Dipartimento Welfare e nuovi diritti della Cgil Lombardia
A cura di E. Lattuada, E. Naldi, G. Roversi e M. Vespa

Block Notes n. 13, maggio 2012

In questo numero:
1. Dalla stampa di settore
Rapporto Censis. Infermieri, l’Italia è in deficit
Agenas. Non autosufficienza, come misurare l’anziano fragile
Studio Passi. Quelle disuguaglianze killer
Mobilità sanitaria: fuga verso il Nord
Rapporto Osservasalute 2011. Il Ssn verso l’insostenibilità
2. Dalle Agenzie di stampa regionali
Fondazione Maugeri: Formigoni tragga le conseguenze e si dimetta
Il call center “lumbard” costa già 3,5 milioni di euro
Nuovo scandalo in Regione: ex assessore CL agli arresti per distrazione di fondi
Alla fondazione Maugeri sottratti 56 milioni
Creg: per la sperimentazione un esiguo reclutamento di medici e pazienti
Formigoni non ricorda più neanche i numeri veri della sua sanità
Sanità, ecco come interveniva Daccò
Legge 194: in Lombardia è disattesa
Sanità, pagelle ai manager da giuria di saggi
Caso Maugeri, Regione non c’entra e querela
Maugeri e San Raffaele, niente favori:ecco le cifre
Fondo Nasko:altri 3 mln per aiutare future mamme
Sanità, Regione replica a sindacati pensionati
Città della salute, conto alla rovescia per scelta sede
Ticket sanità, esente chi ha contratto solidarietà
Parte civile per il San Raffaele? Mancano i presupposti
3. Links
La voce.info
Agenas.it

1. Dalla stampa di settore
Da “Il Sole 24ore Sanità” n. 12, del 27 marzo – 2 aprile 2012
Rapporto Censis. Infermieri, l’Italia è in deficit.
In Italia servono più infermieri, per una sanità ben articolata sul territorio e per raggiungere livelli di assistenza paragonabili a quelli di Paesi come Olanda e Francia. In questo quadro il numero chiuso per l’accesso agli studi di Scienze Infermieristiche appare ormai anacronistico. È quanto risulta dal rapporto Censis su “L’infermiere protagonista della buona sanità del futuro”, diffuso in occasione del Congresso Ipasvi. Il nostro Paese ha una presenza di infermieri significativamente inferiore a quella di altri Paesi europei che possono essere considerati benchmark e nel futuro la domanda di infermieri è destinata ad aumentare, per diversi motivi: per la scarsità di medici, per la riarticolazione della sanità su territorio e ospedale ad alta intensità tecnologica. Considerando che attualmente gli infermieri del Ssn sono 391.646, se si volesse applicare in Italia il rapporto infermieri/popolazione dell’Olanda (1.051 per 100mila abitanti), secondo il Censis occorrerebbe aumentare di 266mila il numero degli infermieri, fino a raggiungere nel 2020 le 659mila unità, attraverso un incremento annuo di 26mila unità. Se invece si considerasse la Francia come riferimento, per raggiungere l’obiettivo di 482mila infermieri al 2020 sarebbe necessario un incremento di 91mila, pari a oltre 9mila infermieri in più all’anno. Negli ultimi anni gli infermieri in Italia sono aumentati (+80mila dal 2000 al 2010), ma in numero non sufficiente alle necessità: nel 2009-2010 gli immatricolati sono stati circa 13mila per professioni sanitarie, infermieristiche e professione sanitaria ostetrica. Nel futuro si aprono potenzialità occupazionali molto ampie e secondo il Censis sarebbe quindi necessario ampliare gli spazi di formazione universitaria.

Da “Il Sole 24ore Sanità” n. 13, del 3-9 aprile 2012
Agenas. Non autosufficienza, come misurare l’anziano fragile.
Un primo passo per la costruzione di standard per il sociale. Da anni impegnata sui temi della presa in carico della disabilità, l’Agenas ha concluso una ricerca sulla “Valutazione dell’efficacia e dell’equità di modelli organizzativi territoriali per l’accesso e la presa in carico di persone con bisogni sociosanitari complessi”, con l’obiettivo di definire e sperimentare un sistema di indicatori per monitorare la presa in carico di anziani fragili. Nell’ambito dei servizi sociali ci sono sistemi che non hanno ancora sviluppato la possibilità di conoscenza e standardizzazione propria del Ssn, vi è quindi innanzitutto la necessità di costruire un modello utile a conoscere, classificare e misurare i servizi per definire politiche appropriate. Considerando che i flussi informativi relativi ai servizi territoriali ed in particolare all’assistenza domiciliare (Siad) e alle prestazioni residenziali e semiresidenziali (Far) sono appena entrati a regime e scontano quindi ampi margini di variabilità, è stato necessario selezionare 15 indicatori dei 36 individuati per monitorare il processo di presa in carico. La ricerca ha considerato tre realtà-modello sul fronte della presa in carico delle fragilità: la Lombardia, la Toscana e l’Emilia Romagna. L’indagine ha mirato ad approfondire le scelte, anche profondamente diverse, operate da ogni Regione, integrando diversi aspetti: tempi di attesa, livello di informatizzazione, operatori coinvolti nella valutazione multidimensionale, finanziamenti regionali. Ogni Regione, anche nella diversità dei modelli, si sta orientando verso la costruzione di un processo assistenziale che coinvolga la persona e la sua famiglia in un ruolo attivo.

