 12% dei ricoveri sono le malattie del sistema muscolo-scheletrico, con una riduzione del 4,9%. Il calo maggiore dei ricoveri è per le infezioni da Hiv (-18,6%).

2.Dalle Agenzie di stampa regionali
Da Cgil Cisl Uil della Lombardia
20.7.2011. Comunicato unitario dei segretari generali Baseotto Petteni e Galbusera
Contrari ai tickets sanitari ed al provvedimento della Lombardia.
Cgil Cisl Uil della Lombardia non condividono la scelta di introdurre i tickets sanitari ed esprimono la propria contrarietà sul provvedimento della Regione Lombardia che colpisce indiscriminatamente, su un tema molto delicato come quello della salute, lavoratori e pensionati che stanno già pagando prezzi enormi per la lunga e difficile crisi economica. “Insieme alla Regione abbiamo sempre cercato di contrastare la logica del governo sui tagli lineari: non possiamo quindi ora accettare che simile metodo venga applicato a livello regionale, andando a colpire le fasce più deboli della popolazione, hanno detto i segretari generali Nino Baseotto, Gigi Petteni e Walter Galbusera. Diversificare il valore del ticket sul costo della prestazione significa ignorare il differente impatto economico che il provvedimento determina in ragione delle condizioni reddituali di persone e famiglie. Questo provvedimento infine ci preoccupa perché, tra l’altro, pesa direttamente su persone e famiglie che in questi anni di crisi, grazie ai risparmi fatti, sono stati uno degli strumenti più importanti di coesione sociale. Cgil Cisl Uil della Lombardia ribadiscono la necessità di compiere scelte alternative ai tickets, anche attraverso risparmi di struttura e risorse provenienti da un coerente ridimensionamento dei costi della politica”.

Da “Lombardia notizie”, Notiziario della giunta regionale del 14 luglio 2011
REL. Bresciani: fare rete dà valore e sviluppo.
“La rete ematologica è un esempio pioneristico dell’alleanza consolidata tra l’Assessorato alla Sanità della Regione Lombardia, Finlombarda, Università e industrie”. Lo ha detto l’assessore alla Sanità della Regione Lombardia, Luciano Bresciani, concludendo i lavori dell’incontro “La Rete Ematologica Lombarda nel Sistema Sanitario Regionale: risultati e prospettive”. “Vogliamo estendere sempre più il concetto di rete per funzioni, ha spiegato l’assessore, che è una realtà assolutamente diversa dalla rete di ospedali: questo è il passaggio culturale ed organizzativo su cui stiamo lavorando per trasformare la sanità lombarda creando valore, risorse, posti di lavoro per rendere la Lombardia protagonista di sviluppo tecnologico e non un passivo acquirente di risultati raggiunti dalla ricerca condotta da altri”. Nel corso dei lavori, di altissimo profilo tecnico e specialistico, si è discusso della Rete Ematologica Lombarda (REL) che, così come le altre reti di patologia, rappresenta un nuovo modello di collaborazione grazie al quale più soggetti, appartenenti a diverse strutture ospedaliere o territoriali, possono collaborare al processo di diagnosi e cura del paziente. L’obiettivo strategico della REL è garantire la migliore accessibilità alle cure per i pazienti ematologici, la qualità delle prestazioni e la continuità assistenziale.

Da “Lombardia notizie”, Notiziario della giunta regionale del 15 luglio 2011
Città della Salute e ricerca, parte progetto definitivo.
