Block Notes n. 10, maggio 2009

Dipartimento Welfare e nuovi diritti della Cgil Lombardia
A cura di E. Lattuada, G. Roversi e M. Vespa

In questo numero:

1. Dalle Agenzie di stampa regionali
Una grande vittoria della FP CGIL Lombardia: 669 nuovi medici di famiglia
Anziani, Boscagli: più Rsa e cure domiciliari

Sanità, 665 medici di famiglia in più
Famiglia. Boscagli: vantaggi con federalismo fiscale
Invalidità civile: che la richiesta sia gratuita
Santa Rita, regole e controlli sotto accusa

2. Dalle Agenzie di stampa nazionali
Incontro CGIL CISL UIL - Commissione Salute della Conferenza delle Regioni
Fondo per le politiche della famiglia: ripartizione per il 2009
Sanità: botta e risposta Franceschini – Sacconi
Firmato contratto comparto sanità
La famiglia e il federalismo fiscale
Contratto sanità: Brunetta contesta lo 0,8% in più
Nuovo Patto Salute: il Sole intervista Formigoni
Investire negli ospedali del futuro: il rapporto dell’Oms Europa
Le ricadute economiche delle malattie croniche
Un Libro bianco per un nuovo modello di welfare

3. Links
la voce.info
Fondazione Civicum http://blog.civicum.it

Dalle agenzie di stampa regionali.

Dalla Funzione Pubblica Cgil Lombardia
Comunicato stampa del 5 maggio 2009 “Una grande vittoria della FP CGIL Lombardia: 669 nuovi medici di famiglia nella Regione Lombardia”, di Vincenzo Moriello Segretario Generale FP CGIL, Tommaso Terrana Segretario regionale FP CGIL Medici e Antonio Sabato Coordinatore regionale FP CGIL Medici CA della Lombardia
Grazie all’iniziativa della FP CGIL Lombardia e della FP CGIL Medici Lombardia, più medici di famiglia per i cittadini lombardi. Saranno 669 i medici di famiglia in più a disposizione sul nostro territorio, per soddisfare le richieste di salute dei cittadini. La maggior disponibilità di medici di base consentirà: una più ampia possibilità di scelta, una migliore assistenza sanitaria, un migliore servizio nel suo complesso. I nuovi ambiti territoriali carenti di assistenza primaria, rilevati nel 1° e 2° semestre e calcolati sulla base del rapporto 1 medico ogni 1000 cittadini, saranno pubblicati domani sul Bollettino Ufficiale della Regione Lombardia (BURL). Tutto questo perché la maggior parte delle Asl ha adottato il rapporto medici/cittadini di 1/1000 (o comunque inferiore al rapporto 1/1300 precedentemente stabilito dalla Regione insieme alle organizzazioni sindacali autonome dei medici di base), così come ha sempre sostenuto la FP CGIL Lombardia, sia al tavolo delle trattative, sia in sede di ricorso al Tar, ottenendo da quest’ultimo una sentenza favorevole. Il successo della nostra azione sindacale ha anche un importante riflesso occupazionale, perché permette a tanti medici della Continuità assistenziale (CA), da anni in attesa nella graduatoria regionale, di accedere alla funzione di medico di famiglia. Nel quadro generale che ci vede ampiamente soddisfatti, un piccolo neo è rappresentato dalla scelta delle Asl di Milano, Como e Lodi che, disattendendo le numerose sentenze dei TAR di tutta Italia e del Consiglio di Stato, hanno deciso di non modificare l’assetto sanitario del loro territorio. Una decisione grave, che ci vedrà ancora una volta in prima linea con un’azione decisa di contrasto, con modalità operative che renderemo note quanto prima.

Da “Lombardia notizie”, Notiziario della giunta regionale del 4 maggio 2009
Anziani, Boscagli: più Rsa e cure domiciliari.
“Nel dibattito politico italiano c’è ancora una scarsa percezione della centralità del tema dell’invecchiamento e dei cambiamenti che questo comporta nella gestione sanitaria e socio-sanitaria”. Lo ha affermato l’assessore alla Famiglia e Solidarietà sociale, Giulio Boscagli, nel suo intervento al convegno “Assistenza Sanitaria a Domicilio e sul Territorio: nuovi modelli organizzativi e percorsi di formazione specifici”, promosso dal Dipartimento di Scienze Chirurgiche dell’Università degli Studi di Milano e dalla Fondazione Maddalena Grassi. “Regione Lombardia - ha continuato l’assessore Boscagli – ha deciso di intervenire su due fronti: da una parte la riorganizzazione delle strutture per anziani (proprio il mese scorso abbiamo riaperto l’accreditamento dei posti letto nelle Residenze sanitarie assistenziali - Rsa); dall’altra il potenziamento delle cure domiciliari attraverso i voucher e i ‘buoni’, strumenti ancora sottoutilizzati, che sono una risposta concreta al bisogno di assistenza dei nostri anziani”. L’assessore Boscagli ha poi ricordato l’importanza della formazione del personale specializzato nelle cure domiciliari: “Regione Lombardia è impegnata da anni - ha concluso l’assessore - nel sostenere specifici corsi di formazione. Serve, però, una sempre maggiore collaborazione tra l’istituzione regionale e le Università per compiere un reale salto di qualità, investendo sulla creazione di figure professionali che accompagnino le famiglie nell’assistenza degli anziani e dei pazienti con gravi disabilità”.

