Block Notes n. 20, ottobre 2009


Dipartimento Welfare e nuovi diritti della Cgil Lombardia
A cura di E. Lattuada, G. Roversi e M. Vespa

In questo numero:
1. Dalla stampa di settore
Cergas-Bocconi. Privato OK, se c’è il bastone
Corte dei Conti. Spesa 2009: oltre 113 miliardi
Sdo. L’inappropriatezza del Sud
Tumore: una patologia sempre più cronica e di massa
XII Rapporto Pit salute. La sanità vista dagli italiani
Intramoenia. Presentata al Parlamento la relazione dell’Osservatorio nazionale
Berlusconi: “No a pregiudizi sulla sanità privata”
Convenzioni, l’accordo è firmato

2. Dalle Agenzie di stampa regionali
La Regione acquista 20 “Ecmo” salvavita

3. Dalle Agenzie di stampa nazionali
Patto salute e FAS: Errani, servono risorse adeguate e “operazione verità”

Dalla stampa di settore
Da “Il Sole 24 ore Sanità” n. 20, del 26 maggio – 1 giugno 2009
Cergas-Bocconi. Privato OK, se c’è il bastone. Di Elio Borgonovi
Il carattere pubblicistico del nostro Ssn non è da associare ad un’idea di esclusività dell’offerta sanitaria pubblica: le riforme degli anni ‘90 hanno modificato il ruolo degli erogatori privati, che da integrativo è diventato concorrenziale. La regionalizzazione del sistema ha posto interrogativi non tanto sulla presenza dei soggetti privati nei Servizi sanitari regionali, quanto piuttosto sulla capacità delle Regioni di governare il Ssr ed in particolare i soggetti privati. La ricerca condotta dal Cergas focalizza la situazione di due Regioni interessate da piani di rientro, caratterizzate da un elevato disavanzo e dalla contestuale presenza di numerosi erogatori privati. I risultati della ricerca consentono di delineare scenari differenti per le due regioni, evidenziandone le peculiarità nel rapporto pubblico-privato. La rete ospedaliera della Sicilia è focalizzata sulle strutture pubbliche; si tratta però di una rete poco governata. Le strutture private sono prevalentemente di piccole dimensioni (meno di 120 p.l.), in parte generaliste (27%) e in parte specialiste nell’area dell’acuzie (14%); erogano il 20% dei ricoveri offerti dal Ssn, pur rappresentando quasi il 50% dell’offerta. La recente riforma del Ssr siciliano è finalizzata a mantenere come aziende autonome solo quelle specializzate (3 AO di riferimento regionale, 2 aziende di alta specializzazione). La rete ospedaliera del Lazio è equamente suddivisa tra strutture pubbliche e private, con strutture private non solo di piccole (38%), ma anche di medie e grandi dimensioni (27%), tendenzialmente generaliste e specializzate nella post-acuzie, che erogano volumi rilevanti (più del 30% rispetto alle strutture pubbliche), in aree che spesso si sovrappongono a quelle dei soggetti pubblici. Vi è inoltre una peculiarità, data dalla concentrazione delle strutture nel capoluogo. Sia in Lazio, sia in Sicilia vi è la necessità di intervenire per razionalizzare l’offerta, attraverso un processo governato dalla Regione, che coinvolga tutti gli attori, promuovendo forme di collaborazione, oltre ad una sana competizione.

