Block Notes n. 7, marzo 2012

 
Dipartimento Welfare e nuovi diritti della Cgil Lombardia
A cura di E. Lattuada, E. Naldi, G. Roversi e M. Vespa

In questo numero:
1. Dalle Agenzie di stampa regionali
Sanità, Mantova e Bozzolo: inaugurate strutture
San Raffaele, presto chiarezza dalla commissione d’inchiesta appena insediata

2. Dalle Agenzie di stampa nazionali
Cgil. Nuove cure primarie e medici di famiglia
Cgil. Sanità: indagine Censis sui tagli conferma tutte le preoccupazioni CGIL
Convegno nazionale “‘Cresce il welfare, cresce l’Italia”‘: relazioni ed interventi
Sanità: Balduzzi su medici di famiglia
La Corte dei conti “‘certifica”‘ i meriti di Patto Salute e Piani di rientro
Sanità: Balduzzi su emergenza pronto soccorso
Governo studia tavolo tecnico sulla tossicodipendenza
Spesa sociale nei paesi Ue: Italia ultima per l’edilizia sociale e lotta all’esclusione
Intramoenia. La proposta di Balduzzi illustrata alla Camera
Welfare. In Lombardia sarà il paziente a pagare i servizi. Con i voucher della Regione
Dalla SIQuAS le ricette per migliorare l’integrazione socio-sanitaria
Corte dei conti. Debiti sanità a quota 35 miliardi
Scandalo intramoenia. Irregolarità nel 50% dei casi. Ecco il rapporto dei Nas
Mobilità sanitaria. La Lombardia vanta i maggiori crediti, maglia nera alla Campania
Seconda indagine nazionale sulla condizione sociale degli anziani
Dossier sulla non autosufficienza

1. Dalle Agenzie di stampa regionali
Da “Lombardia notizie”, Notiziario della giunta regionale del 12 marzo 2012
Sanità, Mantova e Bozzolo: inaugurate strutture.
Inaugurati oggi ufficialmente i reparti per le Cure sub acute del presidio di Bozzolo (Mn) e Pediatria e Pronto Soccorso di Mantova, entrambi gestiti dall’Azienda Ospedaliera Carlo Poma. Cure sub acute Bozzolo. Il reparto dispone di 25 posti letto. L’attivazione di 1.146 posti letto in tutta la Lombardia per le Cure sub acute ha il preciso intento di affrontare un’emergente necessità assistenziale ‘intermedia’ fra ospedale e territorio, per assistere quei pazienti che, pur avendo superato la fase di instabilità e di criticità clinica, continuano ad avere bisogno di assistenza e di terapie di media complessità non gestibili al domicilio o richiedono il completamento di procedure diagnostiche o terapeutiche che non devono essere necessariamente eseguite in un ospedale per acuti. Il ricovero dei sub acuti. La durata media della degenza in queste strutture non deve superare i 40 giorni. Alla fine del percorso terapeutico è prevista una valutazione dei risultati ottenuti anche in relazione alle attese. Sono escluse dalle cure sub acute le persone con decadimento cognitivo avanzato o i pazienti psichiatrici, oncologici avanzati o in chemioterapia, in età pediatrica. I percorsi diagnostici terapeutici assistenziali che regoleranno l’accesso appropriato alle cure sono al momento cinque, formulati su dati epidemiologici riportati recentemente dall’Asl di Mantova: lo Scompenso cardiaco cronico, la Broncopneumopatia cronica ostruttiva, le Vasculopatie e le Malattie Dismetaboliche croniche, la Cardiopatia cronica, ischemica e non. Poiché si prevede che i bisogni assistenziali per tali pazienti saranno soprattutto di natura infermieristica e ad elevata intensità, è prevista la figura di un coordinatore infermieristico con 12 infermieri, 10 operatori socio sanitari e 4 operatori tecnici, per garantire non solo una particolare attenzione ai bisogni fisici della persona, ma anche il coinvolgimento di coloro che, a domicilio, si dedicheranno al malato, i cosiddetti ‘caregivers’, informandoli della malattia ed educandoli alla sua gestione con il preciso intento di evitare la riacutizzazione e contrastare la facile riospedalizzazione. Per assolvere a tali funzioni la struttura Formazione dell’Azienda Ospedaliera Carlo Poma ha attuato un progetto formativo rivolto a tutto il personale dedicato alle Cure sub acute, al fine di omogeneizzare la preparazione e adeguare l’intervento assistenziale alla nuova tipologia di degenza. Il reparto di neurochirurgia. A questo riguardo l’assessore Bresciani ha sottolineato che il tema della futura apertura del reparto di Neurochirurgia a Mantova è un progetto accolto in linea di massima dall’Assessorato alla Sanità, tanto che è sul tavolo regionale. Pronto Soccorso. L’ampliamento e la riorganizzazione del Pronto Soccorso di Mantova si sono resi necessari a seguito del notevole incremento degli accessi alla struttura, un fenomeno che spesso ne congestiona l’attività. Spesa complessiva: circa 1 milione di euro. Obiettivi: razionalizzazione degli spazi, aree destinate all’attesa più estese, tempi ridotti per i pazienti urgenti. Il progetto prevede una capienza complessiva di 108 posti. Tra le principali opere realizzate la ridefinizione dell’ingresso con la nuova sala d’attesa per parenti, ampliata fino al raggiungimento di 73 posti, la creazione di una nuova accettazione, con 8 posti letto, e la ricollocazione di tre ambulatori, di una sala gessi e dell’attesa pediatrica. Il percorso del paziente sarà innovativo e seguirà il modello ‘ypsilon’, secondo il quale il paziente, classificato secondo il codice di rischio, sarà orientato verso la branca territoriale, se definito di codice bianco con dimissione - una branca della ‘ypsilon’ - o corsia ambulatoriale di pronto soccorso o verso l’altra branca con ricovero ospedaliero, se classificato di codice verde, giallo o rosso. Pediatria. La nuova Pediatria di Mantova è una struttura all’avanguardia, che mira a umanizzare le cure. Il piano terra è destinato ad attività ambulatoriale (Allergologia e Broncopneumologia, Auxologia ed Endocrinologia, Diabetologia, Ecografia, Ematologia e Immunologia, Gastroenterologia, Nefrologia e Urologia, Obesità, Reumatologia, Chirurgia Pediatrica) e di day hospital (4 posti letto); vi sono inoltre gli studi dei medici e del personale. Il primo piano ospita la degenza e comprende 17 posti letto distribuiti in 9 camere, di cui 8 doppie e una singola e tutti i servizi dedicati. Entrando nel reparto dall’ingresso utenti si trovano gli spazi di servizio al piano, attesa, servizi igienici, bagno assistito, medicheria, cucina, lactarium, depositi e il locale lavoro infermieri, che controlla l’accesso alla zona delle stanze di degenza. Al secondo piano si trova lo spazio di soggiorno, un ambiente ricreativo per il gioco, la scuola e lo studio, un giardino pensile e la cupola. All’interno dell’area sono stati organizzati gli spazi per la scuola e il gioco oltre a spazi relax affacciati sul giardino pensile.