Parte il progetto definitivo della Città della Salute e della Ricerca (CdSR), il nuovo polo sanitario pubblico dedicato alla ricerca e cura per malattie infettive, neurologiche e oncologiche, che riunirà gli ospedali Sacco, Besta e Istituto dei Tumori, nell’area attualmente occupata dal Sacco (Città della Salute) e che potrà usufruire di un grande polo dedicato alla ricerca grazie alla sinergia con il Centro di Nerviano (Mi), che dista solo 10 km (Città della Ricerca). I numeri. Il complesso occuperà 220.000 metri quadri di superficie per le funzioni di ricerca, di cura, per le strutture di ospitalità e per i servizi. Altri 70.000 metri quadri di superficie saranno dedicati a parcheggi, impianti tecnologici e all’asilo nido aziendale. Le nuove strutture sanitarie (Besta, Tumori, parti comuni ai tre enti) occuperanno una superficie di 140.000 mq, con 55.000 mq per le funzioni accessorie. I posti letto complessivi saranno pari agli attuali (Besta 223, Tumori 482 e Sacco 604). Anche gli organici dei tre Istituti saranno mantenuti ai livelli attuali (circa 5.000 addetti in totale). Saranno circa 1.000 gli studenti impegnati nel nuovo complesso, insieme a 300 tra professori e ricercatori dell’Università degli Studi di Milano. Si stima una presenza giornaliera tra 8.000 e 10.000 persone nell’area della CdSR. Città della Ricerca. L’unione tra la Città della Salute e il Centro di Nervino, dove si svolgerà la ricerca preclinica del Besta e dei Tumori, comporta anche dei risparmi, che permetteranno di recuperare risorse da reinvestire per altri progetti. “Il Centro di Nerviano, ha spiegato Formigoni,, da sempre leader nel campo della ricerca medica e biomedica, è uno dei più grandi poli di ricerca e sviluppo farmaceutico in Europa. Con questa iniziativa vogliamo rilanciare a livello internazionale la nostra ricerca farmacologica: un settore, quello della ricerca preclinica, oggi messo in difficoltà sia dalla contrazione degli investimenti, sia dalla tendenza delle grandi multinazionali a concentrare la ricerca in pochi Paesi. L’obiettivo finale è quello di creare una piattaforma unica a livello europeo per sviluppare la ricerca di base”. Da un punto di vista organizzativo, da sottolineare l’integrazione tra funzioni sanitarie e non sanitarie e tra ricerca, didattica, formazione e comunicazione, lo sviluppo dell’e-health (organizzazione in real time), l’informatizzazione, la centralità della persona (nuovo modello per intensità di cura) e l’umanizzazione. Tempi. Questi i principali passaggi con la relativa tempistica: entro il 31 ottobre 2011 sarà completato lo Studio di Fattibilità del nuovo Besta-Tumori, funzionale all’avvio della gara e sarà sottoscritto il nuovo atto integrativo dell’Accordo di Programma per la condivisione delle modifiche apportate all’intervento; entro il mese di novembre 2011 saranno acquisite le aree e sarà pubblicato il bando di gara per il nuovo Besta-Tumori per la realizzazione in concessione di costruzione e gestione; entro il mese di luglio 2012 saranno individuati il progetto vincitore e il promotore e verranno avviati i lavori; entro il mese di marzo 2015 sarà completato l’involucro degli edifici del nuovo complesso Besta-Tumori; entro l’inizio del 2016 saranno completati i lavori del nuovo Besta-Tumori; entro la fine del 2016 ci sarà l’avvio al funzionamento del nuovo Besta-Tumori. Finanziamenti. Il costo totale del progetto è confermato in 521 milioni. Di questi, 450 serviranno per le nuove strutture sanitarie: 330 milioni vengono stanziati da Regione Lombardia (100 in più rispetto alle previsioni iniziali), 40 sono a carico dello Stato e 80 sono risorse finanziarie esterne. Oltre ai 450 milioni per le nuove strutture, 44 saranno investiti per le funzioni complementari e 27 per i lavori dell’ospedale Sacco.

Da “Lombardia notizie”, Notiziario della giunta regionale del 19 luglio 2011
Ticket rimodulato in base a valore prestazione.