Da “Il Sole 24 ore Sanità” n. 21, del 2-8 giugno 2009
Corte dei Conti. Spesa 2009: oltre 113 miliardi.
Un consuntivo 2008 che migliora rispetto alle previsioni ed un disavanzo 2009 di almeno 8-10 mld. al lordo delle manovre regionali: è quanto rileva la Corte dei conti nella quadrimestrale gennaio-aprile 2009, a seguito di una forte crescita di alcune voci: +21,5% per la medicina di base e +4,7% per la specialistica, a seguito del rinnovo delle convenzioni e dell’abolizione del ticket. Ma anche la spesa delle strutture a gestione diretta è in aumento (+8,7%, al netto delle spese per il personale). La spesa 2009 si attesterebbe così ad oltre 113 mld., il 4,2% in più rispetto al 2008, ponendo seri interrogativi sulla realizzazione dei risparmi attesi dai piani di rientro; il disavanzo 2008 (3,407 mld.) si concentra infatti per l’84% proprio sulle regioni interessate da piani di rientro, ma il 96,2% del deficit si concentra al Sud più il Lazio, su cui pesa il 49,4% del disavanzo. Le tre regioni che tradizionalmente pesano di più sul deficit (Lazio, Campania e Sicilia) assorbono praticamente tutto il deficit delle regioni con piano di rientro. Secondo la Corte le misure richieste per il 2008 rappresentano solo il 79% della manovra finanziaria prevista e solo il 32% delle misure assunte inciderebbe in modo permanente sui costi delle regioni in disavanzo.

Da “Il Sole 24 ore Sanità” n. 22, del 9-15 giugno 2009
Sdo. L’inappropriatezza del Sud.
Il capitolo dedicato agli indicatori di efficacia ed appropriatezza si è arricchito nelle Sdo 2006 rispetto agli anni precedenti e separa gli indicatori di appropriatezza organizzativa da quelli di appropriatezza clinica. Dall’analisi delle Sdo 2006 emerge un uso improprio dell’ospedale anche nella destinazione dei ricoveri: circa il 37% di quelli in reparti chirurgici sono di Drg medici e il trend è in aumento. Il valore più basso (maggiore appropriatezza) è in Emilia Romagna (26,6%), quello più elevato in Calabria (48,1%), ma in genere il Sud registra valori elevati. Anche su altri indicatori di appropriatezza organizzativa il Sud è in crisi: i ricoveri brevi di 0-1 giorno con Drg medico sono il 13,4% a livello nazionale, arrivano al 29,8% in Calabria, mentre sono sotto l’8% in Veneto. L’unico indicatore positivo del Sud è la % di ricoveri con Drg medico e degenza oltre soglia negli anziani: la media nazionale è del 4,6%, mentre è del 2,5% in Sicilia e del 2,6% in Campania. Il rapporto evidenzia anche i dati di appropriatezza clinica: i parti cesarei sono il 38,36% di tutti i parti a livello nazionale, in aumento rispetto al passato (38,3% nel 2005 e 37,7% nel 2004), ma si va dal 23,8% del Friuli VG al 60,5% della Campania. In evidenza anche i tassi di ospedalizzazione per alcune patologie in cui il ricovero è sintomo di inefficacia dell’assistenza primaria e specialistica territoriale, come nel caso del diabete non controllato; il tasso nazionale è di 33,6 ricoveri per 100.000 abitanti over 18 anni, ma varia dai 4,8 della Valle d’Aosta ai 94,72 della Sicilia.

Da “Asi” n. 18, del 30 aprile 2009
Tumore: una patologia sempre più cronica e di massa.
Sono circa due milioni gli italiani che hanno avuto una diagnosi di tumore nel corso della loro vita; Liguria e Friuli V.G. sono le regioni con il più alto numero di malati. La mortalità per tumore rappresenta in Italia il 30% circa del totale dei decessi, ma migliora costantemente la sopravvivenza a cinque anni dalla diagnosi, pari al 47%, in linea con la media europea. Sono questi alcuni dei risultati emersi dalla ricerca del Censis, in collaborazione con Aiom, Airo e Inps, volta a delineare la risposta sanitaria ai bisogni assistenziali dei malati di tumore. I dati dimostrano che si tratta di una patologia ormai cronica e di massa: nel periodo 1998-2008 il 57% delle inabilità pensionabili accolte dall’Inps è ascrivibile a patologie tumorali. A destare preoccupazione sono soprattutto le differenze nell’accesso alle cure e nel trattamento dei pazienti a seconda delle regioni: nel caso dei farmaci, il tempo di accesso alle terapie varia tra i tempi più lunghi delle 14 regioni che utilizzano i Prontuari Terapeutici regionali e quelle che riconoscono una rimborsabilità automatica dei farmaci autorizzati dall’Aifa (Piemonte e Lombardia). Ma le difformità riguardano anche le prestazioni specialistiche extra-ospedaliere di oncologia, di radioterapia e di assistenza fisiatrica. Le prestazioni Adi sono riservate prevalentemente alle persone anziane ed i malati oncologici vi figurano solo tra i pazienti terminali (8,08% delle persone assistite in Adi).

