Sprint federalista, arretra la solidarietà

fonte: Dal “Sole 24 ore Sanità” n. 15, del 15-21 aprile 2008


Negli ultimi anni l’Italia ha sperimentato una forte spinta al decentramento politico-istituzionale, con l’attribuzione al sistema delle autonomie regionali e locali di competenze e responsabilità, con l’obiettivo di migliorare l’efficienza del sistema produttivo e di accrescere il tasso di democrazia del nostro ordinamento. Anche se può avere effetti positivi, la trasformazione in senso federale di uno stato unitario e accentrato implica una serie di rischi, tra cui il venir meno sia dell’impegno solidaristico nei confronti delle aree svantaggiate, sia degli obiettivi di riequilibrio della finanza pubblica. Se si considerano gli effetti prodotti dall’aumento dei poteri delle regioni in sanità, si può verificare che, mentre nel corso degli anni ‘90 la spesa sanitaria pubblica ha registrato un significativo ridimensionamento, a partire dal 2000, a seguito del trasferimento alle regioni di molte competenze e responsabilità, ha ricominciato a correre a ritmo sostenuto, fino ad assorbire nel 2006 il 6,7% del Pil. Negli ultimi 7 anni l’incremento medio annuo della spesa sanitaria ha superato di oltre 5 punti percentuali il tasso di inflazione programmata. Alla luce delle difficoltà registrate nel contenimento della spesa, alcune istituzioni internazionali e centri di ricerca hanno sollevato seri dubbi sulla validità del processo federalista in campo sanitario. Il rischio paventato è che la completa devoluzione dei poteri alle regioni finisca per accentuare gli squilibri finanziari del settore, inasprendo la conflittualità tra i diversi livelli di governo e determinando forti sperequazioni territoriali nell’erogazione delle prestazioni assistenziali. L’attribuzione alle regioni della competenza esclusiva in materia sanitaria e il definitivo abbandono del criterio della spesa storica nella ripartizione dei fondi finirebbe per penalizzare nettamente il Sud. Se si considerano i Paesi più sviluppati, in genere i sistemi centralizzati assorbono un minor volume di risorse ed assicurano una migliore tutela della salute rispetto a quelli decentrati, il cui punto debole è rappresentato proprio dalla disomogeneità e duplicazione delle prestazioni. Il fatto di preservare le prerogative della amministrazioni centrali non si giustifica solo per motivi di ordine equitativo, ma anche per ragioni di carattere economico.

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