Da “Il Sole 24ore Sanità” n. 14, del 10-16 aprile 2012
Studio Passi. Quelle disuguaglianze killer. Malattie peggiori per i più poveri e meno istruiti.
Istruzione, reddito e luogo di residenza fanno la differenza anche per quanto riguarda la salute: abitudine al fumo, sedentarietà e obesità sono più frequenti nelle persone con basso livello di istruzione e con difficoltà economiche rispetto alle persone con alto livello socioeconomico. La prevalenza di patologie respiratorie croniche e di diabete è più alta nelle persone con titolo di studio basso rispetto a quelle laureate e tra chi riferisce problemi economici. Al contrario l’adesione a programmi di screening per la diagnosi precoce del tumore della mammella o della cervice uterina è maggiore nelle donne con un livello di istruzione medio-alto e in quelle senza difficoltà economiche percepite. Unica eccezione: il consumo di alcol ritenuto a rischio, che nelle donne più istruite è più frequente. A provare quanto le differenze socioeconomiche pesano sulla salute sono i risultati dell’indagine Passi sulle disuguaglianze (dati 2007-2009), effettuata su un campione di 98.000 persone, che ha fotografato le disuguaglianze sociali in Italia in relazione a stili di vita, fattori di rischio e presenza di malattie croniche, adesione a programmi di screening, percezione dello stato di salute e sintomi depressivi. Link allo studio Passi su disuguaglianze sociali e salute: http://www.epicentro.iss.it/passi/pdf2012/PASSI%20Disuguaglianze%20sociali%20e%20salute.pdf

Da “Il Sole 24ore Sanità” n. 15, del 17-23 aprile 2012
Mobilità sanitaria: fuga verso il Nord.
Il Nord accoglie oltre la metà dei pazienti che vanno alla ricerca di cure migliori, il Centro il 26% ed il Sud il 23%. Il fenomeno della mobilità riguarda il 7,4% dei ricoveri per acuti in regime ordinario e il 7,4% di quelli in Day Hospital, ma tocca il 15% nella riabilitazione in regime ordinario e il 7,5% di quella in DH. Il confronto è reso possibile dall’analisi dei valori della mobilità forniti dalle schede di dimissione ospedaliera 2010 (Sdo) incrociati con i valori delle spese di mobilità delle regioni per il 2010, riportati nel riparto del fondo sanitario. Presentano un saldo attivo di mobilità per ricoveri solo 8 Regioni, tutte del Centro-Nord. Al primo posto c’è la Lombardia, che ha accolto quasi 150mila pazienti (da regioni confinanti come Emilia Romagna e Piemonte, ma anche dal Sud, in particolare da Puglia, Sicilia e Sardegna), contro i 78.672 in uscita, con un saldo attivo di 442 mil. di euro. Al secondo posto l’Emilia Romagna, con 116mila pazienti in ingresso (soprattutto da Lombardia, Toscana e Marche) contro i circa 47mila in uscita ed un saldo positivo di mobilità di oltre 384 mil. Al terzo posto il Lazio con quasi 101mila pazienti in entrata e 69mila in uscita, ma un saldo passivo di quasi 54 mil. In mobilità attiva ci sono poi Toscana e Veneto e con cifre minori Friuli V.G. , Molise, Umbria e Bolzano. La lista negativa comincia con la Campania (saldo passivo di 63.174 pazienti e di 337 mil.), seguita da Calabria (-54.435 pazienti e -238 mil.), Sicilia (-39.757 pazienti e-212 mil.) e Puglia (-33.000 pazienti e -180 mil.). I primati negativi corrispondono poi con il valore molto più elevato dei ricoveri in mobilità passiva, in genere di alta specialità e complessità, rispetto a quelli in mobilità attiva, di normale amministrazione.

Da “Il Sole 24ore Sanità” n. 16, del 24-30 aprile 2012
Rapporto Osservasalute 2011 dell’Università Cattolica. Il Ssn verso l’insostenibilità.
Si risparmia dove capita, a cominciare dalla prevenzione, si continua con tagli e ticket senza ridurre l’inappropriatezza, né migliorare la qualità delle cure, allungando i tempi di attesa. Secondo il Rapporto Osservasalute 2011 dell’Osservatorio nazionale sulla salute nelle Regioni dell’Università Cattolica l’equità, già messa a dura prova dai divari tra le Regioni, con la crisi e le politiche di austerità rischia di soccombere ed il Ssn si avvia all’insostenibilità. Il quadro è sempre più a tinte fosche: si stima che nel 2015 il gap tra fabbisogno e finanziamento del Ssn sarà di 17 mld. Anche se la spesa pubblica in rapporto al Pil è aumentata (passando dal 6,07% del 2002 al 6,87% del 2008), i tagli hanno portato ad un incremento del 25,5% della spesa privata rispetto al 2000. Le iniziative di contenimento della spesa hanno avuto una certa efficacia: la spesa pubblica pro-capite nel 2010 (1.833 euro) è cresciuta solo dello 0,66%, mantenendo l’Italia al di sotto della media Ue a 15. Desta forte preoccupazione, secondo il Rapporto, la differenziazione regionale, con tre Regioni (Campania, Lazio e Sicilia) che da sole hanno prodotto il 69% del disavanzo 2001-2010, il che riflette la natura strutturale delle criticità istituzionali, organizzative e gestionali di queste realtà. Il Rapporto mette in guardia inoltre dalle lacune organizzative del sistema sanitario: dal personale, vecchio e precario, alle carenze dell’emergenza urgenza. Positivi gli interventi sulle reti ospedaliere, con il calo del tasso di ricovero (179,4 ricoveri per mille nel 2009) e della degenza media (6,7 giorni); deve ancora decollare invece un ridisegno complessivo dell’assistenza primaria.