La Giunta della Regione Lombardia approverà domani un provvedimento di rimodulazione del ticket sulle prestazioni di specialistica ambulatoriale introdotto dalla manovra economica del Governo. A partire dal 1 agosto ai cittadini lombardi sarà chiesto di pagare non 10 euro fissi in più per ogni tipo di prestazione, ma una cifra variabile da 0 a 30 euro proporzionata al valore della prestazione stessa. La scelta di Regione Lombardia di intervenire in questo modo è frutto innanzitutto di una riflessione di natura giuridica e costituzionale. “L’introduzione del ticket da 10 euro, ha spiegato Formigoni, è previsto da una legge e tutte le Regioni sono tenute a rispettarla. Non c’è altra strada. Se anche una Regione avesse fondi propri da investire per coprire il ticket non potrebbe farlo. La non introduzione di questa misura rende le Regioni imputabili per danno erariale e prefigura un intervento della Guardia di Finanza. L’unica possibilità (ed è questa la strada che la Regione ha deciso di percorrere) è quella di trovare altre forme di compartecipazione equivalenti che confermino il saldo complessivo (per la Lombardia si tratta di 135 milioni di euro) e che siano concordate con il Governo. In ogni caso, nel prossimo incontro che avrò con il Governo chiederò al Governo stesso di rifinanziare la copertura del ticket eliminando questa misura”. L’assessore Bresciani si è detto “molto soddisfatto per questo esito” e ha poi ricordato come in Lombardia già oggi il 70% dei cittadini sia esente dal ticket per la specialistica ambulatoriale: “E’ fondamentale il fatto che con questo provvedimento questa platea di esenzioni venga confermata in pieno. I sacrifici vengono dunque chiesti solo al 30% dei lombardi”. Va ricordato che l’introduzione del ticket da 10 euro sulle prestazioni di specialistica ambulatoriale deriva dalla legge Finanziaria 2007 (legge 296/2006) del governo Prodi. Alcune Regioni fecero ricorso contro questo provvedimento che però venne confermato come legittimo dalla Corte costituzionale. Tutte le Regioni applicarono dunque la misura fino a quando, dopo l’insistenza delle stesse Regioni (Lombardia in testa) negli ultimi mesi del Governo Prodi e poi con il Governo Berlusconi, lo Stato decise di coprire la spesa del ticket con altri fondi. Con l’ultima Finanziaria è stata però ritirata questa copertura il che ha portato automaticamente a ripristinare la decisione del Governo Prodi della Finanziaria 2007. 

Da “Lombardia notizie”, Notiziario della giunta regionale del 20 luglio 2011
Sanità. Il ticket lombardo subito modello per le regioni.
La Giunta della Regione Lombardia ha approvato la delibera che contiene le modalità di rimodulazione del ticket sulle prestazioni di specialistica ambulatoriale introdotto dalla manovra economica del Governo. Il provvedimento entrerà in vigore il 1 agosto. Lo ha annunciato oggi lo stesso presidente Formigoni, sottolineando come “la via lombarda” si stia affermando a livello nazionale. A partire dal 1 agosto dunque ai cittadini lombardi sarà chiesto di pagare non 10 euro fissi in più per ogni tipo di prestazione, come indicato dalla legge nazionale, ma una cifra variabile proporzionata al valore della prestazione stessa. In questo modo il 63% delle prestazioni ambulatoriali (sostanzialmente 2 su 3) avranno un costo inferiore rispetto a quello che avrebbero applicando una quota fissa in più di 10 euro come sarebbe previsto dalla manovra del Governo. Per le ricette fino a 5 euro non ci sarà nessuna aggravio di spesa mentre l’aumento del ticket sarà graduale per le altre prestazioni fino a un massimo di 30 euro in più per gli esami più complessi e quindi meno frequenti (ai 36 euro attuali di ticket andranno aggiunti 30 euro, quindi il totale da pagare sarà 66 euro). Così, per esempio, un emocromo da 4 euro si continuerà a pagarlo in Lombardia 4 euro, 14 in Italia; una visita di controllo costerà al paziente lombardo 22,40 euro mentre in Italia il ticket sarà di 27,90. Invece per un esame più raro e impegnativo come la risonanza magnetica dell’addome si pagherà in Lombardia un ticket di 66 euro anziché i 46 previsti dalla norma nazionale. In questo modo si evita che la quota fissa di 10 euro da aggiungere al ticket porti incrementi anche superiori