Ricerca eurispes. outsourcing, asl spezzettate.

fonte: Dal “Sole 24 ore Sanità” n. 12, del 25-31 marzo 2008

Più ombre che luci nell’outsourcing nella PA, sono le conclusioni di un rapporto sulle esternalizzazione promosso da Cisl Funzione pubblica e realizzato dall’Eurispes. Il fenomeno è in crescita: nel 2003 su un campione Istat di 1.035 amministrazioni, l’88% ne aveva in corso almeno una, ma non hanno prodotto i risultati attesi, né in termini di riduzione della spesa, né di miglioramento della qualità dei servizi; la conseguenza è stata la precarizzazione dei rapporti di lavoro. Il rapporto contiene un focus sulla sanità, da cui risulta che il processo, eteroguidato dalle Regioni, ha determinato una “perdita di pezzi” a favore di nuove entità, come risultato dell’evoluzione delle prime aggregazioni tra le Asl attuate in materia di acquisti. A queste è seguita l’esternalizzazione forzosa della attività di acquisto, avocate dalla struttura regionale o affidate ad un nuovo soggetto giuridico, sottoforma di consorzio obbligatorio. Nascono così nel 2005 i consorzi di Area vasta in Toscana e l’Agenzia Intercent-Er in Emilia Romagna. Sul fronte della sanità i consorzi accentrano funzioni che vanno oltre le mere attività di acquisto, drenando importanti pezzi di competenze aziendali: gestione dei magazzini e della logistica, delle reti e delle tecnologie informatiche, la gestione del patrimonio, la formazione del personale, i concorsi, la gestione delle paghe, come risulta dalle attribuzioni della società consortile “Aziende umbre per la salute” del 2006, o del “Centro servizi condivisi” del Friuli. Queste esternalizzazioni “in house” possono generare un outsourcing di secondo livello, con l’affidamento di attività a terzi. E’ in atto, secondo Eurispes, un processo strisciante di “deaziendalizzazione”, con una scomposizione e ricomposizione dei pezzi del sistema, lasciando alle aziende sanitarie lo stretto “core business”, che non risulta essere a somma zero.

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