Da “Settegiorni PD”, Notiziario del gruppo PD in Consiglio regionale
È uscito il n. 175, del 9 marzo 2012.
San Raffaele, presto chiarezza dalla commissione d’inchiesta appena insediata.
Un altro tassello si aggiunge, dopo la pubblicazione de “I segreti di Don Verzé”, il libro inchiesta del Corriere firmato da M. Gerevini e S.Ravizza. Al puzzle della vicenda del San Raffaele ogni giorno viene aggiunto un pezzetto in più. Questa settimana è uscito per il Corriere della Sera il libro che reca la testimonianza, tramite la corrispondenza tra Formigoni e Don Verzé, dei rapporti intercorsi tra Regione Lombardia e l’ospedale milanese. Da tale corrispondenza, nonostante Formigoni neghi sia mai stato assunto un atteggiamento di favore da parte della Regione, si evincono i numerosi finanziamenti ricevuti dal San Raffaele, grazie all’intervento personale del governatore lombardo, anche a fronte di una situazione finanziaria problematica e dissestata che non era più in grado di far fronte ai numerosi buchi e di far funzionare l’eccellenza sanitaria tanto sbandierata, se non con sistematici aiuti pubblici. La Commissione d’inchiesta Fondazione Centro San Raffaele del Monte Tabor appena insediata e voluta dalle opposizioni in Consiglio regionale avrà ora il compito proprio di far luce su tutto questo e di chiarire, dietro l’opacità delle relazioni tra Formigoni e il capo del San Raffaele, quali e quanti investimenti siano stati fatti per mantenere in piedi la struttura, anche a scapito di altri ospedali e di altri servizi che ne avrebbero avuto lo stesso diritto.