al 300% della spesa per alcune prestazioni. Nella delibera viene chiarito come l’introduzione del ticket da 10 euro sia previsto da una legge (la Finanziaria 2007 del Governo Prodi, n. 296/2006) e come alle Regioni sia data la possibilità, in alternativa alla quota fisa di 10 euro a ricetta, di trovare misure diverse di partecipazione al costo delle prestazioni sanitarie che siano equivalenti da un punto di vista economico-finanziario (per la Lombardia si tratta di 135 milioni di euro) e che siano frutto di una intesa con i Ministeri della Salute e dell’Economia e della Finanza (articolo 1 comma 796 lettera P della Finanziaria 2007). Questa la strada scelta da Regione Lombardia che ha appunto deciso di rimodulare l’applicazione della quota fissa di 10 euro a ricetta in maniera proporzionale al valore della prestazione. Questo il meccanismo di applicazione del ticket in Lombardia dal 1 agosto. Per le ricette fino a 5 euro non ci sarà alcun aggravio di spesa mentre per le ricette di valore superiore, l’aumento del costo sarà pari al 30% del valore più basso della fascia di appartenenza della prestazione stessa. Ad esempio per una ricetta con visita cardiologica del valore di 22,50 euro, l’aumento sarà di 6 euro (portando al spesa complessiva a 28,50 euro) che è pari al 30% del valore più basso della fascia di appartenenza di questa prestazione che è quella che va dai 20,01 ai 25 euro. Il più alto aggravio di spesa possibile è di 30 euro (fascia di prestazioni oltre i 100 euro di valore), che porta il totale massimo a 66 euro (36 euro del ticket più elevato applicabile già oggi più 30 euro di aumento massimo) e vale per le prestazioni più complesse e quindi meno frequenti come ad esempio la risonanza magnetica dell’addome superiore che ha un valore tariffario di 252,14 euro. Oggi si paga il ticket massimo di 36 euro; dal 1 agosto si pagheranno 66 euro.

Farmaci equivalenti, fino al 30 settembre stop aumenti.
Fino al 30 settembre i cittadini potranno tornare ad acquistare al prezzo di prima alcuni farmaci equivalenti (cioè con il brevetto scaduto), generici ma non solo, che nelle scorse settimane venivano fatti pagare di più. La Regione ha deciso di accollarsi la differenza di prezzo di otto medicinali in particolare, evitando quindi che essa continuasse a ricadere sui cittadini come era accaduto nell’ultimo periodo. Questi i farmaci per cui Regione Lombardia ha deciso di accollarsi le differenze di prezzo fino al 30 settembre: Acido clodronico (osteoporosi); Carbamazepina (antiepilettico); Ciproterone (carcinoma prostatico); Flunisolide (bronchite cronica asmatica); Levodopa e Benserazide (morbo di Parkinson); Megestrolo (carcinoma mammario); Ondansetrone (antinausea per malati tumorali); Tamoxifene (carcinoma mammario). L’aggravio per i cittadini era nato dalla decisione dell’Agenzia Italiana del Farmaco dello scorso 8 aprile, che ha a sua volta applicato una disposizione della Finanziaria (DL 78 del 31 maggio 2010) di prevedere l’abbassamento, in percentuali variabili dal 10 al 40%, del “prezzo di riferimento” (cioè la quota di rimborso a carico delle casse pubbliche) di circa 4.200 farmaci “fuori brevetto”. Alcune aziende farmaceutiche non avevano abbassato il prezzo di vendita al pubblico di questi stessi farmaci, con il risultato che la differenza tra il prezzo di vendita e il “prezzo di riferimento” (cioè il rimborso massimo stabilito da AIFA) è ricaduta sugli assistiti, che hanno dovuto pagarla di tasca propria. In alcuni casi si trattava di pochi centesimi, ma in altri casi anche di somme più consistenti. Dopo alcune settimane il prezzo di molti di questi farmaci è stato poi riallineato, annullando di fatto il sovrapprezzo a carico dei cittadini. Per alcuni medicinali sono invece rimasti a tutt’oggi aumenti anche consistenti. Regione Lombardia ha deciso dunque di intervenire nuovamente su questi otto medicinali, accollandosi i costi in più fino al 30 settembre. La scelta di questo elenco di farmaci è stata determinata dalla gravità e delicatezza delle patologie coinvolte, dalla consistenza degli aumenti di prezzo ancora applicati a questi medicinali o dal fatto che per questi stessi farmaci non è prevista la distribuzione diretta attraverso le strutture territoriali.

