Dipartimenti al palo: attivati in un’asl su due.

fonte: Dal “Sole 24 ore Sanità” n. 7, del 19-25 febbraio 2008

Sono passati più di 13 anni dalla Finanziaria che li indicò come modello principe di organizzazione di Asl e Ao, eppure i dipartimenti restano al palo, frenati da resistenze culturali, traduzioni scorrette e realizzazioni incomplete. Dall’indagine del Ministero sulla loro attivazione al 2005, che ha visto un’adesione solo del 67% delle strutture interpellate (del 58% al Sud), i dipartimenti risultavano attivati solo nel 52,7% delle Asl, nel 41,5% delle Ao, nel 4,7% degli Irccs e in appena l’1,1% dei Policlinici. Anche in questo caso emergono le differenze territoriali: dei 1.805 dipartimenti censiti, appartenenti a 233 strutture, il 61,8% è collocato al Nord, mentre il Sud e le Isole si attestano al 18%. Tra le prime sette tipologie più frequenti, tre (il Dipartimento materno-infantile, il Dea e quello di salute mentale) sono derivati da disposizioni legislative, rispondono quindi più a logiche di adempimento che di organizzazione. Le leggi e soprattutto il D.lgs 229/99 sollecitavano un accorpamento di più Unità operative, per rendere più efficiente l’organizzazione dell’ospedale e permettere una gestione comune delle risorse, ma nell’attuazione vi è stata una forte frammentazione delle tipologie dipartimentali, privilegiando il criterio delle specialità e addirittura la costituzione di dipartimenti “mono-unità”, costituiti cioè da una sola Uo; è prevalsa inoltre la dimensione aziendale (89,4%). Soltanto avviata è la gestione dipartimentale delle risorse, sia finanziarie che umane. La democrazia nei dipartimenti è ancora zoppa: il comitato di dipartimento, previsto dalla legge è attivato nel 91,7% dei casi e l’assemblea nel 58% dei dipartimenti; solo nel 55% dei casi sono stati attivati entrambi.