2. Dalle Agenzie di stampa nazionali.
Dalla Cgil, Dipartimento Welfare: www.cgil.it
09/03/2012. La Cgil su “Nuove cure primarie e medici di famiglia, positive le intenzioni del Ministro Balduzzi ma serve più chiarezza per garantire davvero l’assistenza h 24 nel distretto. Le intenzioni del Ministro Balduzzi rispondono finalmente alla proposta della CGIL di rilanciare l’assistenza distrettuale con le cure primarie come vere alternative al solo ricovero ospedaliero (e per ridurre gli stessi ricorrenti disagi nei servizi di pronto soccorso). Bisogna però cambiare davvero, per questo serve fare chiarezza su alcune scelte: 1. L’argomento va affrontato tra le priorità del nuovo Patto per la Salute. 2. La continuità assistenziale: oltre che negli studi dei medici di medicina generale durante il giorno (ore 8-20), va assicurata in più centri strutturati di distretto aperti h 24 con assistenza medica ed infermieristica. Non è più solo l’Ospedale ad essere sempre aperto. I medici di fiducia, associati negli studi di Medicina generale e di Pediatra di libera scelta, assicurano a rotazione la presenza nel Centro h 24 (oltre a quella nel loro studio e alle prestazioni anche domiciliari). E serve il coinvolgimento di tutti gli altri professionisti delle cure primarie: specialisti, infermieri, ostetriche, psicologi, figure amministrative, ecc. e l’integrazione con gli operatori dei servizi sociali dei Comuni. 3. il Primo soccorso: i medici di medicina generale assicurano anche l’assistenza per i “codici bianchi e verdi”, anche nei centri socio sanitari h 24 del distretto, che sono così inseriti nella rete dell’emergenza urgenza. Al fine di garantire la qualità del rapporto fiduciario con il cittadino, le attività nel distretto e la possibilità di operare anche per i codici bianchi e verdi, il nuovo numero massimo di assistiti per ciascun medico non può superare le mille unità. Ciò si potrà realizzare grazie alla riconversione delle 13mila “guardie mediche”, figura del tutto superata che deve essere abolita e rientrare con pari ruolo professionale tra i medici di medicina generale. Infatti la riorganizzazione delle cure primarie dovrà prevedere, per tutti i nuovi medici che accedono alla convenzione di medicina generale una unica figura professionale in grado di svolgere tutte le attività della medicina generale: rapporti fiduciari, codici bianchi e verdi, continuità assistenziale h 24, etc. Il rapporto massimo medico/cittadino assistito va quindi riportato a 1 ogni 1000 abitanti ma con la possibilità per chi già ha un rapporto di convenzione di poter conservare le attuali modalità di lavoro fino al pensionamento. La costruzione del nuovo welfare italiano passa per la riconversione del nostro sistema sanitario, ancora troppo “ospedalocentrico”: servono servizi più forti nel territorio e abbattere le barriere che separano l’assistenza sociale da quella sanitaria. È una scelta irrinunciabile, anche per governare la spesa.”
Per gli approfondimenti si vedano:
Documento proposta CGIL confederale “‘Assistenza continua “‘h 24”‘nel Distretto socio sanitario”‘: http://www.cgil.it/tematiche/Documento.aspx?ARG=WELF&TAB=0&ID=18531
Documento proposta FPCGIL Medici “‘Il medico delle cure primarie”‘: http://www.fpcgil.it/flex/cm/pages/ServeBLOB.php/L/IT/IDPagina/21655

15/03/2012 Comunicato Cgil su: “Sanità: indagine Censis sui tagli conferma tutte le preoccupazioni CGIL. L’indagine presentata dal Censis “quale sanità dopo i tagli”, conferma tutte le preoccupazione che abbiamo espresso in questi mesi: i tagli lineari e una gestione ragionieristica in sanità indeboliscono il nostro servizio sanitario nazionale e mettono in discussione il diritto costituzionale alla salute come elemento che unifica il nostro paese e garantisce i cittadini. Perciò insistiamo perché con il nuovo Patto per la Salute si riparino i danni causati da questa logica recessiva, che considera il welfare un peso invece che un fattore di sviluppo. Si investa nel Servizio sanitario nazionale come formidabile motore per la crescita e l'equità sociale. Si può dare così un nuovo volto anche ai piani di rientro, passando dalle logiche dei tagli lineari, delle tasse aggiuntive e dei ticket, alla riconversione dell’offerta dei servizi, puntando decisamente al potenziamento dei servizi distrettuali nel territorio. Perché sono la spesa inappropriata, quindi scadenti Livelli Essenziali di Assistenza, e un’offerta privata non regolata le cause principali dei disavanzi sanitari, concentrati in alcune regioni. C’è bisogno di una buona sanità, pubblica e universale, per assicurare diritti ai cittadini e risanare i bilanci. Vera Lamonica Segretaria confederale e Stefano Cecconi Responsabile Politiche della Salute.