2. Dalle Agenzie di stampa regionali
Dalla Cgil Lombardia.
13.04.2012. Nota della Segreteria della Cgil Lombardia.
“Fondazione Maugeri: gli arresti di oggi gettano ombre sempre più gravi di illegalità e distrazione di fondi nella sanità lombarda. Formigoni tragga le conseguenze e si dimetta.
I sei arresti odierni, disposti dalla Magistratura nell’ambito dell’inchiesta sulla Fondazione Maugeri (inchiesta peraltro collegata a quella riguardante San Raffaele), gettano nuove e sempre più gravi ombre sulla sanità lombarda ed evidenziano impietosamente l’incapacità di Regione Lombardia di esercitare controlli efficaci su quel sistema che costituisce una delle principali realizzazioni dell’attuale Presidente. Si rivendica efficienza, si ricorda ad ogni piè sospinto agli utenti quanto costano le prestazioni sanitarie, e poi non ci si accorge che qualcuno fa sparire somme ingenti (oggi, per la Maugeri, si parla di 56 milioni di euro, ma quanti sono nel caso San Raffaele?). Ancora una volta vale ripetere che non è in discussione il sacrosanto principio della presunzione di innocenza: il punto non è questo. Il tema che di nuovo poniamo al Presidente Formigoni e a tutto il Consiglio Regionale, riguarda la sempre più urgente necessità di atti politici coerenti per riconsegnare credibilità ad una Istituzione fondamentale qual è la Regione Lombardia per tutti i suoi cittadini. L’unica via sono le dimissioni della Giunta Formigoni, lo scioglimento del Consiglio e l’indizione di elezioni regionali anticipate. Di fronte a questa pletora di indagini e provvedimenti giudiziari che stanno riguardando il Consiglio Regionale, esponenti vecchi e nuovi delle varie Giunte Formigoni e potenti personaggi che gravitano da tempo attorno allo stesso Presidente o alla Compagnia delle Opere, non basta più appellarsi alle responsabilità dei singoli che non implicherebbero quelle del Governo regionale. Ripetiamo: ci vuole un atto di coerenza politica e di responsabilità istituzionale. È già tardi, ma aspettare ancora sarebbe offensivo verso le Istituzioni ed i cittadini lombardi.”

Da “Settegiorni PD”, Notiziario del gruppo PD in Consiglio regionale
È uscito il n. 179, del 5 aprile 2012.
Il call center “lumbard” costa già 3,5 milioni di euro.
La Lega voleva riportare il centralino sanitario dalla Sicilia alla Lombardia e invece l’ha duplicato. Tre milioni e mezzo di euro: ecco quanto costa ai cittadini lombardi la decisione di insediare una nuova divisione del call center della sanità lombarda a Milano. Che è in aggiunta, e non in sostituzione, delle sedi pienamente operative di Paternò, la cittadina dei fratelli La Russa, e Biancavilla, entrambe in Sicilia. Queste continueranno a lavorare a pieno ritmo per almeno altri due anni, fino al 2014, per un costo annuo di oltre 22 milioni di euro. E tutto ciò mentre la Regione arriva a chiedere agli ospedali di risparmiare sui farmaci salvavita e ai cittadini di pagare prestazioni che fino a poche settimane fa erano gratuite. “È un capriccio leghista - dice il vicesegretario Alessandro Alfieri - un’operazione ideologica che rischia di costare sempre di più, mentre ai cittadini viene chiesto di accettare sacrifici”. A voler a tutti i costi riportare il call center dalla Sicilia a Milano è stata la Lega, decisa a mettere la bandiera sul ritorno in terra padana del servizio di prenotazioni telefoniche e di assistenza alla carta sanitaria. Alla fine la Regione decide di collocare il nuovo centralino in via Juvara, e a quello scopo di ristrutturare e adibire uno stabile di proprietà dell’Asl. Ma stando al progetto appena deliberato in giunta regionale gli uomini del Carroccio non possono proprio dire di aver trionfato. “Se l’operazione leghista serviva a mettere una bandierina su Milano, attacca Alfieri, occorre dire che l’operazione non è riuscita bene: grazie al rinnovo del contratto appena siglato le sedi siciliane lavoreranno ancora a pieno ritmo fino al 2014 con i loro 560 dipendenti. Il call center milanese, da previsioni, inizierà a lavorare solo tra un anno, e con 54 postazioni. Poi, nel 2014, i due rami d’azienda dovranno essere venduti in blocco. Se così non sarà, la controllata della Regione Lombardia Informatica rischierà di dover assorbire i dipendenti, siciliani e lombardi”. E infatti qualche pesante dubbio sull’operazione sembra farsi strada, soprattutto per i costi futuri: la Giunta regionale ha deciso a inizio mese di dare mandato a Eupolis di individuare un soggetto terzo a cui affidare l’incarico della durata di 60 giorni per la verifica del progetto esecutivo, pur continuando i lavori in via Juvara. “La Regione evidentemente non è convinta del buon senso dell’operazione, conclude Alfieri, visto che dopo aver commissionato lo studio preliminare al Politecnico di Milano per la realizzazione del call center milanese, ha ora deciso, a procedure già avviate, di chiedere a Eupolis, il proprio centro studi, un’ulteriore valutazione. Si spendono altri soldi per un’operazione ideologica nata male e che rischia di avere conseguenze anche peggiori per le tasche dei cittadini lombardi”.