Da “Lombardia notizie”, Notiziario della giunta regionale del 7 maggio 2009
Sanità, 665 medici di famiglia in più.
Entreranno in servizio nei prossimi mesi 665 nuovi medici di famiglia in Lombardia. Sul Bollettino ufficiale della Regione è stato pubblicato ieri il bando che prevede l’assunzione dei professionisti nelle diverse Asl. La decisione di incrementare il numero dei medici di medicina generale fa seguito ad un Accordo Collettivo Nazionale per la medicina generale che prevede un rapporto ottimale di 1 medico ogni 1.000 abitanti e che dà allo stesso tempo la possibilità alle Regioni di stabilire, a seconda delle esigenze, un diverso rapporto, comunque non superiore a 1 medico ogni 1.300 abitanti. Regione Lombardia, nei mesi scorsi, ha firmato con le organizzazioni sindacali una pre-intesa, in cui veniva fissato a 1/1.000 il rapporto ottimale medico/abitanti, precisando allo stesso tempo che ciascuna Asl poteva prevedere deroghe rispetto a questo rapporto in base alle caratteristiche geografiche del territorio e alla specifica situazione socio-sanitaria. Una volta ricevute le valutazioni dalle Asl, la Regione ha dunque stabilito di assumere 665 nuovi medici di famiglia, che andranno a lavorare prevalentemente in quello province più “svantaggiate” da un punto di vista geografico (come Bergamo, Brescia, Sondrio e Varese), dove c’è una elevata concentrazione di zone montane. “È un segnale importante di attenzione - commenta il presidente della Regione Lombardia, Roberto Formigoni - per i cittadini soprattutto delle zone più disagiate del territorio, come quelle montane, il che conferma la caratteristica prima della nostra politica, che mette al centro la persona”. “Una delle linee d’azione più importanti della nostra politica sanitaria - aggiunge l’assessore alla Sanità, Luciano Bresciani - è lo sviluppo della medicina sul territorio, cioè portare le cure più vicine ai cittadini. Il provvedimento con cui vengono reclutati i nuovi medici di medicina generale va esattamente in questo senso e contribuirà sicuramente a migliorare ulteriormente la qualità del nostro sistema”. Questi i numeri dei medici che verranno assunti nelle diverse Asl: Bergamo 80, Brescia 114, Como 9, Cremona 25, Lecco 15, Lodi 6, Mantova 9, Milano 33, Milano 1: 9, Milano 2: 21, Monza 7, Pavia 78, Sondrio 100, Varese 151, Vallecamonica 8, per un totale di 665.

Da “Lombardia notizie”, Notiziario della giunta regionale del 9 maggio 2009
Famiglia. Boscagli: vantaggi con federalismo fiscale.
“Tra pochi giorni cominceremo ad assegnare il buono di 1.500 euro alle famiglie lombarde numerose e con un reddito basso. Nonostante il ricorso dei sindacati al TAR, che però non ha sospeso il provvedimento, abbiamo deciso ugualmente di dar corso all’assegnazione. Abbiamo anzi in mente di coordinare le iniziative che molti Comuni e Province della Lombardia stanno prendendo in questo campo per determinare condizioni omogenee su tutto il territorio”. Lo ha affermato l’assessore regionale alla Famiglia e Solidarietà sociale Giulio Boscagli intervenendo al convegno “Famiglia e federalismo fiscale” che si è tenuto questa mattina a Milano. Il convegno è stato organizzato dal Forum delle associazioni familiari, in collaborazione con la Regione Lombardia, per discutere delle possibilità che il nuovo disegno di legge sul federalismo fiscale apre, sia a livello regionale che locale, al riconoscimento dei carichi familiari. “So bene che interventi come quello del “buono” sono interventi limitati rispetto ai bisogni complessivi delle famiglie. Fino ad oggi però, se volevamo intervenire alleggerendo le imposizioni fiscali alle famiglie, avevamo le mani legate. Ora spero che si apra una fase nuova; noi siamo pronti ad utilizzare tutti gli spazi possibili”. Le possibilità che il nuovo disegno di legge apre sono state illustrate poi da Luca Antonini, docente di diritto costituzionale all’Università di Padova. “Questa legge - ha detto - prevede da parte della nuova fiscalità regionale e locale l’obbligo di valorizzare la sussidiarietà orizzontale, principio che va innanzitutto a favore della famiglia, prima cellula di sussidiarietà”.

Da “Novità Settegiorni PD”, notiziario del gruppo PD nel Consiglio regionale lombardo.
E’ uscito il n. 55 dell’8 maggio 2009.
Invalidità civile: che la richiesta sia gratuita.
Secondo i dati forniti dal Rapporto redatto dall’Assessorato alla Famiglia e Solidarietà Sociale della Lombardia, sarebbe sempre più consistente il numero di cittadini che chiede il riconoscimento dell’invalidità civile. In particolare, su un campione di 163.052 ultra65enni, sono stati 95.675 i riconoscimenti nel 2007, ossia il 62% del totale. Per avviare il procedimento di certificazione per invalidità presso gli ambulatori dei medici di base occorrono 60 euro, dal momento che la certificazione necessaria per la presentazione della domanda non rientra tra quelle obbligatorie previste dall’Accordo Nazionale con le organizzazioni di riferimento. In questo momento di particolare difficoltà economica per i richiedenti, spesso anziani in condizione di indigenza, il costo per avviare la procedura risulta di non facile sostenibilità, se sommato con tutte le ulteriori spese che l’invalidità costringe poi ad affrontare. Per questo Maria Grazia Fabrizio ha appena firmato un’interrogazione per chiedere all’Assessore alla Sanità di raggiungere un accordo regionale per l’inserimento di questa certificazione, in analogia ad altri certificati, tra quelle gratuite per i cittadini. “Si faccia carico Regione Lombardia del problema. Nell’Accordo contrattuale tra Regione e medici di base - conclude - rientri anche questa certificazione, come le altre”.

