Dal “sole 24 ore sanità” n. 11, del 18-24 marzo 2008

fonte: La chiave delle cure primarie.

La 1° Conferenza nazionale sulle cure primarie di Bologna ha messo a disposizione informazioni, buone pratiche, proposte, con alcuni punti fermi. 1) La necessità di riconsiderare ruolo, funzioni e importanza dei sistemi di assistenza primaria nasce dal basso, dal riconoscimento di bisogni di salute e di assistenza profondamente mutati, cui non siamo in grado di offrire risposte adeguate. I sistemi di assistenza primaria sono la risposta più adeguata e appropriata a questo nuovo, complesso bisogno di salute, per garantire integrazione, personalizzazione dei percorsi ed attenzione per la qualità della vita in tutte le sue fasi. Sono quindi la strada obbligata per assicurare risposte ad un’esigenza inderogabile, coniugandole con la sostenibilità complessiva del sistema. 2) Il distretto si conferma lo snodo fondamentale nell’organizzazione del secondo pilastro della sanità pubblica, quello territoriale, ed il garante dell’integrazione dei diversi livelli, dove si possono incontrare domanda ed offerta di assistenza ed integrarsi attività sanitarie e assistenziali. 3) La presa in carico efficace di cronicità e disabilità richiede la promozione di politiche attive verso i gruppi sociali più vulnerabili. 4) I sistemi di assistenza primaria impongono di ripensare il territorio, di progettarlo e di dotarlo delle infrastrutture necessarie. 5) La costruzione di un sistema di cure primarie efficace è basata su una forte capacità di integrazione tra le diverse discipline e le professioni, pena l’insuccesso. 6) Il ruolo centrale del medico di medicina generale va rilanciato, è necessario investire ulteriormente nelle forme di associazionismo medico e sperimentare forme di valutazione e di ancoraggio della remunerazione alla qualità clinica. 7) Lo sviluppo dei sistemi di assistenza primaria ha bisogno di continuità tra le diverse aree dell’assistenza (sociale e sanitaria, primaria ed ospedaliera), e del coinvolgimento della comunità, per evitare che il secondo pilastro della sanità pubblica sia interpretato come una forma di ospedalizzazione del territorio.

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