È uscito il n. 180, del 13 aprile 2012.
Nuovo scandalo in Regione: ex assessore ciellino agli arresti per distrazione di fondi. Alla fondazione Maugeri sottratti 56 milioni. Coinvolto anche Piero Daccò.
Cinquantasei milioni di euro: è quanto secondo la procura di Milano sarebbe stato sottratto in modo fraudolento alla Fondazione Maugeri, gruppo sanitario nato a Pavia e ramificato in tutta la Lombardia. Agli arresti sono finiti in sei, e tra questi l’ex assessore regionale alla sanità nei primi anni ‘90 Antonio Simone, che sarebbe stato in combutta con Piero Daccò, il faccendiere già in carcere per la distrazione di fondi, e il concorso nel fallimento, del San Raffaele. Chi siano i due, ciellini doc, molto vicini a Formigoni, lo spiega bene un articolo dell’Espresso (http://espresso.repubblica.it/dettaglio/arrestati-gli-amici-di-formigoni/2178441) ora in edicola. Tra i contratti fittizi a beneficio di Daccò e Simone, che stando alla procura sarebbero serviti a finanziare i due e a costituire fondi neri, anche una ricerca della vita su Marte. Molto duro il commento del Pd: “L’inchiesta della magistratura evidenzia un fatto gravissimo che alza il velo su un sistema di potere che ha avuto accesso libero alla sanità lombarda, dichiarano Luca Gaffuri e Gian Antonio Girelli. Simone e Daccò sono persone molto vicine a Formigoni e sono accusate di aver distratto fondi da due grandi strutture sanitarie lombarde che ricevono molti soldi dalla Regione. Il presidente dovrebbe sentire il bisogno di spiegare perché tutto questo possa essere accaduto proprio sotto i suoi occhi”. La conclusione di Gaffuri e Girelli è senza appello: “dalle operazioni inutili alla clinica Santa Rita fino ai milioni di euro sottratti al San Raffaele e alla Maugeri nella costosa sanità formigoniana gli scandali sono davvero troppi e troppo gravi. Anche per questo, torniamo a dirlo, è ora di ridare la parola ai lombardi”.

Creg: per la sperimentazione un esiguo reclutamento di medici e pazienti.
Il 27% dei pazienti lombardi è costituito da pazienti cronici: si tratta di 2 milioni e mezzo di persone, il cui costo procapite, attualmente, è di circa 2300 euro per il sistema sanitario. La Regione Lombardia ha, da alcuni mesi, fatto partire una sperimentazione, quella dei CREG (Chronic Related Group) che rappresenta una nuova modalità di presa in carico di questo tipo di paziente, al fine di ridurre gli accessi impropri nelle strutture sanitarie e di razionalizzare così la spesa senza ridurre i servizi. La sperimentazione, che ha un’aspettativa di arruolamento di circa 91mila pazienti in tutta la Lombardia, per il momento ne ha arruolati 46mila, ma l’Assessore, interrogato questa settimana in commissione Sanità dal Pd, che sta monitorando costantemente l’evoluzione di questo nuovo modello di assistenza, ha parlato di un processo di reclutamento in crescita. I medici che hanno aderito sono per ora 400, ma l’adesione è a macchia di leopardo, a seconda delle cinque province dove è stata avviata la sperimentazione. La maggioranza a Bergamo (oltre 200), solo 9 a Lecco, meno di 93 a Como, pochi anche nelle due Asl di Milano. “Terremo monitorata l’attenzione in particolare sulla provincia di Bergamo che ha risposto nel modo più massiccio al reclutamento di medici e pazienti alla sperimentazione sui cronici” ha detto il consigliere del Pd Mario Barboni. Quella di Bergamo è infatti l’Asl in cui è stato promosso l’avvio della procedura di questo nuovo sistema a cui hanno aderito più numerosi medici e pazienti: in totale 206 medici e 22mila pazienti, ma l’aspettativa, secondo quanto detto dall’Assessore, sarebbe quella di un processo di reclutamento in crescita sino ad arrivare a circa 45mila. “L’ipotesi è che il cronico costi la metà. Si auspica che questa sperimentazione lo dimostri, perché non si può pensare di togliere risorse e servizi a chi con una malattia cronica deve conviverci tutta la vita” puntualizza Barboni.

È uscito il n. 181, del 20 aprile 2012.
Formigoni non ricorda più neanche i numeri veri della sua sanità.
Alfieri: “La Lombardia prima regione per costi della sanità privata. Servono più controlli sulle strutture accreditate e sui loro bilanci”. A seguito delle recenti vicende che hanno coinvolto un’altra struttura sanitaria, la Maugeri, generando l’ennesimo scandalo nella sanità lombarda dopo quello della clinica Santa Rita e del San Raffaele, urge rimettere in fila i numeri per fare un’operazione verità e per non trovarsi più in situazioni come questa, secondo il Pd. Il gruppo regionale del Pd propone controlli più stringenti ed efficaci sull’appropriatezza delle prestazioni ed evidenzia la necessità di conoscere i bilanci di quei soggetti che ricevono tanta parte del bilancio sanitario regionale. Addirittura il 43,8% dei 17 miliardi della sanità lombarda se ne va infatti ai privati. La Lombardia è la prima regione italiana per i costi della sanità privata dunque e non la settima, come dice Formigoni. “Formigoni, spiega Alessandro Alfieri, consigliere regionale e vicesegretario del Pd lombardo, continua a dire che la Lombardia è al settimo posto nella classifica italiana della sanità privata ma usa dati fuorvianti, ossia il rapporto tra posti letti pubblici e posti letto privati, tra l’altro senza conteggiare quegli degli IRCCS privati e degli istituti religiosi. Il peso del privato nella nostra regione è invece chiaramente il più alto in Italia. Questo non significa che debba essere messo in discussione il mix tra privato e pubblico che ha prodotto anche delle eccellenze, bensì che, oggi più che mai, occorra garantire molta più trasparenza sulle modalità di assegnazione e sulla rendicontazione di una tale mole di risorse pubbliche”. Per il Pd la trasparenza può essere ottenuta solo attraverso un sistema di controlli più efficaci. “Parliamo di una fetta cospicua del bilancio lombardo - conclude Alfieri - e casi come quelli del San Raffaele e della Maugeri non devono più accadere. Il tema centrale è quello dei controlli: è evidente che come sono ora non sono efficaci”. Tra il 2008 e il 2010 solo per queste due strutture sono stati impegnati 84 milioni di euro. “Non si tratta di soldi già interamente erogati bensì di fondi impegnati che sono stati assegnati per progetti speciali e che saranno comunque erogati nel tempo. Dunque, in altre parole, si tratta di risorse immobilizzate” conclude Alfieri. Link al comunicato e alla nota contenente i dati: http://www.pdregionelombardia.it/documenti/35675Sanit_lombardacst.pdf