E’ uscito il n. 56 del 15 maggio 2009.
Santa Rita, regole e controlli sotto accusa.
Il caso della clinica Santa Rita di Milano è uno dei più eclatanti episodi di malasanità che sfocia nell’orrore, dove i medici indagati sono accusati di 5 omicidi e 90 casi di lesioni gravissime, tra cui asportazioni non necessarie di organi ed interventi effettuati senza il consenso dei pazienti. Tra le accuse anche l’omicidio aggravato dalla crudeltà: anziani in condizioni di forte debilitazione, operati nonostante non fosse necessario. Sugli ultimi risvolti giudiziari relativi al caso è intervenuta Ardemia Oriani. “Ciò che sta emergendo sulla Clinica Santa Rita - ha dichiarato - è di estrema gravità. Il disinteresse per la salute e la vita dei pazienti dimostrato dalle persone sotto inchiesta fa emergere un serio problema di etica professionale e di deontologia medica, da cui non può essere esclusa la responsabilità della proprietà. Soprattutto, il caso Santa Rita mette in risalto due questioni che la Regione non ha voluto affrontare. La prima è quella della remunerazione dei medici nella sanità privata accreditata, legata in modo consistente al numero e al tipo di interventi eseguiti. La seconda è il sistema dei controlli, inefficace nell’appurare l’appropriatezza degli intereventi eseguiti e quindi nell’evitare il verificarsi di episodi anche molto gravi. Da tempo sosteniamo la necessità di cambiare le regole del sistema sanitario in Lombardia. Le recenti modifiche delle modalità di controllo e di accreditamento operate dalla Regione sono in realtà poco più di un make-up di quanto già esisteva, ben lontane dai cambiamenti radicali di cui il sistema sanitario lombardo ha bisogno”.

Dalle Agenzie di stampa nazionali.

Dalla Cgil nazionale, Dipartimento welfare: www.cgil.it
13.05.09 Incontro CGIL CISL UIL - Commissione Salute della Conferenza delle Regioni
Si è svolto il 13 maggio 2009 l’incontro tra la Commissione Salute della Conferenza delle Regioni e CGIL CISL UIL. Erano presenti per le Regioni gli Assessori regionali alla Salute Enrico Rossi (coordinatore della Commissione), Eleonora Artesio, Giovanni Bissoni e Luciano Bresciani. Sono stati affrontati i seguenti argomenti: Iniziativa delle Regioni sulle Droghe, Patto della Salute 2010/2012, Livelli Essenziali di Assistenza Sanitaria. Scarica il report completo dell’incontro.
http://www.cgil.it/tematiche/Documento.aspx?ARG=WELF&TAB=0&ID=11735

Dalla Newsletter di “Governo italiano.it”, n. 16 del 28 aprile 2009
Fondo per le politiche della famiglia: ripartizione per il 2009
25 milioni di euro per il Fondo di garanzia per i nuovi nati da spendere nel 2009 e 100 milioni di euro per il piano straordinario dei servizi socio-educativi che verranno gestiti dalle regioni. Lo prevede il decreto di ripartizione del Fondo per le politiche della famiglia a firma del sottosegretario Giovanardi e pubblicato sulla Gazzetta ufficiale del 2 maggio scorso. Il fondo, istituito presso la Presidenza del Consiglio dei Ministri con Decreto Legge 4 luglio 2006, n. 223 e convertito con modificazioni dalla Legge 4 agosto 2006, n. 248, al fine di promuovere e realizzare interventi per la tutela della famiglia in tutte le sue componenti e le sue problematiche generazionali, per l’anno 2009 ammonta complessivamente a circa 187 milioni di euro. Le risorse afferenti al fondo sono così ripartite: € 86,571 milioni per interventi relativi a compiti ed attività di competenza statale, € 100 milioni per interventi relativi a compiti ed attività di competenza regionale. In particolare, sono destinati: 2,5 milioni di euro al finanziamento dell’Osservatorio nazionale sulla famiglia, organismo di supporto tecnico-scientifico per l’elaborazione delle politiche nazionali, regionali e locali per la famiglia; 3 milioni di euro all’elaborazione del Piano nazionale per la famiglia, che costituisce il quadro conoscitivo, promozionale e orientativo degli interventi relativi all’attuazione dei diritti della famiglia; 3 milioni di euro alla realizzazione della Conferenza nazionale della famiglia, che per legge viene organizzata a cadenza biennale; 1,5 milioni di euro al sostegno dell’attività dell’Osservatorio nazionale per l’infanzia e del Centro nazionale di documentazione e di analisi per l’infanzia, che rappresenta uno degli strumenti più importanti del Governo italiano, del Parlamento, delle regioni e degli enti locali per promuovere l’informazione, la conoscenza, l’innovazione e il sostegno delle politiche d’intervento per i cittadini più piccoli; 25 milioni di euro al sostegno delle adozioni internazionali; 15 milioni di euro al finanziamento delle iniziative di conciliazione del tempo di vita e del tempo di lavoro; 25 milioni di euro all’alimentazione del Fondo di credito per i nuovi nati, istituito con l’obiettivo di favorire l’accesso al credito delle famiglie con un figlio nato o adottato nell’anno in corso, attraverso il rilascio di garanzie dirette, anche fidejussorie, alle banche e agli intermediari finanziari; 11,571 milioni di euro per la promozione di iniziative di interesse nazionale o a carattere sperimentale in materie inerenti alle politiche familiari. Confermati i 100 milioni di euro destinati all’attuazione di un piano straordinario di intervento per lo sviluppo del sistema territoriale dei servizi socio-educativi, stanziati nell’Intesa raggiunta in Conferenza Unificata il 26 settembre 2007, avente ad oggetto, in base a quanto previsto dall’art. 1, comma 1259 della legge 27 dicembre 2006, n. 296, il riparto di tale somma per ciascuno degli anni 2007, 2008 e 2009. Una quota non superiore al 3% degli importi riservati allo Stato è destinata alle attività strumentali necessarie per l’efficace realizzazione delle iniziative relative alle attività di comunicazione istituzionale, alle attività di studio e ricerca ed a quelle di supporto specialistico e di valutazione tecnica, quando non siano disponibili presso il Dipartimento per le politiche della famiglia adeguate professionalità.