Da “SOS Sanità”: www.sossanita.it
Le news del 9 marzo 2012. Nuove cure primarie e medici di famiglia: positive le intenzioni del Ministro Balduzzi ma serve più chiarezza per garantire davvero l’assistenza h 24 nel distretto. Rapporto 2010 sui ricoveri ospedalieri. Il Ministero della Salute: meno ricoveri, più appropriatezza. La proposta del medico delle cure primarie: abolizione guardia medica, massimale dei medici di famiglia a mille, centri territoriali h24. Il Pronto Soccorso, il grande imbuto del Servizio Sanitario Nazionale, di Marco Geddes.
Convegno nazionale “Cresce il welfare, cresce l’Italia”. Relazioni ed interventi:
Integrazione e coordinamento delle politiche dell’assistenza e della sanità, 1° relazione Di Franco Pesaresi, Cresce il welfare , cresce l’Italia: la vera sfida è far fruttare le risorse, di Tiziano Vecchiato. Global Health Watch 3, il rapporto sullo stato di salute del pianeta, di Ardigò Martino, Angelo Stefanini, Marianna Parisotto. Integrazione e coordinamento delle politiche dell’assistenza e della sanità. Rapporto Sessione di Stefano Cecconi. Serve un nuovo DNA per il nostro welfare, di Nerina Dirindin

Dalla “Conferenza delle Regioni”: www.regioni.it/newsletter
Regioni.it n. 1989 dell’8 marzo 2012
Sanità: Balduzzi su medici di famiglia.
Sul fronte sanitario, il governo Monti ha finora lavorato “in vista dell’appuntamento più importante di questa prima parte dell’anno, cioè il nuovo Patto per la Salute”. Il Patto per la Salute, spiega il ministro, “non può essere un Patto solo fra Governo e Regioni, ma deve ovviamente allargarsi al Parlamento e alle categorie interessate, e deve essere qualche cosa di comprensibile per tutti i cittadini e gli utenti del Servizio sanitario nazionale. Nel nostro Paese c’è un grado molto alto di buona sanità, che naturalmente viene percepito meno. Non per consolarci ma per essere realisti, in Italia abbiamo una situazione in cui ci sono isole di cattiva sanità dentro un mare di buona sanità. Quindi da una parte bisogna fare in modo che la buona sanità sia conosciuta e anche riconosciuta, e dall’altra dobbiamo combattere senza esitazioni la malasanità”. Balduzzi ribadisce come il Ssn sia già oggi un sistema intergrato pubblico-privato che “va fatto funzionare al meglio, perchè c’è una buona integrazione ed una cattiva integrazione, c’è un buon privato e un privato che può essere parassitario, c’è un buon pubblico e c’è un pubblico che invece deve essere migliorato. Il tutto tenendo ferme e tutelando le regole di universalità, globalità, accessibilità a tutti del nostro Ssn, che è uno dei vanti del nostro Paese”. L’obiettivo è fare in modo che “queste parole così impegnative siano reali, e non solo delle “etichette”. Per Balduzzi in Italia si deve “ripristinare un’alleanza forte tra utente e medico, in cui l’utente veda nel medico, in particolare in quello di base, un alleato fidato e sicuro, e non uno sportello cui rivolgersi”. Un’alleanza, ha ribadito Balduzzi, che “un’organizzazione della medicina di base più vicina alle famiglie, come tempi e durata nel corso della settimana ne consenta davvero la valorizzazione. Un intervento su più fronti” , a livello sia dell’ospedale che della medicina di famiglia, per abbattere l’abuso del pronto soccorso che in Italia registra un numero di accessi ancora fortemente inappropriato”.

Regioni.it n. 1993 del 13 marzo 2012
La Corte dei conti “certifica” i meriti di Patto Salute e Piani di rientro.
Tabelle e dati nella “Relazione sulla gestione finanziaria delle Regioni”, esercizi 2009-2010. “Il Patto per la Salute, quale strumento di governance del SSN, che, a partire dal 2007, costituisce il principale documento di programmazione finanziaria di medio periodo e di responsabilizzazione delle Regioni nell’obiettivo di erogare i LEA secondo criteri di efficienza gestionale e qualità dei servizi, si è dimostrato efficace nello stabilizzare la spesa sanitaria o, quanto meno, nel frenarne il tasso di crescita in rapporto al PIL”, l’importante “certificazione” arriva dalla Corte dei conti ed è contenuta nella Relazione sulla gestione finanziaria delle regioni. Esercizi 2009-2010. La spesa sanitaria che, nel periodo 2000/2006 rappresentava l’8% del PIL, con tassi di incremento annui del 7%, nell’ultimo quadriennio si stabilizza intorno al 7% (con un tasso d’incremento medio annuo del 2,9%), ad eccezione del 2009, in cui la crescita dell’incidenza sul PIL è dovuta non all’aumento della spesa, ma alla recessione dell’economia. Si tratta, prosegue la magistratura contabile, di valori sostanzialmente allineati alla spesa sanitaria di altri paesi europei: secondo i dati OCSE 2010, la spesa sanitaria pubblica in Italia, nel 2008, è stata pari al 7,0% del PIL, leggermente superiore alla media OCSE (6,5), ma inferiore rispetto a Francia (8,7), Germania (8,1), e Regno Unito (7,2). Anche in termini di spesa pro capite, l’Italia registra una spesa, pari a 2.200 dollari, superiore a quella della Spagna, ma inferiore a quella sostenuta da Francia e Germania (2.900 dollari), e Regno unito (2.600 dollari)”. Se da un lato la corte dei conti sottolinea la validità dello strumento “patto per la salute”, dall’altro certifica anche il risultato attenuto dall’adozione dei piani di rientro in diverse realtà regionali. In particolare per quanto riguarda la Regione Lazio, il cui disavanzo (oltre un miliardo di euro) migliora di circa il 25% rispetto ai valori negativi del 2009 (-1,4 miliardi di euro)”. Anche la Campania dà un segnale positivo, la regione ha “mezzo miliardo di deficit, che, però si riduce del 37% rispetto all’anno precedente”. “Sembra, dunque, che il sistema di responsabilizzazione introdotto con la normativa sui piani rientro, che prevede forme di premio con accesso a risorse aggiuntive per le Regione che conseguono gli obiettivi, e forme di sanzione (mancato accesso a risorse ulteriori, inasprimento delle misure fiscali, blocco automatico del turn over del personale del servizio sanitario regionale fino al 31 dicembre del secondo anno successivo a quello in cui si riscontra l’inadempimento, divieto di effettuare spese non obbligatorie per il medesimo periodo, commissariamento per le Regioni inadempienti), stia portando, conclude la corte dei conti, a risultati positivi, con rallentamento della dinamica di crescita dei costi e riduzione dei disavanzi”.
Link: http://www.regioni.it/it/show-1993/newsletter.php?id=1490#art9527