Da “Lombardia notizie”, Notiziario della giunta regionale del 21 luglio 2011 
Ticket, Formigoni: regioni unite su nostra linea.
“La dichiarazione del presidente Errani a nome di tutti i presidenti di Regione conferma la giustezza dell’intuizione di Regione Lombardia e sanziona ormai la piena unità tra le Regioni stesse su quello che da subito ho sostenuto, e cioè che il ticket non può essere aggirato”. Lo dichiara il presidente della Regione Lombardia, Roberto Formigoni. “Riflettano, prosegue il presidente lombardo, tutti coloro che da varie parti, politiche, sindacali e del sistema dell’informazione, hanno attaccato o tentato di denigrare le posizioni di Regione Lombardia: come spesso accade siamo stati anche questa volta i primi e i più lungimiranti e molte Regioni si stanno orientando verso la soluzione da noi trovata e cioè la spalmatura del ticket parametrata sul costo delle prestazioni. Sottolineo anche che saranno tutte le Regioni e non la sola Lombardia, come avevo dichiarato da subito, a chiedere al Governo di garantire con proprio fondi la copertura dei ticket”. 

Ticket, Regione conferma tutte le esenzioni.
“Anche in presenza delle nuove norme nazionali in Lombardia restano in vigore tutte le esenzioni dal pagamento del ticket per le prestazioni sanitarie”. Lo sottolinea Regione Lombardia, con una Nota suggerita anche dalle numerose richieste di chiarimento giunte in questi giorni. Si tratta di esenzioni significativamente più ampie di quelle nazionali. “Esse riguardano, spiega la Nota, tutti i cittadini di età inferiore a 14 anni, i cittadini di età superiore a 65 anni appartenenti a nucleo familiare con reddito non superiore a 38.500 euro, i disoccupati, i lavoratori in mobilità o in cassa integrazione e i familiari a carico, altri tipi di cittadini appartenenti alle fasce più deboli, come i titolari di pensioni al minimo, invalidi o affetti da malattie invalidanti, malati cronici”. L’elenco completo e dettagliato delle esenzioni è consultabile sul sito della Direzione generale Sanità (www.sanita.regione.lombardia.it), alla voce “informazioni e servizi/ticket”.

Da “Lombardia notizie”, Notiziario della giunta regionale del 22 luglio 2011
Alcol e droghe, 4 azioni per lotta a dipendenze.