Dalla Conferenza delle Regioni: http://www.regioni.it/newsletter
Newsletter Regioni.it n. 1367 del 13 maggio 2009.
Sanità: botta e risposta Franceschini – Sacconi.
Si anima il dibattito in Parlamento sul futuro della politica sanitaria nel nostro Paese. A rilanciare il tema è stato il Pd, pronto a fare una dura battaglia contro il Governo per evitare il rischio di uno smantellamento del servizio pubblico sanitario e la sua privatizzazione. Dario Franceschini, in conferenza stampa, ha evidenziato tutti i tagli apportati dal governo alla sanità, 13 miliardi, e sottolineato l’importanza di “difendere quello che è un diritto sancito dalla Costituzione e che è stato frutto di una conquista che va difesa perché non si tratta di qualcosa di irreversibile”. Mentre il governo Berlusconi mira “silenziosamente a privatizzare la sanità”. Del resto, spiega il segretario del Pd, “basta leggere il libro bianco di Sacconi, dove non si parla più di integrazione giusta tra pubblico e privato, bensì si fa riferimento al sistema sanitario privato come ‘pilastro’, e contemporaneamente si riduce quello pubblico”. Per Franceschini “il primo impegno forte del Pd, la prima delle nostre battaglie sarà la difesa del SSN, dove vanno combattuti gli sprechi, ma ne va migliorata la qualità e l’efficienza, a partire dalla modernizzazione delle strutture pubbliche e degli ospedali”. La preoccupazione che muove il Pd è che “i tagli del governo non sono teorici, hanno tagliato 6 miliardi in investimenti e 7 per i Lea, il che ha un impatto diretto nel rapporto tra cittadino e sanità”. In particolare, Franceschini cita la legge sulle cure palliative: “Il governo fa grandi annunci in conferenza stampa, ma poi la legge che approderà in Parlamento non ha copertura e si rivela solo un’altra operazione di immagine”. Dura la replica del Ministro del welfare e della sanità, Maurizio Sacconi: “Franceschini difende le Regioni inefficienti, la sanità che non funziona e costa di più”. Sacconi si è detto “allibito dall’impudenza di Franceschini”, parlando a margine di una audizione al Senato sul Libro bianco. “Dal punto di vista delle politica della Salute - ha spiegato Sacconi – evidentemente Franceschini porta il Pd a difendere le Regioni inefficienti perché noi siamo impegnati soltanto affinchè le Regioni inefficienti come Calabria e Campania, realizzino i necessari aggiustamenti, altrimenti devono essere commissariate entro il 15 giugno”. Sacconi ha poi rivendicato che questo governo non ha fatto assolutamente tagli sulla Sanità: “i numeri sono numeri – ha aggiunto - e non sono opinabili. Noi abbiamo aumentato quanto il governo Prodi aveva stabilito per il 2009, aggiungendo le risorse per evitare il ricorso ai ticket per la diagnostica e la specialistica. In più abbiamo finanziato un miliardo di euro per la nuova convenzione con i medici di Medicina generale che è alla firma”. E ancora per il 2010-2011 il titolare del dicastero ha fatto notare che il governo ha introdotto un incremento di quasi 5 miliardi di euro: “sono soldi in più. Il problema che si pone - ha continuato Sacconi - è tutto nella inefficiente sanità di una parte del Mezzogiorno che deve azzerare il disavanzo entro il 15 giugno anche grazie ai fondi aggiuntivi, fondi che - ha concluso - non potranno essere più riconosciuti a queste gestioni se non dopo il commissariamento”.