Regioni.it n. 1994 del 14 marzo 2012
Sanità: Balduzzi su emergenza pronto soccorso.
Il ministro della Salute è intervenuto in Aula al Senato nel corso di un’informativa sulla situazione dei pronto soccorso in Italia. Secondo i dati del 2009 illustrati dal ministro in Aula, “in Italia ci sono 550 servizi di pronto soccorso, con 343 Dipartimenti di emergenza e accettazione attivati, di cui 325 in strutture di ricovero pubbliche e 18 in strutture private accreditate. Il pronto soccorso pediatrico risulta presente nel 15% degli ospedali; in più dell’80% degli ospedali è comunque presente un pronto soccorso”. Ogni anno si stimano 23 mln di accessi ai pronto soccorso: 13 mln di accessi veri e propri, a cui si aggiungono dati stimati, perchè non tutte le Regioni fra il 2009 e il 2011 hanno inviato i relativi dati. Da quest’anno, però, quelle che non lo faranno rischiano di vedersi tagliati i fondi integrativi. A completare la rete ci sono al momento 103 centrali operative di pronto intervento, presenti in molte regioni, in altre sotto forma di sperimentazione. Un ‘cruscotto’ informatizzato per il monitoraggio H24 dei posti letto disponibili, ma anche figure specifiche per coordinare i flussi in entrata ed in uscita ai pronto soccorso ed una nuova figura di “care manager” che sia vicina ai pazienti che arrivano nei pronto soccorso. Sono alcune delle proposte presentate dal ministro della Salute per fare fronte alla situazione di emergenza ai pronto soccorso. “La criticità, ha detto il ministro, è data appunto dall’iperafflusso e dal sovraffollamento dei pronto soccorso: ciò è anche causato dall’aumento del numero dei pazienti più fragili, ma anche da una non esatta conoscenza del compito dei servizi di urgenza”. Quali proposte dunque mettere in campo per un miglioramento dei servizi? Il sistema dei codici bianchi, rossi e verdi, ha detto il ministro, è già un sistema di controllo; pensiamo anche a forme di associazionismo dei medici di base per disincentivare gli accessi inappropriati ai pronto soccorso, ma la prima risposta è senza dubbio rafforzare i servizi territoriali con l’estensione dell’attività dei medici di famiglia. Servono inoltre più strutture post-acuzie e serve ricostruire il filo con il territorio”. Secondo Balduzzi va inoltre potenziato il sistema di “osservazione breve e intensiva” negli stessi pronto soccorso: questo per evitare ricoveri inappropriati ma anche la permanenza eccessiva nelle strutture di emergenza. Il problema, ha concluso, “è soprattutto la buona organizzazione del servizio”.