Coordinamento multilivello degli interventi e della programmazione intersettoriale, estensione dell’impatto delle azioni di prevenzione, coinvolgimento attivo dei cittadini nelle iniziative della Rete regionale di Prevenzione, sviluppo delle competenze di professionisti e amministratori locali. Sono questi i quattro assi che caratterizzano le indicazioni operative 2011-2012 elaborate da Regione Lombardia per l’attuazione delle azioni di prevenzione del consumo di sostanze che provocano dipendenza come droghe e alcol. La strategia che Regione Lombardia intende promuovere, contenuta in una delibera approvata dalla Giunta, recepisce i principi del Piano d’Azione Ue in materia di lotta alla droga 2009-2012, le disposizioni del Piano Socio-Sanitario Lombardo 2010-2014, che enfatizza l’impegno nel contrasto al diffondersi di atteggiamenti di tolleranza verso l’uso di droghe, e i provvedimenti approvati su questa materia dalla Giunta regionale negli ultimi quattro anni. Tra questi, l’ultimo in ordine di tempo, inserisce anche una serie di azioni di prevenzione tra gli obiettivi assegnati ai Direttori Generali delle ASL e delle Aziende Ospedaliere. L’attuale mercato delle droghe e delle sostanze d’abuso ha assunto caratteri di tipo intergenerazionale e interculturale: in Lombardia sono stati rotti i confini del disagio e dell’emarginazione perché i fenomeni oggi riguardano trasversalmente ampie fasce di popolazione. L’uso di sostanze cosiddette “performanti” come la cocaina e le anfetamine risulta essere più compatibile con la vita quotidiana, anche lavorativa, e di conseguenza c’è una minore percezione del rischio. Alcune droghe come la cannabis, ad esempio, sono percepite, in particolare dalle persone più giovani, come innocue, così come accade per l’alcol. Di qui la proposta di una strategia regionale per il contenimento e la riduzione del consumo di sostanze illegali in tutto il territorio regionale introducendo modelli di contrasto più aderenti ai nuovi bisogni. “E’ indispensabile, afferma l’assessore Boscagli, che l’azione preventiva superi la tradizionale concezione che ne vede la progettazione e la programmazione quasi esclusivamente confinate nell’ambito del Sistema dei Servizi socio-sanitari per le Dipendenze. Al contrario, vogliamo valorizzare una varietà di risorse e di responsabilità sociali, culturali, educative, politiche, presenti in regione”. In questo quadro il Dipartimento Dipendenze assume il ruolo di nodo e snodo della rete territoriale di settore. L’integrazione tra i Servizi dell’area consultoriale e quelli che fanno capo al Dipartimento Dipendenze diventa lo strumento per migliorare la capacità preventiva dell’intero sistema di intervento; i Piani di Zona e i Piani Integrati per la Promozione della Salute si incrociano e qualificano la loro capacità di integrarsi anche grazie alle conoscenze scientifiche e sociologiche elaborate e messe a disposizione dall’ORED (Osservatorio Regionale Dipendenze). Il luogo tecnico a supporto dell’elaborazione delle strategie e delle partnership presenti sul territorio sarà la Rete Regionale per la Prevenzione insieme alle Reti Locali promosse da ciascuna Asl. La Rete Regionale Prevenzione potrà contare sul lavoro del Tavolo Tecnico Regionale Prevenzione dipendenze (TTRP), su quello del Gruppo di Approfondimento Tematico (GAT), di prossimo avvio, sul rafforzamento delle interazioni previste dall’accordo di collaborazione con l’Ufficio Scolastico Regionale e sulla sperimentazione del Modello lombardo delle Scuole che promuovono salute.

Da “Settegiorni Pd”, Notiziario del gruppo Pd in Consiglio regionale
È uscito il n. 148, del 15 luglio 2011
Dal Pd una proposta di legge di nuovo welfare.