Newsletter Regioni.it n. 1368 del 14 maggio 2009.
Firmato contratto comparto sanità. Errani: risultato positivo. Colozzi: ora basta ritardi.
72euro in più sullo stipendio di 600mila lavoratori della sanità. E’ una delle novità previste dall’ipotesi di accordo per il rinnovo del contratto nazionale di lavoro per il comparto della sanità pubblica firmato questa notte dai rappresentanti dei tre sindacati confederali, Fp Cgil, Cisl Fp e Uil Fp. In particolare l’accordo, che riguarda il biennio economico 2008-2009 e coinvolge 600 mila lavoratori della sanità, prevede un aumento retributivo medio mensile di circa 72 euro pro-capite, cui si aggiungono 20 euro medi di risorse aggiuntive regionali per premiare la produttività. Questi ultimi sono ottenuti dalla possibilità di un incremento ulteriore dello 0,8% per i fondi della contrattazione aziendale con risorse delle Regioni da destinare però rigidamente ai premi meritati, senza distribuzioni “a pioggia” uguali per tutti. Gli aumenti sono quelli stabiliti per tutto il pubblico impiego, cioè il 3,2% rispetto al monte salari 2007 (circa 698 milioni) che però, visto il ritardo con cui si firma il contratto, potrà essere assegnato tutto allo stipendio tabellare e non ai vari trattamenti accessori. Lo 0,8% che le Regioni aggiungeranno potrà essere stanziato solo da quelle senza debiti. Quindi ne sono fuori Lazio, Campania, Abruzzo, Molise e Sicilia, e presto anche la Calabria. Ma le novità del contratto non sono solo sul fronte retributivo. Nella parte normativa, circa la questione della mobilità interaziendale, è stata decisa la possibilità di mobilità entro 25 km al massimo e senza diretta discrezionalità dell’azienda, ma secondo una programmazione concordata con le organizzazioni dei lavoratori. L’accordo vede anche una scelta sul tema del lavoro precario in rapporto all’esigenza di assicurare i livelli essenziali di assistenza, decidendo anno per anno anche le modalità per la loro eventuale stabilizzazione: dunque niente licenziamenti. Infine è stata decisa l’intangibilità delle retribuzioni in caso di assenza “per donazione di midollo osseo, assistenza all’handicap, prevenzione e screening oncologico e per le attività di volontariato” e la possibilità di aumentare, in sede locale, il valore del buono pasto. Soddisfatti i sindacati, che dovranno sottoporre l’accordo a consultazione certificata fra i lavoratori. “E’ un risultato importante. Sono stati riconosciuti miglioramenti retributivi che permettono di recuperare potere d’acquisto dei salari e possibilità per le Regioni di utilizzare proprie risorse per il miglioramento dei servizi - il Presidente della Conferenza delle Regioni, Vasco Errani, commenta così l’accordo. - Esprimo soddisfazione per la sottoscrizione del contratto nazionale dei lavoratori del comparto sanità. Si tratta di un importante risultato: oltre a riconoscere agli operatori i miglioramenti retributivi che consentono di recuperare il potere d’acquisito dei salari, permette alle Regioni, nel rispetto dei patti per la salute siglati con il Governo, di utilizzare proprie risorse per incentivare i lavoratori impegnati in progetti e programmi di miglioramento dei servizi. Il contratto ha inoltre potenziato il livello di coordinamento regionale in materia contrattuale. Ciò significa che, a livello regionale, potranno essere trattate le problematiche relative al lavoro precario in connessione con l’erogazione dei LEA, alle prestazioni aggiuntive del personale sanitario e alla mobilità degli operatori, per la quale, peraltro, lo stesso contratto nazionale ha previsto una maggiore flessibilità finalizzata alla migliore organizzazione e prestazione dei servizi”. Il Presidente del Comitato di Settore delle Regioni per il comparto sanità, Romano Colozzi (assessore alle Finanze della Lombardia) in relazione all’accordo siglato per il personale del Comparto (circa 550 mila fra infermieri, tecnici, amministrativi ecc..) aveva auspicato che il percorso contrattuale si chiudesse entro il mese di maggio. “Esprimo quindi – ha detto Colozzi - la mia piena soddisfazione per l’intesa raggiunta fra Aran, Regioni e Organizzazioni Sindacali. Ho già convocato il Comitato di settore per mercoledì 20 maggio alle 17.30 per il via libera definitivo - aggiunge l’assessore Colozzi - e auspico che anche il Governo possa formulare i pareri di sua competenza in modo rapido per fare in modo che già dal mese di luglio i dipendenti possano trovarsi in busta paga gli aumenti previsti. Sono sicuro - conclude Colozzi - che, sulla base dell’impegno assunto dal Ministro Renato Brunetta per velocizzare le procedure della contrattazione pubblica, questo sia l’ultimo accordo la cui entrata in vigore avviene con un ritardo di 17 mesi e, di fatto, a sette mesi dalla sua scadenza”.

Regioni.it n. 1369 del 15 maggio 2009.
La famiglia e il federalismo fiscale.
C’è la crisi e le risorse scarseggiano: anche la svolta sulle politiche familiari - con l’introduzione di nuovi sostegni e di una fiscalità premiale - può attendere. È rimandato quindi, per ora, l’atteso quoziente familiare ed ogni altra riforma che possa interessare il fisco delle famiglie. Lo hanno detto a chiare lettere, nella Giornata internazionale della famiglia, due sottosegretari che direttamente o indirettamente si occupano delle famiglie italiane, Carlo Giovanardi e Eugenia Roccella. Ad un convegno sulla famiglia e la fiscalità organizzato a Roma dal Forum delle associazioni familiari, dove è intervenuto il presidente del Senato Renato Schifani, che sollecita la politica ad interventi per la promozione di prestazioni che favoriscano la natalità, per rendere le adozioni più facili, nonché per sostenere le donne nel doppio ruolo di madre e lavoratrice, il governo che pure dà sostegno ai nuclei non prende impegni. Soprattutto sul quoziente familiare, cavallo di battaglia delle richieste ai diversi Esecutivi negli anni da parte del Forum. Ed un motivo c’è: è la crisi economica. L’obiettivo del governo - dice Giovanardi, sottosegretario alla Presidenza del Consiglio con delega alla famiglia - resta il “quoziente familiare ma attualmente le risorse non ci sono. Mi sarebbe piaciuto dare mille euro ad ogni neonato”, ma non è stato possibile. Lui può disporre di 27-28 milioni, largamente insufficienti per il bonus bebè visto che ogni anno nascono circa 500 mila bambini. Il federalismo fiscale può essere, per Giovanardi, un’opportunità ma va garantita “un’omogeneità sul territorio nazionale”. Più circostanziato il sottosegretario al welfare Roccella: in tempo di crisi “non è il caso di introdurre modifiche sul piano fiscale per le famiglie. Gli interventi sulla famiglia restano prioritari ma nell’ambito della legislatura”. E poi: “anche se una fiscalità favorevole sarebbe auspicabile per ora non è possibile. Cercheremo - assicura - di tornare alle deduzioni nel più breve tempo possibile e poi c’è il discorso dei voucher”. Il segretario generale dell’Ugl, Renata Polverini, però non ci sta. Si guadagna un applauso dalla platea quando dice che crisi o non crisi, “la famiglia che dà così tanto al sistema welfare”, va considerata come soggetto fiscale, che il quoziente familiare va introdotto, e che la maternità deve essere a carico della fiscalità generale. Ma il Forum resta con i piedi per terra. Che manchino i soldi, commenta la vicepresidente Paola Soave, “non è una novità. Siamo consapevoli che non possono esserci risorse nell’immediato ma dal federalismo fiscale ci aspettiamo la svolta”. Per questo il Forum (che rappresenta circa 4 milioni di famiglie) chiede di sedersi al tavolo che elaborerà i decreti attuativi del federalismo fiscale. Il presidente della Conferenza delle Regioni Vasco Errani in un messaggio, ha confermato al Forum che “le istituzioni regionali e le autonomie locali sono attivamente impegnate nella realizzazione dell’intesa sancita in Conferenza Unificata nel febbraio 2008 sulle politiche per la famiglia”. Ci sono aspetti legati all’affermazione di un rinnovato modello di welfare - in taluni casi anche anticipato a livello regionale - che assumono oggi una particolare importanza. Penso, per esempio, al tema degli asili nido, dei consultori familiari, della scuola, dell’integrazione socio-sanitaria (con particolare riferimento alle badanti), del sostegno alle famiglie numerose e da ultimo al tema della casa. Programmi su cui siamo attivamente impegnati e alla luce dei quali abbiamo spesso improntato anche il confronto istituzionale con il Governo”. Per ulteriori approfondimenti: http://www.governo.it/GovernoInforma/Dossier/fondo_famiglia_2009/