Da “Redattore sociale”: www.redattoresociale.it
“Redattore sociale” è un’Agenzia giornalistica quotidiana in abbonamento su disagio e emarginazione sociale, volontariato, non profit, cooperazione, immigrazione. La Newsletter è gratuita e contiene la sintesi delle principali notizie pubblicate e consultabili in abbonamento.
Dalla Newsletter dell’8 marzo 2012
Governo studia tavolo tecnico sulla tossicodipendenza. Un tavolo tecnico sulla tossicodipendenza per studiarne l’impatto sociale ed eventualmente adeguare il codice penale in materia è allo studio del governo. Il progetto è già in uno stato piuttosto avanzato e potrebbe partire nelle prossime settimane.
Allarme dalle comunità, Fict: “Grave calo di interesse”.
Le “cure minime sanitarie” non bastano. Per aiutare i ragazzi a passare dalla condizione di “essere” a quella di “vivere” i “soldi non possono non essere trovati”.
Lotta alla droga, identità di vedute tra Italia e Usa.
Chiuso l’incontro a Roma. Le due delegazioni hanno concordato la messa a punto di un modello di intervento che vede una forte cooperazione tra servizi socio-sanitari che si occupano delle persone tossicodipendenti e organizzazioni della giustizia.
Donne, droghe e Hiv: l’Ue approva la risoluzione dell’Italia.
Sì unanime alla proposta del Dipartimento politiche antidroga in aiuto delle donne a rischio per i disturbi derivati dall’uso di droghe e per le conseguenze sociali e sanitarie correlate.

Dalla Newsletter del 13 marzo 2012
Spesa sociale nei paesi Ue: Italia ultima per l’edilizia sociale e lotta all’esclusione.
I paesi dell’Ue investono nelle politiche sociali, in media, il 28,4% del loro PIL. Italia e Polonia sono i paesi che spendono di più per le prestazioni di vecchiaia. Per le altri voci di spesa il confronto tra Italia e resto dell’Europa è desolante. Eurostat, l’Istituto statistico dell’Unione europea, ha reso noti oggi gli ultimi dati contabili armonizzati a livello europeo sulla spesa pubblica per la protezione sociale nei 27 paesi Ue. I dati, aggiornati al 31 dicembre 2009, prendono in conto 8 tipi di prestazioni sociali: malattia, invalidità, vecchiaia, pensioni per i superstiti, famiglia, disoccupazione, edilizia sociale e lotta all’esclusione sociale. In media, i 27 paesi dell’Unione europea investono nelle politiche sociali il 28,4% del loro PIL. Questo dato è aumentato costantemente ogni anno, ed ha subito un salto di quasi 3 punti percentuali tra il 2008 e il 2009, certamente per l’impatto sociale della crisi economica e finanziaria. A prezzi costanti, il salto tra il 2001 E il 2009 è stato addirittura di 6,5 punti percentuali. I dati sono, come sempre, molto eterogenei. Svezia, Danimarca, Germania e Francia investono nelle politiche sociali oltre il 30% del PIL. Bulgaria, Romania, Slovacchia e Lettonia meno del 20%. Ma i dati calcolati in percentuale spiegano solo una parte della realtà. Più interessante è la spesa pro-capite a parità di potere di acquisto. Il Lussemburgo investe in protezione sociale 15 000 euro per abitante mediamente. I paesi nordici sono mediamente tra i 9 000 e i 10 000 euro pro-capite. L’Italia è nella media Ue, con circa 7 000 euro per abitante. Tutti i paesi dell’ex blocco sovietico sono tra i 2 000 e i 5 000 euro pro-capite. E vediamo ora come la spesa sociale si distribuisce nelle varie branche. L’Italia è il paese che spende di più per gli anziani (pensioni di vecchiaia e superstiti). Questo dato si spiega in gran parte con la più alta percentuale anziani a livello europeo: in Italia gli over 60 sono infatti il 26,1% della popolazione. E fra questi, oltre i 2/3 sono donne, ossia le principali beneficiarie delle prestazioni per i superstiti. Altro elemento da considerare è che le prestazioni del trattamento di fine rapporto (Tfr) vengono calcolate, soltanto nel nostro paese, come spesa pensionistica. Infine, fa notare l’Osservatorio europeo dell’Inca Cgil “i dati raccolti da Eurostat sulla spesa sociale sono calcolati sempre al lordo dell’imposizione fiscale e non tengono quindi conto delle risorse che rientrano nelle casse dello stato sotto forma di tasse”. Tuttavia, anche tenendo conto di tutti questi argomenti, è proprio l’articolazione della spesa sociale italiana ad essere effettivamente sbilanciata. Nel nostro paese, infatti, e nonostante le polemiche spesso sollevate a proposito degli “sprechi”, tutte le altre spese sociali, invalidità, famiglia, disoccupazione, edilizia sociale e lotta all’esclusione sociale, sono sempre assai più basse rispetto alla media dei paesi europei: tra i 27 paesi dell’Ue, l’Italia è al 22° posto per le spese in favore dei disabili, al 24° per le spese in favore della disoccupazione, al 25° per la famiglia e siamo gli ultimi d’Europa (ossia 27° su 27) per quanto riguarda la spesa per l’edilizia sociale e per la lotta all’esclusione. Siamo in fondo alla classifica anche per quanto riguarda l’andamento globale della spesa annua. Tra il 2008 e il 2009, la spesa sociale a prezzi costanti è aumentata del 2,6% nella media Ue, del 3,3% in Olanda, del 4,2% in Spagna, del 7% in Irlanda. Nello stesso periodo, in Italia la spesa sociale è aumentata dell’1,5%. (Carlo Caldarini).
Approfondimenti: http://epp.eurostat.ec.europa.eu/cache/ITY_OFFPUB/KS-SF-12-014/EN/KS-SF-12-014-EN.PDF