Un primo passo per combattere le nuove forme di povertà al quale ne seguiranno presto altri, dedicati a target sociali anche più specifici di sofferenza. È la proposta di legge del Pd per favorire prestiti occasionali a famiglie in difficoltà. “Gli enti locali devono fare rete per promuovere interventi efficaci sulle criticità. Occorre dunque creare un modello di welfare innovativo che tenga conto dei cambiamenti avvenuti dentro la società e li sappia leggere”, ha spiegato Luca Gaffuri. La proposta “Interventi sociali di microcredito a sostegno delle famiglie che si trovano in temporanea difficoltà economica per eventi imprevedibili e straordinari” punta al sostegno di quella parte di popolazione lombarda a rischio di disagio sociale, quantificata in circa 350 mila famiglie. Non più solo le famiglie numerose o le giovani coppie con mutui pluridecennali alle spalle, ma anche famiglie “normali” che solitamente non stentano ad arrivare alla fine del mese, ma che possono essere messe in difficoltà da accadimenti particolari. C’è infatti, anche in Lombardia, una zona grigia che troppo spesso sfugge agli indicatori socio economici e alle misure di welfare messe in campo dal legislatore, quella della povertà relativa. “La povertà relativa e temporanea, diversamente dalla povertà assoluta, è più difficilmente misurabile e quantificabile ma coinvolge oggi sempre più individui, ha spiegato Gianantonio Girelli. Eventi straordinari e imprevedibili, come la disoccupazione, una spesa inaspettata, un divorzio, la malattia di un familiare, possono essere causa di un improvviso impoverimento ed esporre le famiglie più vulnerabili ad un indebitamento che può rischiare di cronicizzarsi esponendole all’incapacità di provvedere alle spese”. Per questo la proposta di legge appena presentata dal Pd ha lo scopo di proporre interventi di microcredito (sino ad un massimo di 3.000 euro), senza interessi per il richiedente, a favore delle persone e famiglie che si trovano in temporanea difficoltà per spese non differibili nel tempo. Oltre alla predisposizione, in tempi brevi, di un Piano operativo regionale di contrasto a tutte le forme di povertà anche sulla base delle direttive del Consiglio Europeo.

È uscito il n. 149, del 22 luglio 2011
Lombardia tra le poche a far pagare il superticket. Alla lombarda. L’opposizione chiede di toglierlo, la Giunta lo rimodula. Il 34% di visite ed esami costerà più che nel resto d’Italia. Togliere il ticket da 10 euro come stanno facendo altre nove regioni italiane. È quanto ha chiesto tutta quanta l’opposizione in Consiglio regionale della Lombardia che martedì ha tenuto una conferenza stampa per riaffermare con forza la contrarietà al nuovo ticket e per confutare alcune tesi sostenute dalla Giunta regionale, oltre che per formulare le proprie proposte alternative. Nel volgere della giornata è arrivata la risposta della Regione, che ha confermato l’introduzione del ticket ma ha formulato una rimodulazione in base al valore della prestazione, o meglio, della ricetta, che va da zero a trenta euro. “La Lombardia non è la Regione più virtuosa d’Italia, è una delle dieci che hanno i conti in ordine, spiega Sara Valmaggi, ma tra queste è anche la sola che fa pagare ai propri cittadini sia il ticket sui farmaci, già dal 2003, che l’addizionale regionale Irpef, così come sono chiamate a fare le Regioni con piani di rientro della spesa sanitaria, cioè con i conti pesantemente in disordine. Tra le Regioni in equilibrio solo due, Lombardia e Basilicata, hanno iniziato a far pagare il ticket di dieci euro da ieri, mentre tutte le altre lo hanno almeno sospeso”. “La Lombardia può sospendere il superticket e aprire un tavolo tra le Regioni e i ministeri della Sanità e dell’Economia, dichiara Alessandro Alfieri, è una questione politica che non può essere affrontata unicamente in punta di diritto. Ma occorre anche ricordare che quando il ticket di dieci euro fu introdotto, nel 2007, dal Governo Prodi fu per un’operazione politica, ovvero per trovare risorse per finanziare la spesa sociale, per la famiglia, per i non autosufficienti, per il sostegno all’affitto, per la costruzione degli asili nido. Il ticket del Governo Berlusconi ha il solo scopo di fare cassa”. “I lombardi da gennaio a maggio, aggiunge Mario Barboni, hanno versato alle casse della Regione per i ticket sanitari 94 milioni di euro. Il 16% in più dello stesso periodo dello scorso anno. I lombardi, dunque, già pagano molto senza il superticket che, peraltro, in un solo set di esami, se quelli prescritti sono di specialistiche diverse, può essere applicato due, tre, anche quattro volte”. Nel dettaglio, secondo il “modello lombardo”, in vigore dal primo di agosto, per le ricette contenenti prestazioni sotto i 5 euro non ci saranno aggravi di spesa, mentre per le altre prestazioni dal valore superiore ai 5 euro si pagherà un contributo modulato in scaglioni fino ad un massimo di 66 euro, dunque trenta euro in più di quanto si pagava fino alla scorsa settimana. Sono 188 gli esami che hanno un valore inferiore ai 5 euro e sono essenzialmente esami di laboratorio. Ma il superticket alla lombarda si applica alla ricetta nel suo complesso, e quelle sotto i cinque euro sono il 2,8% del totale. Sono invece 696 le prestazioni che, prese singolarmente, costeranno al cittadino più dei 46 euro previsti dalla finanziaria nazionale (il 34,5%) e tra queste sono 362 quelle che raggiungeranno il valore limite dei 66 euro. Non si tratta solo di esami molto particolari ma anche di prestazioni abbastanza ordinarie.