È uscito il n. 182, del 27 aprile 2012.
Sanità, ecco come interveniva Daccò.
Per le “funzioni non tariffabili” in tre anni la Regione ha dato 147 mln al San Raffaele e 72 alla Maugeri. Occorrono più trasparenza e meno discrezionalità. Un miliardo di euro l’anno su 17 miliardi di euro (dati 2011), più che in ogni altra Regione italiana: è la spesa per le “funzioni non tariffabili”, che la Regione Lombardia riconosce alle strutture sanitarie con evidenti margini di discrezionalità. È questa la voce più cospicua del bilancio sanitario regionale su cui si concentrava il lavoro di Pierangelo Daccò, come si evince dalla lettura dei verbali. “Nei recenti scandali della sanità lombarda esistono verità che vanno raccontate e sono quelle dei numeri che Formigoni non dice, spiega Alessandro Alfieri. Dopo il capitolo della cosiddetta legge Daccò, c’è quello, ben più cospicuo, delle “funzioni non tariffate”, diverse cioè da quelle rimborsate secondo il meccanismo dei drg: un fiume di denaro che Regione indirizza per quasi il 20% verso strutture sanitarie private. Agli Irccs privati e alle case di cura private tra il 2008 e il 2010 sono stati assegnati oltre 576 milioni di euro, di cui quasi 147 al San Raffaele e più di 72 alla Maugeri. Oggetto del finanziamento sono soprattutto il potenziamento della ricerca, della riabilitazione, la didattica e l’emergenza urgenza, definiti con un evidente margine di discrezionalità. Ad ammetterlo è lo stesso Daccò, che nell’interrogatorio parla della sua abilità a far ottenere ai clienti molti soldi da questi capitoli”. La Lombardia, dicono i dati, riserva alle funzioni non tariffabili circa il 6% del fondo sanitario regionale, seguita dal Lazio, Veneto, Liguria e Puglia. In Lombardia valgono il 15% dell’intera spesa ospedaliera. Tra gli scopi principali delle funzioni non tariffabili c’è la promozione della ricerca, e infatti una quota importante è riservata ai diciotto Irccs lombardi (Istituti di ricerca e cura a carattere scientifico) pubblici e privati. Tra questi il primo beneficiario è il San Raffaele e quarta è la Maugeri, seconda però tra i privati. “Pur essendo consapevoli della necessità di finanziare l’eccellenza, conclude la vicepresidente del Consiglio regionale Sara Valmaggi, i dati dimostrano che il criterio della flessibilità nell’erogare fondi alla ricerca ha sconfinato troppo nella discrezionalità. Un sistema che non è più accettabile, occorre rivedere la normativa prevedendo dei tetti di spesa o comunque criteri più stretti”.

Legge 194: in Lombardia è disattesa.
La norma che tutela la maternità e l’interruzione volontaria della gravidanza è oggi messa gravemente a rischio. Serve un pronto intervento di riequilibrio. Il 67% dei ginecologi sono obiettori di coscienza, cifra che arriva a toccare l’85% nelle province di Como e Sondrio, così come sono obiettori il 47% degli anestesisti e il 40% dei paramedici. Sono questi i dati da cui prende le mosse un’interrogazione sullo stato di applicazione della legge 194 in Lombardia, di cui è prima firmataria Sara Valmaggi, insieme ai colleghi Arianna Cavicchioli, Agostino Alloni, Gian Antonio Girelli, Alessandro Alfieri, Carlo Borghetti e Mario Barboni. “L’alto tasso di obiettori di coscienza, spiega Valmaggi, pone le donne nella condizione di attendere l’intervento per molti giorni. Quasi la metà deve aspettare 15 giorni e a quasi un terzo delle richiedenti viene data un’attesa che supera le tre settimane. Questo fa sì che, in molti casi, ci si debba rivolgere alle strutture di altre province o regioni. In sostanza la legge che ha permesso di contrastare la piaga dell’aborto clandestino e portato in 30 anni a quasi dimezzare le interruzioni volontarie di gravidanza in Lombardia è disattesa”. Per questo l’interrogazione dei consiglieri del PD chiede all’assessore che cosa intenda fare per assicurare una piena applicazione della legge, come intenda garantire il riequilibrio dell’organico medico e infermieristico, così da evitare che i non obiettori si occupino solo delle interruzioni volontarie di gravidanza. Chiede infine di conoscere i dati degli interventi eseguiti e il numero di obiettori nelle singole strutture sanitarie.