Da “Quotidiano Sanità”: www.quotidianosanita.it/
Quotidiano sanità è un quotidiano on-line di informazione sanitaria. Studi, Analisi, Notizie da Governo e Parlamento, Regioni e Asl, su Lavoro e Professioni, Scienza e Farmaci. L’iscrizione alla newsletter è gratuita.
Dalla Newsletter n. 219, dell’8 marzo 2012.
Intramoenia. La proposta di Balduzzi illustrata alla Camera.
Ieri il ministro della Salute, Renato Balduzzi, ai componenti della Commissione Affari Sociali della Camera, ha annunciato l’imminente presentazione di una sua proposta in materia di attività libero-professionale dei medici. Non è escluso un decreto legge.
http://www.quotidianosanita.it/governo-e-parlamento/articolo.php?articolo_id=7839

Dalla Newsletter n. 220, del 9 marzo 2012.
Welfare. In Lombardia sarà il paziente a pagare i servizi. Con i voucher della Regione.
La riforma messa in cantiere dal Pirellone, secondo le intenzioni, porterà maggiore competizione tra gli operatori, più autonomia e libertà di scelta dei cittadini e riduzione della disomogeneità e discrezionalità nell’accesso ai servizi. Ad aprile potrebbe partire la sperimentazione su singoli settori.
http://www.quotidianosanita.it/regioni-e-asl/articolo.php?articolo_id=7829

Dalla Newsletter n. 221, del 12 marzo 2012.
Dalla SIQuAS le ricette per migliorare l’integrazione socio-sanitaria.
Sarà presentata a Roma il 16 marzo in una consensus conference la nuova raccomandazione della Società italiana per la Qualità nell’Assistenza Sanitaria su “La qualità nell’integrazione tra sanità e sociale”. Integrazione, programmazione, monitoraggio e appropriatezza i capisaldi. 12 MAR - Più integrazione, più efficienza e più appropriatezza queste le direttrici principali su cui dal 2009 ad oggi ha operato il Gruppo di Lavoro Nazionale di soci SIQuAS e di esperti di enti e organizzazioni terze sul tema dell’integrazione socio sanitaria. E il prossimo 16 marzo, a Roma, presso l’Aula A1-A2 del Dipartimento Maxillo Facciale del Policlinico ‘Umberto I’ dell’Università ‘Sapienza’ di Roma in via Caserta 6, si terrà la presentazione della nuova Raccomandazione su “La qualità nell’integrazione tra sanità e sociale”. Il tema unificante del percorso sarà: Programmare servizi socio-sanitari professionali, efficaci e appropriati. Secondo la SIQuAS per potenziare il nostro sistema assistenziale socio-sanitario è necessario, partire da una analisi dei bisogni di salute dei cittadini su cui programmare le risposte dei SSR a livello dei servizi socio sanitari e socio assistenziali in termini di appropriatezza, efficacia e efficienza delle cure e delle prestazioni erogate, recuperando i grandi margini di non appropriatezza esistenti. Secondo gli esperti infatti si impone oggi, sempre di più, una riflessione su come sviluppare un percorso di deospedalizzazione e una crescita delle reti territoriali e di cure primarie, nonché lo sviluppo di processi di garanzia della continuità delle cure e di presa in carico dei pazienti, congiuntamente al tema delle reti per patologie e della loro integrazione verticale e orizzontale, su come riorganizzare la presenza della sanità nei territori e su come integrarla con altre presenze assistenziali in logiche sempre più di collaborazione, condivisione e di network. Per questa ragione occorre affrontare il tema dell’uso razionale delle risorse disponibili in un contesto non facile di difesa del ruolo del carattere pubblico e universalista dei SSR, prefigurando e sperimentando nuovi modelli organizzativi e gestionali che garantiscano la sostenibilità dei sistemi sanitari regionali e la difesa dei LEA in tutto il Paese. Fino ad oggi rileva la SIQUAS i modelli gestionali, di sicurezza e qualità si sono sviluppati principalmente nell’area dell’assistenza e cura dei pazienti acuti in quanto la realtà degli ospedali era ed è di più facile parametrizzazione, mentre la realtà delle reti territoriali, essendo oggettivamente dispersa nei territori, è sempre stata più difficilmente monitorata e valutata. È per questa ragione che lo sviluppo del ruolo dei servizi socio sanitari e socio assistenziali richiede di affrontare in modo sistematico il tema del loro monitoraggio, della loro valutazione in termini di appropriatezza, efficacia ed efficienza, nonché di sicurezza e qualità.