“Il dato vero, denuncia il consigliere regionale Gian Antonio Girelli, è che mentre le altre Regioni stanno decidendo come resistere all’introduzione del superticket la Lombardia ha individuato una soluzione che pesa interamente sulle tasche dei lombardi. Sono pochissimi i casi in cui i cittadini non pagheranno nulla di più, mentre per diversi esami, alcuni complessi e altri tutto sommato ordinari, come un Holter, una colonscopia o una tac del torace, indipendentemente dal reddito, i lombardi pagheranno quasi il doppio rispetto quanto avveniva solo la settimana scorsa. E come aggravante c’è il fatto che i maggiori costi si scaricheranno su chi si trova a dover fare accertamenti per malattie importanti.” IL PD ha avanzato una proposta: eliminare le inefficienze del bilancio sanitario regionale, partendo dal sistema della Carta sanitaria, che dal 2000 ad oggi è costata ai lombardi 1,6 miliardi di euro senza aver mantenuto le promesse fatte a più riprese. E poi c’è la questione del call center sanitario, che nel 2004 fu chiuso in Lombardia per essere aperto in Sicilia, a Paternò, e che ora la Regione vuole riaprire in Lombardia lasciando aperto, sicuramente per la prima fase, anche quello siciliano. Il conto è di 5 milioni per partire, già presenti nell’assestamento 2011, e del raddoppio dei costi per almeno tre anni: da 20 a 40 milioni di euro.

Farmaci equivalenti: coperti solo 8 su 250.
Le Regioni stanno risparmiando 800 milioni di euro di spesa farmaceutica in virtù di una delibera dell’Aifa che dal 15 di aprile ha ridotto il prezzo di riferimento di 4200 farmaci equivalenti. La norma aveva fatto discutere perché, nonostante il provvedimento, le case farmaceutiche hanno mantenuto invariato il prezzo di un numero consistente di farmaci, tra cui alcuni per terapie oncologiche, al punto che da metà aprile molti cittadini si sono visti applicare una sorta di ticket al momento dell’acquisto. La Regione Toscana ha sin da subito deciso di farsi carico di questa differenza di prezzo, mentre la Regione Lombardia, incalzata dal Pd, ha dapprima sperimentato la copertura per il mese di maggio e poi, sotto la spinta di una mozione firmata ancora una volta dal Pd, si è impegnata a riprendere la sperimentazione fino a fine agosto. Mercoledì la Giunta regionale ha deliberato l’annullamento del sovrapprezzo per 8 medicinali su 250 dei non allineati. “All’assessore Bresciani, dichiara Sara Valmaggi, prima firmataria della mozione, avevamo chiesto di approvare la copertura della differenza di costo come deciso in Consiglio e di togliere il limite del 31 agosto, rendendo stabile la copertura come aveva già fatto la Regione Toscana. I contenuti della delibera non ci soddisfano assolutamente perché la Regione si accolla la differenza di prezzo di un numero troppo esiguo di farmaci e garantendo la copertura economica di fatto soltanto per meno di 2 mesi”.

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