Da “Lombardia notizie”, Notiziario della giunta regionale del 12 aprile 2012
Sanità, pagelle ai manager da giuria di saggi.
È stato coinvolto, ed è la prima volta in Lombardia come in Italia, anche l’Organismo Indipendente di Valutazione, il giurì di esperti esterni alla Regione, nell’attribuzione delle pagelle ai direttori generali delle Asl e delle Aziende ospedaliere lombarde. “Da sempre il governo regionale, attraverso i suoi dirigenti competenti, commenta Formigoni, esprime una valutazione sul grado di raggiungimento degli obiettivi indicati dalla Regione, che declinano parametri di efficienza della gestione e di qualità dei servizi resi. Il coinvolgimento, quest’anno, non certo formale ma efficace, di un ente terzo, composto da esperti indipendenti, conferma la scelta della meritocrazia e della massima trasparenza come criterio e metodo”. Il punteggio finale (massimo 100 punti) è dunque risultato dalla somma dei punteggi assegnati dal nucleo composto dagli esperti dell’Organismo Indipendente di Valutazione, dal direttore generale della Sanità e, per la valutazione dei direttori generali delle Asl, dal direttore generale della Famiglia, Conciliazione e Solidarietà Sociale, e infine dal Comitato ristretto di assessori (relativamente al profilo strategico). Ed ecco gli elenchi con i punteggi (nel caso di cambiamento del dg durante il periodo considerato il punteggio è unico e considerato pro-quota per ciascuno). ASL. Bergamo: Mara Azzi 94,98. Cremona: Gilberto Compagnoni 93,63; Brescia: Carmelo Scarcela 93,15; Mantova: Mauro Borelli 92,68; Varese: Pierluigi Zeli 92,10; Pavia: Giuseppe Tuccitto (ino Al 23.6.2011), Alessandro Mauri (dal 28.7.2011) 92,10; Lecco: Marco Luigi Votta 91,84; Monza B.:Humberto Pontoni 91,75; Sondrio: Nicola Mucci 91,57; Milano 1: Giorgio Scivoletto 91,35 (dal 10.06.2011); Milano 2: Germano Pellegata 91,32; Como: Roberto Bollina 90,81; Milano: Giacomo W. Locatelli 90,72; Valcamonica: Renato Pedrini 90,14; Lodi: Claudio Garbelli 86,97; Ao. Icp Milano: Alessandro Visconti 94,09; Prov. Pavia: Daniela Troiano 93,68; S. Civili Brescia: Cornelio Coppini 93,60; Prov. Lodi: Giuseppe Rossi 93,60; Desenzano Bs: Fabio Russo 93,41; Bolognini Seriate: Amedeo Amadeo 93,30; Niguarda Milano Pasquale Cannatelli 93,24; Prov. Lecco: Mauro Lovisari 92,85; Maggiore Crema: Luigi Ablondi 92,66; Mellini Chiari Bs: Danilo Gariboldi 92,65; Fbf Milano: Giovanni Michiara 92,29; Macchi Varese: Walter Bergamaschi 92,10; Sacco Milano: Callisto Bravi 91,90; S. Gerardo Monza: Francesco Beretta 91,89; S. Paolo Milano: Andrea Mentasti (fino al 15.05.2011), Enzo Brusini (dal 10.06.2011) 91,85; Poma Mantova: Luca Filippo Stucchi 91,72; Ist.Ospitalieri Cremona: Simona Mariani 91,41; Osp.Circolo Melegnano: Angelo Cordone 91,38; S. Anna Como: Marco Onofri 91,20; Osp.Circolo Busto A.: Armando Gozzini 91,14; Desio e Vimercate: Paolo Moroni 91,11; S.Antonio Gallarate: Maria Cristina Cantù 90,20; Osp. Civile Legnano: Carla Dotti 89,84; Riuniti Bergamo: Carlo Nicora 89,17; G.Pini Milano: Amedeo Tropiano 89,07; Valtellina Valchiavenna: Luigi Gianola 87,94; S.Carlo Milano: Antonio Mobilia 87,49; Salvini Garbagnate: Ermenegildo Maltagliati 85,32; Treviglio Caravaggio: Cesare Ercole 85,09. Areu (Azienda Regionale Emergenza Urgenza): Alberto Zoli 93,17.

Da “Lombardia notizie”, Notiziario della giunta regionale del 14 aprile 2012
Caso Maugeri, Regione non c’entra e querela.
Il presidente Roberto Formigoni ha dato mandato stamattina ai legali di Regione Lombardia di procedere a querele per diffamazione e a richieste danni nei confronti di quelle testate giornalistiche e radio televisive che hanno parlato o stanno parlando delle vicende legate alla Fondazione Maugeri come di vicende riguardanti Regione Lombardia. Tale asserito legame tra le vicende emerse e le responsabilità di Regione Lombardia è del tutto inesistente e insussistente. Nell’indagine sulla Maugeri non è indicata nessuna responsabilità di persone o strutture rappresentanti delle Regione stessa. In altri termini, non c’è nessuna indagine su politici o funzionari di Regione Lombardia. Sono speciosi e offensivi anche i riferimenti ad un ex assessore regionale quando non sia specificato che egli operò oltre 20 anni fa, nella fase politica precedente. Anche su questo i legali intenteranno le dovute azioni. Regione Lombardia ribadisce che le vicende emerse riguardano un’azienda integralmente privata su cui la Regione non ha nessun dovere e nessun potere di controllo. La Regione acquista le prestazioni sanitarie di questa come di altre aziende, controlla la qualità, l’appropriatezza e la congruità del prezzo di tali prestazioni. E nessuno può mettere in dubbio l’eccellenza delle prestazioni offerte finora dalla Fondazione Maugeri. La furia antipolitica e il gusto cinico alla ricerca del sangue che si esercita in particolare contro la nostra Regione non giustificano in nessun modo le falsità diffuse da organi di stampa e radio televisivi. Contro di loro, ribadiamo, saranno intentate le giuste azioni a tutela del buon nome della Regione.