Dalla Newsletter n. 222, del 13 marzo 2012.
Corte dei conti. Debiti sanità a quota 35 miliardi.
Ammonta a tanto la quota di debiti verso i fornitori di Asl e ospedali del Ssn, pari al 67% dell’intera massa debitoria. Lo ha sottolineato il presidente Giampaolino alla Commissione Bilancio della Camera. La metà dell’importo riferita alle regioni sottoposte a Piano di rientro dai disavanzi sanitari.
http://www.quotidianosanita.it/regioni-e-asl/articolo.php?articolo_id=7907

Dalla Newsletter n. 223, del 14 marzo 2012.
Scandalo intramoenia. Irregolarità nel 50% dei casi controllati. Ecco il rapporto dei Nas.
400 ispezioni tra ospedali e strutture private, 704 posizioni mediche valutate, 356 medici denunciati. Danni per 4 milioni. Questi i numeri dell’operazione dei Nas denominata “Tra le mura” illustrata dal generale Piccinno ai senatori della Commissione parlamentare d’inchiesta sul Ssn.
http://www.quotidianosanita.it/governo-e-parlamento/articolo.php?articolo_id=7920

Mobilità sanitaria. La Lombardia vanta i maggiori crediti, maglia nera alla Campania.
Il dato fa riferimento alle tabelle sui saldi di mobilità interregionale per il riparto delle risorse per il 2012. La Lombardia vanta i crediti più consistenti per prestazioni offerte a cittadini di altre Regioni (768 mln), la Campania fa registrare il dato peggiore con il suo saldo negativo di -298 mln.
http://www.quotidianosanita.it/studi-e-analisi/articolo.php?articolo_id=7932

Newsletter del “Centro Maderna” www.centromaderna.it
Indice della Newsletter del 15.03.12. Badanti: dalla Provincia di Milano un Dvd alle famiglie e consulenza on-line (www.badanteinfamiglia.it). Seconda indagine nazionale sulla condizione sociale degli anziani. Germania: ricerca sugli immigrati diventati anziani. L'impatto sul consumo di alcol negli anziani, uno studio americano. Dossier della non autosufficienza.
Seconda indagine nazionale sulla condizione sociale degli anziani. (Centro Maderna)
L'Auser Nazionale ha presentato a Roma la “II Indagine nazionale sulla condizione sociale degli anziani”. L'indagine mostra il sensibile peggioramento delle condizioni sociali ed economiche degli anziani nel nostro Paese e l'aumento di fenomeni di esclusione sociale. "Gli anziani, insieme alle donne ed ai giovani sono fra le categorie di cittadini che più di altri stanno soffrendo gli effetti della crisi e delle manovre economiche, ha detto il presidente nazionale Auser Michele Mangano. Il potere d'acquisto delle loro pensioni si è ridotto del 30% negli ultimi anni con la conseguenza di una drastica riduzione dei consumi, difficoltà se non impossibilità ad affrontare le spese impreviste, e tante rinunce purtroppo spesso legate alla tutela della propria salute ed alla prevenzione. Emerge, inoltre, la necessità di una maggiore tutela della popolazione anziana, che si trova sempre più costretta a ricorrere a forme di aiuto informale, non potendo beneficiare di adeguate politiche pubbliche.

Dossier della non autosufficienza. (Centro Maderna)
Ammonta complessivamente a quasi 30 miliardi di euro la spesa pubblica, stimata per il 2010 dal Ministero dell'Economia, per assistere i circa 4,1 milioni di italiani disabili e non autosufficienti. È quanto emerge da un dossier di “Quotidiano Sanità” dedicato alla non autosufficienza in Italia e realizzato raccogliendo dati da diverse fonti. Quasi 30 miliardi di euro, spiega il dossier, rappresentano una cifra importante ma - e su questo concordano i rapporti del Governo (Rapporto del Welfare 2011) e delle associazioni - è spesa male e soprattutto mal distribuita. Nel 2009 sono stati ospiti di strutture residenziali l’1,9% degli anziani. La Lombardia ha 65 mila posti letto, quasi un terzo dei 201 mila presenti in tutta Italia. Ha anche 14 mila dei circa 45 mila posti in strutture semiresidenziali, quindi anche in questo caso quasi un terzo del totale nazionale. Artrosi e artrite sono le patologie croniche più diffuse tra gli anziani con più di 65 anni. Al secondo posto l’ipertensione arteriosa.

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