Contratto sanità: Brunetta contesta lo 0,8% in più. “Il Consiglio dei ministri si riserverà un esame attento”.
Brunetta contesta gli aumenti salariali al personale del comparto sanità. Mentre avevano espresso soddisfazione per il raggiungimento dell’accordo sia il presidente della Conferenza delle Regioni, Vasco Errani, che Romano Colozzi, coordinatore della commissione affari finanziari della Conferenza delle Regioni e presidente del comitato di settore comparto sanità. “Stanotte (14 maggio, ndr) le regioni hanno chiuso il contratto della sanità con 0,8% in più di quanto indicato dalle finanze a livello centrale. Mi chiedo se è facile o difficile fare un contratto mettendoci i soldi che non ci sono”. Così il ministro della Pubblica amministrazione Renato Brunetta. “Non comprendo come l’Aran – ha successivamente aggiunto il ministro in una nota – abbia firmato il contratto della sanità con uno 0,8% di incremento in più rispetto a quanto indicato nei documenti di programmazione economico finanziaria. Ciò contravvenendo, ad una prima analisi, a quanto deliberato dal Consiglio dei ministri del 18 dicembre 2008, in occasione dell’esame dell’atto di indirizzo del comparto sanità, al quale non ha fatto seguito nessun atto integrativo. Il mio ministero e successivamente il Consiglio dei ministri si riserverà un esame attento delle disposizioni inserite nel contratto, così come è previsto dalla normativa vigente e poi sarà la Corte dei Conti a valutare la legittimità del contratto”. Una lettura particolare viene fornita dalla Cimo-Asmd, Secondo il segretario Stefano Biasioli. “Brunetta non accetta alcuna modifica al testo originario del decreto legislativo sul pubblico impiego, come richiesto invece a gran voce da Tremonti, Letta, dalle Regioni e dalle OO.SS. Mediche, CIMO incluso. Le cronache - prosegue Biasioli - dicono che Brunetta abbia minacciato di bloccare il contratto del Comparto firmato giovedì mattina e che abbia financo dichiarato di voler bloccare il conseguente avvio della trattativa contrattuale della dirigenza sanitaria. Ancora una volta il Ministro deborda dai suoi compiti. Dovrebbe favorire la conclusione dei contratti, ampiamente scaduti anche per colpa sua, e non ostacolarne la chiusura”.
link al testo del contratto: http://www.regioni.it/mhonarc/details_misc.aspx?id=28713

Regioni.it n. 1370 del 18 maggio 2009.
Nuovo Patto Salute: il Sole intervista Formigoni.
“Il problema è molto complesso: le Regioni hanno chiesto di insediare il tavolo; il ministro Fitto ha detto che sarà insediato a breve…Appuntamenti per ora non ce ne sono”. Il Sole24ORE intervista Roberto Formigoni, presidente della regione Lombardia, in merito al confronto Governo-Regioni sul nuovo Patto della Salute e quindi sui nuovi livelli essenziali di assistenza. I Lea rivisitati e corretti sostituiranno a tutti gli effetti quelli scritti nel vecchio Dpcm del 2001, ancora in vigore. Ma i nuovi Lea sono direttamente collegati alla firma del Patto sulla Salute 2010-2012, partendo dal riconoscimento dei 7 miliardi di finanziamenti finora mancanti. E Formigoni si augura che entro il prossimo settembre si chiuda l’accordo. “La partita Governo-Regioni su livelli essenziali di assistenza, costi standard e Patto sulla salute – afferma Formigoni - dovrà essere chiusa al più tardi entro settembre. Altrimenti c'e il rischio di bloccare il sistema proprio in un anno elettorale come il 2010, quando andrà avanti solo l'attività amministrativa. Sui Lea l'aspetto finanziario e essenziale: il tentativo di aggiornamento da parte del precedente governo è naufragato proprio perché la Corte dei conti ha ritenuto che non vi fosse sufficiente copertura. Ora tutto deve confluire nel nuovo Patto sulla salute”. Formigoni replica subito alle classifiche stilate nell'ambito del Progetto “Misura” di Forum P.A., che piazzano la sanità lombarda dodicesima in graduatoria.”Quelle classifiche mi hanno fatto sorridere - dice Formigoni - Qualcuno andasse a chiedere spiegazioni ai cittadini. Sia a quelli delle Regioni in deficit che dovranno sanare tra sovrattasse, Irpef e ticket lo sbilancio registrato, sia alle centinaia di migliaia che ogni anno migrano in Lombardia per farsi curare. Noi abbiamo la coscienza tranquilla: da sei anni abbiamo i bilanci in pareggio. “Il nostro è un modello valido, ma non abbiamo mai pensato di insegnare qualcosa agli altri. Proprio perché siamo in epoca di federalismo e lecito che ogni Regione segua un proprio modello. Il nostro è centrato sulla libertà di scelta del cittadino e sulla libertà di scelta del medico. E funziona. Siamo stati i primi a chiedere le valutazioni internazionali e calcoliamo sistematicamente la soddisfazione degli utenti: monitoriamo i tempi d'attesa, come è doveroso da parte di un'amministrazione che ha a che fare con 10 milioni di cittadini. Per noi quello che conta è l'efficienza del servizio”. Di più: “non è la Lombardia ad avere la quota di privato più alto: siamo solo sesti”. In merito ai costi standard, ribadisce Formigoni, “Il dibattito politico non è ancora stato avviato. Finora sono andate in giro solo "esercitazioni" che non sono certo frutto di un lavoro condiviso. Il lavoro concreto uscirà dalla commissione appena insediata, che per inciso e presieduta proprio dalla Lombardia”. Il riparto del Fondo sanitario nazionale è stato previsto ufficialmente solo fino al 2009: “Per il 2010 e per gli anni successivi c'é solo un'indicazione in Finanziaria che le Regioni hanno definito dall'inizio "insostenibile". Per non bloccare il sistema questa definizione non può essere fatta oltre settembre”.