Da “Lombardia notizie”, Notiziario della giunta regionale del 16 aprile 2012
Maugeri e San Raffaele, niente favori:ecco le cifre.
Mai nessun favoritismo nei confronti della Fondazione Maugeri né del San Raffaele. Lo spiega una Nota di Regione Lombardia: “A chi parla di favoritismi della Regione alla Maugeri e al San Raffaele dimostriamo con semplici inoppugnabili cifre che è vero il contrario. Infatti, per quanto riguarda la Maugeri, nel periodo 2003-2011, Regione Lombardia non ha riconosciuto e quindi non ha remunerato 26,6 milioni di euro di fatturazioni per attività di ricovero, in quanto in esubero rispetto al valore contrattualizzato con il Servizio sanitario regionale. Analogamente non sono stati remunerati al San Raffaele, nello stesso periodo, 26,7 milioni di euro sempre per esubero rispetto a quanto contrattualizzato. A chi poi dice che la Maugeri ha ricevuto 30 milioni da Regione Lombardia per i progetti presentati dalle strutture non profit, rispondiamo che in realtà il finanziamento complessivamente erogato è stato di 7,3 milioni per il 2007. Non solo. Mentre la normativa prevede la possibilità di finanziare il progetto per il 15% del suo valore, l’importo erogato in questo caso è pari solamente al 10,2%. Quando ai successivi bandi del 2008 e del 2009, la Maugeri non ha avuto alcuna erogazione. Se, sulla base di questo, hanno dilapidato 56 milioni... sono appunto affari tra privati”. La Nota infine fa chiarezza anche sulla legge regionale per il no-profit: “A chi si fosse assunto il merito di aver fatto approvare la legge sul non profit, segnaliamo che la gestazione del provvedimento è durata 9 mesi, da aprile a dicembre 2007, e ha visto il coinvolgimento delle autorità europee (incontri ripetuti in Commissione europea), italiane, della Giunta e del Consiglio regionale (III Commissione in novembre; approvazione in Aula in dicembre). Nove mesi di evidenza pubblica. Se qualcuno se ne è assunto il merito, lo ha potuto fare soltanto con un allocco”.

Da “Lombardia notizie”, Notiziario della giunta regionale del 18 aprile 2012
Fondo Nasko:altri 3 mln per aiutare future mamme. Formigoni e Boscagli: 2.400 vite salvate, andiamo avanti. 250 euro al mese per 18 mesi, fino a 4.500, per non abortire.
La Giunta regionale, su proposta dell’assessore alla Famiglia, Conciliazione, Integrazione e Solidarietà Sociale Giulio Boscagli, ha deciso di rifinanziare, con 3 milioni di euro, il Fondo Nasko. Avviato nell’ottobre 2010 con una dotazione di 5 milioni, a cui, nello scorso luglio, si sono aggiunti ulteriori 5 milioni, per un totale complessivo di 10 milioni di euro, il Fondo ha riscosso una notevole adesione. “Da quando abbiamo avviato questa iniziativa, spiega l’assessore Boscagli, destinata alle donne che rinunciano a una interruzione volontaria di gravidanza per problemi economici, abbiamo già avuto l’adesione di 2.400 mamme e oltre 890 bambini già nati: un’adesione che ha superato ogni più rosea aspettativa, tanto che abbiamo deciso di stanziare ulteriori risorse” Le donne che aderiscono al Fondo Nasko, se decidono di non interrompere la gravidanza, possono ricevere, attraverso un piano di aiuto personalizzato realizzato dai Cav (Centro di Aiuto alla vita) e dai Consultori familiari, che, in sinergia, formano una rete di 178 strutture, un contributo totale di 4.500 euro, suddivisi in rate da 250 euro in 18 mesi. “Ancora una volta, sottolinea Boscagli, grazie alla collaborazione fra istituzione e Terzo settore si dà una risposta concreta alle esigenze dei più fragili: una soluzione adeguata a un problema sentito da tante donne e ragazze in difficoltà e che spesso, per la loro situazione economica, decidono di ricorrere all’interruzione volontaria della gravidanza. Non si tratta di un semplice sussidio economico ma, per ogni singola donna, è previsto un piano personalizzato di accompagnamento, consiglio e sostegno realizzato ad hoc. La difficoltà di accogliere un figlio è causata sia da problemi economici ma, spesso, anche dal fatto di trovarsi soli di fronte a una situazione così importante”.

Da “Lombardia notizie”, Notiziario della giunta regionale del 19 aprile 2012
Sanità, Regione replica a sindacati pensionati.
“Alla Sanità lombarda non è stato sottratto un bel niente. Pretestuose e senza fondamento alcuno sono le critiche odierne che i sindacati dei pensionati rivolgono alla Regione Lombardia a riguardo delle politiche sanitarie e sociali, strumentalizzando le vicende del San Raffaele e della Maugeri”. Lo dice una Nota di Regione Lombardia. “Come più volte sottolineato, prosegue la Nota, se fondi sono stati distratti, è stata opera tra privati: non un euro di denaro pubblico è stato sottratto alle casse della Regione. Anzi: la Regione ha negato il pagamento di fatture dei due Enti per quasi 53 milioni, trattandosi di fatturazioni al di sopra della soglia contrattualizzata. Regione Lombardia ha da molti anni una gestione talmente corretta e oculata, che ha potuto non ridurre i servizi socio-sanitari, nonostante i pesantissimi tagli imposti, sin dal 2010-2011, dal Governo centrale. Lo sanno anche i sassi, e anche i sindacati dei pensionati. Ma non lo dicono, preferendo ancora una volta la demagogia, innanzitutto verso i loro iscritti, ai quali non la contano giusta. Se la contassero giusta direbbero infatti che il Fondo per la non autosufficienza era un fondo statale, che è stato azzerato dal Governo. La Regione ha risposto con l’aumento del fondo socio-sanitario, proprio a beneficio di anziani e disabili, il potenziamento dell’Assistenza domiciliare integrata (+40 milioni nel 2011). Il finanziamento dei servizi sociali ha visto finora fondi regionali quasi costanti, contro una forte diminuzione di quelli nazionali (93 milioni nel 2008, 20 nel 2012). Il fondo socio-sanitario cresce invece costantemente, incrementano i posti e la qualità di RSA, RSD, e di tutti i servizi per anziani, disabili, dipendenze, famiglie, ecc. (50 milioni in più nel 2012 rispetto al 2011)”.