Da “Asi” n. 19, del 7 maggio 09
XII Rapporto Pit salute. La sanità vista dagli italiani: liste di attesa infinite e scarsa umanità.
Dal Rapporto annuale Pit Salute 2008 esce un quadro poco confortante: lunghe liste di attesa e scarsa umanità nel rapporto medico-paziente, su cui quest’anno è stato posto l’accento. Ai primi posti tra i diversi ambiti in cui si segnala “scarsa umanizzazione” i cittadini mettono i pediatri (31,87%), i Mmg (25,4%) e la riabilitazione ambulatoriale (21%); seguono l’assistenza residenziale (20%), le strutture riabilitative (18%) ed i ricoveri ospedalieri (10%). I principali risultati della rilevazione vedono al primo posto (una segnalazione su cinque) gli errori medici o diagnostici (interventi e diagnosi errate). Il 40% delle segnalazioni riguarda problemi e ritardi nel riconoscimento dell’invalidità civile, con particolare riferimento alle procedure burocratiche. Circa il 74% delle regioni individuano tra le principali criticità la difficoltà di accesso alle prestazioni, a causa delle lunghe liste di attesa, soprattutto al Sud; il 51% dei casi riguarda la diagnostica, seguono la specialistica e gli interventi chirurgici. Sono segnalati tempi di attesa incompatibili con le necessità diagnostiche e terapeutiche, liste bloccate, difficoltà di accesso al Cup, necessità di ricorrere al privato o all’intramoenia per i tempi troppo lunghi del pubblico. I dati complessivi mostrano servizi territoriali non in grado di fornire una risposta adeguata ai bisogni di continuità di cura.

Da “Asi” n. 20, del 14 maggio 09
Intramoenia. Presentata al Parlamento la relazione dell’Osservatorio nazionale.
È stata presentata al Parlamento la relazione dell’Osservatorio nazionale per l’attività libero-professionale. A quasi due anni dalla legge 120 del 2007, che prevedeva la proroga al 31 dicembre 2012 del termine per la realizzazzione di spazi adeguati e al 31 gennaio 2010 lo stop per l’intramoenia allargata, le regioni sono alle prese con i numerosi adempimenti. Dal monitoraggio, che ha interessato tutte le regioni, meno la Sicilia, emerge un quadro diversificato. Se Toscana e Lombardia hanno raggiunto eccellenti risultati in 13 indicatori su 14; ottimi risultati in Friuli VG (14 su 14), Emilia Romagna (12 su 14), Umbria (12 su 14), Basilicata, Campania. Il Lazio risulta carente in 10, mentre per alte non è stato possibile neppure esprimere un giudizio. I problemi più rilevanti sono stati riscontrati nell’ambito del governo aziendale della libera professione (riscossione dell’onorario, fissazione di un tariffario concordato,…). La quasi totalità dei dirigenti medici (9%) e sanitari ha optato per un rapporto esclusivo con il Ssn; l’indennità di esclusiva è di 10.525 euro l’anno pro-capite; agli stessi va l’85% degli introiti per intramoenia. Il 54% dei ricavi per l’attività di intrameonia proviene dall’area della specialistica, il 33% dall’area ospedaliera, il restante 13% da altre prestazioni.