Newsletter del “Centro Maderna” http://www.centromaderna.it
Indice della Newsletter del 4.5.2009. L’immagine degli anziani in Europa. Terapia del dolore: al via il progetto sperimentale di rete assistenziale. Promuovere un’assistenza di qualità agli anziani. La qualità nelle residenze per anziani non autosufficienti.

Da “Epicentro-Centro Nazionale di Epidemiologia, Sorveglianza e Promozione della Salute” dell’Istituto Superiore di Sanità: http://www.epicentro.iss.it/default.asp
Epicentro è uno strumento di lavoro per gli operatori di sanità pubblica, messo a punto dal Centro nazionale di epidemiologia, sorveglianza e promozione della salute (Cnesps) dell’Istituto superiore di sanità, nell’ambito del progetto per un osservatorio epidemiologico nazionale. È un portale di epidemiologia che offre aggiornamenti rapidi su differenti argomenti di salute e di strumenti, per esempio progetti che hanno funzionato in altri contesti, questionari, immagini, depliant.
Sul numero 293 di EpiCentro. Stili di vita degli adolescenti. Dopo OKkio alla Salute, parte la seconda fase del progetto “Sistema di indagini sui rischi comportamentali in età 6-17 anni”, con gli studi Hbsc e Gyts sugli stili di vita degli adolescenti. Dipendenze: indagine Espad 2007. Il 23% dei ragazzi e il 17% delle ragazze ha fatto uso di almeno una droga. È uno dei risultati del rapporto Espad, condotto su oltre 100 mila giovani compresi tra i 15 e i 16 anni di 35 Paesi europei. Investimenti ospedalieri. Nello sviluppo delle strutture sanitarie della regione europea dell’Oms si investe molto, ma in modo poco mirato. Un’indagine dell’Oms Europa esamina le conoscenze e fornisce indicazioni utili.

Investire negli ospedali del futuro: il rapporto dell’Oms Europa.
Nei Paesi della Regione europea dell’Oms, il settore ospedaliero assorbe gran parte della spesa nazionale per le cure sanitarie e nei prossimi decenni l’Europa vedrà probabilmente un ulteriore aumento dei suoi investimenti per le strutture sanitarie. I finanziamenti sono molto consistenti, ma l’assenza di indagini sui centri ospedalieri impedisce di assicurare che i capitali siano investiti al meglio. Il documento “Investing in hospitals of the future”, a cura dell’Oms Europa, raccoglie tutte le conoscenze fino ad oggi disponibili sugli investimenti nelle strutture sanitarie con l’obiettivo di incrementarne il successo. Leggi l’approfondimento:
http://www.epicentro.iss.it/temi/politiche_sanitarie/hospitalOmsUe.asp

Sul numero 294 di EpiCentro. Igea: il manuale di formazione. Per il progetto Igea, è on line il manuale di formazione rivolto agli operatori sanitari, relativo al corso “La gestione integrata del diabete: obiettivi e organizzazione”. Tutti i dettagli sul sito del progetto. Malattie croniche: l’impatto economico. Secondo un report dell’Oxford Health Alliance, le malattie croniche hanno conseguenze economiche negative sia nei Paesi sviluppati sia in quelli in via di sviluppo e riguardano tutte le classi sociali. Gli screening in Toscana. Il nono rapporto annuale sui programmi di screening regionali presenta i dati di estensione e di partecipazione al programma di screening oncologico per tumore al seno, collo dell’utero e colon retto.

Le ricadute economiche delle malattie croniche.
Le malattie croniche sono la prima causa di morte prematura e di disabilità in tutto il mondo e nei prossimi anni si prevede che il loro impatto crescerà ulteriormente, in particolare nei Paesi in via di sviluppo. Eppure, negli ultimi anni, l’attenzione dei ricercatori e degli investitori si è concentrata soprattutto su malattie trasmissibili come Hiv, malaria e tubercolosi. Secondo il rapporto dell’Oxford Health Alliance “Chronic disease: an economic perspective”, malattie cardiovascolari, diabete, disturbi respiratori e cancro hanno un impatto economico negativo sia sui Paesi sviluppati sia su quelli in via di sviluppo e dovrebbero dunque essere adeguatamente affrontati a livello nazionale e internazionale. Si tratta di una lacuna molto grave, soprattutto se si considera che fattori come l’invecchiamento della popolazione, i tassi di urbanizzazione e i nuovi stili di vita (che spesso portano a una maggiore esposizione all’ipertensione, a diete poco salutari e a un minor esercizio fisico) hanno creato le condizioni per una espansione della prevalenza delle malattie croniche. Leggi l’approfondimento:
http://www.epicentro.iss.it/temi/croniche/Oha09.asp