Da “Lombardia notizie”, Notiziario della giunta regionale del 24 aprile 2012
Città della salute, conto alla rovescia per scelta sede.
La Giunta regionale sceglierà la sede in cui realizzare la Città della Salute immediatamente dopo il 3 maggio prossimo, giorno in cui i Comuni di Milano e Sesto San Giovanni si sono impegnati a trasmettere ulteriore documentazione rispettivamente sulla aree della Caserma Perrucchetti e sull’area ex Falck. E’ quanto ha reso noto oggi il presidente della Regione Lombardia Roberto Formigoni, dopo aver incontrato in mattinata a Palazzo Lombardia i rappresentanti di tutti i soggetti coinvolti nel progetto, tra cui i vertici degli Istituti Besta e Tumori. E’ stato proprio il Comune di Milano, per bocca dell’assessore De Cesaris, a chiedere uno slittamento dei tempi per la decisione finale in modo da affrontare la questione della disponibilità dell’area Perrucchetti, di proprietà del Ministero della Difesa (un incontro tra Comune di Milano e Ministero stesso dedicato a sciogliere questo nodo è in programma il 2 maggio a Roma, secondo quanto riferito dalla stessa assessore De Cesaris). Per quanto riguarda invece Sesto San Giovanni il sindaco Oldrini ha spiegato come proprio in questi giorni siano in corso presso il Ministro dell’Ambiente le procedure necessarie alla bonifica dell’area ex Falck. Aree ‘sostanzialmente’ equivalenti. Al termine dei lavori dei tavoli tecnici, che hanno analizzato nove diversi parametri, il confronto tra le due aree è “sostanzialmente” equivalente, anche se l’area Falck presenta una migliore accessibilità. “Non abbiamo preferenze, ha aggiunto Formigoni ricordando che la Regione finanzia integralmente il progetto con 350 milioni. Riteniamo infatti congrue entrambe le aree che ricadono all’interno della città metropolitana”. Questi i parametri analizzati dai tecnici: utilizzo dello studio di fattibilità già redatto dal Consorzio Città della Salute; dimensione dell’area (che non deve essere inferiore a 210.000 mq); tempi per l’atto di cessione dell’area alla Regione; livello di accessibilità sia pubblica sia privata; necessità e tempi di ultimazione della bonifica; impatto ambientale dell’intervento; ampliamento del bacino di utenza, rispetto a strutture sanitarie già presenti sul territorio adiacente all’area; impatto sulle professionalità sanitarie; eventuali ulteriori vantaggi. Besta e Tumori. Formigoni ha infine annunciato che nelle prossime settimane la Giunta regionale stanzierà una somma consistente, nell’ordine di alcune decine di milioni, per le sedi attuali del Besta e dell’Istituto Tumori. “La Regione, ha spiegato il presidente, è ben consapevole delle criticità delle attuali sedi e vuole dire a chi lavora in questi Istituti che, mentre provvediamo immediatamente alle sedi attuali lavoriamo per le nuove sistemazioni nella Città della Salute”. Entro poche settimane la Regione incontrerà anche il personale dei due Istituti per illustrare il lavoro che si sta svolgendo e valutare loro eventuali richieste.

Da “Lombardia notizie”, Notiziario della giunta regionale del 26 aprile 2012
Ticket sanità, esente chi ha contratto di solidarietà.
A partire dal 1 maggio e almeno fino al 31 dicembre prossimo i lavoratori lombardi, circa 10.000, che hanno contratti di solidarietà sono esentati dal pagamento del ticket sanitario sia per le prestazioni ambulatoriali (visite ed esami) sia per i farmaci, lo ha deciso la Giunta regionale. L’esenzione per le persone con contratti di solidarietà si va ad aggiungere all’esenzione, in vigore dall’inizio del 2010, per le persone in cassa integrazione straordinaria e per i loro familiari a carico. Sono esenti dal pagamento già da prima del 2010 i disoccupati e i lavoratori in mobilità. Dall’inizio del 2012, inoltre, non pagano il ticket sui farmaci anche i familiari a carico dei titolari di pensione sociale (che erano già esenti dal pagamento del ticket su esami e visite).

Parte civile per il San Raffaele? Mancano i presupposti.
“Non risultano sussistere allo stato attuale né motivi di fatto né fondamenti giuridici perché Regione Lombardia si costituisca parte civile nei confronti del San Raffaele”. Lo chiarisce una Nota di Regione Lombardia. “I reati ipotizzati e oggetto di indagine, si legge nella Nota, attengono a condotte di soggetti privati verso soggetti privati e non configurano danni patrimoniali all’Amministrazione regionale o al Sistema sanitario lombardo, né è stata ravvisata alcuna incidenza sulla qualità, la quantità e l’appropriatezza delle prestazioni sanitarie erogate”. “Qualora dal dibattimento emergessero altri elementi, aggiunge la Nota, certamente Regione Lombardia agirà con gli strumenti più idonei, come ha sempre fatto, a tutela dell’interesse pubblico”.

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La voce.info
Scandali nella sanità: c’è bisogno di governo di Nerina Dirindin e Giuseppe Pisauro
I recenti scandali nella sanità, legati al rapporto tra Servizio sanitario nazionale e settore privato, mettono in evidenza la debolezza del sistema di governance in un settore particolarmente esposto al rischio di utilizzi impropri delle risorse pubbliche e spesso di vera e propria corruzione. Pur senza mettere in discussione il ruolo delle Regioni, la questione va affrontata attraverso politiche nazionali. La scommessa è riuscire a disegnarle senza ricadere in un centralismo ottuso. Ma se vogliamo ridurre sprechi e inefficienze non ci sono alternative.
Link all’articolo: http://www.lavoce.info/articoli/pagina1003036.html

Agenas.it
È uscito il nuovo volume prodotto da Agenas, il Quaderno di Monitor n 9 del 2012 dedicato alla mobilità sanitaria, scaricabile anche dal sito:
http://www.agenas.it/monitor/supplementi/Quaderno%20Monitor9.pdf

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