Da “Asi” n. 21, del 21 maggio 09
Berlusconi: “No a pregiudizi sulla sanità privata”.
Un nuovo affondo del capo del governo sulla compartecipazione pubblico-privato in sanità, dopo la proposta di alcuni mesi fa di affidare alla gestione di privati i reparti degli ospedali in difficoltà economica. La filosofia della riforma prospettata da Berlusconi è quella di garantire la libertà di scelta del medico e del luogo di cura e che il pagamento al servizio sanitario nazionale sia a prestazione. Affermazioni che non convincono i medici dell’Anaao, che attraverso il loro segretario sottolineano la necessità che si stabiliscano “regole chiare, che pur consentendo l’ingresso di risorse private nel sistema pubblico, pongano fine a forme di pessima privatizzazione, che nel recente passato sono state anche delittuose”. Ciò permetterebbe di superare ogni pregiudizio, “superando la vecchia regola per cui in sanità si privatizzano gli utili e si trasferiscono le perdite sul pubblico”.

Da “Asi” n. 22, del 28 maggio 09
Convenzioni, l’accordo è firmato.
Dopo un’attesa di tre anni e mezzo, sono state firmate le convenzioni per i medici del territorio; i sindacati dei Medici di medicina generale, dei pediatri di libera scelta e specialisti ambulatoriali hanno trovato l’accordo per il biennio economico 2006-07 ed il quadriennio normativo 2006-09, con un incremento medio del 4,85%. La parte normativa prevede una riforma epocale della medicina territoriale, con la costituzione di una rete organica di aggregazioni funzionali tra i Mmg e le altre specialità operanti sul territorio, imperniate sulle Unità complesse per le cure primarie. L’intero sistema sarà collegato in rete, coordinato dalle Asl e informatizzato. Ogni Regione potrà organizzare le aggregazioni secondo le proprie specificità ed esigenze. Queste le novità: i medici del territorio dovranno operare nel rispetto dei Lea nell’ambito di un’aggregazione funzionale settoriale, integrandosi con la rete dei servizi distrettuali; dovranno operare nell’ambito delle Unità complesse per le cure primarie, forme organizzative strutturate coinvolgenti tutti i medici, i professionisti convenzionati ed eventualmente altri operatori e dovranno garantire il flusso informativo relativo ai propri assistiti. Maggiori incrementi sulle quote capitarie sono previsti in relazione a particolari categorie di assistiti: per i Mmg gli over75 e per i PLS i bambini fino a 6 anni di età; è previsto inoltre il riconoscimento di un incremento più elevato per la retribuzione dei professionisti incaricati a tempo indeterminato.

Dalle Agenzie di stampa regionali
Da “Lombardia notizie”, Notiziario della giunta regionale del 30 settembre 2009
La Regione acquista 20 “Ecmo” salvavita, per la cura di seri scompensi cardiaci e polmonari. Entro poche settimane ognuno dei 10 Centri di Riferimento regionale (5 per il trattamento della sindrome da insufficienza respiratoria acuta grave e 5 unità operative di cardiochirurgia) avrà a disposizione due apparecchiature (una fissa e una per il trasporto) per l’ECMO (Extra Corporeal Membrane Oxygenation). Si tratta di strumenti, delle dimensione di un trolley da viaggio, che permettono di fronteggiare gravissimi scompensi cardiaci e polmonari supplendo quindi alle funzioni di organi seriamente compromessi. E’ quanto prevede una delibera approvata dalla Giunta regionale. La disponibilità di queste 20 nuove apparecchiature, il cui acquisto sarà curato dal San Matteo di Pavia grazie ad un finanziamento regionale di 1.650.000 euro, potrà dare anche un contributo per fronteggiare l’eventuale aumento di casi di insufficienza respiratoria acuta grave, legati al virus influenzale A/H1N1 (circa 20 i casi potenziali stimati in Lombardia). Lo scorso mese di agosto, ad esempio, il trasferimento del paziente colpito da influenza A/H1N1 dall’Ospedale di Parma al San Gerardo di Monza era stato possibile esclusivamente grazie all’utilizzo della macchina per l’ECMO. Contestualmente all’arrivo degli apparecchi, saranno avviati percorsi di formazione per il personale sanitario dedicato al loro utilizzo. I Centri di Riferimento regionale per pazienti affetti da grave insufficienza respiratoria acuta sono: AO Ospedale San Gerardo dei Tintori di Monza, Fondazione IRCCS Policlinico San Matteo di Pavia, Fondazione IRCCS Ospedale Maggiore Policlinico, Mangiagalli e Regina Elena di Milano, IRCCS Fondazione Centro San Raffaele del Monte Tabor di Milano, AO Ospedali Riuniti Bergamo (con particolare specificità per i pazienti in età pediatrica). Le cardiochirurgie cui saranno assegnate le apparecchiature per l’ECMO sono invece in questi ospedali: AO Spedali Civili di Brescia, AO Ospedale di Circolo di Lecco, AO Luigi Sacco di Milano, AO Circolo e Fondazione Macchi di Varese, AO Ospedale Niguarda Cà Granda di Milano. Questi 10 Centri di Riferimento fanno parte di una più ampia “Rete regionale delle terapie intensive per la gestione della sindrome da insufficienza respiratoria acuta grave”. Si tratta di strutture dotate di terapia intensiva che vengono contattate come riferimento territoriale per trattare i casi che non richiedono verosimilmente l’utilizzo dell’ECMO.