Sul numero 295 di EpiCentro. Alcohol prevention day 2009. Influenza da nuovo virus A/H1N1. Al 14 maggio, in Italia sono stati segnalati 9 casi di influenza A/H1N1. Sono on line: un’analisi sul potenziale pandemico del virus, una selezione e sintesi di articoli scientifici, la traduzione delle faq dell’Oms sull’uso degli antivirali e quelle generiche dell’Ecdc. L’Oms ha dichiarato il passaggio alla fase 5 dell’allerta pandemica. Leggi su EpiCentro l’aggiornamento del 14 maggio, consulta i dati aggiornati e vai sui siti del ministero della Salute, dell’Oms, dell’Ecdc e del Cdc. Guadagnare salute e Passi. Si terrà a Napoli, a Castel Sant’Elmo, il 24 e 25 settembre il convegno nazionale “Guadagnare salute: i progressi delle aziende sanitarie per la salute in Italia” Compila il form di pre-iscrizione. A confronto sulle malattie croniche. In Italia una serie di iniziative si inseriscono nel quadro delineato dall’Oms, anche se sembra mancare un progetto complessivo. I Piani di prevenzione cercano di rimediare. Il commento di Marina Maggini (Iss). Il libro bianco sul welfare. Dialogo sociale, equità, partecipazione: sono i concetti chiave de “La vita buona nella società attiva”, il Libro bianco sul futuro del modello sociale presentato dal ministero del Lavoro, Salute e Politiche sociali.

Un Libro bianco per un nuovo modello di welfare.
Dialogo sociale, equità, condivisione e partecipazione: sono i concetti fondamentali de “La vita buona nella società attiva”, il Libro bianco sul futuro del modello sociale presentato dal ministro del Lavoro, della Salute e delle Politiche Sociali, Maurizio Sacconi. Il documento raccoglie i contributi giunti al Ministero a seguito della consultazione pubblica lanciata nel 2008 con la presentazione del Libro verde. L’attuale modello di welfare, che tende a intervenire dopo secondo una logica risarcitoria, è destinato a essere sostituito progressivamente da un welfare capace invece di intervenire in anticipo con una offerta personalizzata e differenziata, che sa stimolare comportamenti e stili di vita responsabili. Un’autentica equità sociale è raggiungibile ricomponendo le fratture tra Nord e Sud, a cominciare dal funzionamento della sanità, sempre più regionalizzata in una prospettiva di federalismo fiscale. L’obiettivo è il passaggio al finanziamento del costo standard, per razionalizzare la spesa pubblica e garantire servizi erogati secondo principi di efficienza e appropriatezza. In quest’ottica, i costi saranno individuati in rapporto alla popolazione, sulla base delle migliori gestioni regionali. Scarica il testo completo del Libro bianco: http://www.ministerosalute.it/imgs/C_17_pubblicazioni_955_allegato.pdf

Links.

Sul sito de la voce.info
E’ stato pubblicato un dossier su “Un anno di governo Berlusconi”: che cosa ha fatto o non ha fatto il Governo Berlusconi nel suo primo anno di vita? Lo illustrano un articolo di presentazione e 18 schede, ciascuna dedicata a una materia, in cui la redazione de La voce ha cercato di mettere in luce, in forma sintetica, i provvedimenti, i loro effetti nel tempo e le occasioni mancate, ripetendo quanto già fatto l’anno scorso per l’esecutivo guidato da Romano Prodi. Segnaliamo i due articoli su: “Politiche per le famiglie”, di Daniela Del Boca del 12.05.2009 e “Sanità”, di Nerina Dirindin e Gilberto Turati del 12.05.2009
Consulta il dossier: http://www.lavoce.info/dossier/pagina2941.html

Fondazione Civicum http://blog.civicum.it
Milano, 4 Maggio 2009. Comunicato stampa della Ricerca effettuata per Civicum dal Politecnico di Milano su “Servizi agli anziani”.
Civicum, fondazione di impegno civico, politicamente indipendente e aperta a tutti, ha commissionato al Politecnico di Milano un’indagine sui servizi offerti dalle Amministrazioni Pubbliche alle persone che hanno superato i 65 anni di età. L’obiettivo, come sempre, è di vedere come i Comuni delle città prese in esame amministrano le risorse ad essi affidate dai cittadini. E anche stavolta, le sorprese non mancano. L’analisi ha toccato 19 Comuni (pag. 4), in cui risiedono oltre 2 milioni di persone di età superiore a 65 anni, su una popolazione complessiva di 9,2 milioni (il 15% del Paese). I comuni più “anziani” (pag. 6), in cui la popolazione over-65 supera il 25% sono Trieste (28%), Bologna (27%), Genova (27%) e Venezia (26%). Quelli più “giovani” sono Sassari, Napoli e Palermo (17%). L’analisi sui servizi offerti si è focalizzata su 7 di essi: assistenza domiciliare, teleassistenza, affidamento familiare, assegni di cura e pasti a domicilio, residenzialità, soggiorni organizzati. Il confronto tra i Comuni ha analizzato: la rilevanza dei servizi agli anziani nelle priorità politiche dei Comuni (Policy), il costo di erogazione dei servizi, la varietà e la disponibilità dei servizi erogati (Efficacia), la possibilità di un sostegno economico (Equità). Considerando le due principali voci di spesa dei bilanci comunali relative ai servizi resi agli anziani (“prevenzione e riabilitazione” e “strutture residenziali e ricoveri per anziani”), si scopre che mediamente i Comuni spendono 136 euro per ciascun residente sopra i 65 anni. Questa media oscilla però moltissimo: Trieste, per esempio, spende oltre 400€ per anziano, mentre a Genova e Campobasso, realtà geograficamente ed economicamente assai distanti, siamo a meno di 20€.
Scarica lo studio: http://blog.civicum.it/2009/04/30/i-dati-sui-servizi-agli-anziani
 

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