Dalle Agenzie di stampa nazionali.
Dalla Conferenza delle Regioni: http://www.regioni.it/newsletter
Regioni.it n. 1448 del 30 settembre 2009.
Patto salute e FAS: Errani, servono risorse adeguate e “operazione verità”. Iorio: incontro proficuo; Colozzi: il dialogo deve continuare.
“Abbiamo ribadito con molta nettezza le nostre posizioni sul patto per la salute e sul fondo Fas. E abbiamo ribadito che nei finanziamenti per la sanità c’è una sottostima. La base di discussione deve essere diversa per quanto riguarda il fabbisogno da quanto previsto nel decreto anticrisi”: lo ha detto il presidente della conferenza delle Regioni, Vasco Errani, al termine dell’incontro interlocutorio che si è svolto a palazzo Chigi tra Regioni e Governo, quanto alla possibilità di riaprire il dialogo con l’esecutivo, occorre ridiscutere le cifre per quello che riguarda il patto salute e sui Fas serve ‘‘un’operazione verità. Entro la prossima settimana è previsto un incontro che considero decisivo: non possiamo continuare in questa situazione di stallo”: ha aggiunto Vasco Errani, annunciando che per ‘‘la prossima settimana è atteso un incontro con il premier”. L’incontro è stato definito dal Vicepresidente della Conferenza delle Regioni, Michele Iorio “proficuo e ha permesso alle Regioni di esporre ai massimi responsabili del Governo alcune precise richieste per quel che riguarda la sanità e il FAS”. Nello specifico Iorio ha chiesto che il Governo tenga nella giusta considerazione le peculiari condizioni socio-economiche dei territori del Mezzogiorno. “Deve essere valutata -ha detto- opportunamente la difficoltà di relazionare il contenimento della spesa ad una politica sanitaria che dia risposte concrete alle esigenze dei cittadini e ai bisogni di ciascuna fascia della popolazione delle regioni del Sud”. “Se le Regioni riusciranno a individuare regole che diano più certezze sulla tenuta finanziaria del sistema, il governo forse potrà accettare più facilmente un’allocazione maggiore di risorse” per quanto riguarda la sanità: così si è espresso Romano Colozzi, coordinatore della Commissione Affari Finanziari della Conferenza delle Regioni e assessore alle Finanze della Lombardia. “Era un incontro interlocutorio - ha dichiarato - non si poteva arrivare a una conclusione. Il governo ha riconfermato le sue posizioni che non combaciano, a livello finanziario, con quelle delle regioni. Il dialogo deve continuare e ci sono approfondimenti tecnici in corso. Domani le regioni avranno modo di confrontarsi” ha sottolineato, riferendosi alla Conferenza delle Regioni che si riunirà il 1° ottobre.

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